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STORIA E MITO DEGLI EBREI IN EGITTO
di Alessandro Conti Puorger

LE CRONOLOGIE NELLA BIBBIA
Nel libro della Genesi, il primo della Bibbia, si trovano lunghe genealogie di patriarchi con i nomi dei loro figli ove per la durata delle loro vite sono proposti considerevoli numeri di anni, in genere 900 per quelli esistiti prima dell'evento del diluvio, che si riducono fino ai 175 anni con Abramo, durate comunque tutte improponibili per la biologia dell'uomo e con le condizione di vita di quei tempi.

Nasce la domanda: perché sono fornite?
Ciò di solito è interpretata quale via allegorica per sottolineare e inculcare il pensiero del progressivo ridursi della durata della vita con l'inarrestabile progredire e dilagare del peccato che, appunto, accorcia la vita.
È solo questo che con ciò ci vuole dire l'autore ispirato di quel libro?
Tali dati sono da riguardare sotto una particolare angolatura e vogliono illuminare qualche altro aspetto?
Sono reali o servono a schematizzare e semplificare l'evolversi nel tempo della formazione di culture e di nazioni, tribù, lingue varie in tutto il mondo allora conosciuto?
È condivisibile perlomeno l'idea che quelle lunghe elencazioni forniscono informazioni orientative su quale fosse la conoscenza dell'autore degli eventi e delle influenze che le culture precedenti avevano portato ai fatti storici più "recenti" al momento cui voleva riferirli, nell'arco dei tempi ragionevoli di trasmissioni di tradizioni orali, avvenuti nella migrazione, formazione e interrelazione dei popoli.

Il calendario ebraico, usato nella liturgia e nello Stato d'Israele, in base alle indicazioni della Bibbia dedotte dalle genealogie di Adamo (Genesi 5) e di Noè (Genesi 11), numera gli anni dalla data della "creazione" del mondo e dell'uomo, onde la tradizione rabbinica ha calcolato questa ultima come avvenuta nel 3760 a.C., ossia per la tradizione rabbinica Adamo sarebbe stato creato il primo giorno del mese di Tishri corrisponderebbe al 6 ottobre del 3760 a.C. e non esistendo l'anno zero, l'1 d.C. è il 3761 dalla creazione e... il nostro 2014 è l'anno ebraico 5774.
Certamente questo dato d'informazione per la data della "creazione" oggi appare improponibile come verità scientifica, perché per l'antropologia e per la biologia ben assai prima di 6.000 anni fa l'uomo è apparso sulla terra.

Che resta allora da dedurre da quella informazione?
L'autore sacro in base alle sue conoscenze, sia pure ispirate, informa che in quell'epoca certamente ci fu una prima illuminazione dell'umanità essenziale per lo sviluppo completo ulteriore dell'uomo e che fu poi la premessa necessaria alla storia del popolo d'Israele.
Il racconto del libro della Genesi porta a ritenere che per la prima volta, nel 3760 a.C., da parte di Adamo, ossia di una prima coppia maschio e femmina di esseri umani, scelti nella evoluzione degli animali e dagli elementi della terra, nel profondo del loro essere, in modo sensibile e concreto, fu acquisita la testimonianza dell'esistenza di un Dio Unico.
Da tale verità furono formati, quindi "creati" come progenitori di una nuova specie, quella dei credenti in un unico creatore del cielo e della terra e di tutto quanto contiene, mentre il resto dell'umanità al riguardo viveva ancora nell'oscurità del vero e quella fede certa fu la luce della nuova "creazione".
Questa prima coppia, secondo il racconto biblico, fu poi posta in un luogo particolarmente favorevole a far crescere al meglio tale specie, il Gan Eden o Paradiso Terrestre.
Non avendo saputo dominare l'istinto non misero a frutto come dovevano questa verità, ma pur se poi furono cacciati da quel luogo, ebbero ad avere vari discendenti, buoni come Enoch, Matusalemme e Noè assieme a cattivi, in particolare la generazione di Caino, (Genesi 4), finché venne il diluvio.
Seguendo quanto propone la Bibbia si può poi ricostruire che il diluvio, da intendere come preannuncio profetico della propensione di Dio al perdono, avvenne nell'anno 1656 dalla nascita d'Adamo, quindi, appena nel 2104 a.C. - secondo il versetto Genesi 7,6 - "Noè aveva 600 anni, quando venne il diluvio, cioè le acque sulla terra".
(Vedi: "Cosa nasconde il racconto di Noè e del diluvio?")

Dalla cronologia dei patriarchi viene poi a risultare che Sem, figlio di Noè, compì 100 anni 2 anni dopo il diluvio e visse poi altri 500 anni, quindi, secondo la Bibbia morì nel non troppo lontano1602 a.C..
Che valore possono avere queste informazioni?
Pare proprio che intendano sostenere che Sem, assieme a Jafet, figli di Noè, sono il ponte di privilegiata conoscenza comune sul Dio Unico attraverso cui sono passate le antiche tradizioni di Adamo, ricevute tramite Matusalemme.
Questi sono messaggeri di quella verità che evidentemente ha continuato a influire nelle generazioni definite dei loro discendenti, da considerare figli o meglio "salati" dalla loro fede.
Dopo la fine della prima umanità per il diluvio i superstiti della terra furono Noè, della linea dei primogeniti di Adamo (Genesi 5), la moglie e i figli Sem, Cam e Iafet con le loro donne, 8 persone in tutto.

EBRAICO LINGUA DEL PARADISO
Suggerisce il libro della Genesi che "Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole." (Genesi 11,1)
L'autore bilico fa così passare anche l'idea che la lingua insegnata da Dio ad Adamo, che con lui parlava nel giardino dell'Eden, evidentemente l'ebraico, s'era conservata nella linea dei primogeniti, quindi, certamente era stata conservata integra da Noè e dalla sua famiglia.
Lo stesso libro del Genesi al Cap 10, infatti, precisa le genealogie dei figli di Noè, le loro lingue, i loro territori e i loro popoli (Genesi 10,5-20-31), ed elenca quelle di Jafet e di Cam, poi di Sem, e tra queste (almeno la Bibbia dei LXX) evidenza Eber, il cui nome evoca gli "ebrei", con la nota: "Anche a Sem, padre di tutti i figli d'Eber, fratello maggiore di Iafet, nacque una discendenza. I figli di Sem: Elam, Assur, Arpacsad, Lud e Aram." (Genesi 10,21s)

Il versetto 5,32 aveva osservato che i tre figli Sem, Cam e Iafet nacquero quando Noè aveva 500 anni, ma quando parla delle lingue l'autore del Genesi sente il bisogno di precisare, proprio per passare l'idea che la lingua di Dio è l'ebraico, che Sem è maggiore di Jafet ed al versetto 11,10 poi precisa che in effetti il primo figlio di Sem fu Arpacsad, nonno di Eber, nato "due anni dopo il diluvio.", anche se in 10,21s è nominato come terzo.
Ne consegue che la Bibbia vuole dire che non solo la lingua di Eber è inquadrabile tra le lingue semitiche come quelle di Elam, di Assur, della Lidia e di Aram, ma anche che è la lingua dei primogeniti, di Noè, proprio quella imparata da Adamo direttamente da Dio nel paradiso terrestre.
Tutti i discendenti di Noè s'insediarono nella pianura di Sennar, per tradizione sede della città di Babilonia: "Emigrando dall'oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennar e vi si stabilirono." (Genesi 11,2)

Là, si verificò la dispersione e la diversità delle lingue al tempo di Peleg figlio di Eber "perché ai suoi tempi fu divisa la terra" (Genesi 10,24) ma questi, con Noè vivente, conservò la lingua d'Adamo.

La Bibbia così fa concludere che la lingua di Eber, progenitore degli Ebrei nella linea dei primogeniti, è quella parlata da Noè (prima del diluvio, della torre di Babele e della dispersione), perché precisa che "Noè visse dopo il diluvio 350 anni" (Genesi 9,28) e con ciò viene a suggerire che dopo il diluvio la lingua si conservò almeno tra questi.

Si deduce poi che l'informazione passata da Cam sul monoteismo originario era perlomeno viziata, prova ne è che questo figlio di Noè, da cui discesero gli Egitto e Canaan, (Genesi 10,25) maledetto da Noè, mentre Sem e Jafet furono benedetti.

Quindi tutti i popoli e tutte le nazioni del mondo tramite i patriarchi - Sem, Jafet e Cam - avevano ricevuto l'informazione, più o meno distorta, sulla "verità" del Dio Unico che, però, man mano s'era diluita e mischiata nelle varie culture già piena di politeismi, ma in cui un qualche bagliore di reminiscenza sul Creatore unico era rimasta.
In proposito, infatti, è da meditare che pur nel politeismo imperante, nella maggior parte delle varie cosmologie e cosmogonie in genere si trova l'idea di un dio padre degli altri dei, come Zeus per i greci e Amon per gli Egizi, sia pure in questi con forme zoomorfiche aberranti.
Si evince poi che i più lontani da questa idea dovevano proprio essere in particolare Egiziani e Cananei, discendenti appunto di Cam per i quali era più necessaria una correzione di rotta.

SEM E ABRAMO
Sem, quindi, pur se molto vecchio, fu anche contemporaneo di Abramo, di Isacco e di Giacobbe; quest'ultimo, infatti, nacque, come vedremo, 50 anni prima della morte di Sem.
A ciò in genere non si pone sufficiente attenzione ed ecco che appare così sorprendente che Abram dopo la guerra contro i 4 re invasori, narrata in Genesi 14, incontri nella valle di Shavè un personaggio enigmatico qual è Melchisedek "re di Salem", definito "sacerdote del Dio Altissimo" in Genesi 14,18. ("Melchisedek, personaggio enigmatico, e il Messia - Prima Parte" e "Seconda Parte")

Questo personaggio, considerato dal cristianesimo figura profetica di Cristo sacerdote eterno (Salmo 110), in effetti, è la punta di un iceberg, quello della presenza di un culto antico e raro, ma esistente nel mondo ancor prima della rivelazione ad Abram da parte del Dio Unico e della elezione poi del popolo d'Israele.
Dopo aver incontrato Abram nella valle di Shavè, il re di Sodoma l'accompagnò fino alla citta di Salèm, in cui incontrarono il "Malek Tzedek", il re giusto, che i saggi del Talmud - Nedarim 32b e Yonatan - identificano con Sem, il figlio di Noè, quindi avo dello stesso Abram.

Sem per l'ebraismo era il sacerdote di HaShem a Yerushalàyim, Re e sacerdote in un proto santuario nel territorio ove in futuro sarà costruito il Tempio di IHWH, casa della giustizia "tzèdek" come d'altronde conferma anche il Maimonide, detto "Ramban", commentatore biblico, filosofo e rabbino del medioevo.
La spedizione archeologica che indaga la zona settentrionale della collina sud-orientale di Gerusalemme, il biblico Ophel, nel 2010 ha trovato, setacciando il terreno di uno scavo, un frammento di tavoletta con segni, interpretati da assiriologi, come scritte cuneiformi del XIV secolo a.C., realizzata con l'argilla delle colline della Palestina, simile per materiale e per scrittura a esemplari di tavolette trovati in Egitto ad Amarna, capitale del faraone Akhenaton.
Là, infatti, fu scoperto anche l'archivio della corrispondenza di quel faraone tra cui sette lettere su tavolette cuneiformi in lingua accadica inviate da Abdi-Khepa, ("il servo di Khepat", una forma locale di Ishtar, la divinità femminile dei Cananei con il nome khurrita, adottato anche nel regno hittita) re o governatore, vassallo dei faraoni d'Egitto, di Urusalim, importante città-stato in Canaan, identificata con Gerusalemme, Jerū-Shalaim, ossia Uru-Salim, nome accadico di Gerusalemme.


Foto del frammento della tavoletta cuneiforme trovato a Gerusalemme

L'antica Salem, anche dopo le conquiste di Giosuè, restò sotto dominazione non israelita come capitale dei Gebusei.
I figli di Giuda e di Beniamino non riuscirono a scacciarli onde abitarono con loro a Gerusalemme (Giosuè 15,63; Giudici 1,21) fino ai tempi di David, il che propone quel nome di Gerusalemme in quel posto oltre mezzo millennio prima di David e del suo regno.

