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ATTESA DEL MESSIA...

 
LO SCETTRO DI DIO, IL BASTONE DI MOSÈ E IL MESSIA

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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LA GUERRA CONTRO IL DIO DI QUESTO MONDO »
IL MESSIA VIENE DALLA TERRA O DAL CIELO? »
IL MESSIA VIENE DAL CIELO ED È PROFETIZZATO NELLE SCRITTURE »
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IL TRONO DEL RE DEL CIELO »

L'AMBASCIATORE DI DIO
Il libro dell'Esodo al capitolo 3 nel dire della prima rivelazione di IHWH a Mosè mette in primo luogo in evidenza un roveto "senoeh" , un fuoco "'esh" che non si consuma e l'angelo del Signore "mala'ak" IHWH .
Questo è l'inizio del racconto: "Ora Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, e condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb. L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: Voglio avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia? Il Signore vide che si era avvicinato per vedere e Dio lo chiamò dal roveto e disse: Mosè, Mosè! Rispose: Eccomi! Riprese: Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa! E disse: Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe. Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio." (Esodo 3,1-6)
Il Signore IHWH (iniziale ) appare a Mosè in mezzo al fuoco , indi si forma la parola "'aish", cioè uomo:


L'uomo così è un fuoco che non si consuma, in lui c'è lo Spirito dell'Essere.
Implicite sono due conseguenze:
  • l'incarnazione, Dio si farà uomo;
  • la risurrezione, l'uomo non verrà consumato, vincerà la morte.
La parola roveto è ripetuta più volte per richiamare l'attenzione. ("Tetragramma Sacro nella Torah", ove c'è il capitolo "Esodo 3 decriptazione")
Fuoco: una fiamma, il geroglifico egiziano è UJA, indica "essere sano", "essere libero".


Signore, YHWH = YH+WH in egiziano può significare:
"I miseri YH " "fa scappare WH"
Roveto in ebraico "senoeh" ; SNH nei geroglifici in egiziani è "rivelazione".
Poi il Signore fa chinare Mosè perché si tolga i sandali; si realizza, così, in base ai geroglifici la parola "fratello" individuabile dalla biconsonante SN unita al determinativo d'un uomo seduto non in piedi, ma proprio per evocare tale geroglifico c'è il comando a Mosè di togliersi i sandali che avendo parecchi legacci per toglierli bisognava sedersi.
Nei versetti Esodo 3,2-4 complessivamente la parola roveto è ripetuta cinque volte, che interpretandole in egizio una volta da "rivelazione", una volta per indicare la parola "fratello" e tre volte per indicare una quantità grande di fratelli (tre elementi nei geroglifici indica il plurale, come i nostri tre... che ne sono un residuato).
Il messaggio che se ne ricava è l'anticipazione di tutto lo sviluppo della storia, infatti: Rivelazione! Il Signore farà scappare sani e liberi i miseri fratelli.
Dio qui si manifesta con una scena che parla come un geroglifico vivente, cioè la parola in ebraico è (o vuol sembrare) sottesa dal pensiero egiziano dell'autore.
Ciò porta a concludere che:
  • la Bibbia vuole là iniziare ad istruirci sui messaggi criptati;
  • quando ci sono parole ripetute è l'avviso d'un messaggio;
  • nel Pentateuco, di certo nell'Esodo, vi sono letture miste ebreo-egiziane.
(Vedi: "Chi ha scritto l'Esodo conosceva i geroglifici"; "Geroglifici nella Bibbia: Gesù primo figlio dell'uomo e non di satana"; "Tracce di geroglifici nel Pentateuco - Prima Parte " e "Seconda Parte " articoli in .pdf)

Il racconto conferma che quello è il messaggio.
Subito dopo, infatti, il racconto procede: "Il Signore disse: Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dalla mano dell'Egitto." (Esodo 3,7s)
Ed ecco l'investitura di ambasciatore: "Ora va'! Io ti mando dal faraone. Fa' uscire dall'Egitto il mio popolo, gli Israeliti!" (Esodo 3,10)
Mosè si preoccupa che gli Israeliti e il Faraone non gli crederanno, ma il Signore rassicura "...sarò con te..." "'oeioeh i'mmak" (Esodo3,12)
Passo oltre la questione del Nome di cui ho detto nel richiamato articolo "Tetragramma Sacro nella Torah" per andare ai segni in Esodo 4 che Dio dà a Mosè per parlare col Faraone.
Per far ciò occorre ancora riferirsi ai geroglifici.

