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ESAÙ SALVATO DAL FRATRICIDIO - DECRIPTAZIONE GENESI 33
Esaù, fratello gemello di Giacobbe, primo partorito da Rebecca, moglie di Isacco, fu un uomo bellicoso.
Questo Esaù, già al momento della nascita è descritto come "abile nella caccia, un uomo della steppa" (Genesi 25,27)
Ora, la parola steppa in ebraico, che certamente non è messa a caso, è "sadoeh" e contiene il bi-letterale "shed" che definisce il "demonio".

Esaù insomma aveva tutte le tendenze a essere un uomo demoniaco come allude il testo.
Il commento, poi, di "abile della caccia" rimanda al primo cacciatore nominato dal Genesi (10,9-12), Nimrod, nipote di Cam, che come segnalano quei versetti regnò a Babele e a Ninive, territori di esilio degli Israeliti il che ventila episodi del tutto ostili nei riguardi del popolo di Dio.
Esaù era veramente incollerito verso il fratello dopo il famoso episodio della minestra di lenticchie e la sottrazione perpetrata con inganno da parte del gemello della primogenitura, madre consenziente, al padre Isacco pressoché ormai cieco.

Al capitolo 32 del libro del Genesi si trova un sorprendente episodio che riferisce di quando Giacobbe riesce ad accomiatarsi dal suocero Labano e, da Paddan Aram, con le mogli - Lia e Rachele - e le concubine - Bila e Zilpa - loro schiave con i figli e tutti i suoi averi si dirige verso Canaan ove teme di incontrare il fratello.

Appena si avvicinò al territorio della "Terra promessa", dice il racconto, "gli si fecero incontro gli angeli di Dio".
Giacobbe, per un'ambasceria di pace, incoraggiato evidentemente dalla fede nel Signore, "mandò avanti a sé alcuni messaggeri al fratello Esaù, nel paese di Seir, la campagna di Edom."
Questi messaggeri tornarono riferendo "Siamo stati da tuo fratello Esaù; ora egli stesso sta venendoti incontro e ha con sé quattrocento uomini".
Giacobbe ovviamente si spaventò e si rivolse al Signore chiedendo angosciato: "Salvami dalla mano del mio fratello Esaù".

Poi divise in due carovane tutto il suo seguito.
Mandò avanti mescolati nella prima di quelle carovane le concubine con i figli avuti da loro e nell'altra le mogli con i loro figli.
Lui rimase da sol, sulla sponda del torrente Iabbok ove a passò la notte.

Qui accadde una teofania.
Dio si presentò a Giacobbe in forma umana e gli cambiò nome in Israele, infatti, dice il testo di Genesi 32,25-31: "...un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell'aurora. Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all'articolazione del femore e l'articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui. Quegli disse: Lasciami andare, perché è spuntata l'aurora. Giacobbe rispose: Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto! Gli domandò: Come ti chiami? Rispose: Giacobbe. Riprese: Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto! Giacobbe allora gli chiese: Dimmi il tuo nome. Gli rispose: Perché mi chiedi il nome? E qui lo benedisse. Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuel Perché - disse - ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva".

Al nome Israele essendo SRH con la "sin" radicale del verbo "lottare", il testo dà il significato di "è colui che lotta () con Dio "; altri, suggeriscono "l'uomo "'ish" che vide "r'ah" () "'El" Dio .

Il racconto dell'incontro di Giacobbe col fratello "Esaù" si sviluppa nei 20 versetti di Genesi 33 che qui di seguito riporto secondo il testo C.E.I. 2008.
Quell'angelo del Signore presentatosi in forma umana dopo l'aspra lotta lo benedisse e fu la garanzia per Giacobbe della salvezza dall'ira del fratello.

Genesi 33,1 - Giacobbe alzò gli occhi e vide arrivare Esaù, che aveva con sé quattrocento uomini. Allora distribuì i bambini tra Lia, Rachele e le due schiave;

Genesi 33,2 - alla testa mise le schiave con i loro bambini, più indietro Lia con i suoi bambini e più indietro Rachele e Giuseppe.

Genesi 33,3 - Egli passò davanti a loro e si prostrò sette volte fino a terra, mentre andava avvicinandosi al fratello.

Genesi 33,4 - Ma Esaù gli corse incontro, lo abbracciò, gli si gettò al collo, lo baciò e piansero.

Genesi 33,5 - Alzati gli occhi, vide le donne e i bambini e domandò: Chi sono questi con te? Giacobbe rispose: Sono i bambini che Dio si è compiaciuto di dare al tuo servo.