Tutti questi discorsi confermano la tensione dei patriarchi nella linea dei primogeniti d'Adamo, di cui, fanno parte Noè e poi Sem a tornare al luogo da cui furono scacciati i loro progenitori dando consistenza all'idea che dall'autore biblico la terra promessa, il Gan Eden perduto, era pensata ubicata nell'ambito della terra di Canaan. (Vedi: "Il giardino dell'Eden" e "I Cherubini alla porta dell'Eden")

I PATRIARCHI EBREI E L'EGITTO
Torniamo al libro della Genesi.
Quel libro, il primo dei cinque del Pentateuco o Torah, che iniziando dalla "creazione", in forma pseudostorica - midrashica, racconta nei suoi 50 capitoli gli eventi dei primi uomini, i patriarchi di prima e dopo il diluvio, dal 12° capitolo in avanti fa convergere l'attenzione sugli "eroi" - Abramo, Isacco e Giacobbe poi chiamato Israele - con vicende tutte preparatorie e profetiche sulla storia successiva dei nati da questo ultimo.
Questi tre, infatti, formarono l'embrione che, secondo gli altri libri della Torah ebbe la sua data di nascita con l'uscita, per intervento divino, dalla schiavitù d'Egitto assieme a una gran massa promiscua di altri fuoriusciti.
Loro ricevettero l'elezione a popolo di Dio con la consegna della Torah sul Sinai e con l'accettazione delle due Tavole della Legge che costituirono la testimonianza dell'intervenuto patto e furono poste nella famosa Arca dell'Alleanza che li accompagnò in tutto il loro peregrinare fino a quando ci fu l'insediamento di un regno a Gerusalemme.
Riferimenti storici extrabiblici che suffraghino in modo incontrovertibile l'esistenza di quei personaggi non sono stati trovati, perciò molti studiosi confinano quei personaggi nel mito.
L'opinione degli archeologi biblici però oscilla tra il considerare la Bibbia una guida utile per la ricerca, come è stato spesso dimostrato, e continuano a sperare in utili ritrovamenti, e quella che la fa ritenere un testo religioso privo oggettività.

È mia opinione che un substrato storico vi sia, perché quanto raccontato in genere ben s'inquadra con quanto noto nelle epoche che sono attraversate dalle narrazioni.
È poi da considerare che notizie meno incerte sulle dinastie di faraoni iniziano da dopo la fine del III millennio a.C., attorno al tempo del primo dopo diluvio secondo la Bibbia, epoca che Manetone, il più noto degli informatori delle Liste reali egizie, fa corrispondere alla XII Dinastia, ma solo dalla XVIII dal XVI secolo a.C. in avanti, si ha qualche certezza in più.
(La lista reale in greco di Manetone, storico dei tempi di Tolomeo III secolo a.C., c'è pervenuta attraverso Giuseppe Flavio, Sesto Africano e Eusebio di Cesarea)

La Bibbia, secondo Genesi 10,60 fa corrispondere la nascita del popolo egiziano da Egitto, "Mitzarim" in ebraico, secondogenito di Cam, nato dopo il diluvio, quindi, secondo il calendario rabbinico nel XXII secolo a.C..
Quello del 2000-2200 a.C., corrispondente al "Primo periodo intermedio" delle dinastie dei faraoni, era evidentemente il periodo più antico in cui per cognizione dai reperti, monumenti e lapidi allora esistenti e per trasmissione orale per l'autore del libro della Genesi (la cui redazione si concluse nel VI secolo a.C. tre secoli prima di Manetone) cominciavano le informazioni ritenute affidabili sul popolo degli egizi e sui loro re.
L'archeologia, infatti, propone per i "Regni" egizi qualcosa del genere:
  • Antico Regno 2700 - 2200 a.C.;
  • Primo Periodo Intermedio 2200 - 2050 a.C.;
  • Medio Regno 2050 - 1800 a.C.;
  • Secondo Periodo Intermedio 1800 - 1550 a.C.;
  • Nuovo Regno 1550 - 1100 a.C.;
  • Terzo Periodo Intermedio 1100 - 525 a.C.;
  • Epoca tarda 525 - 332 a.C.;
  • Epoca tolemaica 332 - 30 a.C..
Ora, nella genealogia dei patriarchi, nella linea diretta dei primogeniti, appare il nome di "Eber", il bisnipote - 4° generazione - di Sem figlio di Noè, da cui deriva il nome di "ebrei" il cui significato è "coloro che vengono da oltre" ...il fiume, dalla zona del Tigri e dell'Eufrate; infatti, Eber con i suoi figli abitava il territorio della Mesopotamia.
Un discendente della 6° generazione di Eber, Abram figlio di Terach, dalle lontane terre dell'Eufrate, in Ur dei Caldei, seguendo il vecchio padre Terach e i fratelli Nacor e Aran che morì lasciando il figlio Lot, tutti pastori che vivevano nella città di Ur, si spostò a Carran, nella Mesopotamia settentrionale, oggi Turchia, territorio prossimo a quello degli Hittiti, terra poi degli Hurriti e dei Mitanni, la "Naharina" dei testi egizi, territorio che ebbe il massimo fulgore nel XV secolo a.C..
I Mitanni sappiamo essere un'aristocrazia proveniente dall'Iran che attorno al 1500 a.C. fondò il suo impero nella Mesopotamia settentrionale regnando sulle popolazioni Hurrite.
Abramo, era sposato con la sorellastra sterile Sarai, nome che significa "mia principessa", figlia dello stesso padre, ma di madre diversa.
Lì a Carran in Anatolia Abram, quando ormai aveva 75 anni, sentì la chiamata d'uscire da quella terra, ove lasciò il padre e il fratello Nacor con la di lui famiglia, per portarsi col gregge in Palestina, ove lo seguì la moglie Sarai e il nipote Lot.

Tra l'altro, secondo la Bibbia Terach, morì all'età di 205 anni, aveva generato Abramo all'età di 70 anni (Genesi 11,32) quindi morì 40 anni prima della morte di Abramo, quando Abramo aveva 135 anni.
Dando fede alla Bibbia e ai conteggi che essa propone, Abram, infatti, nacque nell'anno 1948 dalla creazione, corrispondente al 1812 a.C., entrò in Palestina nel 1737 a.C. e morì che aveva 175 anni, quando era il 1637 a.C..
Si portò nella terra di Canaan e fu sottoposto subito a una prima prova per la presenza in quella terra di una carestia onde dovette portarsi in Egitto e convinse Sarai di dire che era sua sorella per timore che essendo molto bella gli attirasse ritorsioni da parte gli egiziani.
Sopraggiunta la carestia Abram: "...scese in Egitto per soggiornarvi..." (Genesi 12,10b) e poi c'è uno strano racconto (12,10-20).

Abram, che viveva nelle tende, doveva risolvere il problema di portare dietro tutto, persone e beni, senza venire scambiato per un nomade, gente non gradita agli Egiziani, infatti "tutti i pastori di greggi sono un abominio per gli Egiziani" (Genesi 46,34) tanto che poi i discendenti futuri di Abramo furono ricevuti ed ospitati ad est del delta del Nilo al limitare col deserto.
Fu così che per Abram il non conoscere bene la lingua di Canaan e l'avere un accento straniero si trasformarono in vantaggi.
Il nome della moglie Sarai = principessa e il suo nobile portamento gli fece escogitare una soluzione.
Pensò evidentemente che nel presentare la moglie col vero nome gli Egiziani avrebbero potuto credere che lui stesso fosse il principe; infatti il suono SR sia nella lingua di Eber sia in Egiziano indica "un principe".
In Egitto, inoltre, SRI, (le consonanti del nome della moglie), vogliono dire "io sono principe", perché in egizio " I " è anche il pronome "io/me".
Così viene in mente ad Abram dal nome della moglie Sarai SRI' che vuole dire "Io (Io sono) SR" , cioè "Io sono un principe" di definirsi in tal modo e allora lo considereranno un principe straniero, ambasciatore d'una terra lontana "ambasciatore, nobile, magistrato"; perciò, Abram propone a Sarai di presentarsi con il proprio nome dicendo che Abram è suo fratello e gli Egiziani lo riterranno un nobile con la carovana al seguito.
Era, peraltro, costume degli Hurriti dell'Alta Mesopotamia, da dove proveniva Abram (Bibbia di Gerusalemme, nota a Genesi 12,13) adottare per sorella la moglie, e Abramo poi dirà "...essa è veramente mia sorella, figlia di mio padre e non figlia di mia madre, ed è divenuta mia moglie". (Genesi 20,12)

Storicamente è il tempo dei primi tentativi d'invasione dell'Egitto da parte degli Hyksos, i re pastori che importarono in Egitto l'uso di carri da guerra e del cavallo.
Risaliamo così ai tempi della XII dinastia dei Faraoni, serie con i nomi di Amenemhat e Sesostris (1990 - 1785 a.C.), dopo la riunificazione dell'Alto e del Basso Egitto, quando la capitale era stata portata a Menfi, sulla sponda ovest del Nilo nel delta fertile, a circa 19 km a sud dell'attuale città del Cairo.
Il corpo di guardia egiziano alla frontiera sulla via che poi sarà detta dei Filistei, quella più breve lungo il mare, non solo lasciò passare Abram, ma ritenne che fosse la carovana di un corpo diplomatico al seguito di un'ambasceria del paese degli Hurriti o dei Mitanni dall'Alta Mesopotamia.
Ritennero che accompagnasse una principessa per l'harem del Faraone per sancire un patto d'alleanza, com'era uso, perciò dettero lustro alla carovana facendola accompagnare da un distaccamento fino alla capitale.
Voci sulla bellezza di Sara, così, giunsero fino al Faraone che li convocò a palazzo; la sua mira era Sara, onde cercò di unirsi con lei, ma fu punito da Dio e fu così che li mandò via con un risarcimento (Genesi 10,12-20).

Ora, non vi sono riferimenti storici sul personaggio Abramo, ma se questi è realmente vissuto, la Bibbia ci dice che lo fu tra il XVIII e il XVII secolo a.C..
Carestie in Canaan e in Medio Oriente erano episodi frequenti.
Fernand Crombette (1880-1970) studioso francese della Bibbia riferisce che ad esempio sotto il faraone Mentouthès III dell'11a Dinastia si verificò una siccità della durata di 7 anni come attestano anche altri egittologi (Hanotaux, Histoire de la Nation égyptienne. Tome 2, pp 195-196. Paris 1931).
Quale fosse il faraone che ricevette Abram non è dato sapere, ma nelle liste reali di quei tempi per le dinastie dei faraoni in genere non si danno nomi tranne alcuni anche fantastici nel Canone di Torino.

L'unica certezza è quella dei nomi della XV dinastia, costituita da sei governatori maggiori Hyksos del Basso Egitto che assunsero la funzione di faraoni.
Il nome Hyksos viene da "Heka khaset(u)" che significa in egizio di "Capo di un paese straniero", ed erano detti "re pastori" considerati provenienti dalla "fenicia".

Heka khaset

nomi di questi che influirono sulla civiltà egizia per circa tre secoli sono:
  • Saites regnò 19 anni,
  • Bnon 44,
  • Pachnan 61,
  • Staan 50,
  • Arcles 49,
  • Aphophis 61.
Con Abram in Egitto siamo nel periodo tra la XIII e XVII dinastia dei faraoni che subirono l'invasione e il governatorato degli Hyksos la cui influenza terminò verso la metà del XVI secolo con l'inizio della XVIII dinastia di faraoni a partire da Ahmosis.

Dal punto di vista della situazione storica questi racconti su Abramo del libro della Genesi suggeriscono che gruppi di ebrei, cioè di discendenti di Eber, in occasione dell'invasione Hyksos cominciarono ad avere contatti e accessi in Egitto ove erano chiamati Abirù/Apirù/Khabiru.

Tra l'altro il nome Giacobbe era anche un nome Hyksos, Yakob-Ha, com'è stato trovato in Egitto a Wadi Tumilat ove sono state scoperte più di 60 tombe a caverna sotto le case.
Alan Gardiner in "La civiltà egizia" (Einaudi 71 pag 145) segnala che sono stati trovati scarabei con quel nome Yakob-Her.
In base ai reperti è questi il Meruserra Yacob-her ossia il "Forte dell'amore di Ra, Yacob Horo", sovrano Hycsos della XV dinastia Basso Egitto (XVII secolo a.C.), considerato nelle Liste Reali essere l'Apachnan in Contra Apione di Giuseppe Flavio e il Pachnan di Sesto Africano.


Scarabeo di Jacob her. Disegno di Flinders Petrie

Da Eber, infatti, tanti furono i rami di discendenza e quella di Abramo da cui venne poi Giacobbe - Israele fu solo uno dei tanti rivoli.
È anche segnalata dal libro della Genesi la tendenza dei Faraoni e di potenti egizi dell'epoca, continuata in quelle successive, di prendere mogli per alleanze utili con principesse Hittite e Mitanne e, viceversa, principesse egizie erano cedute a potenti Hittiti e Mitanni, come si trova in corrispondenze ritrovate dagli egittologhi.