Primo segno
"Il Signore gli disse: che hai in mano? Rispose: un bastone. Riprese: Gettalo a terra! Lo getto a terra e il bastone diventò un serpente, davanti al quale Mosè si mise a fuggire. Il Signore disse a Mosè: stendi la mano prendilo per la coda! Stese la mano lo prese e diventò di nuovo un bastone nella sua mano." (Esodo 4,2-4)
Un bastone, in egiziano MeDU, anche da solo, per l'egiziano antico è abbreviabile con "parola".
Il geroglifico che ho indicato è "medu neteru" ossia parole divine, cioè il bastone preceduto dal vessillo segno della presenza di un dio in un tempio e seguito da tre segni per indicare il plurale.
Un uomo seduto , una mano , un bastone sono, infatti, la visione plastica d'un geroglifico.
Avviene così che in questo primo colloquio Dio a Mosè spezza il geroglifico di "Parole" e "parlare": bastone+mano col determinativo di uomo seduto (come prima per tale motivo nel racconto ha fatto piegare Mosè facendogli togliere i sandali).
Con quel "Riprese: gettalo a terra! Lo gettò a terra ed il bastone diventò un serpente..." (Esodo 4,3a) si producono nuovi geroglifici di:
  • "terra" che è come un bastone orizzontale con sotto tre granelli di sabbia corrispondente la biconsonante TA (A = alef);
  • "serpente" che corrisponde alla lettera egizia D;
  • un geroglifico DT con terra e serpente significa "eternità, per sempre".
Mosé stava perciò per sentire e doveva poi riportare "Parole eterne" o "Parole dell'Eterno", vale a dire doveva parlare per conto di Dio.
San Pietro che poi sarà l'ambasciatore del Signore Gesù, come Mosè comprende che chi gli parla è L'Eterno, infatti: "...rispose Simon Pietro: Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio". (Giovanni 6,68s)
Accade che Mosè davanti al serpente "...Mosè si mise a fuggire." (Esodo 4,3b)
Mosè nella sua vita era fuggito un'altra volta e accadde quando fuggi dal Faraone, infatti, le stesse lettere DT con il determinativo del serpente cobra indicano proprio il serpente ureo simbolo che era sulla corona del Faraone. Un serpente generico era SA-TA - la biconsonante SA si rappresenta anche con una anatra - da cui con la lettera N "emanazione" deriva Satana, mentre il geroglifico dell'anatra SA con vicino il determinativo di uomo seduto significa figlio.
Questo geroglifico invece è SA'-TA'-N , ottenuto da SA'-TA' con l'aggiunta del segno di N d'emanazione e con quel determinativo, che rappresenta la sinuosità del Nilo; si legge:

"Il figlio della terra emanazione del serpente mitologico".

Il figlio della terra d'Egitto, emanazione del serpente mitologico, è proprio il Faraone discendente dei Teniti.
"Il Signore disse a Mosè: stendi la mano e prendilo per la coda! Stese la mano lo prese e diventò di nuovo un bastone nella sua mano." (Esodo 4,4)
Con quest'azione è proposto al pensiero di Mosè un altro geroglifico che indica "proclamare", dire con forza, dire con autorità, costituito dal bastone dal serpente e dalla mano.

Ed il Signore a questo punto precisa:

"Questo perché credano che ti è apparso il Signore..." (Esodo 4,5)
Con questi segni, geroglifici viventi, dirai al Faraone di stare attento perché stai: "proclamando parole d'eternità al Faraone".
Dio così si è presentato al Mosè egiziano con alcuni geroglifici perché fosse colpito e poi fosse efficace e toccante il colloquio col il Faraone, "il grande scriba "che era estremamente sensibile alla propria sorte nell'eternità.
Il Faraone aveva sacro timore dell'eternità e davanti a "parole d'eternità" si sarebbe messo seriamente in ascolto, perché si preparava alla morte fisica curando di stare in pace con gli innumerevoli dèi della cosmogonia dell'Egitto per poter poi passar con tutti i riti finali alla vita eterna tramite la mummificazione e la conservazione nella tomba che faceva costruire ed arredare con tutte le accortezze e con segni alchemici.

