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LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

 
LE 22 SACRE LETTERE
APPUNTI DI UN QABALISTA CRISTIANO

di Alessandro Conti Puorger
 

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PRIMA PARTE: COME MI AVVICINAI ALLA QABALAH »

PRIMA PARTE: APPUNTI E LETTERE PARLANTI NON SOLO IN EBRAICO
LE LETTERE DEGLI ANGELI

iscrizioni proto sinaitiche Sulle lettere ebraiche s'aprì una ulteriore angolatura secondo cui guardarle quando tra 1905 e 1906, negli scavi che dirigeva nella regione delle miniere di turchese del Sinai, "Serabit El-Kahdim", Sir Flinders Petrie trovò dei segni particolari, circa 150 che furono dette "iscrizioni proto sinaitiche".
Si poterono così riconoscere circa 30 segni pittografici o ideografici diversi tra loro, incisi circa 3500 anni fa che, si concluse, erano come geroglifici semplificati di un sistema alfabetico acrofonico, vale a dire ove in ogni lettera è stilizzato un concetto, una casa, acqua, una testa... ed è iniziale del nome rappresentato o di un sistema misto, acrofonico e per immagini.
Tali segni pare fossero appunto elaborazione di popolazioni semitiche costrette probabilmente in quelle miniere a lavori forzati per i faraoni.
Quei segni sono elaborazione dell'alfabeto geroglifico, che pur esiste, anche se non molto noto, costituito da 26 segni.

Come ho detto in "Lettere ebraiche segni celesti della Torah" l'archeologia ancora non è riuscita pienamente a spiegarsi come è nato il sistema di scrittura detto geroglifico che si manifesta come senza sviluppi nella storia, scodellato quasi già evoluto.

A questo punto è il caso di ricordare la questione discussa a distanza tra i qabalisti e gli studiosi di alfabeti.
Per i primi, tradizionalisti, le lettere usate nell'alfabeto ebraico sono dono di Dio.
Per gli studiosi di alfabeti sono un'evoluzione di segni.
Per i tradizionalisti la lingua che parlava Dio col primo uomo restò nella famiglia dei primogeniti, gelosamente conservato dopo la dispersione delle lingue di Babele, fu scritto sulle tavole consegnate al Sinai dal dito di Dio stesso e quel codice servì a Mosè per scrivere e traslitterare le parole ebraiche.
Sta il fatto che:

  • nella zona sinaitica, i discorsi dei tradizionalisti e dei razionalisti s'incrociano;
  • haribù e/o ebrei facevano parte dei possibili frequentatori del Sinai;
  • l'epoca delle iscrizioni è compatibile alla parentesi temporale di Abramo che in Egitto di cui parla la Bibbia in Genesi 12,10-20 e del vice faraone Giuseppe.
Chi attribuisce a Dio l'alfabeto ritiene che le 22 lettere siano una immagine delle 22 lettere che sono attorno al trono di Dio e col quale creò il cielo e la terra e con cui dette il nome ad ogni cosa.
Le energie creative che vengono da Dio sarebbero state trasmesse con la parola in porzioni d'energia modulata e da ciò a pensare che le lettere abbiano dei poteri il passo è breve, infatti, c'è stato anche chi è passato ad una visione magica, del tutto da respingere da parte di un cristiano, di tentare di usare le energie, che quelli con superstizione ritengono sarebbero insite nelle lettere stesse, per influenzare la realtà con formule tipo "abracadabra" che in ebraico sottende appunto il pensiero "creerò "'Abr'à" con la parola "cadaber".

Quei segni, peraltro, si possono trovare collegando astri visibili nel cielo, come scrive Cornelio Agrippa di Nettesheim astrologo e studioso di arti ermetiche del XVI secolo: "si trova delineata nelle costellazioni" (De occulta philosophia, 1510).
Il pensiero del libro della Genesi è che all'origine, c'era un'unica lingua, quella con cui Dio parlava ed insegnò ad Adamo nel giardino dell'Eden che arrivò a Noè, ma rimase solo nel ramo dei primogeniti di Sem, quindi di Eber e d'Abramo: "La generazione che volle erigere la Torre di Babele abusò, in senso magico, di questa lingua santa per imitare... l'azione creatrice di Dio... la lingua santa risulta da allora mescolata con elementi profani..." (Gershom Scholem, "Nome di Dio e la teoria qabalistica del linguaggio", Milano 1998).

