BibbiaWeb.net - di Alessandro Conti Puorger

Decriptare la Bibbia - di Alessandro Conti Puorger Autore   Contatti    Cerca      Home     
BibbiaWeb 2006  
Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraicheDecriptazione Bibbia - Clicca qui per consultareParlano le lettere
Cerca negli articoli
Consulta le rubriche
  Lettere ebraiche
    e codice Bibbia
  Decriptazione Bibbia
  Attesa del Messia
  Vangeli
    e Protovangeli
  Ricerche di verità
  Racconti
    a sfondo biblico
  San Giuseppe

Decriptare la Bibbia
  Tutti gli articoli
  Indice
     brani decriptati
  Articoli più letti

 

DECRIPTAZIONE BIBBIA...

 
COSA NASCONDE IL RACCONTO DI NOÈ E DEL DILUVIO?

di Alessandro Conti Puorger
 
 

    parti precedenti:

INTRODUZIONE »
I PATRIARCHI PRE E POST DILUVIO »
ANTEFATTI AL DILUVIO - CORRUZIONE DELL'UMANITÀ »

L'ACQUA DEL DILUVIO
La situazione della terra dopo il diluvio è analoga al momento della creazione: Le acque s’innalzarono sempre più sopra la terra e coprirono tutti i monti più alti che sono sotto il cielo. (Gen. 7,19)

Per entrare nel pensiero dell’autore del Genesi circa le acque del diluvio è da notare per quel libro Dio non creò mai le acque, tant’è che: "In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque." (Gen. 1,1.2)

Nel primo giorno creò la luce e nel secondo (Gen. 1,6-8):
Dio disse: Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque.
Dio fece il firmamento e separò le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamento. E così avvenne.
Dio chiamò il firmamento cielo.
E fu sera e fu mattina secondo giorno.

In definitiva sembra, così, che ci siano acque particolari, preesistenti alla creazione, che erano presso Dio ed il firmamento fu posto in mezzo alle acque come una placenta che separa la madre dalla creatura.
La terra apparve solo nel terzo giorno quando Dio raccolse le acque.

A queste acque da sempre è connesso il senso del sacro attribuito a quelle terrene, ritenute collegate al cielo (2° giorno), perché danno vita.
Si pensi a riti di purificazioni delle varie religioni, al bagno purificale degli ebrei nella miqwah , al battesimo di Giovanni ed allo stesso battesimo cristiano.
Per sondare il pensiero del secondo giorno della creazione è però da cercare tra le immagini della cosmogonia egiziana, che esisteva in contemporanea del momento cui fa riferimento lo scrittore della Genesi.
Sopra tutti gli dei del mondo egizio, c’è ITN Aton (il dio unico d’Amenofi IV che cambiò il nome in Akhenaton) dell’essere (I) completa (T) emanazione (N), su cui gli antenati dei fuoriusciti ebrei dall’Egitto ebbero evidente influsso, visto che fu l’unico squarcio di monoteismo nel paganesimo.
Aton crea Shu il dio dello splendore dell’aria e la sua controparte femminile Tefnut, dai quali nascono Geb - la terra e Nut - il cielo.
Il segno della volta del cielo , dei geroglifici egiziani, è una mensa.

Del cielo esistono due forme:

  • la maschile il cielo PT che sopra il segno del cielo ha i segni consonantici di P di T, cioè, una pietra e un pane;
  • la femminile la cielo NUT con gli stessi segni con la variazione di un orcio per la bi-consonante NU al posto della pietra P. L’orcio NU è N + due Iod=U e si può immaginare pieno d’energia N e di vita Iod. In ebraico due Iod e una N è vino , perciò l’orcio figurativamente è pieno di un vino spirituale.
Alla volta sono attaccate le stelle e viene la pioggia .

Il tempo è l’orcio NW con il pane T e con il dimostrativo sole.