Secondo segno
"Il Signore gli disse ancora: Introduci la mano nel seno! Egli si mise in seno la mano e poi la ritirò; ecco la sua mano era diventata lebbrosa bianca come la neve. Egli disse: rimetti la mano nel seno. Rimise in seno la mano e la tirò fuori: ecco era tornata come il resto della sua carne." (Esodo 4,6.7)
Nel testo c'è il gesto ripetitivo di mettersi la mano in seno, ed il segno del mano candida, e davanti a questo segno ci si limita a pensare al prodigioso, ma al testo non interessa tanto sorprendere col miracolo della guarigione dalla lebbra, quanto piuttosto col fatto che la mano diviene bianca come la neve, perché tale colore in Egitto faceva presente il divino, lo splendore della luce del sole, bianco accecante e della luna bianco latte, Osiride e Iside.
Gli egiziani per indicare la divinità presente, come già ho accennato avevano un segno inequivocabile che si vedeva sui templi da lontano: una bandiera bianca su di un'asta molto alta.
Questo segno era NTR da "natron", carbonato idrato di sodio, il sale bianco che serviva per conservare i corpi da imbalsamare.
In ebraico, lebbra si dice , ma in egiziano le lettere SRA"H indicano S "uomo" del dio RA, "uomo di Ra", H "in campo aperto", un suo inviato, come se il dio l'avesse investito e la pelle fosse appunto divenuta biancastra del colore della divinità e nell'ebraismo la lebbra col suo biancore era segno di persona sotto l'azione del male, perché Ra è il male assoluto.
Il potere del secondo segno dato dal Signore a Mosè è di far presente il divino ad un egiziano con l'universale del sacro a questi noto.
È come se Mosè prendesse dal seno, dall'interno dei suoi abiti, scritte sulla propria pelle una missiva, la credenziale di Dio che parla al re col colore che lo rappresenta più potente del Faraone; diveniva cioè emissario provato e credibile di Dio che annunciava.
Quel colore, il bianco, sarà poi il colore delle vesti di lino dei sacerdoti ebrei, e della veste battesimale dei Cristiani, segno del vestito splendente del Cristo nella trasfigurazione e nella risurrezione.
La scena s'è andata arricchendo rispetto alla prima immagine del solo bastone, e siamo per gradi alla descrizione di un geroglifico più complesso.
Questo potere del biancore, infatti, associato al segno precedente comporta che chi riceverà il primo segno da Mosè lo dovrà ritenere: "espressione di un divino decreto" MeDU-NTR, di cui questo è il geroglifico:


Terzo segno
"Se non credono neppure a questi due segni... allora prenderai acqua dal Nilo e la verserai su terra asciutta; l'acqua che avrai preso dal Nilo diventerà sangue sulla terra asciutta." (Esodo 4,9)
La morte fisica veniva indicata dagli egiziani con le lettere MT, una civetta M e una mezza pagnotta T e come determinativo un uomo caduto inginocchiato da cui cola un fiotto di sangue dalla testa.


La vita è legata alla circolazione d'energia nel corpo, cioè alla circolazione del sangue, infatti, un altro significato di MT, ma con altro determinativo, indica vaso sanguigno, canale conduttore.
Il concetto di "puro" WA'B in egiziano contiene il segno di un'anfora che si rovescia, biconsonantica WA' (A'=avin), con il determinativo di acque.
Lo stesso, con un uomo seduto con mano destra alzata indica "prete".
I termini "vittima" e "purificazione" hanno le stesse consonanti A'BW, ma due determinativi diversi, il primo l'uomo che gli esce il sangue dalla testa, l'altro un corno con anfora che versa acqua lustrale.

In definitiva, ciò che deve proporre Mosè al Faraone è una vera e propria dichiarazione di guerra per conto di Dio, cioè:
  • dire parole di vita eterna;
  • far presente Dio recando "l'espressione di un divino decreto";
  • dare un aut aut con un segno che crei timore e profetizzi la morte di quelli che risiedono sulle sponde del Nilo se non obbediranno alle parole di Dio.
Mosé deve comportarsi da ambasciatore plenipotenziario del Signore ed Aronne sarà la voce, così dice: "Parlerà lui al popolo per te: allora egli sarà per te come bocca e tu farai per lui le veci di Dio. (Esodo 4,16)
A questo punto si materializza come un nuovo bastone: "Terrai in mano questo bastone, con il quale compirai prodigi." (Esodo 4,17)
Questo è il bastone, lo scettro, di Dio!
La parola ebraica qui usata per bastone è MTh "mattoe" - simile all'egiziano MeDu, infatti i suoni dell'egizio madu e dell'ebraico mattoe con dh e th interdentali potevano essere molto simili.
Mosè tiene in mano la parola-bastone col potere e Aronne è solo la voce.
Sul racconto di Esodo 4 la tradizione ebraica congettura d'un bastone fisicamente consegnato da Dio ad Mosè con sopra una pietra portentosa.
Dio, attesta la Bibbia, ha consegnato a Mosè la sua Parola, che in egiziano è MeDU, ma chi la porta in egiziano è il "servo" che si indica con lo stresso bastone rovesciato, bilitterale HM; e Mosè infatti è definito il servo di Dio.
MeDU = parola HM = servo.
Dopo questo colloquio: "Il Signore disse a Mosè in Madian: Và, torna in Egitto, perché sono morti quanti insidiavano la tua vita!" (Esodo 4,19)
"Mosè prese la moglie e i figli, li fece salire sull'asino e tornò nel paese di Egitto. Mosè prese in mano anche il bastone di Dio." (Esodo 4,20)
Quel bastone era destinato ad essere lo strumento dell'Esodo.
Nel Pirké Derabbi Eli'ezer si dice che questo bastone fu creato al tramonto del sesto giorno della creazione e consegnato volta per volta nel corso delle generazioni ad Adamo a Noè, ai patriarchi e così via finché fu dato a Mosè.
Sul bastone erano incise le iniziali delle 10 piaghe che Mosè ha poi provocato.
Mosè era diventato il vicere di Dio.
In Appendice riporto la decriptazione dei 31 versetti di Esodo 4.
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