Ad esempio Nefertiti "Nfr.t jj tj" il cui nome significa "La bella è arrivata" grande sposa reale di Akhenaton, pare fosse la principessa mitanna Tadukhepa, che avrebbe sposato il faraone Amenhotep III, ma che passò poi al figlio di questi, Akhenaton e probabilmente fu co-reggente del trono.
Tra le tavolette d'argilla cuneiformi di Tell el-Amarna , infatti, sono state trovate anche lettere del re:
  • Burnaburiash III cassita (questi occuparono la mesopotania nel XVI secolo a.C., venivano dal nord dell'attuale Iran) che invia una figlia quale sposa a Amenhotep III;
  • Shutarna II dei mitanni che ugualmente invia una figlia a Amenhotep III;
  • dei mitanni che invia a Amenhotep III la principessa Tadukhepa.
D'altronde il libro della Genesi ci tiene a precisare che le matriarche Rebecca, moglie di Isacco e Rachele, moglie di Giacobbe, erano molto belle e provenivano dalla stessa famiglia di Nacor lasciata in Anatolia.

Isacco, il figlio della promessa secondo quanto dice la Genesi nacque ad Abramo e da Sara quando avevano 100 anni.
Seguendo le indicazioni di quel libro si deve concludere che:
  • Isacco per Genesi 21,5 nacque nel 2048, cioè nel 1712 a.C. e per Genesi 35,28 morì nel 2228, ossia nel 1532 a.C.;
  • Giacobbe per Genesi 25,26 nacque nel 2108, cioè nel 1652 a.C. e per Genesi 47,28 morì nel 2255, ossia nel 1505 a.C..
Ancora una carestia fu la causa che spinse Giacobbe (chiamato poi da Dio Israele) con tutta la famiglia ad andare in Egitto, ove con vicende fortunose rincontrò il proprio 11° figlio, Giuseppe, avuto come primogenito dalla moglie Rachele, figlio che ormai aveva dato per morto avendo creduto al racconto che gli avevano ammannito i 10 figli avuti dall'altra moglie Lia e dalle ancelle Zilpa e Bilha. ("Giuseppe vice faraone d'Egitto")

Giuseppe, com'è narrato in Genesi 37, era stato, infatti, ceduto dai fratelli per 20 sicli d'argento ad alcuni mercanti Ismaeliti che andavano in Egitto e là lo vendettero come schiavo.
Giuseppe, avendo la dote di svelare i misteri nascosti dai sogni, entrato nelle grazie del faraone per una serie di eventi in cui si scorge un disegno divino, era nel frattempo divenuto vice faraone d'Egitto, il che prepara il motivo del perché poi della schiavitù in Egitto del popolo d'Israele.
Quando svelò al faraone i reconditi del famoso sogno delle 7 vacche grasse e delle 7 vacche magre Giuseppe aveva 30 anni e Giacobbe 120, quindi, se si da fede a quelle indicazioni bibliche si era nel 1532 a.C..
Giacobbe aveva 130 anni quando entrò in Egitto con tutta la propria famiglia (Genesi 47,8-28) il che secondo il computo ebraico sarebbe avvenuto nell'anno della creazione 2238, quindi nel 1522 a.C..
Con questo elemento temporale se si guarda nella storia egizia le vicende di Giuseppe sarebbero da situare o sotto Aphophis, l'ultimo faraone Hyksos che regnò per circa 60 anni al limitare della loro influenza che terminò sotto Ahmose e Amenophis I che regnarono in Basso e Alto Egitto ciascuno per più di 22 anni.
Segnalo che Amosis o Ah-mosis, in effetti, aveva quel nome, perché era chiamato "j'h ms" ossia figlio della luna o nato da IAH.


Iah era il nome che gli antichi egizi attribuivano alla luna e soprattutto durante la XVIII dinastia compare in nomi di sovrani e di regine.
La divinità principale adorata dagli Habiru semiti era il dio luna Yah, conosciuto con quel nome in Egitto e in Babilonia.
Apophis il Grande o Khaion, poi, non era egiziano e può benissimo aver affidato a un fenicio "Phenix", di cui si trovano notazioni nei reperti, che poi nella fattispecie poteva essere proprio il Giuseppe ebreo, i poteri di Viceré o Gran Visir capo di tutti i distretti e governatorati dell'Alto e Basso Egitto.
Sotto il suo regno la tribù di Giacobbe poté entrare in Egitto nella terra di Goshen, a Sud del delta del Nilo.

GIUSEPPE SECONDO CROMBETTE
Lo studioso francese Fernand Crombette ha trovato in papiri egizi "cenni" secondo lui riferibili a Giuseppe figlio di Giacobbe.
Giuseppe era riconosciuto come un profeta cui la divinità parlava in un modo speciale e unico, quindi aveva un buon occhio come aveva un buon occhio, lo "udjat", il dio Horus.
Parlava con Horus faccia a faccia e questo è il geroglifico dell'occhio di Horus.


Il Crombette sostiene tra l'altro che il seguente geroglifico trovato su uno scarabeo, che prevede due occhi fortunati che si guardano, possa rappresentare proprio Giuseppe.


Il nome "YOUSAIPHE" , in ebraico composto dalle lettere - "Yod", "Waw", "Samek", "Phé" - nel geroglifico mi pare rinvenirsi con la lettera ebraica per "Phé" nella parte destra di quel geroglifico, la lettera "samek" col cerchio del sole, la lettera "Waw" , che pare un bastone e in egizio rappresenta servo o parola e la "Yod" è l'Essere, onde "l'Essere gli parla col sole in faccia", ossia parlano faccia a faccia.
Sarebbe addirittura la sua firma che ci parla del potere dei suoi occhi profetici, della sua bellezza e dell'essere amato dal dio sole .
Quando a Giuseppe morì in Egitto il padre Giacobbe (Genesi 49,29) per soddisfare il desiderio di questi d'essere sepolto in Palestina, secondo la Bibbia, organizzò un corteo funebre fino a Ebron alla grotta di Macpela.
Quel geroglifico ricorderebbe anche il pianto di Giuseppe in tale occasione.
Di Giuseppe, viceré d'Egitto, si sa (Genesi 41,45) che "Il faraone chiamò Giuseppe Tzafnat-Paneach e gli diede in moglie Asenat, figlia di Potifera, sacerdote di On."

Zafnat Paneach ha un senso in ebraico: "tzafun" vuol dire nascosto, "paneach" significa svelare e non sarebbe altro che il ricordare che Giuseppe "è colui che svela le cose nascoste".
Asenat significa in egiziano antico "appartenente alla dea Neit", Potifera "Dono di Ra" ed On è Eliopoli, centro del culto solare che era situato a 11 km circa dell'attuale città del Cairo.
Viene sostenuto che in Egizio quelle due parole Tzafnat-Paneach starebbero a significare "Dio dice: è vivente".
Invero, spesso i due occhi, detti "occhi udjat", si trovano su casse contenenti le mummie col compito di proteggere il defunto, permettendogli di osservare il sole che sorge a oriente.


Statuetta di Shemes Medio Regno, XII dinastia davanti a sarcofago a "a cassa"

Nella lingua egizia il geroglifico dell'occhio di Horus "" - "udjat" ha il significato di preservare o protezione.


L'Occhio di Horo per gli egizi ha il valore di prosperità, potere regale e buona salute ed è indiscusso che tutto ciò secondo il racconto biblico venne a quel popolo proprio con Giuseppe.
Il Crombette nell'opera biblico-egittologica "Giuseppe, Maestro del Mondo e delle scienze", associa il mitico uccello "fenicie" che risorge dalle proprie ceneri, il Phenix, il Bennu egizio, a Giuseppe d'Egitto che proveniva tra l'altro non lontano dalla Fenicia.
Viene attribuito a Giuseppe il seme che poi porterà all'iniziativa teologica del monoteismo di Akhenaton.
Riporto la traduzione effettuata dal Crombette col suo metodo - utilizzando il copto e i geroglifici - di due cartigli e/o iscrizioni riguardanti Akhenaton tratti dall'opera di H. Gauthier "Il libro dei re d'Egitto, raccolta di titoli e protocolli reali, volume 2, MIFAO n° 18, Il Cairo 1912":
  • "Adonai è al disopra di Ra e al disopra di quelli che l'hanno seguito: il Phénix (Giuseppe) ha stabilito così la regola".
  • "Fino a questo tempo si faceva un sacrificio alle immagini con grandi grida; una moltitudine di vittime umane (?) era abbattuta con parole antiche negli anniversari. La grande voce che si è addormentata ha stabilito che era sufficiente adorare l'Essere eterno. Questo fondamento posto dal giusto Giuseppe è simile alla nostra volontà: che la grande moltitudine riunita adori Adonai che ha emesso il sole".
Giuseppe risulta anche l'anticipazione del Cristo che muore e risorge.
Messo a morte dai fratelli è re e risorge glorioso. (Vedi: il paragrafo "L'araba fenice e la morte degli animali")

Il numero associato al mito della Fenice è LXXI e 71 indica col 7 il settimo giorno della settimana lo stare di Cristo nel sepolcro e il numero 1 indica l'8° giorno quello della risurrezione.
Gli Egizi furono i primi a parlare di quell'uccello mitologico, un airone cenerino che risorgeva dalle acque che chiamavano Benu o Bennu divinità zoomorfa, consacrato a Ra, raffigurato con la corona Atef la corona più usata dalle divinità simbolo di Osiride o con l'emblema del sole, ma per il mito greco era un uccello colorato che risorgeva dalle fiamme.


In egiziano antico Benu pare derivare da "webwn", verbo egizio che significa "brillare", "sorgere" Benu o Bennu, simbolo della nascita e della risurrezione quindi della vita eterna.
Questo viveva sulla pietra Benben posta nel tempio di Eliopoli che era la cima della collina primigenia che secondo la dottrina eliopolitana emerse dall'oceano primordiale del Nun e sulla quale il dio creatore Atum generò se stesso e la prima coppia divina.
Questa idea della prima pietra è simile a quella di cui dice il Talmud: secondo Joma 54 b la terra fu creata da una prima pietra, la pietra "'eben Shityiah" , ossia la "Shit" di "Iah" , "Il Santo che benedetto sia gettò nel mare primordiale una pietra, da cui il mondo trasse origine" e sempre.
Secondo tale scritto questa pietra si trovava nel Tempio ed era la pietra di volta della terra e del creato, onde il Tempio fu il centro della creazione della terra; quella "Shit" di "Iah" , infatti, "ad accendere Sarà il tutto che c'è nel mondo ".
Questa idea, ritengo che venga da una particolare lettura del primo versetto della Genesi.
A tale riguardo ricordo che gli antichi testi della Torah non avevano la divisione con parole, ma tutte lettere egualmente distanziate e non c'erano le 5 lettere particolari di fine parola.

Il primo versetto: "In principio Dio creò il cielo e la terra", oggi scritto così:



allora, si può anche leggere: Creata la "Shit" , creò Dio l'apertura all'esistenza della vita ; venne dal Cielo Portata , divenne la Terra .

Nei Testi delle Piramidi, insieme di formule rituali aventi lo scopo di assicurare l'immortalità e l'ascesa al cielo ai faraoni, su Atum recitano: "...tu che sorgi, come il benben, nella Dimora del Benu in Eliopoli..." (George Hart, Egyptian Myths, University of Texas Pres)

Il capitolo XVII del Libro dei Morti egizio, secondo S. Mayassis eminente egittologo, Linea 10 recita "Io sono la Legge dell'esistenza e degli esseri. Cos'è questo? Il Benu è Osiris in Heliopolis. La Legge dell'esistenza e degli esseri è il suo corpo; detto in altro modo: è l'infinito corso del tempo ed è l'eternità. L'infinito corso del tempo è il giorno, l'eternità è la notte."