Questa simbologia, rivisitata in forma monoteista, ha influito il libro nella Genesi nel 2° giorno della creazione in cui Dio dà origine al cielo, in ebraico .
Questa parola si può dividere in "Sha-Maim" ricorda il dio egizio "Shu" - splendore di PtaH - e alle onde dell’acqua "maim" cioè all’energia, rappresentata da un’onda, che sta nell’orcio della dea NUT.
Nel cielo, Shamaim di Dio, quindi c’è acqua, ma evidentemente è un’acqua particolare perché di Iahwèh l’acqua è vita ; è acqua viva, non creata perché è propria di Dio che nel 2° giorno la separa da quella dell’uomo, che è pure collegata a Lui.
L’acqua sulla terra, perciò, è un Suo dono e, seguendo il percorso delle acque s’arriva alla sorgente del Paradiso ove c’era "Un fiume che usciva dall’Eden ..." (Gen. 2,10) da cui attingeva l’albero della vita. (Vedi: "Il giardino dell’Eden" e "I cherubini alla porta dell’Eden").

Verso quest’acqua c’è tensione in tutta la Bibbia e basta ricordare:
  • il Salmo "Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio." (Sal. 42,1)
  • le visioni dei profeti delle acque che escono dal Tempio;
  • le acque che escono dal costato di Cristo.
Il far scendere le acque del diluvio è perciò compiere un atto spirituale.
Dio, di fatto così, rimette in comunicazione le acque di sopra con le acque di sotto, con ciò intende finire il silenzio causa del peccato e ricominciare a parlare con un uomo, Noè, con cui ricomincia la storia di sviluppo dell’umanità che era stata interrotta dal peccato e dopo l’omicidio di Caino.
In sintesi si ripetono gli atti della creazione, per rifondare l’uomo.
Si separano le acque (segno del 2° giorno), spunta la nuova flora (segno del 3° giorno), esce l’arcobaleno (segno i luminari del 4° giorno), escono gli animali nell’arca (5° e 6°) ed esce un’umanità nuova.
Come interpretare allora la dichiarazione che dopo il diluvio "Perì ogni essere vivente che si muove sulla terra, uccelli, bestiame, e fiere e tutti gli esseri che brulicano sulla terra e tutti gli uomini."? (Gen. 7,21)

Da questa dichiarazione consegue che:
  • l’umanità attuale, pur se figlia d’Adamo, è tutta discendenza di Noè;
  • per tutti c’è in atto l’alleanza fatta da Dio con lui;
  • la discendenza maschile di Caino è quindi perita, ossia non ha più spazio nel mondo a venire.
L’orcio della dea NUT racchiudeva energia N.
Visto con i segni ebraici quell’orcio rappresenta la grazia = "racchiude energia " e Dio lo rovescia e fisicamente n’esce la parola Noè su cui ricade l’energia racchiusa ".
È Noè progenitore di tutti, perciò, l’autore biblico sostiene che per tutti è in atto la ripresa del colloquio da parte di Dio e la sua alleanza, esplicitata poi dal famoso arco nel cielo, che nell’accezione comune è l’arcobaleno, di cui appunto è detto nel racconto del diluvio, dopo il quale asserì: "Non maledirò più il suolo a causa dell’uomo, perché il cuore dell’uomo è incline al male fin dall’adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente com’è fatto." (Gen. 8,21)
Quest’arco annunciò la gloria del Signore, ed è una parola della descrizione del Figlio dell’Uomo sul carro di fuoco d’Ezechiele ed il nominarla è mandare la mente a quella visione, scritta prima del Genesi, di cui ho parlato ampiamente in "Il carro di fuoco d’Ezechiele: UFO e/o macchina del tempo?".
Ezechiele (1,27.28) così disse: "Da ciò che sembrava essere dai fianchi in su, mi apparve splendido come l’elettro e da ciò che sembrava dai fianchi in giù, mi apparve come di fuoco. Era circondato da uno splendore, il cui aspetto era simile a quello dell’arcobaleno nelle nubi in un giorno di pioggia. Tale m’apparve l’aspetto della gloria del Signore. Quando la vidi, caddi con la faccia a terra e udii la voce di uno che mi parlava."
Di quei versetti questa è la decriptazione (la dimostrazione la riportai in quell’occasione).

