COSA NASCONDE IL RACCONTO DI NOÈ E DEL DILUVIO?
di Alessandro Conti Puorger
parti precedenti:
INTRODUZIONE »
I PATRIARCHI PRE E POST DILUVIO »
ANTEFATTI AL DILUVIO - CORRUZIONE DELL'UMANITÀ »
L'ACQUA DEL DILUVIO »
L'ALTRA FACCIA DEL DILUVIO »
DILUVIO, INIZIO DI UN TEMPO NUOVO »
L’ARCA
Il problema è come superare quella realtà che il Genesi segnala in termini crudi.
Il libro fornisce l’inizio di una risposta su tale profondo problema esistenziale.
In sintesi il diluvio evoca il timore, legato alla morte inevitabile ed inattesa verso la quale non vi è difesa, ma alla quale solo Dio può porre rimedio.
Nel caso specifico suggerisce di prepararsi a tempo ispirando un’idea, l’arca, che attuata porta alla salvezza fisica i pochi residui credenti, cioè Noè, i 3 figli e le 4 mogli, 8 in tutto, rispetto all’umanità intera che, di fatto, perisce nell’ambito di quella paura.
Importante nella storia del diluvio è la parola arca che si trova scritta nelle due forme TBT tebat
e TBH tebah
ed è usata in tutto il canone biblico ebraico soltanto:
- nel libro del Genesi (Capitoli 6-9), con riferimento all’arca di Noè, 24 volte (3x8) nella forma
e una sola come
;
- nel libro dell’Esodo, al Capitolo 2 versetti 3 e 5, per 2 sole volte, la prima nella forma
e la seconda come
,
entrambe con riferimento al cestello o canestro, che opportunamente impeciato, come l’arca, servì da culla a Mosè quando fu messo nel Nilo.
Ciò certamente non è accostamento casuale, ma prova che l’autore del Genesi, che scrisse molti secoli dopo la vicenda di Mosè salvato dalle acque raccontata nell’Esodo, aveva in mente questo fatto nel dire del diluvio e ciò fa segnare altri punti a favore d’un racconto parabolico allegorico.
Mosè fu salvato dal Nilo, che rappresenta il male ed il drago antico, come l’umanità è salvata da Dio Padre con Noè e l’arca nel racconto esterno, e con il Cristo ed il suo legno, la croce, in quello criptato.
Tornando ai segni ebraici che formano la parola arca è di fatto conclamato che la
è una "casa" o "dentro" e la lettera
una "croce", un segno volontario.
Provo a disegnare queste figure:
C’è una casa in pianta schematica e due croci ai lati.
Ciò porta ancora al racconto dell’Esodo quando Mosè dette disposizioni per prepararsi alla notte in cui doveva passare lo sterminatore, che uccise i primogeniti dei potenti egiziani e del Faraone, segnando gli stipiti delle proprie case con il sangue dell’agnello pasquale: "
Preso un po’ del suo del sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case..." (Es. 12,7) per distinguere le case ebree da quelle degli egiziani.
In altre parole
"indica
che vi abita
un prescelto
".
Così, nel racconto del diluvio Dio farà la stessa differenza, salverà l’arca ove vi sono i prescelti e farà morire gli altri.
Il principale comandamento per rispettare l’alleanza col Signore: "Ascolta Israele Il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo con tutto il cuore, con tutta l’anima, e con tutte le forze.
Questi comandi... li scriverei sugli stipiti della tua casa..." (Deut. 6,4-8)
C’è perciò nell’immaginario ebraico, una gran tensione su questa casa segnata, tanto che gli ebrei che considerano il corpo come la casa mobile dell’uomo segnano la propria fronte e si mettono segni particolari alle mani per la preghiera.
Vedendo poi quei segni in egiziano,
T sono confini e
B è una gamba con piede che indica "luogo, posto", ma per traslato il luogo di residenza, ossia l’Egitto stesso, perciò il ripetere 24 volte nel Genesi, cioè 3x8 = tre pienezze si ha la certezza di 3 liberazioni, corrispondenti ai tre livelli dello scritto:
-
mediante l’arca di Noè, per lo scritto esterno;
- TBH in egiziano dai "confini dell’Egitto usciremo", come idea di partenza trasferita nella mitizzazione della storia che ha ispirato il diluvio;
- nel livello del criptato, il cui racconto porta a pensare al Crocifisso
in cui dentro entreremo, ed a casa ci porterà.