Il libro della Genesi si conclude proprio con la morte di Giuseppe e narra: "Giuseppe con la famiglia di suo padre abitò in Egitto; Giuseppe visse 110. Così Giuseppe vide i figli di Efraim fino alla terza generazione e anche i figli di Machir, figlio di Manasse, nacquero sulle ginocchia di Giuseppe. Poi Giuseppe disse ai fratelli: Io sto per morire, ma Dio verrà certo a visitarvi e vi farà uscire da questo paese verso il paese che egli ha promesso con giuramento ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe. Giuseppe fece giurare ai figli di Israele così: Dio verrà certo a visitarvi e allora voi porterete via di qui le mie ossa. Poi Giuseppe morì all'età di 110 anni; lo imbalsamarono e fu posto in un sarcofago in Egitto." (Genesi 50,22-26)

Mentre Giuseppe era riuscito a portare le ossa del padre con grande onore dall'Egitto fino a Ebron in Palestina, il fatto che non potette chiedere ciò anche per sé indica che pur se riconosciuto per la sua sapienza e i suoi meriti non era più viceré.
Dicono i commentatori ebrei che Giuseppe quando divenne viceré aveva trascorso in Egitto già 12 anni, aveva così 30 anni, era l'epoca della morte di Isacco.
Nel Talmud in Rosh Hashana è detto che Giuseppe fu liberato appunto al Rosh Hashana, il capodanno del 2230 del calendario ebraico che corrispondeva nel 1532 a.C..
Giacobbe, che allora aveva 120 anni d'età, venne poi in Egitto 10 anni dopo, vi risedette per 17 anni e vi morì alla bella età di 147 anni (Genesi 47,28).

Visto che Giuseppe, secondo la Bibbia (Genesi 50,26) visse 110 anni, morì nel 1452 a.C., quindi, sarebbe stato viceré, ricordiamoci solo del Basso Egitto, per 80 anni.
In effetti, però non potette esserlo che fino alla fine del regno di Apophis che si concluse, come vedremo, con la presa di Avaris da parte di Amose della dinastia tebana, quindi non oltre al 1540 -1530 a.C..
In base a quei dati Giuseppe morì durante la XVIII dinastia ai tempi dei Tutmosis e non aveva più potere.

I TEMPI DI AKHENATON
Erano mutati i tempi e per gli Hyksos la decadenza si era fatta matura: vennero, infatti, cacciati e i loro simpatizzanti furono perseguiti.
Nel 1954 fu ritrovata a Karnak una stele con i particolari dell'azione bellica di Kamose, l'ultimo della XVII dinastia, fratello di Amose, contro il re Hiksos, Aweserra Apopi, che regnava nel Nord dell'Egitto.
Il potere d'Egitto allora era diviso in tre parti, il sud con capitale Tebe sotto l'antica discendenza dei re d'Egitto, l'est Cush, sotto un nubiano e il nord sotto un asiatico a capo degli Hyksos con capitale Avaris all'estremità est del territorio fertile del delta del Nilo.
Con Amose iniziò la XVIII dinastia, detta del Nuovo Regno, che durò 230-250 anni tra il XVI e XIV secolo a.C..
In questo periodo si verificò un evento storico interessante.

Nel XIV secolo a.C., infatti, in terra d'Egitto, in un politeismo imperante e zoomorfo, sbocciò come d'incanto la fede in un Dio unico.
Tutto ebbe inizio con Amenophis III.
Gli storici attribuiscono il fatto all'intenzione di quel faraone Amenophis III di sottrarsi all'eccessiva influenza della classe sacerdotale di Tebe, il clero tebano del dio Amon, che operava per condizionare e ridurre il potere della corona.
(Tebe il maggiore centro cultuale dall'XI dinastia è nell'Egitto centrorientale sulla riva destra del Nilo ove c'è il sito archeologico di Karnak, collegato con un viale ornato da sfingi a Luxor)

Messa così la questione parrebbe essere solo un'operazione di cassa, ma la nuova fede, deve pure aver avuto origine da una parte della stessa casta sacerdotale che, fidando nell'appoggio del faraone, si pose in chiara opposizione alla cosmologia dei potenti interessati sacerdoti di Ammon Ra di Tebe che avevano ridotto e svilito la loro funzione a quella di esattori con feste e riti che servivano a coinvolgere ed esaltare il popolo e indurlo ad elargizioni e donativi.
Sotto il regno di Amenofi IV, che regnò per 17 anni, di cui 2 di co-reggenza col padre Amenofi III, ci fu la fase definitiva della svolta che affermò quel sorprendente monoteismo nei riguardi di un dio... il dio Aton.

È qui necessario aprire una parentesi.
Nei distretti dell'antico Egitto vari erano i miti che circolavano sulla creazione del mondo e le cosmogonie più note erano quelle di Eliopoli, Menfi, Ermopoli, Tebe e di Elefantina, ciascuna con un dio tutelare, "artefice e padre dell'universo"; Eliopoli con Atum-Ra, Menfi con Ptah, Ermopoli con Thot, ecc..
Erodoto, il famoso storico greco del V secolo a.C., "padre della storia" secondo Cicerone, conosciuti tutti quei miti, concluse che ogni demiurgo locale è la manifestazione d'una stessa potenza divina sotto forme diverse.
Per gli Egizi, allora, un dio trascendente, mai nominato, "colui di cui non si conosce il nome" crea l'universo in continua evoluzione per forze contrapposte del bene e del male che in un abile bilanciamento troveranno la finale armonia.
La religione egiziana sarebbe perciò un monoteismo polimorfico.
Il faraone Akhenaton cavalcò questo pensiero di un dio universale.
Il suo nome è certamente nascosto, anche se fu definito Aton e identificato per il popolo col disco solare.

Christian Jacq, egittologo e scrittore nel libro "Il mondo magico dell'antico Egitto" scrive: "La conoscenza del nome è la conoscenza autentica; pronunciare il nome equivale a plasmare un'immagine spirituale, rivelare l'essenza di un essere. Nominando si crea. Chi conosce i veri nomi, nascosti al profano, vive un possesso."

Circolava a quei tempi un fantastico racconto istruttivo, narrato in un papiro conservato a Torino, sul nome segreto di Ra che si presenta con più nomi, Khepri al mattino, Ra a mezzogiorno e Atum a sera, infatti, è il dio nascosto, perché a sera pare nascondersi affondando all'orizzonte nell'oceano Atlantico.
"La dea Iside per avere potere su Ra ne voleva conoscere il nome, allora con le sue arti magiche con la saliva del dio impastò della terra e creò un serpente e fece mordere il dio. Dolorante, Ra per un aiuto si rivolse a Iside che, per curarlo, chiese di rivelarle il vero nome, altrimenti le formule magiche non avrebbero avuto effetto. Ra, reticente provò con panegerici evitando il nome, come: Io sono colui che ha fatto il cielo e la terra, poi cedette e glielo sussurrò all'orecchio affinché gli umani non lo sentirlo e non lo potessero controllare."
L'idea del nome della divinità ineffabile è peraltro comune a molte religioni, in particolare nell'ebraismo nei riguardi della pronuncia del Tetragramma sacro IHWH.

Il faraone nuovo cambiò il suo primitivo nome/titolo di Amenofi IV o "Pace di Amon" in Akhenaton, "colui che soddisfa Aton".
Per sancire poi un non ritorno, l'Akhenaton fece costruire una nuova capitale, Akhetaton: "l'orizzonte del dio sole ", ma fu definito "eretico" e condannato alla "damnatio memoriae" da parte di quel clero che per riprendere l'egemonia del potere sull'Egitto provocò poi la fine del suo regno.


Amenofi IV - Akhenaton

Per segno del Dio unico fu preso il sole, ma dietro pare proprio ci fosse una teologia più sottile, tanto che il famoso "Inno al Sole" scritto da quel faraone è stato riconosciuto riapparire in molte parti nel Salmo 104 della Bibbia.
(Vedi: Appendice in cui li riporto entrambi anche con la decriptazione del Salmo 104 secondo i criteri di "Parlano le lettere").

In molti sono coloro che ritengono che l'Atonismo sia collegabile con l'Ebraismo come Sigmund Freud, Robert Feather, Joseph Campbell, Jan Assmann, Ahmed Osman e Ralph Ellis nonché del più volte citato Crombette.
Akhenaton pare proprio che avesse adottato una religione spirituale, simbolica e pacifica.
In Aton Akhenaton vedeva il creatore, l'origine del tutto, la creazione dell'Universo, la genesi del creato, assolutizzando quanto gli Egizi già attribuivano al Dio Atum che appariva nella triade con Ra e Ptah e con tutti gli altri dei della loro cosgomonia.
Come propone quel Salmo, quel re adorava il sole o il creatore del sole di cui quest'ultimo è un concreto segno che provvede a dare la vita e alle necessità delle creature con i suoi raggi benefici che nella iconografia del tempo sono rappresentati finire con delle mani?
Aton non poteva e ne doveva essere raffigurato e l'unico simbolo accettato era quello del sole, ma nel suo aspetto benefico e misericordioso.


Aton porta la vita, in egizio l'ANKH , chiave della vita e croce ansata; vita non solo terrena in quanto quel simbolo compare spesso in mano agli dei, segno di "rinascita" che poi fu adottato come emblema religioso dai cristiani copti.

geroglifico di ANKH

Le stesse consonati ANK in ebraico formano in ebraico la parola 'ANoKi che vuol dire "Io sono" e sta molte volte a indicare o a sostituire il Tetragramma IHWH lui è la Vita.
Dal roveto ardente la voce che parlò a Mosè, tra l'altro gli disse: "Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe." (Esodo 3,6)

"Io sono il Dio..." in ebraico è "'anoki 'oelohei" e un ebreo egiziano come Mosè cosa poté concludere?
Mi parla: il Dio della vita!

Interessante è commentare il cartiglio del nome di quel dio Aton ITN in cui vi è:
  • un giunco per la I.
  • un segno di focaccia per la T, segno di far crescere.
  • un segno d'energia come le onde del mare per la N.
  • il segno del sole quale determinativo .
I T N

C'è chi ha avvicinato anche il nome del dio Aton, al versetto Genesi 1,2 "Lo Spirito (ruach = vento) di Dio aleggiava sulle acque", in quanto, il fior di giunco I, è il segno dell'Essere, quindi il vento cioè lo Spirito di Dio, il pane T la paternità e la superficie dell'acqua N.

Il segno che si traslittera con T e si legge "t" in glottologia è interscambiabile con la lettera "d" e accade che in tale evenienza si potrebbe leggere il nome ADoNai che gli israeliti attribuiscono per rispetto all'ineffabile Tetragramma sacro di IHWH.

Al riguardo si può fare anche un'altra considerazione partendo dal pensiero che il suono della T egizia spesso è scambiato con la d, rappresentata anche col geroglifico che si leggerebbe dj.
Ora, quel segno è molto simile alla 12° lettera dell'alfabeto ebraico la "lamed" .

Ecco allora che dopo tale pensiero la fantasia porterebbe a riconoscere nella dizione "Dio Altissimo" "'El Oe'lion" , ripetuta ben quattro volte nel racconto di Genesi 14,17-24 dell'incontro di Abramo con Melkisedek, il Dio 'At(io)n.
(Vedi: il paragrafo "E'lion nella Torah" nell'articolo "El Shaddai, il petto generoso e San Giuseppe, il nutrizio")

Questo pensiero non è tanto peregrino se si collega al fatto che nella grotta n° 3 di Qumran, nel 1952, fu trovato un rotolo di rame con 12 colonne di testo inciso in ebraico che secondo la traduzione di John M. Allegro in "L'ultimo mistero di Qumran" di Robert Feather (ed. Piemme) indicherebbe i siti ove sarebbe nascosto un ipotetico tesoro nascosto di Akhenaton.
Perché c'era e perché fu scritto e conservato con tanta cura dagli esseni?
(Vedi: "Il segreto del "rotolo di rame": profezie sul Messia")

Collegato a questi accostamenti dell'Aton egizio con l'ebraismo è da segnalare anche la profezia del profeta Zaccaria riferita al Messia e per i Vangeli (Matteo 21,1-11; Marco 11,1-11; Luca 19,28-38; Giovanni 12,12-16) realizzata da Gesù di Nazaret quando entra, acclamato, a Gerusalemme montando un asinello prima della sua passione.
Premesso che è da tenere presente che secondo il libro dei Giudici 5,10 il cavalcare asine bianche è segno dei capi d'Israele, questa è la profezia di Zaccaria: "Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d'asina." (Zaccaria 9,9)

In quel testo il profeta volutamente mette in evidenza la parola "asina" che il testo ebraico propone proprio come "'atonot" in cui sono evidenti le lettere ATN di Aton, come a dire che il Messia è generato dal Creatore e cavalca quello che gli Egizi chiamano Aton, il Dio Unico.

D'altronde la profezia messianica nella benedizione di Giacobbe in Genesi 49,11-12 prevede sul Messia: "Egli lega alla vite il suo asinello e a una vite scelta il figlio della sua asina , lava nel vino la sua veste e nel sangue dell'uva il suo manto; scuri ha gli occhi più del vino e bianchi i denti più del latte."

