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DECRIPTAZIONE BIBBIA...

 
I CANTI DELLE SALITE

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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I 15 GRADINI DEL SALTERIO »

VIVERE DA PELLEGRINO
L'uomo, uscito dall'infanzia, prima o dopo, se non è completamente alienato, si trova a chiedere quale sia il senso della propria vita, ma accade che se non lo cerca con pervicacia o non lo trova non gli resta che vivere al meglio che può, auspicando una vita "decente" che non sempre gli riesce possibile e gradita.
Certo è che la vita che l'uomo vive sulla terra è vissuta in un corpo corruttibile destinato a perire, mentre, in effetti, aspira alla felicità e comprende che questa è solo di attimi, comunque effimera per il limite che ha, quello del tempo e per la propria carne che, appunto, è soggetta a subire la corruzione.
Il cuore dell'uomo è un abisso (Salmo 64,7) di aspirazioni e di desideri.
Solo ciò che è infinito può riempirlo.
Solo l'Eterno e l'eternità sono in grado di soddisfare l'esigenza.
Proprio il guardare al tempo, che comporta che qualsiasi cosa l'uomo faccia sulla terra inesorabilmente passa, dovrebbe portarlo alla sapienza.

Il fedele, col Salmo 90, che il versetto 1 chiama: "Preghiera. Di Mosè, uomo di Dio", al versetto 12 implora il suo Creatore: "Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore."
Ora, Mosè visse da straniero e pellegrino tutta la sua vita:

  • 40 anni da ebreo soffrì per la persecuzione sin dalla nascita e dovette fuggire dall'Egitto quando prese le parti dei propri fratelli ebrei perseguitati;
  • 40 da esule in terra di Madian;
  • 40 anni pellegrino capo di una grande carovana verso la Terra Promessa, in cui non entrò.
La vita, insomma, per lui fu sempre un esilio e un lungo pellegrinaggio e, essendo riconosciuto un grande maestro di vita, nell'ebraismo restò l'insegnamento che appunto sulla terra si è in esilio e solo col Signore ha senso vivere.
In definitiva che tutta la vita non è altro che un lungo viaggio verso di Lui, per prepararsi a stare con Lui, è la conclusione che ha portato con la Torah che secondo la tradizione scrisse ispirato da Dio.

Al riguardo, il Salmo 84,5s precisa proprio questa posizione: "Beato chi abita la tua casa: sempre canta le tue lodi! Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio."
La "tua casa" allora era il Tempio di Gerusalemme, oasi di pace, immagine della vita eterna sperata e il viaggio alla città del Santo era la prova della buona intenzione del fedele di considerare nel profondo del proprio cuore che la vita è proprio tutto un pellegrinaggio verso di Lui.
Del resto il pellegrinaggio è prescritto dalla Torah per le tre feste comandate, Pasqua, Pentecoste e Capanne, infatti:
  • Esodo 23,14-17 e Esodo 34,18-23 - "Tre volte all'anno farai festa in mio onore: osserverai la festa degli azzimi ("Pesach")... la festa della mietitura (o delle settimane "Shavuot")... la festa del raccolto ("Sukkot"). Tre volte all'anno ogni tuo maschio comparirà alla presenza del Signore Dio..." e "Osserverai la festa degli azzimi ("Pesach")... Celebrerai anche la festa della settimana ("Shavuot"), la festa cioè delle primizie della mietitura del frumento e la festa del raccolto ("Sukkot") al volgere dell'anno..."
  • Deuteronomio 16,16 - "Tre volte all'anno ogni tuo maschio si presenterà davanti al Signore tuo Dio, nel luogo che Egli avrà scelto: nella festa degli azzimi ("Pesach"), nella festa delle settimane ("Shavuot") e nella festa delle capanne ("Sukkot"); nessuno si presenterà davanti al Signore a mani vuote."
Si legge che dopo aver preparato tanti materiali per la costruzione del Tempio, David benedì il Signore davanti a tutta l'assemblea e disse: "Noi siamo stranieri davanti a te e pellegrini come tutti i nostri padri. Come un'ombra sono i nostri giorni sulla terra e non c'è speranza." (1Cronache 29,15)

Ora, nel passato si è pensato che quei canti fossero cantati da Sacerdoti cantori per salire i 15 gradoni del Tempio ed erano detti "graduali" come poi presero tale nome tutti i Salmi recitati nella "Liturgia della parola" delle varie Messe, ma la motivazione che li ha mossi è l'altra, quella della salita dei pellegrini verso Gerusalemme.
Nel camminare della vita in questa terra del pellegrinaggio la Legge del Signore allarga il cuore perché fa pensare al cielo e incita il fedele, che riconosce l'amore di Dio per lui, al canto, infatti: "I tuoi decreti sono il mio canto nella dimora del mio esilio." (Salmo 119,54)

Quando sono assolti i disposti della Torah con il segno concreto del pellegrinaggio comandato verso Gerusalemme, la città santa perché vi abitava il Santo, allora veniva spontaneo il canto nel cuore che diviene corale ed ecco, allora, i "Canti delle salite" o "delle ascensioni".

