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DECRIPTAZIONE BIBBIA...

 
GIOSAFAT RE
PROFEZIA DI RESURREZIONE

di Alessandro Conti Puorger
 

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INTRODUZIONE AD UNA PAGINA NASCOSTA »
I PRIMI RE DI GIUDA »
IL REGNO DI GIOSAFAT »
LE GUERRE DI GIOSAFAT »
LA VALLE DI GIOSAFAT »
UNA PARENTELA MALEDETTA »
È RESA GIUSTIZIA ALLA CASA DI GIOSAFAT »
IL RACCONTO DELLA MORTE DI ACAB - 1RE 22 »
1RE 22 - TESTO C.E.I. »
1RE 22 - DECRIPTAZIONE »

ALTRI PENSIERI
I due ampi testi di secondo livello sul Cristo che ho ottenuto meriterebbero da parte del lettore una a attenta lettura.
Come al solito, perciò, mi esento da commenti sul loro contenuto che risulta logico e esauriente e direi anche entusiasmante.
Lo annovero, perciò, tra i risultati validi.
S'aggiunge, così, un altro tassello al corpo di dimostrazioni sull'idoneità del metodo adottato per ottenere una nuova pagina dalla Tenak.
Il risultato è in rapporto biunivoco col testo originale grazie alle regole applicate e in modo sostanziale può vivere solo perché sussiste quello da cui deriva.

Ciò detto, prima di chiudere, espongo alcune idee venute nel corso della decriptazione.
Quando si trova un nome o una parola ripetuta molte volte in un testo, nel procedere nella decriptazione le considero come un diamante con tante sfaccettature.
Proseguendo su tale esemplificazione, occorre girare e rigirare quel diamante nella mente per godere di tutte le espressività delle sue facce.
È, quindi, opportuno far roteare nell'immaginazione le lettere di quel nome con la rosa di significati consentiti delle lettere stesse e se possibile e congruente col discorso che si sta sviluppando far rilucere ogni volta una di quelle facce.

Per primo presento il caso del nome Giosafat.
In questo brano di 1Re 22 si trova ben 22 volte.
Ora, per le lettere del suo nome ... con le regole dei segni si ottiene anche la seguente lettura: "sarà al mondo a riportarsi per punire ".
Questa lettura conferma l'impressione già avuta che l'autore volesse far istigare nella mente del lettore in modo indiretto, come ho accennato in altro paragrafo, l'idea che il personaggio Giosafat è come se ritornasse in vita per punire gli uccisori della sua casata.
C'è però di più.
Tale lettura, se si sposta al soggetto Messia, che in definitiva è il soggetto primo delle decriptazioni (Vedi prima regola del metodo di "Parlano le lettere"), si presta a indurre l'idea che proprio il Messia sarà colui che ovviamente al momento finale: "sarà al mondo a portarsi per il giudizio ".
Se si ammette l'incarnazione in Gesù di Nazaret quel "portarsi" sarà un "riportarsi", ma sul fatto che il Messia si porterà o si riporterà per il giudizio sono concordi ebrei e cristiani.
Questo modo di vedere quel nome l'ho inserito nella decriptazione del versetto 1Re 22,50.
D'altronde nell'ultimo libro della Torah, il Deuteronomio, nell'ambito del versetto 1,17 si legge: "...il giudizio appartiene a Dio...".
Il versetto intero così recita e chi parla è Mosè: "Nei vostri giudizi non avrete riguardi personali, darete ascolto al piccolo come al grande; non temerete alcun uomo, poiché il giudizio appartiene a Dio; le cause troppo difficili per voi le presenterete a me e io le ascolterò." (Deuteronomio 1,17)
Con il Messia dei cristiani, vero Dio e vero uomo, si ha la condizione ideale, per un equo giudizio finale, senza un delegato intermedio che nella fattispecie era Mosè.
Altre sfaccettature di pensieri sul Cristo che s'ottengono dalle lettere del nome Giosafat sono:

  • "sarà nel mondo a portare dal monte calvo () l'amore ";
  • "sarà nel mondo a recare la risurrezione la Parola per amore ".
Nel racconto di 1Re 22 vi sono due versetti che ripetono 3 volte la stessa parola, vale a dire "navi". Quei versetti costituiscono una profezia di disastro per Giosafat, causato appunto dall'alleanza e parentela con i figli di Acab.
Che c'è di peggio di un naufragio!
Quei versetti, infatti, collegano il disastro con la discendenza di Acab: "Giosafat costruì navi di Tarsis per andare a cercare l'oro in Ofir; ma non ci andò, perché le navi si sfasciarono a Esion-Ghèber. Allora Acazia, figlio di Acab, disse a Giosafat: I miei servi vadano con i tuoi servi sulle navi. Ma Giosafat non volle." (1Re 22,49s)
C'è da domandarsi perché poi "Giosafat non volle", sottinteso più?
Ci risponde 2Cronache 20,37 ove è detto: "Ma Elièzer figlio di Dodava, di Maresa, predisse contro Giòsafat: Perché ti sei alleato con Acazia, il Signore ha aperto una breccia nei tuoi lavori. Le navi si sfasciarono e non poterono salpare per Tarsis."
Già il re Salomone aveva costruito una flotta in Ezion-Gheber, cioè in Elat, sulla riva del Mare Rosso nella regione di Edom. (1Re 9,26)
Ora, la parola nave in ebraico sia al singolare che al plurale, è densa di significato per le lettera che la compongono.
Nave è "'aniah" e le navi sono "'aniot" .
Si pensi al profeta Giona di cui nel libro col suo nome è raccontato che non voleva andare a predicare a Ninive, fugge lontano per dirigersi a Tarsis (Giona 1,3 e 4,2) su una nave e grazie a quella incontra il Signore.
Viene, infatti, gettato in mare, sta tre giorni e tre notte in un grande pesce e come uomo nuovo obbediente predica poi a Ninive.
Gesù lo propone come segno profetico della sua resurrezione. (Vedi in "Decriptazione Bibbia" l'articolo "Il miracolo del Mare e il libro di Giona")
Così risulta pure aver fatto Giosafat, cioè per il fatto delle navi comprese che non era il caso di intraprendere oltre azioni con Acazia.
Quelle lettere di nave "'aniah" , infatti, ci parlano di "incontrare il Signore" vale a dire "incontrare () Iah ".
Le prime tre lettere poi, equivalenti ad , da sole significano "Io sono", parole chiave che i Vangeli mettono più volte in bocca a Gesù di Nazaret con chiaro riferimento alla presentazione di Dio a Mosé al roveto ardente quando disse: "Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe" (Esodo 3,6) e che Gesù stesso ripeterà per sottolineare che "Io sono" è il Dio della risurrezione: "Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Ora, non è Dio dei morti, ma dei vivi". (Matteo 22,32)
Per ciò la nave nel pensiero biblico assume un denso simbolismo "Io sono nel mondo ", sottinteso Dio.
Come è difficile riconoscere il percorso di una nave guardando il mare così dice il libro dei Proverbi: "...io non comprendo... il sentiero della nave in alto mare..." (Proverbi 30,18s) e nel Salmo 77 c'è un chiaro accenno che avvicina l'azione di Dio a quella di una nave nel mare, quando dice: "Sul mare passava la tua via, i tuoi sentieri sulle grandi acque e le tue orme rimasero invisibili." (Salmo 77,2)

Dio perciò non ha nulla contro le navi in sé, ma se quelle divengono un mezzo non per cercare Lui, ma per cercare ricchezza e oro, come le navi di Tarsis, sono segno di abbandono di Lui, allora è un altro discorso, infatti Giona si allontanava da Lui e andava a Tarsis.
Le navi di Tarsis e la loro distruzione hanno, infatti, assunto nell'immaginario biblico il segno di giudizio di Dio come nel Salmo 48,7 ed in Isaia 2,16.
Tarsis, in effetti, è un luogo, ora sconosciuto, che in più ritengono fosse in Spagna, e se così fosse Salomone e chi partiva dal Mar Rosso per andare a Tarsis, doveva fare il periplo dell'Africa.
Andare su navi di Tarsis era un modo di dire per significare d'andare a cercare argento e altri metalli preziosi, con cui evidentemente Tarsis commerciava (Isaia 60,19; Geremia 10,9; Ezechiele 27,12-25).
In tutti i libri della Tenak non si trova la parola barca.
In effetti, anche ciò che oggi chiameremo barcone da pesca, munito di vela o a remi era un nave o navicella.
Queste ovviamente erano necessarie per pescare e per il trasporto e contro di queste non si solleva l'ira che, nel giorno del Signore degli eserciti sarà "...contro ogni superbo e altero... contro tutte le navi di Tarsis e contro tutte le imbarcazioni di lusso." (Isaia 2,12-16)
Il termine "'aniah" ritengo sia onomatopeico e che, appunto, richiami quel gemito caratteristico del fasciame di legno quando il galleggiante oscilla a causa delle onde pur lievi, gemito che si ode nitidamente appena si sale su un barcone.
La parola barca e barche, è invece predominio dei Vangeli e del Nuovo Testamento ove la trovo per 52 volte.
Geremia ebbe, infatti, a profetizzare quanto il Signore avrebbe fatto per recuperare i suoi dispersi: "Ecco, io invierò numerosi pescatori - dice il Signore - che li pescheranno." (Geremia 16,16) e i Vangeli indicano con barche e pescatori giunto il momento della raccolta del popolo di Dio.
A titolo esemplificativo segnalo solo uno dei discorsi che nei Vangeli avvicinano la barca = nave a "Io sono".
Nel Vangelo di Matteo si legge: "La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario. Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare. I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: È un fantasma e si misero a gridare dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro: Coraggio, sono io, non abbiate paura." (Matteo 14,24-27)
Il Signore cammina sul mare e fa pensare a "i tuoi sentieri sulle grandi acque" di Salmo 77,2 ove le sue orme rimasero invisibili, quindi Lui è Iahwèh, vera nave di salvezza, e non la loro navicella, infatti: "Pietro gli disse: Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque. Ed egli disse: Vieni! Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: Signore, salvami! E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: Uomo di poca fede, perché hai dubitato? Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: Tu sei veramente il Figlio di Dio!" (Matteo 14,28-33)
Il fatto che Gesù cammina sulle acque come una nave fa riconoscere a tutti che è il Figlio di Dio!
Nella pesca miracolosa poi le navicelle sono due.
Guardiamo allora al plurale "'aniot" .
Quelle lettere sono calzanti per ricordare le vicende di Gesù e divengono un simbolo,"Io sono si portò in croce ".
La navicella "'aniah" di Pietro porta "Io sono nel mondo " e le varie Chiese locali riunite nella Chiesa universale cioè le "'aniot" sono in grado di portare a fare "incontrare () chi fu a riportarsi dalla croce "; è Lui "Io sono che si riporterà alla fine ".

a.contipuorger@gmail.com

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