COSA NASCONDE IL RACCONTO DI NOÈ E DEL DILUVIO?
di Alessandro Conti Puorger
parti precedenti:
INTRODUZIONE »
I PATRIARCHI PRE E POST DILUVIO »
ANTEFATTI AL DILUVIO - CORRUZIONE DELL'UMANITÀ »
L'ACQUA DEL DILUVIO »
L'ALTRA FACCIA DEL DILUVIO
Il precedente excursus sull’episodio del diluvio si è concluso prefigurando un evento connesso ad una pioggia che annuncia una grazia.
L’idea del rovesciamento su Noè
della grazia
,
tra l’altro, è insita graficamente già nel versetto: Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore
È questo il momento in cui, di fatto, è preannunciato che il Signore recederà dall’ira ed invierà la grazia agli uomini, come pioggia.
Partendo da quelle lettere e pensando alla parola grazia viene alla mente un’altra situazione, quando Dio invio un angelo a coinvolgere una donna nel piano di salvezza, come in fondo Dio fece con Noè:
"
Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio." (Lc. 1,30) e cominciò: "
Ti saluto piena di grazia, il Signore è con te." (Lc. 1,28)
Settanta facce ha la parola di Dio, perché appunto le lettere dicono di più delle parole, ed entrando con questo pensiero, quelle lettere possono anche prefigurare l’evento dell’annunciazione:
-
Portò
un angelo
di nascosto
alla Madre
giù
l’Unico
,
perché Lei aveva trovato,
-
grazia agli occhi del Signore.
Non a caso i Padri della Chiesa hanno visto Maria, quale arca dell’alleanza, figura del vascello che pur nella procella salva chi a lei si affida.
È mia esperienza, dalle tante decriptazione effettuate, che la maggior parte dei messaggi biblici nascosti hanno per riferimento l’avvento del Messia; infatti, questa era l’attesa per il completamento del disegno della creazione, ma su ciò non si poteva, per comprensibili motivi, essere troppo espliciti.
Vedo connesso a tale pensiero sulla tensione al completamento ed al Messia il passo di S. Paolo ai Romani 8,19-22: "
La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio ... e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione ... Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto."
Veniva questo tema lasciato prevalentemente a visioni ed a forme di letture che lasciassero qualche margine di libertà, essendo in definitiva una speranza e non ancora certezza.
Per capire di più, vado a vedere nei successivi quattro versetti del Capitolo 6 del Genesi (6,9-13) se vi siano elementi che rafforzino quest’idea che si va formando sul racconto del diluvio.
"Questa è la storia di Noè. Noè era un uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio.
Noè generò tre figli: Sem, Cam e Iafet.
Ma la terra era corrotta davanti a Dio e piena (la terra) di violenza.
Dio guardò la terra ed ecco essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra.
Allora Dio disse a Noè: E' venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco io li distruggerò insieme con la terra."
Anche in questa serie di quattro versetti si trovano ripetizioni:
- quattro volte Dio
;
- quattro volte Noè
;
- sei volte terra
;
- due volte ogni uomo, che in effetti è ogni carne
.
Quei quattro versetti girano attorno a termini che contengono per quattro volte il radicale
che indica abbattere deprimere e precisamente:
- due volte con era corrotta
e
;
- in pervertito
;
- distruggerò
.
Sono queste parole dure, ma, come prima, dobbiamo pensare bene di Dio.
Il radicale
,
infatti, se aperto con le lettere ci può anche portare a pensare bene, in quanto "risorti
dalle tombe
usciranno
"
e, poi, nascosto nella parola
ci sono le lettere che formano la parola Messia, cioè "il Messia
sarà
finalmente
tra i viventi
".
Quelle consonanti di
in egiziano
S"HYT poi indicano "barca".
L’autore sta preparando l’idea dell’arca di Noè ed anche i Vangeli collegano sempre la salvezza alla barca di Pietro.
Il tutto poi è aperto dalla parola
toledot, che tradotta con "storia", ma più esatto sarebbe tradurre con "generazione od origini" e questa è foriera d’una novità per l’uomo, proprio d’una rifondazione.