Decriptazione Ezechiele 1,27.28
"Porterà l’Unigenito alla vista di rettitudine una sorgente che dalle tombe risorgerà i viventi.
Ri-cammineranno i morti che nell’Unigenito entreranno.
L’Unigenito risorto dentro sarà sul colle.
Nell’aperto foro dentro saranno ad abitare i viventi che vivo lo rivedranno.
Gli uomini dagli angeli saranno portati e con potenza vivi l’innalzerà per potare a vivere la vita con i corpi dall’Unico in cui entreranno gli uomini che da angeli saranno a portarsi e del Potente a vivere nel cuore entreranno.
Vedranno che era il Crocifisso che fu un retto uomo a cui per primo uscì la prima risurrezione e nello splendore del Potente si portò per tornare a stare a casa.
Da casa vivo con il corpo l’Unigenito rientrerà nel mondo per riversare la risurrezione alla fine, (in quanto) dell’Unico il Principe era che nell’esistenza della rettitudine in azione inviò l’energia dentro un giorno nel mondo.
Scorrerà la risurrezione dalla piaga, da cui inviò acqua, che vedranno aperta.
Nello splendente foro dentro stava.
Dentro di Lui dei viventi i corpi all’Unigenito usciranno simili per rettitudine.
A casa li porterà per mano il Signore che li condurrà dell’Unico alla vista. Dal mondo li porterà dell’Unico al volto.
Innalzerà le persone che saranno portate nell’Unico risorte."

Questo "mio arco" (Gen. 9,13) nelle nubi è "qashetti" e può esser letto appunto, come annuncio di risurrezione "versata la risurrezione per tutti sarà ".
"a versare la risurrezione alla fine sarà ", vera profezia d’alleanza con l’uomo che si attuerà, poi, nella nuova alleanza in Cristo, annunciata nell’ultima cena col pane e vino (che si trovano anche sulla tavola ) e col segno della risurrezione del Crocifisso.
Così quell’arco accerta un patto che supera ogni possibile catastrofe. Idrogeologica, per terremoti od altri eventi, che di fatto paiono continuamente smentire quel patto, se preso nel senso delle scienze fisiche terrene.
Tra l’altro, parlando di Noè, Gesù dice (Lc. 17,24-27): "Come il lampo, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’Uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione. Come avvenne al tempo di Noè così sarà nei giorni del Figlio dell’Uomo: mangiavano, bevevano, s’ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece perire tutti."
L’immagine di questo lampo e di Noè portano a pensare all’arcobaleno collegato con la venuta del Figlio dell’Uomo.
È vero che qui Gesù conferma che perirono tutti, ma il discorso è in termini apocalittici come nel Genesi, ma nel parallelo Vangelo di Matteo (24,39) Gesù dice: "venne il diluvio e li inghiotti tutti"; perciò se era acqua vera morirono e se era una acqua speciale che portava grazia, l’hanno ricevuta.
È pur vero che quei giorni saranno felici, perché il Figlio dell’Uomo verrà per dare la risurrezione: "in un istante in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati." (1 Cor. 15,52).
Chi di certo perirà sarà il nemico: "L’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte" (1 Cor. 15,26), come nell’episodio degli indemoniati Gadareni, ove i demoni entrarono in una mandria di porci che si lanciarono nel mare (Mt. 8,28-34; Mc. 5,1-20 e Lc. 8,26-39), episodio figura del battesimo e del diluvio in cui si muore al peccato per rinascere in Cristo.
S. Paolo, fariseo, attento scrutatore della parola, osserva (Ef. 6,12):"la nostra battaglia non è infatti contro creature si sangue e di carne, ma ... contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male..."
In definitiva, il messaggio biblico con la parabola di Noè profetizza che su un uomo si rovescerà la grazia, onde tutti gli uomini, soggetti alla morte, saranno salvati con la risurrezione.
Questo messaggio è lo stesso che ha raccolto il Vangelo di Giovanni al Capitolo 21 quando, dopo la risurrezione di Gesù, presenta la scena, sulle rive del mare di Galilea, del Risorto che incontra 7 apostoli - con lui 8 in tutto - segno profetico dell'8° giorno, il giorno escatologico, e degli 8 salvati dall’arca (Noè, la mogli ed i 3 figli con le mogli), con a capo Noè, il cui nome in ebraico discende dal radicale "guidare"; perciò Gesù, il Noè profetizzato, è promessa di guida.
Lì vi è anche una barca, che ricorda l’arca, ma questa volta è da riempire di pesci, (che non erano stati salvati da Noè) e che rappresentano chi fa ancora parte del mondo antico, di prima del diluvio, passati vale a dire senza mutare nel mondo nuovo, discendenti perciò ancora del tempo del peccato.
È quest’episodio, dell’incontro di Gesù risorto, l’invio di Pietro e gli altri a popolare, il mondo nuovo, nato dal nuovo diluvio spirituale uscito dal costato di Cristo, evangelizzandolo con l’annuncio della sua morte, rivisitata sotto il segno dell’alleanza della risurrezione, palese in Cristo come un arcobaleno, (Vedi: "Numeri nei Vangeli e nell'Apocalisse: Annunci del Messia" nel paragrafo "Pescare 153 grossi pesci").