Genesi 33,6 - Allora si fecero avanti le schiave con i loro bambini e si prostrarono.

Genesi 33,7 - Si fecero avanti anche Lia e i suoi bambini e si prostrarono e infine si fecero avanti Giuseppe e Rachele e si prostrarono.

Genesi 33,8 - Domandò ancora: Che cosa vuoi fare di tutta questa carovana che ho incontrato? Rispose: È per trovar grazia agli occhi del mio signore.

Genesi 33,9 - Esaù disse: Ho beni in abbondanza, fratello mio, resti per te quello che è tuo!

Genesi 33,10 - Ma Giacobbe disse: No, ti prego, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, accetta dalla mia mano il mio dono, perché io sto alla tua presenza, come davanti a Dio, e tu mi hai gradito.

Genesi 33,11 - Accetta il dono augurale che ti è stato presentato, perché Dio mi ha favorito e sono provvisto di tutto! Così egli insistette e quegli accettò.

Genesi 33,12 - Esaù disse: Partiamo e mettiamoci in viaggio: io camminerò davanti a te.

Genesi 33,13 - Gli rispose: Il mio signore sa che i bambini sono delicati e che devo aver cura delle greggi e degli armenti che allattano: se si affaticassero anche un giorno solo, tutte le bestie morirebbero.

Genesi 33,14 - Il mio signore passi prima del suo servo, mentre io mi sposterò con mio agio, tenendo il passo di questo bestiame che mi precede e dei bambini, finché arriverò presso il mio signore in Seir.

Genesi 33,15 - Disse allora Esaù: Almeno possa lasciare con te una parte della gente che ho con me! Rispose: Ma perché? Basta solo che io trovi grazia agli occhi del mio signore!

Genesi 33,16 - Così quel giorno stesso Esaù ritornò per conto proprio in Seir.

Genesi 33,17 - Giacobbe invece partì per Succot, dove costruì una casa per sé e fece capanne per il gregge. Per questo chiamò quel luogo Succot.

Genesi 33,18 - Giacobbe arrivò sano e salvo alla città di Sichem, che è nella terra di Canaan, al ritorno da Paddan-Aram e si accampò di fronte alla città.

Genesi 33,19 - Acquistò dai figli di Camor, padre di Sichem, per cento pezzi d'argento, quella porzione di campagna dove aveva piantato la tenda.

Genesi 33,20 - Qui eresse un altare e lo chiamò El, Dio d'Israele.

Per intervento divino, come risulta dal versetto Genesi 33,4, Esaù corse incontro al fratello, lo abbracciò, gli si gettò al collo, lo baciò e piansero.
Esaù era sinceramente commosso.
Era, infatti, anche lui comunque un nipote di Abramo.
Non era solo un egoista, violento, insomma, poteva mettere da parte la spada in favore di sentimenti umani.
Del capitolo Genesi 33 ho provveduto alla decriptazione con i criteri di cui ho parlato nelle premesse.
Inizio col dare la giustificazione del decriptato del primo versetto, di cui riporto il testo ebraico.

Genesi 33,1 - Giacobbe alzò gli occhi e vide arrivare Esaù, che aveva con sé quattrocento uomini. Allora distribuì i bambini tra Lia, Rachele e le due schiave.





Il decriptato di questo primo versetto pare prendere spunto dall'episodio di Esodo 17,1-7 e Numeri 20,1-13 dell'acqua scaturita dalla roccia.

Portò forte illuminazione l'Unico di esistere (quando) videro versare da dentro una fonte con la forza del bastone che (Mosè) portò . Furono le menti - teste a desiderare () che:
- uscisse l'angelo (ribelle) dal mondo ;
- in azione per il ritorno l'Unico si portasse alla vista dei viventi e l'insidia che agisce nella vita dall'origine portasse a finire ;
- in un uomo si portasse a stare a chiudersi , giù venendo nell'esistenza ; a nascere () per stare tra i viventi ;
- dall'alto il rifiuto nel mondo portasse in azione al serpente ;
- nei corpi l'ammalare () recato in azione dal serpente a bruciare completamente fosse ;
- entrasse della risurrezione il soffio che delle tombe portasse il finire .

La decriptazione con le regole accennate nelle premesse fornisce per Genesi 33 una densa pagina di secondo livello profetica sulle vicende del Messia come si può seguire dalla decriptazione tutta di seguito qui in appresso.

