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VANGELI E PROTOVANGELI...

 
IL SENO MATERNO DI DIO
IN CIELO E IN TERRA

di Alessandro Conti Puorger
 

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SENTIMENTI E COMPASSIONE NELL'ANTICO TESTAMENTO »
IL PIANTO DI UNA MADRE E IL PIANTO DI DIO »
L'OMBRA DI DIO »
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LA RISURREZIONE DEL FIGLIO DELLA VEDOVA
Riporto di seguito il testo della traduzione C.E.I. del 2008: "In seguito Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: Non piangere! Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: Ragazzo, dico a te, alzati! Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: Un grande profeta è sorto tra noi, e: Dio ha visitato il suo popolo. Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante." (Luca 7,11-17)

Il racconto pone l'attenzione sul fatto che la madre del morto era una vedova e che quello era il suo unico figlio.
Nel suo Vangelo Luca usa nove volte la parola "vedova", per:

  • Luca 2,36 - Anna di Fanuele che incontrò la Sacra Famiglia al Tempio;
  • Luca 4,24-26 - ricordare la vedova di Sarepta di Sidone a cui Elia risuscitò il figlio;
  • Luca 7,12 - la vedova di cui parliamo;
  • Luca 18,3-4 - la vedova importuna che riceve giustizia;
  • Luca 20,47 - gli scribi che divorano le case delle vedove;
  • Luca 21,2-3 - la vedova che dona tutti i suoi averi, due monetine, al Tempio.
Nei testi ebraici della Tenak vedova "'almanah" è parola usata ben 50 volte di cu 17 nella Torah; la prima volta è in Genesi 38,11 per Tamar, antenata di Gesù secondo la genealogia in Matteo 1.
("Tamar si traveste per essere antenata di Giuseppe")

Vedovo è "'alman" e vedovanza è "'almon" e "'almanut".
È da tenere presente che è il radicale di "ammutolire, diventare muto, stare in silenzio" e forse anche di "legare" visto che "'alummah" è il "covone".
La vedova è sinonimo di necessità e indica solitudine e abbandono.
Al riguardo è da tenere presente che in "'almanah" le lettere portano a pensare al radicale di quelle tre lettere che corrisponde anche a "contare" tenuto conto che la bi-consonante può significare sia "Dio" sia la negazione "no, non", allora si ha la duplice lettura per vedova + , come: "non conta" di solito per gli uomini, ma per "Dio conta" e per lei proprio e solo in Dio poteva contare e Dio gli risponde.
Senza figlio, priva di figlio è "shekol" dal radicale che riguarda sia "il privare di figli, sia abortire, sia essere sterile" come se tutto "kol" ormai fosse arso, bruciato .
Certo una madre vedova cui muore l'unico figlio, com'è nel caso del racconto evangelico in esame, ormai non poteva proprio che contare solo su Dio.
Ecco che il pianto della madre è un grido rivolto direttamente a Lui.
Le lettere ebraiche di vedova si possono, infatti, interpretare come "a Dio dalla madre un lamento ".
La condizione della vedova era molto penosa e non aveva chi la difendesse in un mondo maschilista.
Da qui le disposizioni che chiamano ad avere misericordia per loro nelle "mitsvot" della Torah come in Esodo 22,21 "Non maltratterai la vedova o l'orfano", ma soprattutto nel Deuteronomio, dove si trovano le seguenti norme:
  • Deuteronomio 10,18 - Dio "rende giustizia all'orfano e alla vedova";
  • Deuteronomio 24,17 - "...non prenderai in pegno la veste della vedova";
  • Deuteronomio 24,19-21 - "Quando, facendo la mietitura nel tuo campo, vi avrai dimenticato qualche mannello, non tornerai indietro a prenderlo; sarà per il forestiero, per l'orfano e per la vedova, perché il Signore tuo Dio ti benedica in ogni lavoro delle tue mani. Quando bacchierai i tuoi ulivi, non tornerai indietro a ripassare i rami: saranno per il forestiero, per l'orfano e per la vedova. Quando vendemmierai la tua vigna, non tornerai indietro a racimolare: sarà per il forestiero, per l'orfano e per la vedova."
  • Deuteronomio 26,12 - "Quando avrai finito di prelevare tutte le decime delle tue entrate, il terzo anno, l'anno delle decime, e le avrai date al levita, al forestiero, all'orfano e alla vedova perché ne mangino nelle tue città e ne siano sazi..."
  • Deuteronomio 27,19 - "Maledetto chi lede il diritto del forestiero, dell'orfano e della vedova!"
"Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei", quindi la causa della commozione di Gesù non è suscitata dal morto, ma dalla madre desolata, onde fu mosso a pietà per lei e ne ebbe compassione.
Gesù ha un'intensa commozione per quella vedova; infatti, il testo in latino dice "Quam cum vidisset Dominus, misericordia motus super eam dixit illi: Noli flere".

Il testo in greco è concorde esprimendosi con il verbo "esplanchnizein" derivato "splànchon" il cui plurale "splànchna" "viscere" fa riferimento all'amore materno e al suo grembo, in definitiva "si commossero le viscere", oggi noi diremmo che gli si commosse il cuore, ma a quei tempi e non solo per gli ebrei il cuore "leb" era la sede dei pensieri.
Nell'immaginario di quel tempo le viscere invece erano la sede delle passioni più violente, come l'odio e l'amore, quindi, anche origine delle affezioni più tenere, come gentilezza, benevolenza e compassione, quello che ora, appunto, diremmo il "cuore".

