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LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

 
LE 22 SACRE LETTERE
APPUNTI DI UN QABALISTA CRISTIANO

di Alessandro Conti Puorger
 

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PRIMA PARTE: COME MI AVVICINAI ALLA QABALAH »
LE LETTERE DEGLI ANGELI »

PRIMA PARTE: APPUNTI E LETTERE PARLANTI NON SOLO IN EBRAICO
FUOCO NERO SU FUOCO BIANCO

L'Antico Testamento in che lingua è scritto?
Consideriamo i seguenti fatti con un discorso spinto al limite:

  • la Torah era costituita da segni separati senza suddivisione in parole;
  • i segni sono portatore di un proprio messaggio visivo;
  • quei messaggi se concetti assoluti superano la lingua e interloquiscono direttamente con l'immaginazione ed eccitano interferiscono coi lobi cerebrali.
Propongo questo pensiero: "Se un sistema di scrittura, oppure un alfabeto, deve rendere visibile e pronunciabile il Verbo del Creatore, le lettere o le figure che lo compongono devono essere aperte ad una grande quantità di significati e interpretazioni, perché... nei linguaggi umani non c'è proposizione che non implichi l'universo intero; dire la tigre è dire le tigri che la generarono, i cervi... che divorò, il pascolo di cui si alimentarono i cervi, la terra che fu madre del pascolo, il cielo che dette luce alla terra." (J.L. Borges, scrittura del Do, in L'Aleph)
Da ciò conseguirebbe che:
  • non è a priori necessario che il testo sia scritto in una lingua specifica, ma in una lingua profetica;
  • la suddivisione in parole di lingua ebraica è una delle tante possibili forme di decriptazione del testo stesso.
Questo è l'estremo superiore del campo delle possibilità, come se l'autore o l'Autore avesse voluto dare una valenza universale al messaggio, l'estremo inferiore è la decriptazione in ebraico e tra questi due estremi vive tutto il campo di interpretazioni che fanno di quel testo un vero enigma.

Cosa dice l'Antico Testamento sulla lingua ebraica?
Tale lingua è chiamata:
  • yehudith di Giuda, 2Re 18,26, Isaia 26,11, 2Cronache 32,18 e Neemia 13,24;
  • Sefath Qanaan "labbro di Canaan" in Isaia 19,18;
  • Ivrith ebraico, solo nel Prologo del Sirach, Siracide o Ecclesiaste del II secolo a.C., libro scritto in greco.
Il "Targum Yeushalaim" la chiama Lashon ha Qodesh, "lingua sacra"; quindi è appunto lingua particolare, ma dopo la traduzione dei 70 della Torah che aveva di fatto suddiviso quei segni in parole della lingua ebraica, fu individuata come ebraico.
L'antica scrittura ebraica è la "Ketav Ivrith" e in particolare è detta scrittura quadrata, per le sue linee dritte, anche nota come "Ketav Assuri, scrittura assira e il "Talmud" (Sanhedrin 21b), informa che tale forma di scrittura fu adottata durante il periodo di Esdra, che la riportò dall'esilio in Babilonia.
Sta il fatto che il libro dell'Esodo dice in modo inequivocabile: "Quando il Signore ebbe finito di parlare con Mosè sul monte Sinai, gli diede le due tavole della Testimonianza, tavole di pietra, scritte dal dito di Dio." (Esodo 31,18)
Queste sono le tavole delle "10 parole" gli "ha-devarim a'sheret".
Le prime tavole erano di zaffiro blu come il cielo e il trono di Dio.
Mosè però ruppe quelle tavole in occasione dell'episodio del vitello d'oro.
Secondo un midrash nei primi 40 giorni e 40 notti Dio avrebbe dato a Mosè il con le prime tavole il codice di scrittura divina "Ketav 'Ashurit" (da "'ashrei" beato) e nelle seconde tavole in pietra nel successivo periodo di 40 giorni e 40 notti furono riportati in "ketav Ivrith".
I maestri tradizionalisti insegnano che i tornati dall'esilio di Babilonia ai tempi di Esdra e di Neemia ritennero che in quei tempi difficili era da rivelare la vera forma delle lettere che esisteva dall'eternità per aiutare i fedeli coi benefici influssi di quei glifi.

È detto che il rotolo della Torah "Sepher Torah" contiene "fuoco nero su fuoco bianco" ("Idra Rabba", lo Zohar III, 132a), ma è un fuoco che non consuma, come quello del roveto ove Dio apparve a Mosè.
Il colore nero è rappresentato dall'inchiostro, il sangue della Torah, ed evoca l'idea di vita, di forza e di movimento contenuti dal rotolo, mentre il bianco del supporto sono gli spazi che separano le lettere.
Quel modo di definirla "fuoco nero su fuoco bianco" sta ad indicare che non tutto è palese, ma che possono sussistere più livelli di lettura celati nel bianco della scrittura; le lettere nere da sole non sono sufficienti a rivelarli perché possono essere accoppiate in parole in più modi.
Sono, perciò, da interpretare anche gli spazi bianchi, mentre costringere il testo in una suddivisione in parole è ingessarlo e facendo così non si semplifica, ma si rende ancora più difficile svelare la complessità del messaggio.
In questa allegoria le singole lettere sono cavalli di fuoco e le parole con cui si uniscono divengono carri di fuoco, ma convogliare l'energia in un modo o in un altro, cioè il definire i carri, è una scelta non nota a priori.
Così il fuoco nero è il simbolo della Torah scritta e il fuoco bianco quello della Torah orale.
Nahmanide Moshè mistico della Qabalh sostiene che il "Sepher Torah" ha preceduto la creazione e la Qabalah insegna che i misteri contenuti nel bianco si sveleranno con l'avvento del Messia.
Conclusi che la Torah era come un codice a barre che narrava la storia del Messia per identificarlo al momento della sua venuta.
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