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RACCONTI A SFONDO BIBLICO...

 
ABRAMO PONTE TRA IL PRIMO E L'ULTIMO ADAMO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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ABRAM SCENDE IN GUERRA
Ora a Sodoma con la propria famiglia risiedeva Lot, il nipote di Abramo.
Gli inseguitori del re di Sodoma saccheggiarono la città, ma: "Prima di andarsene catturarono anche Lot, figlio del fratello di Abram, e i suoi beni..." (Genesi 14,12)

A questo punto Abram, che in quel tempo stava a Ebron, presso le querce di Mamre, a circa 30 Km di distanza da Sodoma fu informato di questo fatto e: "organizzò i suoi uomini esperti nelle armi, schiavi nati nella sua casa, in numero di trecento diciotto, e si diede all'inseguimento fino a Dan." (Genesi 14,14)

Dan in tale versetto è una citazione che segnala una costruzione stratificata della Torah, in quanto, la tribù di Dan ai tempi di Abramo era di là da venire e solo dopo gli eventi della Torah quella tribù si portò a nord verso il Libano.
Abram riuscì a raggiungerli addirittura oltre Damasco, salvò Lot e ricuperò tutti i beni che avevano saccheggiato.

Fu, quindi, una grande vittoria, infatti, Genesi 14,15s propone: "Fece delle squadre, lui e i suoi servi, contro di loro, li sconfisse di notte e li inseguì fino a Coba, a settentrione di Damasco. Recuperò così tutti i beni e anche Lot suo fratello, i suoi beni, con le donne e il popolo."

In questo versetto Genesi 14,14 desta sospetto, proprio come fosse un segnale, quel numero preciso, "trecento diciotto".
Un numero considerevole di "suoi uomini esperti nelle armi" che il testo ebraico indica come "chanikai" , ossia, seguaci, persone addestrate dal radicale , usato per la dedicazione di un tempio, tutti, precisa "nati nella sua casa".

In Bereshit Rabba 4,2 e Talmud Nedarim 32a e Rashi osservano che quel numero 318 corrisponde al numero somma che si ottiene del valore numerico delle lettere che formano il nome di Eleazaro o Eliezer, "Oelioe'tzoer" , che significa "Dio è mio aiuto " infatti:

= ( = 200) + ( = 7) + ( = 70) + ( = 10) + ( = 30) + ( = 1) = 318

In questo modo il testo vorrebbe suggerisce che l'esito favorevole dell'impresa, insomma la vittoria veramente insolita che Abram ebbe a riportare, ci fu grazie allo "aiuto di Dio".

In effetti, il capitolo successivo il versetto 15,1si apre in questo modo: "Dopo tali fatti, fu rivolta ad Abram, in visione, questa parola del Signore: Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande."

La parola "scudo" "magen" ha all'interno le lettere di giardino "gan" e ecco che le lettere di "Io sono il tuo scudo" "'anoki magen lak" possono essere comprese anche come "Io sono il vivente ; nel giardino camminavo " il che fa agitare nella mente le vicende della caduta dell'uomo dal primitivo stato previlegiato in cui viveva e apre il pensiero all'entrata nel mondo del problema della caducità e della morte.
Abram aveva appena rifiutato ulteriori ricchezze e doni dai re, quindi cosa poteva chiedere di materiale al Signore, ben di altra natura era la sua attesa, infatti rispose: "Signore Dio, che cosa mi darai?"

Poi ecco cosa aveva nel cuore il desiderio di una discendenza, infatti: "Io me ne vado senza figli e l'erede della mia casa è Eliezer di Damasco. Soggiunse Abram: Ecco, a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede." (15,2-3)

In tali versetti, peraltro, non molto lontano dal 14,14, sono ricordati proprio il nome Eliezer e quello della città i Damasco, il che avvalora l'indicazione sopra riportata dai Rabbini a spiegazione del 318.
Nelle ultime parole di 15,2, secondo il testo in ebraico, in effetti, pare esservi anche il pronome "Lui" "hu'" e sono "Lui Eliezer di Damasco" e scrive "hu' demmoesoeq oelioe'tzoer" .

A questo punto quel discorso pare ancora più ampio.
Il parlare in quei versetti di eredi e di discendenza fa intendere che chiaro e cocente nell'animo Abram era il tema del futuro.
Sì, Signore, tutto bene, mi darai una grande ricompensa, io ci credo, ma il pensiero che mi assilla è la morte; del resto, in definitiva, cosa può interessare avere o no figli?

Come abbiamo appreso da Genesi 18,22-32 quando Abramo contratterà con Dio in occasione della decisione della distruzione di Sodoma un discorso analogo di contrattazione in cui il Signore gli avrà provato le intenzioni del cuore ci fu evidentemente in preghiera con l'Onnipotente.
Del resto sentendosi si sentiva autorizzato, in quanto il Signore gli aveva parlato di una "ricompensa che sarà molto grande."
Allora, solo tu Onnipotente puoi cambiare la natura e darmi un futuro oltre la morte, solo con un'altra natura avrei un futuro certo.
Oh! Se nascesse da Abram un uomo nuovo che avesse il dono della vita eterna!