Il segno del vino per la sua veste indica col suo colore il manto della regalità.
Il fatto che anche gli occhi sono più scuri del vino sta a dire che è colmo di sapienza e dei segreti della Torah fino agli occhi (Vedi: paragrafo "Chi legge doppio è brillo" di "Decriptare le lettere parlanti delle Sacre Scritture ebraiche").

Il cavalcare un figlio d'asina sta a indicare che è figlio del Creatore che comanda il movimento degli astri.
"Figlio d'asina", il "ben 'atonot" implicitamente con le lettere ebraiche comporta che quando "il Figlio Verrà () gli angeli si porteranno ad indicarlo ", come accadde puntualmente sulla stalla di Betlemme, e anche "il Figlio Verrà () con gli angeli a portarsi alla fine ".

PENSIERI DELL'ATONISMO
Per valutare la spiritualità che aleggiava nel pensiero "Atonista" è da leggere attentamente l'inno al sole di Akhenaton.
Di questo sono state trovate 6 diverse versioni simili nelle tombe di dignitari di Akhenaton, ma il testo più completo è quello trovato nella tomba (n. 25) a Tell el-Amarna destinata ad Ay, già consigliere di Akhenaton e faraone, pare per 4 anni, dopo la morte di Tutankhamon. (Quella tomba non fu usata da Ay e la sua mummia fu trovata in un altro sito.)

Quel testo, inciso sulla roccia della parete destra del corridoio d'ingresso della tomba è su 13 colonne che coprono quasi tutta la superficie della parete.
Pur se il testo in sito oggi risulta in alcune parti deteriorato è disponibile una trascrizione completa eseguita negli anni 1883/1884 da Urbain Bouriant, per cui l'inno è stato interamente tradotto.
Ne riporto la traduzione in Appendice.
Quell'inno inizia proponendo "Tu ti ergi glorioso ai bordi del cielo, o vivente Aton! Tu da cui nacque ogni vita. Quando brillavi dall'orizzonte a est riempivi ogni terra della tua bellezza sei bello, grande, scintillante...

Il Salmo 104, a cui tale Inno viene accostato, per contro, inizia con "Benedici il Signore, anima mia! Sei tanto grande, Signore, mio Dio! Sei rivestito di maestà e di splendore..."

Quel Signore in ebraico scritto col Tetragramma IHWH di fatto per rispetto dagli ebrei è letto Adonai, quindi, il versetto diviene: "Benedici Adonai, anima mia! Sei tanto grande, Adonai, mio Dio! Sei rivestito di maestà e di splendore..."
"Sei rivestito di maestà e di splendore" ossia, il sole con la sua luce è il vestito del Creatore.

In questo modo lo intende la Tenak o Bibbia ebraica; infatti, a oriente "...pose una tenda per il sole che esce come sposo dalla stanza nuziale, esulta come prode che percorre la via. Egli sorge da un estremo del cielo e la sua corsa raggiunge l'altro estremo: nulla si sottrae al suo calore" (Salmo 19, 6.7) e a nessuno verrebbe in mente che gli ebrei adorino il sole!

E Gesù dice "Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo" (Giovanni 9,4s) quindi, il vero sole!

Nel mio articolo "L'arcangelo Michele lotta con basilisco e leviatano" ho riportato questo stralcio a confronto con alcuni versetti del Salmo 104 per evidenziare che il mostro biblico del Leviatano altri non sarebbe che la personificazione del Nilo.

Inno ad Aton

Salmo 104, 24-29

Quanto numerose sono le tue opere...
Tu hai creato la terra secondo il tuo cuore quando tu eri solo: gli uomini, tutto il bestiame...
I paesi stranieri, la Siria e Kus, la terra d'Egitto; sei tu che dai a ciascuno il suo posto, tu provvedi ai suoi bisogni...
Tu hai fatto il Nilo in questo basso mondo, tu lo mantieni come desideri, per mantener vive le genti.
Quanto sono eccellenti i tuoi disegni, o Signore dell'Eternità.
Vi è un Nilo nel cielo per gli stranieri e per il bestiame di ogni paese. (vedi: Salmo 65,10)
Quanto sono grandi, Signore le tue opere.
Tutto hai fatto con saggezza, la terra è piena delle tue creature. Ecco il mare spazioso e vasto: li guizzano senza numero animali piccoli e grandi.
Lo solcano le navi, il Leviatan che hai plasmato perché in esso si diverta.
Tutti da te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno. Tu lo provvedi, essi lo raccolgono, Tu apri la mano, si saziano di beni.

Ho trovato poi che sono attribuiti ad Akhenaton i seguenti detti sapienziali:
  • "La vera saggezza è meno supponente della stupidità. L'uomo saggio dubita spesso e cambia la sua opinione; lo stupido è ostinato e non ha dubbi; egli conosce tutte le cose ma non la sua stessa ignoranza."
  • "Come il vortice nella sua furia sradica gli alberi, e deforma il volto della natura, o come il terremoto nelle sue scosse stravolge intere città; così la furia di un uomo arrabbiato getta rancore attorno a lui."
  • "Non indulgere alla passione della rabbia, è come affilare una spada per ferire il tuo proprio petto, o per uccidere il tuo amico."
  • "Perché cerchi tu la vendetta, o uomo! con quale scopo tu la insegui? Credi tu di procurare dolore al tuo avversario con essa? Sappi che tu stesso sentirai il più grande dei tormenti."
In aggiunta riporto l'estratto di un papiro entrato del British Muséum (n.1074 entrato nel 1888) testo è opera di un sovraintendente dei cereali egiziani scritto al tempo della riforma di Akhenaton.

"Che la tua intelligenza comprenda le mie parole e il tuo cuore le metta in pratica, giacché chi le trascura non conosce la pace interiore. Non permettere che il povero e il vegliardo siano strapazzati con il gesto e la parola. Non desiderare mai la compagnia di un uomo perverso. Sappi che un uomo di bene è sempre gradito a Dio quando riflette prima di esprimersi. Il malvagio calpesta sotto i piedi il diritto e con le sue azioni malvagie tenta di cancellare il tempo. Che quelli che desiderano essere proprietari non si rendano prosperi scavando solchi nelle altrui terre. È meglio la povertà nelle mani di Dio e migliore è il pane quando il cuore è sereno. Giacché ogni uomo ha la sua ora fissata dal destino. Recita le tue preghiere ad Aton quando appare all'orizzonte, perché ti accordi una grande prosperità, la salute e ti risparmi dal bisogno e dalla miseria per tutta la tua vita. Sforzati di essere sincero col tuo prossimo, anche se questo gli causerà dispiacere. Non bramare i beni altrui e non affamare il tuo vicino, giacché è indecente prendere per la gola quello che pratica il bene. Se tu scopri che un uomo malvagio ha stornato una misura di pane a un povero lavoratore, impedisci che la cosa si ripeta. Un tale atto sarà salutare per l'anima tua. Quello che è puro come l'oro fino, avrà degli onori superiori alla massa e vedrà l'affondamento dei suoi nemici. Resta umile e discreto, giacché è migliore la discrezione per l'uomo che cerca la perfezione. In verità, l'uomo è fatto d'argilla mista alla paglia. Dio è il suo creatore e tutti sono usciti dalla sua mano divina. Come è felice chi raggiunge l'aldilà sano e salvo! Questo prova che egli visse nella mano di Dio."

Consigli di saggezza e pensieri simili a questi e a quelli riportati nell'inno al sole si troveranno poi nella Bibbia nei libri dei Salmi, dei Proverbi e Qoelet o Ecclesiaste.

Nei miei articoli "Tracce di geroglifici nel Pentateuco - Prima Parte" e "Seconda Parte" ho evidenziato, tra l'altro, come le parole Levi in ebraico e di Leviatan/Leviatano risultano diventare particolarmente espressive riferendosi ai geroglifici egiziani: Leviatan si può tradurre "dice Parole di Aton " e Levi " Dice Parole dell'Essere ", infatti il geroglifico serpente - bastone "medu" sta ad indicare che un "potente (il faraone aveva serpente ureo sulla testa) parla" ad esempio parole divine "medu neteru" ossia in questo caso c'è il bastone preceduto dal vessillo segno della presenza di un dio in un tempio e seguito da tre segni per indicare il plurale.
(Vedi: nell'articolo "Lo scettro di Dio, il bastone di Mosè e il Messia" il paragrafo "L'ambasciatore di Dio".)

LO SPLENDORE DI ATON
La capitale nuova di Akhetaton deve l'attuale nome di Amarna a una tribù beduina dei "Ben Amran" che abitava in quel luogo nel villaggio di el-Till, da cui nel XVIII secolo il nome di "el-Till el-Amarna", contratto poi in Amarna.
La località ove sorse la città di Akhetaton, ossia "Lo splendore di Aton", forse fu forse scelta per la presenza vicino al Nilo di due colline tra cui si poteva veder sorgere il sole, rendendo in sito il geroglifico che la indica.


Lo splendore di Aton

La città - case del popolo, dei funzionari, del faraone e i templi di Aton - fu edificata in fretta, con largo uso di mattoni di fango e paglia crudi essiccati al sole, e per la prima volta rispetto alle precedenti e successive costruzioni con blocchi di pietra calcarea di dimensione ridotte trasportabili e sistemati da una sola persona:
  • mattoni per le case 33-37 cm x 15-16 cm x 9-10 cm;
  • mattoni per le mura del tempio 38 cm x 16 cm x 16 cm;
  • blocchi di pietra calcarea da 50 cm x 25 cm x 22cm per le parti più importanti del tempio definiti in arabo "talatat" o "tre palmi" dagli scavatori degli archeologi.

Stele rinvenuta nel tempio di Aton

Il tempio, disposto verso oriente, era aperto in alto, non aveva tetto e non esisteva un'immagine del dio; era il sole stesso che si poteva intravedere in tutto il proprio percorso.
Dopo la morte di Akhenaton, ancora per pochi anni, la città di Akhetaton rimase capitale del regno.
Si pensa che ci fu la co-reggenza di Nefertiti col consigliere Ay, poi il trono passò a un fanciullo, a un figlio di Akhenaton che ebbe il nome di Tutankhaton, in effetti, "Amon-tut-ankh", "immagine vivente di Aton".
Questi, si sposò con la principessina sorellastra Ankhesepaaton, terza figlia di Akhenaton e Nefertiti, regnò 9 anni e visse in tutto solo per 18.
(Recenti ricerche sui DNA delle mummie hanno chiarito che il padre era Akhenaton e il nonno Amenofi III, la madre fu una giovane regina, Kiya.)

Poco dopo la salita al trono del nuovo sovrano la corte fu costretta a ricadere sotto il controllo dei sacerdoti di Amon il dio tebano dell'Alto Egitto.
Fu così che Tutankhaton abbandonò la capitale di Akhenaton, cambiò il nome in Tutankhamon "immagine vivente di Amon" e il suo regno fu dopo pochi anni interrotto.


IMN - Amon il dio nascosto

Tutankhamon morì, pare, in un incidente di caccia e subentrò al trono per quattro anni il consigliere Ay e poi il generale Haremhab che regnò per 27 anni.
Già sotto questo ultimo faraone iniziò la distruzione di Amarna, proseguita dai successivi re, che sobillati dalla classe sacerdotale cercarono di riportare il popolo alla primitiva religione.
I compromessi seguaci di Aton ovviamente fuggirono dall'Egitto per sfuggire alla persecuzione dei sacerdoti di Tebe e si rifugiarono nel deserto come del resto facevano gli schiavi che fuggivano e come farà poi lo stesso Mosè.

LA SCHIAVITÙ DEGLI ISRAELITI
Il primo capitolo del libro dell'Esodo, il secondo della Torah, al riguardo degli ebrei in Egitto, propone: "Sorse sull'Egitto un nuovo re, che non aveva conosciuto Giuseppe. Egli disse al suo popolo: Ecco che il popolo dei figli d'Israele è più numeroso e più forte di noi. Cerchiamo di essere avveduti nei suoi riguardi per impedire che cresca, altrimenti, in caso di guerra, si unirà ai nostri avversari, combatterà contro di noi e poi partirà dal paese." (Esodo 1,8-10)

La notazione "un nuovo re, che non aveva conosciuto Giuseppe" ci porta a pensare a un cambiamento radicale di dinastia faraonica e al periodo, un mezzo secolo circa, che occorse perché il regno del Basso Egitto, già in possesso dei re pastori Hyksos, passasse sotto il dominio dell'antica dinastia di faraoni, ritiratasi nell'Alto Egitto.