Faccio poi notare com’è sorprendente che a diluvio finito, Noè piantò una vigna (Gen. 9,20) e si mise a produrre vino.
Il vino però, come abbiamo fatto notare, è connesso all’idea dell’orcio della dea Nut e ciò conforta anche sulla possibilità d’una lettura segreta del testo (Vedi: "Chi legge doppio è brillo" in "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche").
Si delinea così, sempre più concretamente, che l’acqua del diluvio non è un’acqua fisica, ma un atto di grazia unilaterale, che viene dalla misericordia del Signore, con cui è ad inondare il mondo ed i suoi abitanti, e li considera morti al vecchio regime e graziati nel nuovo, alla stregua di condannati giustamente a morte, perdonati, perché si rompe il loro cappio.
In linea con questo criterio è il battesimo cristiano che uccide il peccato ed il peccatore nelle acque del battesimo e fa nascere un uomo per una vita nuova (come con Noè la nuova umanità) e gli si da un nuovo nome, perché rinato.
Non voglio con ciò certo negare che come spunto a base del racconto "diluvio" possa esservi stato un evento importante, di un’inondazione locale in cui in tempi antichi morirono molte persone, ma questo è stato elaborato e preso a spunto per un’idea spirituale.
Un contributo che può convalidare il sospetto che non fu un evento totale, è che all’arrivo d’Abramo nella terra promessa, nell’elenco degli abitanti di Cannan sono inseriti anche i Keniti (Gen. 15,19) ed il libro dei Numeri, scritto prima del Genesi, li fa risalire a Caino, tanto che nei riguardi di questi nel libro dei Numeri il profeta pagano Ballam per i Keniti così s’espresse "Sicura è la tua dimora o Caino e il tuo nido è aggrappato alla roccia. Eppure sarai dato alla distruzione, finché Assur ti deporterà in prigione." (Num. 24,21.22)
Sembra, così, che l’evento "diluvio" non sia stato una shoah, a meno che il Caino dei Numeri non sia un omonimo del Caino del Genesi, in quanto quest’ultimo sarebbe dovuto perire fisicamente nel diluvio se questi non fosse stato un evento spirituale!
È strano che di un evento del genere, così catastrofico, non vi sia una chiara eco negli altri libri del canone ebraico della Bibbia.
Il nome di Noè, unito a quelli di Daniele e Giobbe, è ricordato dal profeta Ezechiele - VI secolo a.C. - tra i giusti che, comunque, non sarebbero in grado di salvare Gerusalemme dall’ira del Signore (Ez. 14,14-19).
Vi è poi un chiaro parallelo delle vicende del diluvio nel racconto del profeta Giona (IV secolo a.C.), ma con riferimento ad un evento spirituale.
Tra questi due estremi s’inserirebbe la redazione del Genesi.
Il NT invece ha riferimenti espliciti al diluvio, in quanto evidentemente rivisitò quelle Genesi pagine captandone la profezia sul Cristo:
  • nell’episodio sinottico dei Vangeli di Luca (17,24-27), di cui ho già detto, e di Matteo (24,36-39);
  • nella 2 lettera di Pietro (2,5).
Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice al punto 1094:

Proprio su questa armonia dei due Testamenti [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 14-16] si articola la catechesi pasquale del Signore [Lc. 24,13-49] e in seguito quella degli Apostoli e dei Padri della Chiesa. Tale catechesi svela ciò che rimaneva nascosto sotto la lettera dell'Antico Testamento: il Mistero di Cristo. Essa è chiamata "tipologica" in quanto rivela la novità di Cristo a partire dalle "figure" (tipi) che lo annunziavano nei fatti, nelle parole e nei simboli della prima Alleanza. Attraverso questa rilettura nello Spirito di Verità a partire da Cristo, le figure vengono svelate (2Cor. 3,14-16). Così, il diluvio e l'arca di Noè prefiguravano la salvezza per mezzo del Battesimo, (1Pt. 3,21) come pure la Nube e la traversata del Mar Rosso; l'acqua dalla roccia era figura dei doni spirituali di Cristo, (1Cor. 10,1-6) la manna nel deserto prefigurava l'Eucaristia, "il vero Pane dal cielo" (Gv. 6,32).
Non si può però escludere che gli scrutatori antichi, che parlano di "tipi", usando t u p o i V si riferiscano non solo a "tipi" come avvicinamenti a due personaggi o a due situazioni per una comune proprietà, ma anche a lettere in senso stretto che sono appunto il mezzo da seguire per arrivare alla profezia, garantite dalla parola di Gesù che dice (Gv. 5,39): "In verità vi dico: finché non sia passato il cielo e la terra, non passerà neppure uno iota o un segno della legge". (Mt. 5,18) e "scrutate le Scritture... ebbene sono proprio esse che mi rendono testimonianza." (Vedi: "Esegesi dei giudeo-cristiani" in "Il Cristianesimo di fronte ad una Bibbia segreta").

Particolare rilevanza ha poi nel Corano la figura di Noè (Nùh), richiamata tante volte ed in cui sono dedicate due Sure, la XI (Hùd) che ne sunteggia la storia e la LXXI che porta il suo nome, Nùh (Noè).
In questo il racconto contempla che la punizione fu con acqua e fuoco, le lettere ebraiche di cielo = "fuoco - d’acqua un mare ", cioè fu una punizione del cielo.

Segnalo poi che Noè nella Sure:
  • XXI Al-Anbiyâ' (I Profeti) è citato tra i profeti al versetto 76;
  • XXIX ‘Al-Ankabù (il Ragno), al versetto 14, concordemente alla Bibbia, visse 950 anni;
  • XXXIII Al-Ahzâb (I Coalizzati) al versetto 7 è posto tra i profeti con cui è stato fatto un patto "[Ricorda] quando accettammo il patto dei profeti: il tuo, (Muhammed) quello di Noè, di Abramo, di Mosè e di Gesù figlio di Maria; concludemmo con loro un patto solenne."
vai alla visualizzazione stampabile di tutto l'articolo

  invia questa notizia ad un amico


									
Copyright © 2006 BibbiaWeb - Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata.
[Bibbia home][inizio articolo]  Tutti gli articoli di
  DECRIPTAZIONE BIBBIA...
[Bibbia home][inizio articolo]
 
DECRIPTARE LA BIBBIA - Le lettere del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera jod
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera kàf
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera lamed
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera mèm

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a destra del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera nùn
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera samek
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera 'ajin
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera pè

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a destra estrema
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera sade
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera qòf
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera resh
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera s'in e shìn

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a sinistra del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera wàw
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera zàjin
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera hèt
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera tèt

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a sinistra estrema
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera bèt
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera ghimel
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera dalet
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera hè

DECRIPTARE LA BIBBIA - Il primo e l'ultimo
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera 'alef
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera taw


Bibbia Home | Autore | Perché Bibbiaweb? | Contatti | Cerca | Links
info@bibbiaweb.net  
Per i contenuti tutti i diritti sono riservati ad Alessandro Conti Puorger
BibbiaWeb

Alessandro Conti Puorger Alessandro Conti Puorger
Via Eleonora d'Arborea 30 - Roma - Italy

Realizzazione EdicolaWeb Edicolaweb.net
Via S. Maria a Cintoia 14/b - Firenze, Italy