Quanto pronunciato da Abram per dire "Lui Eliezer di Damasco" con le lettere se si leggono, disinteressandosi della vocalizzazione, che quando il testo fu scritto non era riportata, grazie alle proprietà grafiche delle stesse, comportano il seguente discorso rivolto al Signore: per me veramente grande ricompensa sarebbe che Tu: "al mondo portassi l'uomo a risorgere riversando la divinità (questo) sarebbe l'aiuto ".

La replica del Signore fu immediata, infatti, "Ed ecco, gli fu rivolta questa parola dal Signore: Non sarà costui il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede." (Genesi 15,3) e in ebraico "ietz'e mimmoe'ik hua irrasheok" ossia "spunterà dal tuo seno Lui , il tuo erede ", ma anche "Sarà a scendere un primogenito da una madre dal seno (), sarà retto , Lui sarà il tuo erede ."

Se quelle lettere che ho decriptato, come sembra, parlavano dell'incarnazione le parole del Signore di questo versetto costituiscono la promessa del Signore che s'incarnerà nel seno di una sua discendente, il fatto assicurerà il cambiamento di natura e l'attuazione del pieno progetto della somiglianza.
Queste pagine del racconto di Genesi 14 sono altamente profetiche.
Rivelano l'intenzione dell'incarnazione, sono premessa e promessa a "il Dio con noi" di Isaia 7,14 - l'Emmanuele.

Accadrà che quell'aiuto di Dio avverrà tramite una persona concreta che sarà Dio e uomo, vale a dire, in vivente definibile con una "mem" " ", Dio sarà d'aiuto.
Ecco che a quel 318 si dovrebbe allora aggiungere un = 40 e si avrebbe 358.
Questo è proprio il valore corrispondente al termine alla parola Messia, infatti:

Messia, "Mesciach", = ( = 8) + ( = 10) + ( = 300) + ( = 40) = 358

Abramo, evidentemente di ritorno dalla vittoria tornò per la via del monte verso Ebron per discendere poi verso Sodoma e rilasciarvi Lot, ma sotto la futura Gerusalemme fa un incontro.
Ecco che il pensiero sul Messia trova conferma con l'incontro di Abram vittorioso con la misteriosa figura di Melkisedek, re di giustizia e di pace, a Salem la futura Gerusalemme, accadde che "...il re di Sodoma gli uscì incontro nella valle di Save, cioè la valle del Re. Intanto Melkisedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram." (Genesi 14,17-19)
Abram gli offrì la decima di tutto.
(Vedi: "Melchisedek, personaggio enigmatico, e il Messia - I Parte" e "II Parte")

L'incontro avvenne nella "valle di Save, cioè la valle del Re" e Save alle lettere per definire "essere simile" e vicino c'è ancora che può interpretarsi in più modi come semplice articolo il - lo, come pronome dimostrativo "questo - questa", come pronome della terza persona "lui", ancora questo "Lui" .

Questa è da considerare l'incoronazione profetica di Abram e della sua discendenza come re, sacerdote e profeta, proprio nella valle del Re, tra Ebron e Gerusalemme, le due capitali in cui regnò poi Davide, nato dalla stirpe di Abramo, e questa incoronazione avviene da parte di uno "Simile a Lui", simile a Dio, "il sacerdote per sempre del Salmo 110 che Gesù in Matteo 22,41-46 propone ai farisei per chiarire la figura del Messia. (Matteo 22,41-46)
Del resto che Abram fu costituito sacerdote discende dalle parole di benedizione di Melkisedek, in quanto è implicito che è divenuto un ponte che e riceve e dà benedizione: "Sia benedetto Abram dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici." (Genesi 14,19s)

Abram diviene un ponte vero e proprio perché attraverso di lui si arriva appunto a Davide e al Messia, la "discendenza" profetizzata ad Abram, infatti, Genesi 15,5 continua quel colloquio tra Abram e il Signore in questo modo: "Poi lo condusse fuori e gli disse: Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle; e soggiunse: Tale sarà la tua discendenza."

Il testo prosegue poi con il seguente commento: "Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia." (Genesi 15,1-6) pensiero commentato da San Paolo in Romani 4,3-9.22 e Galati 3,6-14.

Questa frase in ebraico dice: "vehoe'oemin beIHWH vaiaicheshboeha hetsdaqa lu" la relativa decriptazione propone che Abram: "Porterà al mondo l'Amen , dalla sua casa il Signore porterà ad esistere il progetto : uscirà il Giusto per lui ."

Quella pagina è profezia della vittoria finale della "fede".
Del resto Abramo è padre della fede.
Quella vittoria di Abram profetizza la vittoria finale del Messia su tutte le forze del male che si agitano negli uomini e si oppongono al disegno divino, fino alla vittoria finale sulla morte.
Del resto quel numero il "trecento diciotto" del versetto 14,14, in ebraico è: "shemonah a'shar weshelish m'eot".
Le prime tre lettere sono anche quelle di olio e l'insieme di quelle lettere nel loro complesso parlano del Messia cristiano: "da un unto uscirà in azione la risurrezione dei corpi , nel terzo (giorno) in vita l'Unico lo riporterà dalla croce ."

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