Durante la XVII dinastia ebbe inizio la riscossa nazionale promossa dai sovrani tebani e Kamose diede inizio all'attacco alle aree occupate dagli Hyksos e a riunire le due terre d'Egitto.
È da ricordare che l'influenza degli Hyhsos era arrivata a sud di Tebe e che la Nubia s'era resa indipendente con propria dinastia alleata degli Hyksos.
In quegli anni iniziò la XVIII dinastia in cui si susseguirono:
  • Amosis, fratello minore di Kamose, che regnò per 22 anni di cui 6 sull'intero Egitto e si poté definire, "colui che regna sul giunco - Basso Egitto - e sull'ape - Alto Egitto " NSW BJTY


    Pare, infatti, che la città di Avaris, capitale degli Hyhsos, fu liberata nel 16° anno di regno di Amosis.
  • Amenophis I, 21 anni di regno.
  • Tuthmosis I, 9 anni di regno, che Manetone indica che fu colui che cacciò definitivamente i re pastori dall'Egitto.
Testimoni storici degli eventi sono il papiro Sallier sulla contesa Seqnenra - Apophis, la tavoletta Carnarvon, la stele di Karnak con le imprese di Kamose e la biografia del marinaio Ahmes che nella sua tomba di El-Kab narra della presa di Avaris e dell'inseguimento degli Hyksos attuata da Ahmose o Amose.

I figli d'Israele, tra cui c'erano molti pastori, orientali, considerati fenici, fatti insediare da Giuseppe, secondo il racconto della Genesi, "nel paese di Gosen" (Genesi 45,10) terra fertile vicino ad Avaris, area della futura città di Ramses, non essendo egizi puri, ma di provenienza più prossima proprio a quei nemici, evidentemente furono temuti come coloro che avrebbero potuto cambiare orientamento e manifestarsi ostili al nuovo regime.


paese di Gosen



la capitale Hyksos: Avaris

La città di Ramses è stata localizzata presso il villaggio di "Kathana-Qantir" a 100 km a nord-est del Cairo alcuni km a nord del sito di Avaris divenuta nel Nuovo Regno zona franca dove di stabilivano gli "habiru", pastori provenienti dalla terra di Canaan.

Prosegue così quel testo del libro dell'Esodo: "Perciò vennero imposti loro dei sovrintendenti ai lavori forzati, per opprimerli con le loro angherie, e così costruirono per il faraone le città-deposito, cioè Pitom e Ramses." (Genesi 1,11)

Pi-Atum, ossia "casa di Atum" fu costruita durante il regno del faraone Horemhab.
Ramses, è stata identificata con Pi- Ramses, ossia Casa di Ramses, capitale sotto i Ramessidi.
Quel versetto, allora, supera con un balzo secoli di storia Egizia, infatti, sono da tenere presenti i fatti della storia degli egizi di circa 220, prima di arrivare al faraone Ramsete II che regnò per ben 67 anni:
  • circa 160 anni fino Akhenaton;
  • 20 anni circa tempo di Akenaton e coreggenze prima e dopo a Tutankamon;
  • 40 anni, di Horemhab 27 anni e 13 anni di Ramsete I e Sethos I.
In questi anni avvenne che: "...quanto più opprimevano il popolo, tanto più si moltiplicava e cresceva, ed essi furono presi da spavento di fronte agli Israeliti. Per questo gli Egiziani fecero lavorare i figli d'Israele trattandoli con durezza. Resero loro amara la vita mediante una dura schiavitù, costringendoli a preparare l'argilla e a fabbricare mattoni, e a ogni sorta di lavoro nei campi; a tutti questi lavori li obbligarono con durezza." (Esodo 1,12-14)

Quel "preparare l'argilla e a fabbricare mattoni" ci porta a ricordare i mattoni della città di Amarna, la nuova capitale di Akhenaton, di cui ho detto, costruita in gran parte in mattoni crudi di argilla.
Da là poi i "talatat", i blocchetti di pietra di tre palmi del tempio di Aton, pratici da rimuovere e trasportare, ai tempi di Ramsete II furono riutilizzati per la costruzione di monumenti a Pi - Ramses, mentre i mattoni erano fatti in sito.

Si può allora concludere che mano d'opera di schiavi orientali, tra cui gli ebrei, fu impiegata certamente a partire dal tempo di Akhenaton fino a Ramsete II.

Non tutti gli ebrei erano trattati nello stesso modo, almeno fino ai tempi di Akhenaton, infatti, è da ritenere che i discendenti dei figli Efraim e Manasse di Giuseppe, nipoti di un sacerdote di On da parte della madre Asenat, fossero diventati potenti militari e sacerdoti e come tali forse poterono suggerire anche l'orientamento "eretico" di quel faraone, mentre le altre tribù ebree considerate filo-straniere furono impiegate nei lavori forzati.

Ricerche archeologiche ad Amarna hanno rivelato la vita della gente comune che trasportava l'acqua, scaricava barche dal Nilo e costruiva case e templi.
Delle 20-30.000 persone che vi vissero nel periodo di splendore, solo meno del 10% era l'élite sepolta in tombe decorate, mentre il restante era interrata nel cimitero comune, avvolti in semplici stuoie, indice d'estrema povertà, là ove i sarcofagi erano segno di prestigio sociale.
"Abbiamo trovato gli scheletri più malati e stressati che siano mai stati scoperti fino ad oggi nell'antico Egitto", ha detto Jerome Rose, bio-archeologo dell'Università dell'Arkansas che ha condotto parte delle ricerche.

Gli scheletri degli individui di età compresa tra 3 e 25 anni mostrano segni di scorbuto e rachitismo, il 75% degli scheletri studiati mostra segni di artrite a carico degli arti e della schiena, indizio di lavori pesanti, fratture e vertebre compresse e il 67% porta segni di una frattura guarita o in via di guarigione, tassi "molto alti che indicano un elevato carico di lavoro", ha spiegato Jessica Kaiser, osteo-archeologa di Ancient Egypt Research Associates.

Si arriva così ai tempi in cui nacque Mosè quando "...il faraone diede quest'ordine a tutto il suo popolo: Gettate nel Nilo ogni figlio maschio che nascerà, ma lasciate vivere ogni femmina." (Esodo 1,22)

Mosè aveva il fratello Aronne di 3 anni più anziano (Esodo 7,7) ed evidentemente non incappò in questo editto, quindi, è da ritenere che fosse intervenuto l'avvento di un nuovo faraone che ebbe ad inasprire le misure contro gli orientali e contro quelli che avevano seguito o lavorato per gli Atoniani. Quasi certamente si tratta del faraone Haremhab.
Chi raccolse Mosè dalle acque del Nilo fu così una figlia di quel faraone.

Il libro dell'Esodo (6,20) informa che il padre di Mosè, di Aronne e di Maria (Miriam), fu "A'mram", un nipote di Levi dal figlio "Keat" e la madre fu "Iochebed", che era anche la zia di "A'mram".

Il nome "A'mram" significa "il popolo Alzo " e il nome "Iochebed" può significare "sarà a recare Gloria ".

Nel libro dei Numeri poi si trova anche che: "La moglie di A'mram si chiamava Iochebed, figlia di Levi, che nacque a Levi in Egitto; essa partorì ad A'mram Aronne, Mosè e Maria loro sorella." (Numeri 26,59)

Ne deriva che da parte di madre il nonno di Mosè sarebbe proprio Levi, mentre da parte di padre, Levi sarebbe il bisnonno, quindi un levita della 3a e 4a generazione.
Per il calendario di cui ho detto, seguendo i conteggi degli stessi rabbini Mosè in Egitto sarebbe nato il 7 di Adar (febbraio - marzo) dell'anno 2368 dalla creazione e restituì l'anima a Dio all'età di 120 anni, il 7 Adar del 2488.
Sarebbe, quindi, vissuto tra gli anni 1392 (3760-2368) e 1272 (3760-2488) a.C. il che lo fa contemporaneo anche del faraone Akhenaton.

Pur con le indeterminazioni che sussistono sulle datazioni dei regni dei vari faraoni d'Egitto accade, infatti, che il famoso Akhenaton, il faraone monoteista eretico per i sacerdoti di Ammon di Tebe, regnò i suoi 17 anni di regno tra il1367 e il 1350 a.C., con margine d'errore di 20 anni, quindi, secondo chi redasse il libro dell'Esodo, proprio mentre era in vita Mosè (1392 - 1272).
(Mosè e la generazione dei coetanei ebrei nati in Egitto, per il Talmud, è figlio spirituale della sorella Maria che convinse il padre a "risposare" la moglie pur se c'era l'editto di far morire i figli maschi nel Nilo. La questione è riportata in "Le Miriam della Bibbia e nella tradizione - Prima Parte " e "Seconda Parte")

Ai tempi dell'inizio delle piaghe d'Egitto narrate dal libro dell'Esodo Mosè aveva 80 ed Aronne 83 (Esodo 7,7), per cui ne conseguirebbe che l'uscita del popolo ebraico dall'Egitto col miracolo dell'apertura del mare sarebbe avvenuto attorno al 1312 a.C..
Si sarebbe, quindi, ancora sotto la XVIII dinastia dei faraoni, il che potrebbe far pensare, come causa, alle ritorsioni proseguite contro i simpatizzanti di Akhenaton dopo la morte del faraone bambino TunkhAmun già TutankhAton, tempo in cui avvenne il ritorno della corte sotto il controllo dei sacerdoti di Amon, il faraone transitorio, cui seguì il consigliere Ay e poi il capo dell'esercito Haremhab.

Freud, il celebre psicoanalista, che era di origine ebraica, in giovane età si appassionò allo studio della Bibbia e verificata la somiglianza incredibile del Salmo 104 con l'Inno al Sole di Akhenaton fece anche l'ipotesi che Mosè fosse vissuto anche alla corte di quel faraone visto quanto si deduce sul tempo della sua esistenza seguendo quanto deducibile da quelle indicazioni della Bibbia di cui ho detto.

Accade però che nel libro dell'Esodo c'è anche un'altra informazione temporale sul periodo in cui il popolo ebraico uscì dall'Egitto guidato da Mosè.
In Esodo 12,40-41, infatti, si legge: "La permanenza degli Israeliti in Egitto fu di quattrocentotrent'anni. Al termine dei quattrocentotrent'anni, proprio in quel giorno, tutte le schiere del Signore uscirono dalla terra d'Egitto."

Abbiamo già considerato che Giacobbe aveva centotrent'anni quando entrò in Egitto con tutta la sua famiglia (Genesi 47,8-28) quindi, nell'anno 2238 dalla creazione, ossia nel1522 a.C., onde l'indicazione ci porterebbe per la prima Pasqua attorno al 1100 a.C., addirittura nella XX dinastia.
Questa indicazione però è troppo tardiva rispetto all'unico dato considerato la prima testimonianza storica extrabiblica relativa al popolo d'Israele, quello che si rileva nella stele, detta di Merenptah, conservata al Museo Egizio del Cairo.
Questa stele di granito nero fu eretta da Amenhotep III (1387-1348 a.C.) modificata poi da Merenptah (1224-1214 a.C.) in cui aggiunse l'esito vittorioso di una propria spedizione militare nel V anno del proprio regno contro Canaan e tra i popoli e le città sconfitti è elencato "ysrir" in cui gli archeologi hanno riconosciuto riferibile il popolo d'Israele: "ysrir è desolato, non ha più seme suo".


Stralcio su "Israele" dalla stele di Merenptah

Quel versetto Esodo 12,40 in ebraico, in effetti, così è traducibile alla lettera:

"La dimora dei figli d'Israele che dimorarono in Egitto fu di 430 anni", e quel "che", in ebraico "'ashoer", può portare a due valutazioni in quanto se lo si riferisce ai "figli d'Israele" quel tempo è da interpretare dall'entrata di Giacobbe in Egitto, ma se fosse da riferire a "dimora" i 430 anni dovrebbero partire dal primo ingresso di Abramo in Egitto.

Quel passo del libro dell'Esodo dalla Bibbia nella traduzione in greco detta dei LXX, infatti, è interpolato con un chiarimento che non troviamo nel testo masoretico e si presenta in questa forma: "La dimora dei figli d'Israele che essi dimorarono nel paese d'Egitto e nel paese di Canaan fu di 430 anni"; del pari il "Pentateuco" samaritano ha: "Nel paese di Canaan e nel paese d'Egitto".
Giuseppe Flavio in "Antichità giudaiche", II, XV, 2 al riguardo scrive: "Lasciarono l'Egitto nel mese di xantico (mese macedone che corrisponderebbe all'ebraico "nisàn"), ...430 anni dopo la venuta del nostro antenato Abramo in Canaan".