Certo che accompagnati alla lingua c'erano anche i segni, ed erano la lingua e la scrittura di Dio che era denominata dagli ebrei: "celeste", perché il codice fu poi ridato al Sinai da Dio, il Dio degli dèi, 'Elohim il Signore degli angeli.
Era all'origine di tutte le lingue e scritture, compreso l'alfabeto ebraico e gli stessi geroglifici egizi.
Questo pensiero fa dire ad Attanasio Kircher che "...gli alfabeti di tutte le lingue recano in sé le tracce della antiche lettere". (A. Kircher, "Turris Babel", Amsterdam, 1679); infatti, Kircher, gesuita, scienziato e storico tedesco del XVII secolo era convinto anche lui, almeno così gli avrebbero detto rabbini del tempo, che i segni delle lettere ebraiche li avessero suggeriti gli angeli.

lettere ebraiche e stelle Nel rinascimento ed anche più tardi si collegarono le lettere ebraiche alle stelle.
Certo è che in cielo tra le stelle, si potranno sempre individuare formazioni che ricordino le lettere ebraiche unite anche in modo diverso rispetto alle costellazioni note e... Mosè era stato tante notti a guardare le stelle sul Sinai.
La lettera 'alef ad esempio dicono si possa individuare nella costellazione del Toro che si trova in una delle regioni più ricche di astri, perché vi brillano Castore e Polluce dei Gemelli, Procione del Cane Minore, il gigante Orione, ai piedi del quale c'è la splendente Sirio del Cane maggiore.
I popoli tra cui vivevano gli ebrei erano dediti all'astrologia ed al culto degli astri, perciò Israele viene ammonito: "Così dice il Signore: Non imitate la condotta delle genti e non abbiate paura dei segni del cielo, perché le genti hanno paura di essi. Poiché ciò che è il terrore dei popoli è un nulla, non è che un legno tagliato nel bosco, opera delle mani di chi lavora con l'ascia"; cioè la loro religione è falsa." (Geremia 10,2s)
La fine del regno di Giuda è deciso, perché i suoi sudditi, come quelli del regno del nord, si sono inchinati alla milizia celeste degli astri (Geremia 8,2 e Sofonia 1,5).
Israele è posto, infatti, da muraglia per garantire il culto all'unico vero Dio.

il creato e le 22 lettere Egualmente, le porte della conoscenza non sono gli astri, ma quelli manifestano la creazione di Dio; su quelli sono incisi i suoi segni e tutto il creato sussiste all'interno delimitato e definito da quelle 22 lettere che sono le porte del creato.
Ci si può, infatti, domandare perché le lettere sono 22.
Sta il fatto che 22 è la circonferenza di un cerchio di diametro pari a 7, approssimata con il lieve eccesso dello 0,04%; infatti p = 3,1416 e 22/7 = 3,1429.
Il numero 7 ci porta ai giorni della creazione e alle 7 luci della Menorah o candelabro a sette braccia.
Un arco ideale nel cielo che contorna il trono di Dio e si specchia nel creato; ma su questi pensieri tornerò più avanti.
Gli egizi ritenevano la loro scrittura ispirata dal dio Thot, che trova poi il parallelo in Grecia con Hermes, fondatore delle teorie ermetiche.
Quel Thot, forse, fu la deificazione di una persona che propose, sviluppò ed ebbe il potere di far applicare in larga scala un suo metodo.
In contrapposizione l'informazione che sulla scrittura ci vuole fornire la Bibbia ed in particolare la Torah è, in opposizione a quel pensiero, e sostiene che la scrittura è un dono del Dio Unico dall'origine dei tempi che si inquinò con invenzioni di segni profani, ma che Dio stesso purificò e li dette rinnovati quando scrisse le tavole della testimonianza ed espose a Mosè assieme alla forma di scrittura quanto doveva essere riportato.
Quei segni, peraltro, erano allora ben chiari per un egiziano - ebreo, vissuto per molti anni nei territori di Madian e nella penisola del Sinai, padrone dei segni sinaitici e dei geroglifici e che parlava sia l'ebraico, sia l'egiziano antico ed anche idiomi in uso nella penisola del Sinai.
Mosè, in effetti, era esperto in tutta la sapienza degli egiziani, come ci confermano le varie tradizioni:
  • la storia dell'Esodo: "Mosè era un uomo assai considerato nel paese d'Egitto, agli occhi dei ministri del faraone e del popolo." (Esodo 11,3b)
  • la tradizione cristiana con "Mosè venne istruito in tutta la sapienza degli Egiziani ed era potente nelle parole e nelle opere." (Atti 7,22)
È da pensare pragmaticamente, infatti, che se Mosè ha scritto qualcosa, lo ha fatto utilizzando la lingua ebraica con segni Proto-Canaanei e Proto-Sinaitici derivati dai geroglifici, infatti, le iscrizioni trovate nelle miniere di turchese di Serabit-al-Khadim al Sinai, usano meno di 30 segni con un sistema consonantico.