Tra l’altro il fatto che Dio è nominato quattro volte indica che la decisione è importante e quanto è detto è sancito.
Dio, cioè, com’abbiamo osservato, riprende la storia di sviluppo dell’uomo, interrotta per lo sviamento intervenuto, ed annuncia la nuova creazione.
Osservo che il nome usato di
,
"le potenze" può aprirsi leggendo le lettere in più modi che portano sviluppi, tutti collegati ed ampliati nel contesto biblico con un processo di arricchimento, in quanto le lettere hanno in sé tale potere grazie al messaggio grafico che contengono.
Quelle lettere, se riferite al serpente ed al male, portano a:
- all’origine
il serpente
entrò
a stare
nei viventi
;
- il maledetto
fu
nei viventi
;
- il maledetto
()
entrò
a stare
nelle acque
;
- per l’Unigenito
il serpente
ad uscire
sarà
dai viventi
.
Se riferite a Dio si ha:
- dall’Unico
potenti
ad uscire
saranno
le acque
(diluvio);
- l’Unico
con potenza
aprirà
il mare
(apertura del mar Rosso);
- Dio
ad uscire
sarà
da Madre
(natività);
- Dio
nel mondo
sarà
un vivente
(incarnazione).
Ci sono anche le parole:
- terra
:
"l’Unigenito
in un corpo
scenderà
",
che pure reca all’idea dell’incarnazione;
- "ogni uomo
:"
gli abitanti
risorgerà
i corpi
."
È opportuno ricordare che:
- avvenne prima un fatto, l’uscita dall’Egitto e l’apertura del mar Rosso, atto creativo del popolo d’Israele, come d’un bimbo esce dalle acque del parto;
- il Genesi fu scritto a storia consolidata e n’è una postuma ispirata interpretazione ed idealizzazione tesa a dimostrare che tutto era nel disegno di Dio; cioè, il diluvio, con l’elezione di un uomo giusto, è parallelo all’uscita dall’Egitto del popolo ebraico che è l’elezione d’un popolo giusto;
- quel fatto fondante è comunque sullo sfondo ed evoca il racconto in modo allegorico come ho evidenziato e su cui poi darò altri cenni.
Tutto questo però è lo scenario in cui il messaggio si muove, ma l’autore voleva non solo fare un panegirico, una razionalizzazione ed una mitizzazione della storia che evidentemente era nello sviluppo orale della tradizione contemporanea, ma anche scrivere le proprie convinte speranze, la fede e l’attesa nella risurrezione e nel Messia; asseriva così che ciò che era solo un mito falso e bugiardo per l’Osiride della cosmogonia egizia, sarà effettivamente, in modo simile, ma per amore degli uomini, attuato dal Dio d’Israele, in quanto tutti siamo figli suoi, e non solo il Faraone.
Vi sono così tanti elementi ed avvisi dell’autore che portano a far intendere che il discorso è pieno di significati che vanno al cuore delle attese ultime dell’uomo, e fanno sì che diviene di secondaria importanza il racconto esterno, la disputa sulle dimensioni dell’arca e di come ha fatto ad ospitare tutti gli animali, il cercare dove s’è arenata, ecc.
Non mi restava perciò che andare a decriptare l’intero racconto, che palesa che l’autore aveva in mente l’ordito dell’incarnazione a supporto del disegno midrashico del diluvio e di Noè.
Riporto perciò in appendice il decriptato dei tre capitoli 6, 7 e 8 del Genesi.
Per brevità non riporto invece la dimostrazione, ma chi è interessato potrà, risalendo dall’originale ebraico, verificare che nell’ottenere il testo nascosto ho sempre rispettato integralmente le regole predefinite del metodo di decriptazione in "
Parlano le lettere" di "
Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche" e che vi è stretta corrispondenza biunivoca tra l’ottenuto e le lettere ebraiche usate dall’autore del Genesi con i significati grafici delle stesse indicati dal metodo stesso.
I verbi non li metto al futuro, ma al passato al presente o al futuro secondo la situazione in relazione a come, in effetti, poi gli avvenimenti si sono svolti e si attende che si svolgano in Gesù Cristo.