Il commentatore medioevale Rashi pure sostiene che 430 fu il numero di anni trascorsi fra il Patto tra le Parti in Genesi 15, cioè quando fu preannunciato l'Esilio ad Abraham e l'Esodo.
Il periodo di 430 anni per l'ebraismo, in definitiva, è da contare dalla "dimora" di Abram in Canaan (Genesi 12) quando Abram aveva oltre 75 anni, così la permanenza in Egitto dall'entrata di Giacobbe sarebbe durata solo 210 anni, gli ultimi dei 430; quindi, l'uscita dall'Egitto sarebbe avvenuta nel 1312 a.C.; e si ritorna ai tempi e alle persecuzioni di dopo Akhenaton e prima dei Ramsetidi contrariamente alla segnalazione biblica chiara del tempo dei Ramsetidi stessi con la citazione in Esodo 1,11 della città di Pi-Ramses.

C'è però nel libro dell'Esodo ancora un'atra indicazione temporale da valutare.
È raccontato che Mosé fu adottato da una principessa Egiziana come figlio di faraone e fu così che "...venne istruito in tutta la sapienza degli Egiziani ed era potente nelle parole e nelle opere." (Atti degli Apostoli 7,22), ma ebbe anche l'educazione ebrea da parte della propria famiglia d'origine.

Com'è noto poi per difendere un fratello ebreo uccise un loro sovrintendente ai lavori forzati, quindi, dovette fuggire in esilio nel deserto ove vi stette per molti anni; "Nel lungo corso di quegli anni, il re d'Egitto morì. Gli Israeliti gemettero per la loro schiavitù, alzarono grida di lamento e il loro grido dalla schiavitù salì a Dio." (Esodo 2,23)

Mosè fuggì nel deserto che era giovane - aveva certamente meno di 40 anni - e tornò nel mondo civile d'Egitto vecchio di 80 anni, appena dopo che era morto il faraone da cui era dovuto fuggire.

Nell'elenco delle dinastie nel testo in lingua italiana pubblicato nel 1971 dalla casa editrice Einaudi "La civiltà egizia" di Alan Gardiner (titolo originale: "Egypt of the pharaohs. An introduction", Oxford University Press, 1961) si trova che nella XVIII e XVIII dinastia chi dopo Amenofi III, padre di Akhenaton che regnò per 37 anni chi regnò di più fu Ramsete II con 67 anni di regno.

Con tale indicazioni il libro dell'Esodo informa che Mosè si presentò come profeta di IHWH al successore di Ramsete II, il faraone Merenptah che regnò per 10 anni tra il 1224 e 1214 nel cui periodo si verificarono le famose dieci piaghe e l'uscita miracolosa dallEgitto col miracolo dell'apertura del mare.


Possibili percorsi dell'esodo

Sulla cartina sono indicati i possibili percorsi dell'Esodo.
Tra questi, con argomentazioni, nel mio articolo "La risurrezione dei primogeniti", a cui rimando, sostengo valido il percorso più in alto, il settentrionale, con un evento prodigioso verificatosi in favore solo dei primogeniti ebrei, che armati, si presentarono come agnelli sacrificali per attirare i carri del faraone salvando in tal modo la massa dei fuoriusciti.
Questi primogeniti, salvatisi, pur lasciando sul campo svariati fratelli, si unirono il terzo giorno alla massa dei fuoriusciti riunitasi ai Laghi Amari e tutti assieme da lì sarebbero fuggiti secondo il percorso centrale.

A questo punto le informazioni fornite dalla Torah sull'evento "esodo" portano a ritenere che si verificò un continuo fuggire dall'Egitto di persone soggette a persecuzioni tra cui gli ebrei a seguito della cacciata degli Hyksos - metà XVI secolo a.C., poi alla fine del regno di Akhenaton dei simpatizzanti filo Atoniani - metà XIV secolo a.C. - quindi, di addetti a lavori forzati fino a concludersi ai tempi dopo Ramsete II verso la fine del XIII secolo a.C..

È da pensare che si fosse creata come una rete di mutuo soccorso per i fuggitivi che si raggruppavano in bande ribelli ai faraoni soprattutto nella zona dei Laghi Amari.
L'evento però del miracolo del mare verrebbe a capitare proprio negli anni di regno di Merenptah e la sua famosa stele ne è cenno.

Dopo l'Esodo gli ebrei vissero nel deserto per quarant'anni (Esodo 16,35: Numeri 14,33s e 32,13; Deuteronomio 1,3; 2,7; 8,2-4; 29,4; Giosuè 5,6), al termine dei quali Mosè morì e il suo posto fu preso da Giosuè, che condusse gli ebrei nel paese d'Israele.

APPENDICE - "INNO AL SOLE" DI AKHENATON
I - Tu ti ergi glorioso ai bordi del cielo, o vivente Aton ! Tu da cui nacque ogni vita. Quando brillavi dall'orizzonte a est riempivi ogni terra della tua bellezza sei bello, grande, scintillante. Viaggi al di sopra delle terre che hai creato, abbracciandole nei tuoi raggi, tenendole strette per il tuo amato figlio. Anche se sei lontano, i tuoi raggi sono sulla Terra. Anche se riempi gli occhi degli uomini, le tue impronte non si vedono.

II - Quando sprofondi oltre il confine occidentale dei cieli la terra è oscurata come se fosse arrivata la morte; allora gli uomini dormono nelle loro stanze, il capo coperto, incapaci di vedersi tra loro; vengono loro sottratti i tesori da sotto la testa e non lo sanno. Ogni leone esce dalla sua tana, tutti i serpenti emergono e mordono. Il buio è totale e la terra silente: Colui che li ha creati riposa nell'orizzonte.

III - La terra s'illumina quando sorgi con il tuo disco scintillante di giorno. Davanti ai tuoi raggi l'oscurità è messa in fuga il popolo delle Due Terre celebra il giorno, tu lo svegli e lo metti in piedi, loro si lavano e si vestono, sollevano le braccia lodano il tuo apparire, poi su tutta la terra cominciano il loro lavoro.

IV - Le bestie brucano tranquille, gli alberi e le piante verdeggiano, gli uccelli lasciano i loro nidi e sollevano le ali lodandoti. Tutti gli animali saltellano sulle zampe tutti gli essere alati volano e si posano di nuovo tornano alla vita quando tu sorgi.

V - Le navi salpano su e giù per il fiume. Alla tua venuta si aprono tutte le strade. Di fronte al tuo volto i pesci saltano nel fiume. I tuoi raggi raggiungono l'oceano verde. Tu sei colui che mette il seme maschile nella donna, tu sei colui che crea il seme nell'uomo, tu sei colui che risveglia il figlio nel ventre della madre, accarezzandolo perché non pianga. Anche nell'utero sei la sua balia. Tu dai respiro a tutta la tua creazione, aprendo la bocca del neonato, e dandogli nutrimento.

VI - Quando il pulcino cinguetta nell'uovo gli dai il respiro perché possa vivere. Tu porti il suo corpo a maturazione in modo che possa rompere il guscio. E così quando lo rompe corre sulle sue zampette, annunciando la sua creazione.

VII - Quante sono le tue opere! Esse sono misteriose agli occhi degli uomini. O unico, incomparabile dio onnipotente, tu hai creato la terra in solitudine come desidera il tuo cuore, gli uomini tu hai creato, e le bestie grandi e piccole, tutto ciò che è sulla terra, e tutto ciò che cammina, tutto ciò che fende l'aria suprema, tu hai creato strani paesi, Khor e Kush e anche la terra d'Egitto, tu metti ogni uomo al posto giusto con cibo e possedimenti e giorni che sono contati. Gli uomini parlano molte lingue, sono diversi nel corpo e nella pelle, perché tu hai distinto popolo da popolo.

VIII - Negli Inferi tu fai sì che il Nilo straripi, conducendolo a tuo piacimento a portare vita agli egizi. Anche se tu sei signore di tutti loro, signore delle loro terre, ti affatichi per loro, brilli per loro, di giorno sei il disco solare, grande nella tua maestà, anche alle terre lontane hai portato la vita, stabilendo per loro un'inondazione del Nilo nei cieli, che cade come le onde del mare bagnando i campi su cui abitano. Quanto eccelse sono le tue vie, o Signore dell'eternità! Hai stabilito un Nilo nei cieli per i forestieri. Per il bestiame che cammina ogni terra, ma per l'Egitto il Nilo sgorga dall'aldilà. I tuoi raggi nutrono campi e giardini. È per te che vivono.

IX - Tu fai le stagioni per il bene delle tue creature, l'inverno per rinfrescarle, l'estate perché possano gustare il tuo calore. Hai creato cieli lontani in cui tu possa risplendere. Il tuo disco nella tua solitudine veglia su tutto ciò che tu hai fatto apparendo nella sua gloria e brillando vicino e lontano. Dalla tua unicità dai corpo a milioni di forme città e villaggi, campi, strade e il fiume. Tutti gli occhi ti osservano, lucente disco del sole.

X - Non c'è nessuno altro che ti conosca tranne Akhenaton, tuo figlio. Gli hai dato comprensione dei tuoi intenti. Lui capisce il tuo potere. Tutte le creature del mondo sono nelle tue mani, proprio come tu le hai fatte. Con il tuo sorgere, esse vivono. Con il tuo tramontare, esse muoiono. Tu stesso sei la durata della vita. Gli uomini vivono attraverso di te. I loro occhi ricolmi di bellezza fino all'ora del tuo tramonto. Ogni fatica viene messa da parte quando tu sprofondi a ovest.

XI - Tu hai stabilito il mondo per tuo figlio, lui che è nato dal tuo corpo, Re dell'Alto Egitto e del Basso Egitto, che vive nella verità, Signore delle Due Terre, Neferkhepure, Wanre il Figlio di Re, che vive nella verità, Signore dei Diademi, Akhenaton grande nella lunghezza dei suoi giorni. E per la Nobile Moglie del Re lei che lui ama, per la Signora delle Due Terre, Nefernefruate-Nefertiti, possa lei vivere e fiorire per l'eternità.


SALMO 104 - TESTO C.E.I. DEL 2008
Salmo 104,1 - Benedici il Signore, anima mia! Sei tanto grande, Signore, mio Dio! Sei rivestito di maestà e di splendore,

Salmo 104,2 - avvolto di luce come di un manto, tu che distendi i cieli come una tenda,

Salmo 104,3 - costruisci sulle acque le tue alte dimore, fai delle nubi il tuo carro, cammini sulle ali del vento,

Salmo 104,4 - fai dei venti i tuoi messaggeri e dei fulmini i tuoi ministri.

Salmo 104,5 - Egli fondò la terra sulle sue basi: non potrà mai vacillare.

Salmo 104,6 - Tu l'hai coperta con l'oceano come una veste; al di sopra dei monti stavano le acque.

Salmo 104,7 - Al tuo rimprovero esse fuggirono, al fragore del tuo tuono si ritrassero atterrite.

Salmo 104,8 - Salirono sui monti, discesero nelle valli, verso il luogo che avevi loro assegnato;

Salmo 104,9 - hai fissato loro un confine da non oltrepassare, perché non tornino a coprire la terra.

Salmo 104,10 - Tu mandi nelle valli acque sorgive perché scorrano tra i monti,

Salmo 104,11 - dissetino tutte le bestie dei campi e gli asini selvatici estinguano la loro sete.

Salmo 104,12 - In alto abitano gli uccelli del cielo e cantano tra le fronde.

Salmo 104,13 - Dalle tue dimore tu irrighi i monti, e con il frutto delle tue opere si sazia la terra.

Salmo 104,14 - Tu fai crescere l'erba per il bestiame e le piante che l'uomo coltiva per trarre cibo dalla terra,

Salmo 104,15 - vino che allieta il cuore dell'uomo, olio che fa brillare il suo volto e pane che sostiene il suo cuore.

Salmo 104,16 - Sono sazi gli alberi del Signore, i cedri del Libano da lui piantati.

Salmo 104,17 - Là gli uccelli fanno il loro nido e sui cipressi la cicogna ha la sua casa;

Salmo 104,18 - le alte montagne per le capre selvatiche, le rocce rifugio per gli iràci.

Salmo 104,19 - Hai fatto la luna per segnare i tempi e il sole che sa l'ora del tramonto.

Salmo 104,20 - Stendi le tenebre e viene la notte: in essa si aggirano tutte le bestie della foresta;

Salmo 104,21 - ruggiscono i giovani leoni in cerca di preda e chiedono a Dio il loro cibo.