segni sinaitici Quei segni sinaitici in cui c'era una idea innovativa furono poi ulteriormente trasformati e trattati e fu un modo di scrittura che si diffuse nel medio oriente.
L'area d'influenza era tra i grandi imperi assiro-babilonese ed egizio e formò gli alfabeti moderni con l'invenzione fenicia delle vocali.
Erano un evidente ponte tra l'Egizio, l'Ebraico e il Fenicio.
Recentemente il 15-07-2005 nel sito archeologico di Tel Zayit nella piana di Giuda di Beth Guvrin a 2 Km a ovest di Lachis e circa a 30 Km da Hebron, hanno trovato in un muro, databile dagli strati con tracce di incendio alla fine del X secolo, una pietra d'angolo calcarea con due righe di lettere dell'intera serie dell'alfabeto ebraico, secondo l'ordine tradizionale, incise su un lato e una vaschetta a forma di ciotola sull'altro.
Quella pietra forse era servita per libagioni propriziatorie prima della costruzioone dell'edificio e l'alfabeto inciso era per evocare poteri magico - apotropaici contro il male.
Al riguardo del potere dell'alfabeto si racconta che Isaaq Luria qabalista del XVI secolo che aveva incontrato un uomo semplicissimo che non sapeva leggere ma le cui pregjiere erano particolarmente efficaci e che gli narrò che recitava l'alfabeto sicuro che Dio avrebbe preso le lettere e le avrebbe trasformate in parole di preghiera.
The New York Times del 9-11-2005 riportò la notizia e il 20-11-2005, il Dr. Tappy (Direttore degli scavi Zeitah e G. Alberto Shoemaker docente di Bibbia e Archeologia a Pittsburgh Theological Seminary) e epigrafista P. Kyle McCarter (William Albright Foxwell Professore di Ancient Near Eastern Studies della Johns Hopkins University) hanno tenuto una lezione "Il Tel Zayit Stone: una nuova iscrizione del X secolo a.C. dal Shephelah della Giudea".
Potrebbe essere questa una scoperta importante e pietra miliare nella storia dell'alfabeto che conforta la tesi che tra geroglifici, scritture sinaitica e alfabeto fenicio, vi sia il proto cananeo e il ponte dell'alfabeto ebraico.

lapide di Siloe Quegli ideogrammi sinaitici accostati ai 22 segni dell'alfabeto ebraico, sono una chiave che permette di far nascere ed appoggiare alcune idee di icone ispiratrici e sulla volontà di conservazione in quelle lettere ebraiche di immagini, che poi sviluppatesi, si ritrovano nel carattere rabbino quadrato in forma residuale.
Fino ad allora la più antica iscrizione in ebraico era la lapide di Siloe dell'VIII secolo a.C., quella sopra riportata, scritta con i segni precedenti al rabbino quadrati, quelli usati nell'area cananea fenicia.