Genesi 33,1 - Portò forte illuminazione l'Unico di esistenza, (quando) videro versare da dentro una fonte con la forza del bastone che (Mosè) portò.
Furono le menti - teste a desiderare che:

- uscisse l'angelo (ribelle) dal mondo;
- in azione per il ritorno l'Unico si portasse alla vista dei viventi e l'insidia che agisce nella vita dall'origine portasse a finire;
- in un uomo si portasse a stare a chiudersi, giù venendo nell'esistenza; a nascere per stare tra i viventi;
- dall'alto il rifiuto nel mondo portasse in azione al serpente;
- nei corpi l'ammalare recato in azione dal serpente a bruciare completamente fosse;
- entrasse della risurrezione il soffio che delle tombe portasse il finire.

Genesi 33,2 - E saranno illuminati viventi a venire nel mondo per servire portando segni che porterà l'Unico, indicando che sarebbe nato per stare nel mondo dall'angelo (ribelle) il principe dell'Unico. Da inviato nel mondo si porterà per venire il rifiuto alla perversità a recare. Sarà per il serpente il "basta" ad uscire. In un fratello nel corpo l'energia sarà della vita a recare. Verrà in un corpo nascosta la potenza e verrà la forza a recare per far perire nei fratelli, nei corpi, l'angelo (ribelle) che sta a vivervi.

Genesi 33,3 - Si porterà Lui tra gli Ebrei dal serpente in persona. Sarà al mondo in un vivente a portarsi. E sarà la risurrezione finale dalla tomba a portare. Dalla terra usciranno il settimo (giorno) con il Verbo i popoli per stare a vivere nell'eternità. Cammineranno col Risorto tutti e all'Eterno i fratelli sarà a recare.

Genesi 33,4 - E sarà nel corpi a scendere in azione la risurrezione che porterà il serpente a rovesciare dai corpi. L'Unigenito a finire lo porterà e sarà dai ventri rovesciata la perversità che portò a stare con il soffio il serpente. Dall'alto il precetto dell'Unico con il corpo gli porterà. E sarà a bruciarlo, rovesciandolo per la perversità e sarà nel pianto a portarlo.

Genesi 33,5 - Portata sarà la distruzione. A venirgli portata sarà dal corpo dell'Unigenito; ne verrà l'energia che a bruciarlo sarà nei viventi. Portatala, riverranno fanciulli nell'esistenza a rivivere, ma sarà, per la prima ribellione onde fu maledetto, il serpente arso. Fu a dire (Dio) che:
- nel mondo fanciulli sarebbero stati i viventi felici per la grazia che invierà;
- la divinità a entrare sarà nei viventi;
- verrà da un Servo retto.

Genesi 33,6 - E l'indicazione in cammino del rinnovamento servi porteranno che finita nel mondo dell'angelo (ribelle) la perversità saranno a rinascere. Lo saranno per l'entrata energia che porterà a tutti la risurrezione; alla fine (quei servi) annunciano che saranno angeli.

Genesi 33,7 - E tutti, lo scorrere della risurrezione, beneficherà. L'Unigenito a entrare porterà la forza per rinascere. Sarà nel mondo a portarne l'essenza. Completamente l'annunciato si porterà. Porterà in un fratello nel corpo l'energia a scorrere della risurrezione che sarà a riportare la pienezza. La sorte a chi ammala porterà. Sarà il fuoco completo annunciato a portargli.

Genesi 33,8 - (Pare ricordare l'episodio di cui parlo in "La risurrezione dei primogeniti" ove tra l'altro ho riportato decriptato il racconto in Genesi 32,23-31 della teofania di Giacobbe che lotta contro quell'uomo misterioso ai guadi dello Iabbok) Riportatisi che furono i primogeniti agli Amari, vivi essendo, in cammino tutti uscirono dall'accampamento in campo aperto. Questi fuori felici incontrarono. Tutti che s'erano riportati furono a dire: per aver trovato grazia agli occhi del Signore, ci siamo.

Genesi 33,9 - E furono i primogeniti agli Amari a vedere i simili; era stata tranquilla la moltitudine. I primogeniti che vivi erano, usciti erano dagli Egiziani (serpenti-Faraone) che li affliggevano; liberi camminavano.