La morte di un figlio primogenito, e addirittura unico, è straziante.
Al riguardo di un evento del genere il profeta Zaccaria evidenzia: "Faranno cordoglio come si fa cordoglio per un figlio unico, e lo piangeranno amaramente come si piange amaramente un primogenito" (Zaccaria 12,10).

Figurarsi poi se la madre era anche vedova, quale immenso dolore poteva provare e il racconto di Luca pone in evidenza tale dolore sottolineando che quella madre che accompagnava al sepolcro il figlio era rimasta anche vedova, privata, quindi, di ogni appoggio e vedeva finita la propria famiglia con la morte anche dell'unico figlio.
Chi ha incontrato una madre vedova lo sa bene che nessuna parola o gesto potrà mai consolarla dall'indicibile dolore della perdita dell'unico o unica figlio o figlia e solo Dio gli resta per appoggiarsi.
Quella donna del Vangelo di Luca, che già aveva perso il marito e ora ha perso l'unico figlio si sente come "maledetta"; lo stato naturale delle cose, infatti, per lei è stato invertito perché, invece, proprio quel figlio avrebbe dovuto chiudere gli occhi alla propria madre.
Non ci sono quindi parole o i gesti di solidarietà capaci di togliere o lenire quel dolore.
L'unica soluzione sarebbe farlo tornare a vivere.
Solo Dio può raccogliere quel grido.
In quel caso l'ha raccolto.

Il morto era portato a spalle al sepolcro su una barella ancora senza sudario che si poneva sul viso del defunto prima della sepoltura che avveniva in genere nella stessa sera del giorno della morte.
Si tratta di un miracolo compiuto da Gesù solo per compassione, senza che gli fosse richiesto nulla come invece di solito accadeva.
La vedova con le lettere ebraiche che la distinguono non poteva proprio che contare solo su Dio ed era come dicesse "a Dio dalla madre un lamento ".
E Gesù era Dio li presente in carne ed ossa!
La commozione, come si è visto, in effetti, fu nei confronti di lei, per quella madre vedova rimasta sola.
Non c'era bisogno di parole anche per altri e vari motivi:
  • Gesù si stava allontanando da Nazaret e lui sapeva bene che andava a morire in croce a Gerusalemme.
  • Gesù aveva predicato nella sinagoga di Nazaret da cui era stato cacciato dicendo tra l'altro: "Nessun profeta è bene accetto in patria. Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone." (Luca 4,24-26)
  • Era il tempo del Messia che, secondo le attese, sarebbe stato preannunciato dal ritorno di Elia, che come sappiamo da Gesù stesso viene indicato come già venuto, quando nel Vangelo di Matteo 16,12 dopo la decapitazione del Battista disse: "Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, l'hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro. Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista."
  • Elia aveva risorto il figlio unico della vedova di Sarepta di Sidone (1Re 17) e tale fatto era il momento di ricordarlo per mettere in tutta evidenza che il tempo del Messia era venuto.
  • C'è poi, a mio parere, un fatto personale; Gesù aveva lasciato a Nazaret la madre, vedova del suo sposo, infatti Gesù in croce nel Vangelo di Giovanni la consegnerà perché ormai sola al suo discepolo, e lui, Gesù, era il figlio unico e ben sapeva che sarebbe morto presto lasciandola senza un diretto sostegno e il pensare alla propria madre certamente a Nain lo rese pienamente partecipe al dolore di quella donna.
Maria, la Madre di Gesù, icona della Chiesa, ha proprio sperimentato la perdita dell'unico figlio, ucciso dagli uomini che era venuto a salvare e, in virtù della morte e risurrezione del Figlio, ha trovato una nuova maternità, divenendo la nuova Eva, madre di tutti i redenti, l'utero di Dio in terra.

Ecco che, allora a quella madre Gesù disse "Non piangere", parole semplici, "l'o tibekoeh" , che evocano lo stato d'animo del profeta Ezechiele 24,16 portandosi in parallelo a quel brano col pensiero alle prove personali che avrebbe dovuto subire e alle vicende che ne seguiranno.
Nella versione greca il "Non piangere" è "Me klàie" , un imperativo presente che significa: "Non continuare a piangere", o meglio "Smetti di piangere".

A questo punto, con autorità si avvicinò alla bara, i portantini si fermarono e, senza anteporre alcuna invocazione a Dio, disse: "Ragazzo, dico a te, alzati!" e con queste parole lo risuscita; la parola di Gesù è parola di salvezza!
Solo Dio può consolare le persone con ferite incurabili e ce ne ha dato prova con la risurrezione di Gesù Cristo.
D'altronde la profezia di Isaia 25,8a si esprime chiaramente: "Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime da ogni volto". (Isaia 25,8a)

Tale promessa s'è realizzata in Gesù Cristo, nella sua morte e risurrezione, come ci ricorda il libro dell'Apocalisse:
  • Apocalisse 7,17 - "...l'Agnello che sta in mezzo al trono, sarà il loro pastore e li guidera' alle fonti delle acque della vita. E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi".
  • Apocalisse 21,3s - "Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli, ed Egli sarà il Dio con loro, il loro Dio. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né affanno perché le cose di prima sono passate".
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