Salmo 104,22 - Sorge il sole: si ritirano e si accovacciano nelle loro tane.

Salmo 104,23 - Allora l'uomo esce per il suo lavoro, per la sua fatica fino a sera.

Salmo 104,24 - Quante sono le tue opere, Signore! Le hai fatte tutte con saggezza; la terra è piena delle tue creature.

Salmo 104,25 - Ecco il mare spazioso e vasto: là rettili e pesci senza numero, animali piccoli e grandi;

Salmo 104,26 - lo solcano le navi e il Leviatàn che tu hai plasmato per giocare con lui.

Salmo 104,27 - Tutti da te aspettano che tu dia loro cibo a tempo opportuno.

Salmo 104,28 - Tu lo provvedi, essi lo raccolgono; apri la tua mano, si saziano di beni.

Salmo 104,29 - Nascondi il tuo volto: li assale il terrore; togli loro il respiro: muoiono, e ritornano nella loro polvere.

Salmo 104,30 - Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra.

Salmo 104,31 - Sia per sempre la gloria del Signore; gioisca il Signore delle sue opere.

Salmo 104,32 - Egli guarda la terra ed essa trema, tocca i monti ed essi fumano.

Salmo 104,33 - Voglio cantare al Signore finché ho vita, cantare inni al mio Dio finché esisto.

Salmo 104,34 - A lui sia gradito il mio canto, io gioirò nel Signore.

Salmo 104,35 - Scompaiano i peccatori dalla terra e i malvagi non esistano più. Benedici il Signore, anima mia. Alleluia.

SALMO 104 - DECRIPTAZIONE
Alla decriptazione ho proceduto con i criteri, regole e significati grafici delle lettere ebraiche di "Parlano le lettere".
Prima di presentarla tutta di seguito fornisco a titolo d'esempio la dimostrazione della decriptazione del primo versetto.

Salmo 104,1 - Benedici il Signore, anima mia! Sei tanto grande, Signore, mio Dio! Sei rivestito di maestà e di splendore




Salmo 104,1 - Nel Benedetto ci fu il desiderio che fosse a venire () a esistere il mondo e all'esistenza lo portò . Uscì da Dio il mondo che è a (sua) magnificenza completa . I viventi l'Unico aiuta , sul mondo porta le (sue) mani . Il Potente dentro alla luce tutti reca , apriì le generazioni .

Salmo 104,1 - Nel Benedetto ci fu il desiderio che fosse a venire a esistere il mondo e all'esistenza lo portò. Uscì da Dio il mondo che è a (sua) magnificenza completa. I viventi l'Unico aiuta, sul mondo porta le (sue) mani. Il Potente dentro alla luce tutti reca: aprì le generazioni.

Salmo 104,2 - Si sente il (suo) amore nel mondo. La luce con la (sua) pace entra, energia reca. Il suo amore esce nei cieli, (come) un braciere è visto sul mondo.

Salmo 104,3 - Entra la vita. Si riversa sui corpi del mondo che escono da dentro le acque del mare. Dall'alto è a recare il (suo) segno. È a portare fuori il (suo) Nome dalle nubi. (Quando) il suo carro esce, i viventi escono in cammino. Dall'alto così a inviare è il (suo) Spirito.

Salmo 104,4 - Vedendo la luce escono, al lavoro sono portati dal (tuo) Spirito e tutti servono. Tutti sono portatori di un unico fuoco che dal Potente esce dal cuore.

Salmo 104,5 - È a circondarli di aiuti. Alla terra dall'alto di vita così reca l'energia. È ad aprire dentro potenza per tutti. Ai viventi reca il (suo) amore duraturo per sempre.

Salmo 104,6 - A tutti del mondo reca ai viventi la rettitudine del (suo) cuore e la luce della (sua) rettitudine ad avvolgerli è. Tutti reca dall'alto a rigenerarsi nei giorni. Sorge e i viventi sono a vivere.

Salmo 104,7 - La vita degli angeli scorre ad agire. I corpi di tutti retti sarebbero per l'energia recata. Li avvolge e invia la vita angelica. A rovesciare porta con potenza il male dai viventi con la rettitudine. Sono puri questi per la recata energia.

Salmo 104,8 - È dall'alto a recare la rigenerazione nei giorni. Dai corpi ciò che è impuro da dentro rovescia. Il peccare finisce dai viventi. La speranza della vita in questi entra. Sono riempiti della legge divina. La (sua) potenza entra nei viventi.

Salmo 104,9 - In alto li riporta. Risorge i morti. Dalla corruzione all'aldilà li conduce. La (sua) energia dalla corruzione li risorge. A casa li porta tra gli angeli. Il Potente, al suo trono porta alla fine gli usciti dalla terra.

Salmo 104,10 - Riescono i viventi risorti dal (suo) vigore. Nel seno riesiste la (sua) energia, sono a rivivere. Da figli, nell'assemblea del Potente staranno a vivere. Dentro saranno dall'energia rigenerati. Dai giorni usciranno del mondo. A camminare li porterà tra gli angeli.

Salmo 104,11 - Sei a riaccendere la speranza in tutti di rivivere. Alla fine li riporterai, Onnipotente, ad essere risorti dentro i (propri) corpi e il volto vedranno, stando da vivi, su del Vivente Unico, i viventi.

Salmo 104,12 - Dall'Altissimo entreranno a vivere. Volando entreranno nei cieli per l'esistenza. I risorti retti li porterà tra gli angeli a vivere. Dentro staranno con gli angeli. Vedranno il volto dell'Unico. Dai giorni, alla fine, innocenti li porterà il Potente.

Salmo 104,13 - Nei (suoi) possedimenti entreranno, vi entreranno con i corpi. Saranno a vivere in seno al Potente. Saranno portate tutte un giorno, i frutti delle tue opere. Alla fine del settimo (giorno della creazione) usciranno dalla terra.

Salmo 104,14 - Vivi si rialzeranno i viventi che stanno nelle tombe. Dalle tombe a rialzarsi saranno i corpi. Nei cuori rientrerà la vita, fuori li porterà a rivedere la luce. A casa del Potente a servirlo tutti entreranno gli uomini. Il Potente dal mondo li porterà su: gli staranno uniti. Da cibo la vita angelica uscirà dall'Unico, nei (loro) corpi scenderà.

Salmo 104,15 - Portati saranno ad essere angeli. Con gioia del Potente a casa abiteranno. Ad incontrarli si porterà, Una luce dal Potente uscirà. Su entreranno a stare dal Potente in faccia. Saranno i viventi a vivervi nell'ottavo (giorno). E del Potente nell'assemblea vivranno. Nel cuore dentro dell'Unico tra gli angeli li condurrà. I risorti saranno nella pienezza per l'eternità.

Salmo 104,16 - Saranno per saziarsi portati all'albero dell'esistenza di IHWH. Dall'Unico, col corpo, questi staranno. Del Potente, in casa da figli portati tra gli angeli dell'Unico, beati, l'energia nei cuori sentiranno.

Salmo 104,17 - Dell'Unico il fuoco nei corpi accenderà i viventi. Giù il Verbo in un corpo nei giorni fu a versare la (propria) energia. Dagli angeli si portò per misericordia nel mondo. Dentro un povero fu a vivere. In una casa che fu a scegliere entrò.

Salmo 104,18 - Partorito fu dalla madre. Nel mondo dall'alto entrò. Fu nella madre a stare la potenza dell'Altissimo. La madre riempita dal Potente che agì fu. Per vivere nella madre dal trono uscì. Il Potente accese del Verbo l'energia che fu nella madre.

Salmo 104,19 - Si vide alla luce uscire. Fu in un corpo a racchiudersi il Potente. In un vivente si portò l'Eterno. Fu in un vivente la luce del sole. Fu per aiutare i popoli in una casa a recarsi; da primogenito si portò.

Salmo 104,20 - Un segno di luce indicò nelle tenebre che si portava a stare nel mondo. Fu nella notte ad uscire. Sulla casa portò l'indicazione che nel corpo viveva la luce di tutti i viventi. Il segno recò che era alla visibile in un corpo.

Salmo 104,21 - Uscì la rettitudine del Verbo a stare in un corpo che fu dalla madre alla luce. Ad incontrare sarà i viventi il Potente per amore. In un corpo il Verbo portò il Potente. In una casa versò della luce la vita; la divinità da cibo per i viventi!

Salmo 104,22 - Sorge del mondo il sole. ("Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo." Giovanni 1,9) Ne è un primogenito riempito. Il Verbo vi ha recato l'energia. Gli ha portato la divinità in seno e gli angeli indicano che in un corpo sta. Una moltitudine giù si porta di angeli.

Salmo 104,23 - E giù in un primogenito di uomo il Potente il Verbo/la Parola/il Volto dall'alto ha portato. L'ha portato il Potente per servire tutti, per recare l'eterna esistenza in azione per le moltitudini.

Salmo 104,24 - Ai viventi la rigenerazione dentro reca in seno, accenderà l'esistenza della rettitudine. Col Signore abiterà la sapienza nel mondo. In azione la risurrezione ci sarà per tutti. La pienezza entrerà nella terra; la verserà nei figli che saranno retti.

Salmo 104,25 - Da questi entrato nel mondo saranno i viventi alla magnificenza portati e ampio sarà l'aiuto per l'esistenza. La vita viventi brucerà nei viventi del verme della distruzione. Sarà l'energia i viventi a riempire. Del Verbo nei corpi la vita porterà a tutti, la verserà dal cuore (quando) lo porteranno in croce. I popoli alla Maestà porterà alla fine.

Salmo 104,26 - I risorti viventi all'Unico invierà. Sarà a condurli tutti. Saranno dal mondo in cammino portati gli angeli. Dal potente li porterà a stare il Crocifisso tra gli angeli. In questi entreranno. Saranno a salire nel corpo del Crocifisso. Dal Potente i risorti nell'assemblea verserà; a casa li porterà.

Salmo 104,27 - Tutti i viventi con Dio, essendo retti, staranno. La risurrezione dentro i corpi avrà portato l'energia del Potente. A tutti il Crocifisso a mangiare della (propria) vita dentro al tempo avrà portato.

Salmo 104,28 - Avrà finito il drago potente che nel mondo dei viventi fu a guizzare rovesciandosi nei cuori portando la (sua) energia in tutti. Il Verbo in croce con la (propria) vita in aiuto, retto essendo, ne avrà bruciato dentro il peccare con l'energia che dal cuore portava dentro.

Salmo 104,29 - Dalla croce, dal foro, il Crocifisso avrà lanciato dalla persona la forza della (propria) rettitudine che gli stava dentro. Fuori al serpente avrà recato l'energia per finirlo. Dal foro del Verbo lo Spirito ai viventi sarà a scorrere e il peccare rifiuterà del serpente che nella polvere a vivere sarà. Ai simili dentro recherà la (propria) energia.

Salmo 104,30 - Il Crocifisso risorse. Il vigore nel corpo si riportò nella tomba. La rettitudine fu a ricrearlo, riportò energia e il Crocifisso nuovo nella persona rifù tra gli uomini del mondo.

Salmo 104,31 - Rifù nel mondo a stare glorioso il Signore. Per sempre ci sarà con la risurrezione per i viventi la vita. (Contro) la perversità dentro i viventi agirà; un fuoco sarà a portarle.

Salmo 104,32 - Entrerà la vita dentro come forza di rugiada nella terra e finirà il male con l'aiuto che ci sarà. Scorrerà ad agire dentro, il rigenerare sarà della vita a recare. Sarà per l'azione il rinnovare portato.

Salmo 104,33 - Il primo, risorto, fu col corpo, nel mondo. Potente fu fuori a riportarsi. Riuscì. Dento al mondo rifù. Fu il primo questi di cui rivisse il corpo nel mondo. Del Potente la divinità a rientrargli fu; le preghiere d'aiuto gli furono.

Salmo 104,34 - Saranno a vedere le moltitudini l'Altissimo. Sarà a portarvi i risorti a vivere. A incontrare saranno, retti (ormai) essendo, l'Unico. Nella gioia a casa staranno col Signore.

Salmo 104,35 - Sarà il Crocifisso i viventi a portare chiusi nel cuore all'Unico, (mentre) nell'acqua bollente l'angelo (ribelle) entrerà. In terra bastonerà il malvagio che stava nei viventi a peccare, lo sbarrerà, ne annullerà la vita.
Benedetto fu il desiderio che fu di venire al Signore. Alleluia!

a.contipuorger@gmail.com

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