Da qualsiasi parte si proviene per andare a Gerusalemme, situata a circa 800 metri di altitudine, le carovane dovevano salire, tanto più se provenivano dalla città Gerico che si trova a - 250 metri sotto livello mare, in quanto, prossimo alla depressione del Mar Morto.
Questi canti, peraltro, sono precedenti alla formazione finale del Salterio, nati nel tempo, alcuni forse sono veramente antichi se si guarda alle attribuzioni di alcuni, a David e Salomone.
Erano evidentemente raccolti da formatori, educatori, organizzatori di pellegrinaggi che partivano in carovane organizzate dalle varie città verso Gerusalemme nei tempi prescritti e li facevano cantare alle carovane nei momenti di sosta e di preghiera.

È da ricordare il racconto nel Vangelo di Luca in 2,42s quando dice di Gesù: "I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa" e poi è citata la comitiva, ossia la carovana di pellegrini cui s'erano uniti quelli di Nazaret, infatti: "Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti..." (Luca 2,44)

Com'è noto, la vita pubblica di Gesù di Nazaret ebbe inizio nel luogo del Battesimo che è nelle piane di Moab lungo il Giordano tra Gerico e il Mar Morto, il punto più depresso della terra, e tutta la sua missione fu una grande salita verso Gerusalemme, la città Santa, il luogo del Tempio e della presenza di Dio tra il suo popolo, il monte Moria di Genesi 22 del sacrificio di Isacco, fino a quando, ivi, fu innalzato sulla croce.
Gesù, più volte, nei Vangeli "sale" a Gerusalemme, come tanti pellegrini che vi ascendevano per i riti sacri, cui anche Lui partecipa.

Ora, in quelle lettere ebraiche di "Canto delle salite", in ebraico "Shir hamma'lot" spiccano le lettere di "alto" "e'l" , quindi, di "innalzato" e di "olocausto" "o'llah" (), per cui le lettere suggeriscono "risorto fu il corpo ; riuscì vivo l'innalzato () portato in croce ".

Il pensiero si porta, quindi, proprio su Gesù che fu offerto in "olocausto" come lo fu l'agnello in sostituzione di Isacco sul Moria.
Del resto Moria in ebraico è allusivo della "vita - acqua - madre che porterà dal corpo IAH (IHWH)".

Ecco che nei Vangeli si trova che Gesù prende spunto proprio da queste salite a Gerusalemme per annunciare gli eventi che lo riguardano e la propria passione:
  • Matteo 20,17-19 - "Mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà."
  • Marco 10,32-34 - "Mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti. Presi di nuovo in disparte i Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà."
  • Luca 18,31-35 - "Poi prese con sé i Dodici e disse loro: Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e si compirà tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell'uomo: verrà, infatti, consegnato ai pagani, verrà deriso e insultato, lo copriranno di sputi e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno e il terzo giorno risorgerà. Ma quelli non compresero nulla di tutto questo; quel parlare restava oscuro per loro e non capivano ciò che egli aveva detto. Mentre si avvicinava a Gerico...", e Luca segnala che il pensiero di Gesù nacque proprio collegato a Gerico, luogo prossimo al suo battesimo.
  • Giovanni 7,8s - "Salite voi alla festa; io non salgo a questa festa, perché il mio tempo non è ancora compiuto. Dopo aver detto queste cose, restò nella Galilea", ma poi in segreto vi andò.
Il giorno dell'uccisione degli agnelli per la festa di Pasqua, che pare proprio essere stata quella del 30 d.C., Gesù, quale agnello senza macchia, salito a Gerusalemme, fu innalzato sulla croce, vittima, altare e sacerdote per entrare nel Santo dei Santi del "Cielo".

In definitiva, camminare con Gesù verso Gerusalemme significa tendere verso una città non costruita da mani di uomo, ma da Dio stesso.
Lui ne è l'architetto, lui prepara per noi questa città dalle salde fondamenta.
Del resto Abramo, il padre nella fede "...aspettava, infatti, la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso" (Ebrei 11,10), la nuova Gerusalemme.
Presento ora di seguito quei 15+1 Salmi.

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