lapide di Siloe Qui ci sono i due modi di scrittura in ebraico, l'attuale e il precedente.
Quei secondi segni portarono poi ad esplodere l'alfabeto detto fenicio che fu diffuso nel VII - VIII secolo a. C. appunto dai Fenici, genti cananee fusesi con i popoli del mare, che commerciavano in tutto il mondo antico lasciando tracce in Mesopotamia, in Spagna, a Cipro e a Cartagine, con "scritture puniche" ed hanno generato, l'alfabeto greco e tramite questo tutte le grandi scritture occidentali compresi l'alfabeto etrusco e latino.
L'uso di quell'alfabeto fenicio su monumenti è attestato dal sarcofago di Ahiram di Biblo del X secolo a.C. e in lapidi del IX secolo a.C. di iscrizioni dinastiche che comprovano legami di Biblo con l'Egitto.
È da pensare che una mano a quei mercanti venne da qualche pensatore esperto in Scrittura; sta il fatto che il nome Bibbia viene da Biblo antica città fenicia nel Libano.
Questa città per lunghi periodi fu sottoposta al controllo egizio, come risulta da tavolette d'argilla di corrispondenza diplomatica tra il sovrano di Biblo, Rid-Adda, e i faraoni Amenofi III ed Akhenaton, l'eretico monoteista.
Questo faraone e la sua impostazione religiosa sono un fatto strano che pare illuminarsi se si pensa che Giacobbe e i suoi figli erano là da almeno duecento anni secondo i racconti dei libri del Genesi e dell'Esodo.
Quella iscrizioni fenicia di Ahiram di Biblo sarebbe successive o coeve a quella ebraica di recente trovata al Tel Zayit.
Importante è con scrittura moabitica la Stele che proviene da Dhiban a nord dell'Arnon (oggi in Giordania), detta di Mesa che fu re di Moab nel IX secolo a.C. e la fece erigere a propria gloria ed in onore del dio Kemosh (citato in Numeri. 21,29; Giudici 11,24; 1Re 11.7,33; Geremia 48,7-13) e contiene un testo di 34 righe che riferisce delle vittorie di Mesa contro Israele e contro Edom (chiarisce il racconto di 2Re 3,4-27. Scoperta nel 1868 e dal 1873 a Parigi al Louvre).
Anche gli ebrei partecipavano con navi al commercio e evidentemente erano ben collegati con i fenici e con la loro formazione aderente alle Scritture certamente contribuirono.
Nel libro 2 Cronache, peraltro, c'è un cenno a navi giudee e d'Israele ai tempi di Giosafat re di Giuda (870-848 a.C.) quando: "...Giòsafat, re di Giuda, si alleò con Acazia, re d'Israele, che agiva con malvagità. Egli si associò a lui per costruire navi capaci di raggiungere Tarsis. Allestirono le navi a Esion-Ghèber. Ma Elièzer, figlio di Dodava, di Maresa, profetizzò contro Giosafat dicendo: Poiché ti sei alleato con Acazia, il Signore ha aperto una breccia nei tuoi lavori. Le navi si sfasciarono e non poterono partire per Tarsis." (2Cronache 20,35-37)

L'alfabeto ebraico però che coadiuvò alla trasformazione dai parte dei vicini fenici nell'alfabeto commerciale mantenne precipue particolarità.
I segni usati rimasero solo consonanti, 22 lettere che servono anche da numeri.
Ebbero una veste che cercò di conservare il messaggio grafico e con la forma progressivamente e lentamente evolutasi fino a quella detta rabbino quadrato, tutte restarono nelle dimensioni di uno stesso quadratino ad eccezione delle:
  • L = che spuntano con un apice in alto;
  • Q = con una gamba in basso.
Vi sono due sole lettere che hanno dei segni staccati tra loro nell'ambito della stessa icona, la H = e la già segnalata lettera Q = .
Un fatto del genere si ritrova solo nella lettera "i" dell'alfabeto moderno, ove furono gli amanuensi del Medioevo ad aggiungere quel punto sopra per distinguerla da altre lettere simili nella scrittura gotica.


Ognuna di quelle 22 lettera è ritenuto non solo un segno di scrittura, ma anche un elemento che concilia la meditazione.
In parallelo a religioni orientali ognuna delle 22 lettere è un Mandala col proprio:
  • Mantra, in sanscrito "manas" (mente) e "trayati" (liberare) suono per meditare;
  • Yantra strumento a supporto nella concentrazione con una figura archetipa;
  • Tantra insegnamenti spirituali, esoterico, morale o pratico.
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