Genesi 33,10 - Ma erano stati i primogeniti agli Amari ad essere in azione versati dalle case per Dio, inviati per primi per fede nell'Unico alla prova vennero. Fu la grazia, per le preghiere che inviate erano state con rettitudine, a riportare. Accettò il dono completamente. Nei giorni ad aiutarli sarà. Così sarà dall'alto la rettitudine a inviare in un corpo; l'Unigenito sarà finalmente a stare in persona. Fu così l'Agnello a venire. In persona fu Dio nel mondo a stare in un vivente. E fu in un corpo giù un angelo a stare.

Genesi 33,11 - Per versare la grazia dell'Unico venne dentro un corpo la rettitudine completa a stare in una Donna. Nel corpo Le entrò dentro. Venne dal Potente la rettitudine così a esserle con la grazia inviata. Fu la divinità a entrare a stare nella Madre. E la rettitudine, che è l'essenza del Potente, fu nella sposa a portarsi. Fu il Verbo giù nel corpo dentro a recarsi. E per obbedienza si chiuse.

Genesi 33,12 - A recare fu l'Unico a vivere in un corpo l'energia in pienezza per agire (onde) la perversità finire. La rettitudine di Lui il serpente spengerà, lo splendore lo fiaccherà.

Genesi 33,13 - E fu l'Unigenito tra i viventi alla vista del serpente a portarsi, che dall'Unico giudicato è stato. Fu per aiutare in azione la rettitudine nell'esistenza a entrare. Da fanciullo fu nella Madre nel corpo così a stare, onde da vivente portarsi nel mondo. Fu da primogenito ad abitare in una casa per rovesciare il cattivo serpente, ma in croce l'innalzerà. Sarà a portare per aiutare il Verbo il risorgere. Un giorno dall'Uno porterà gli uomini e tutti entreranno su a incontrarlo.

Genesi 33,14 - Fu tra gli Ebrei inviato dall'Unico. Del Signore fu la potenza in una persona a stare. Da servo si portò e l'Unigenito dagli angeli fu a venire per guidare il mondo all'Unico. La potenza dell'amore che c'è nel Potente con il corpo fu a rivelare. Un angelo uscì da una donna col corpo. Il Potente in persona fu a recare la potenza in un corpo. La rivelò in un fanciullo ove entrò a stare a vivere l'Eterno. Da una donna il corpo, dal Padre Unico la divinità. Il Signore di Gesù fu nel corpo a entrare.

Genesi 33,15 - Portata fu all'origine ai viventi con il male la distruzione. Giù li afflisse nel mondo l'angelo (ribelle) che iniziò ad agire da piaga per i viventi. Lamenti dai popoli iniziarono: che a liberarli venisse nell'esistenza a portarsi colui che fu ad originarli! (Onde) l'amarezza dai viventi uscisse da Questi uscì la forza delle origini con la grazia dentro in azione. Dagli oppressi fu il Signore a stare!

Genesi 33,16 - Portò l'essenza in una casa- famiglia; dentro fu portato dalla Madre nel mondo. Per Lui si vide una luce portarsi alla nascita. Nel corpo la rettitudine in Gesù si lanciò.

Genesi 33,17 - E fu visto riversarsi sulla casa d'angeli un cerchio che la visione della capanna indicavano a chi da fuori si portava. Erano dal Figlio ad accompagnarli. Onde l'abitazione fossero a indicare li portò il Potente. Con il bestiame si portavano a vedere la luce uscita sulla capanna indicata. Vedevano coloro che camminavano il puro corpo da una donna Madre uscito in vita, sperato dai viventi, nella capanna su cui si portava il segno.

Genesi 33,18 - E fu della famiglia - casa il primogenito stare alla vista, versato dentro sano. Vedevano che era povero come la Madre. Dell'Unico il principe dentro la terra di Canaan abitò. Dentro l'Unigenito si portò a vivere per riscattare dall'aborrito verme. E fu di nascosto dell'angelo (ribelle) a venire in una persona che stava fuori d'una città.

Genesi 33,19 - E fu sugli steli (di grano) a venire, di nascosto dal serpente. Rovescerà alla fine del mondo il demonio che entrò di una donna nel corpo l'energia (onde) dai cuori usci il Nome. L'Unico al mondo l'energia ha recato in un vivente. La forza insinuata, per l'angelo (ribelle) sarà da veleno portata in un corpo dal Padre. Sarà a bruciarlo la rettitudine che in un vivente abita. Dai viventi per l'Unigenito uscirà; rovescerà bruciato chi è nei cuori entrato.

Genesi 33,20 - E fu giù ad abitare il Nome tra i viventi. In sacrificio si portò. Il diletto Unigenito al serpente recò la maledizione. Dio al mondo fu in Israele.

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