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ADAMO IMPARA A LEGGERE
Il radicale ebraico
,
come abbiamo visto, si usa per "chiamare", "leggere" è "incontrare", si trova ripetuto cinque volte nel racconto della creazione in 7 tappe di cui in Genesi 1-2,4a, precisamente quando:
- Genesi 1,5 - "Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte."
- Genesi 1,8 - "Dio chiamò il firmamento cielo."
- Genesi 1,10 - "Dio chiamò l'asciutto terra, mentre chiamò la massa delle acque mare."
Dio, che in quel racconto è definito col nome di "'Elohim"
,
è da intendere che chiamò all'esistenza tutte quelle realtà.
Secondo il pensiero della tradizione ebraica, il Creatore avrebbe proceduto alla sua opera seguendo un progetto che aveva preparato.
Questo progetto era la stessa Torah che poi dette a Mosè e a Israele.
Questa era presso di Lui, preesistente alla creazione, nella sua mano, e pare come se vi "leggeva"
e "creava"
quanto occorreva per portare a compimento il progetto stesso, con tutto il Suo amore, ossia il mondo e quanto poteva necessitare per il vivere e formarsi della creatura perfetta da Lui pensata, l'uomo che, se avesse voluto sarebbe potuto essere a Sua immagine e somiglianza.
(Vedi: "Vincere il rifiuto", in particolare, il paragrafo "Compimento della Creazione",)
Dopo quei sette giorni, il racconto continua in Genesi 2, ma chi vi opera è ora chiamato non più solo "'Elohim"
,
ma
,
"IHWH 'Elohim", il che per l'ipotesi di Julius Wellhausen (1844 - 1918) delle varie fonti che avrebbero formato la "Torah" - Eloista, Iavista, Sacerdotale e Deuteronomista - ha dato adito all'idea di una tradizione Eloista ed una Iavista per i racconti della creazione e di essere in presenza di due racconti diversi, non perfettamente combacianti, tesi considerata ormai superata da molti biblisti.
Ciò che non è detto, ma è insito nella tradizione ebraica è che "'Elohim" che opera la creazione di "sette giorni" è Dio in persona, ma a nome dell'Assemblea divina celeste pensata come un consesso in cui Dio stesso presiede come un re che comanda il Regno dei Cieli delle creature angeliche ove, tutte, di comune accordo avevano accolto e accettato di portare a termine il progetto che il Presidente aveva presentato.
A monte di tali eventi, poi la stessa tradizioe considera possibile la rivolta di una parte degli angeli, quando furono portati a conoscenza del progetto con l'intenzione divina sull'uomo, la nuova creatura pensata da Dio cui intendeva sottoporre il mondo futuro.
Di questa rivolta oltre che in libri apocrifi come quelli di Enoc, v'è traccia in 2Pietro 2,4; Giuda 1,6; Apocalisse 12,7-9 e pare alludervi anche Isaia 14,12.
Quello che può sembrare il secondo racconto della creazione del capitolo Genesi 2 invero è da considerare alla stregua di una dissolvenza del regista che torna indietro e far vedere alcuni dettagli del 6° giorno puntando lo zoom sulla creazione dell'uomo a cui ha provveduto direttamente Il Signore IHWH, il Signore dell'assemblea "'Elohim".
Elementi che hanno indotto a ritenere quello di Genesi 2 come un racconto di due tradizioni diverse, oltre al nome di chi opera, sono principalmente due:
- i vegetali, che lì paiono come non ancora creati;
- gli animali, che sembrano creati dopo l'uomo, in quanto, in Genesi 2,19 si trova, "Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici...".
Al riguardo del primo punto si risponde che i vegetali di cui parla, in effetti, sono quelli coltivati che mancavano, perché l'uomo ancora non li aveva ancora lavorato la terra, come si evince dallo stesso versetto Genesi 2,5 Per il secondo punto è da andare al testo di Genesi 2,19 che è così scritto in ebraico:
Quel "Allora il Signore Dio plasmò..."
lo confronto con Genesi 2,7 relativo alla formazione dell'uomo che è così scritto in ebraico, "Allora il Signore Dio plasmò l'uomo..."
.
Ci si rende conto che, pur se tradotti nello stesso modo il verbo "allora plasmò" è scritto in maniera differente, infatti, in 2,19 è
,
ma in 2,7 è
.
Il commentatore biblico Rashi, sul fatto della presenza delle 2 "iod" in
di Genesi 2,7 propone: «plasmò (vayyitsèr) è scritto con due "iod", perché ci sono due plasmare: quello dell'uomo in questo mondo e quello dell'uomo nel mondo futuro (Beréchith raba 14, 5); mentre per gli animali, la stessa parola è scritta con un solo "iod".»
È certamente vero che Dio plasmò in modo diverso l'uomo rispetto agli animali, ma ciò si evince ed è implicito proprio nel versetto Genesi 2,7 in quanto, all'uomo, oltre la vita "noefoesh", Dio dette anche il proprio soffio divino "nishmat". È scritto, infatti, "Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò ("nishmat") nelle sue narici un alito di vita (noefoesh) e l'uomo divenne un essere vivente."
Ora
di Genesi 2,7, in effetti, è certamente un passato remoto messo ben in evidenza "fu
a plasmare
",
mentre in Genesi 2,19 potrebbe essere un gerundio e allora si potrebbe vedere la lettera
come avversativo e il radicale
come "avendo formato", quindi il discorso allora sarebbe, "Ma avendo formato il Signore Dio... gli animali selvatici...".
Sarebbe un modo per far ricordare ciò era avvenuto ed era stato raccontato in Genesi 1 e quanto aveva allora creato tra gli animali Dio, ora, lo fece vedere all'uomo, perché scegliesse un aiuto.
Era, infatti, accaduto come racconta Genesi 2,8 che Dio, appena plasmato l'uomo, l'aveva messo nel giardino che aveva piantato in Eden, dove non c'erano gli animali.
Se, infatti, s'interpreta come se gli animali fossero creati in precedenza questi, essendo animali selvatici
,
erano stati lasciati fuori.
La parola selvatico
"ha-ssheddaoeh" al suo interno, del resto, ha le lettere "shed"
di "demonio", da cui era bene che la prima coppia, ancora impreparata, stesse lontana.
Del resto, se a monte si considera incombente la questione degli angeli ribelli, è comprensibile da parte di Dio il voler mettere l'uomo, ossia la prima coppia dei progenitori, maschio e femmina di Genesi 1,27 in quel posto riservato del "Gan Eden", proprio per evitargli brutti incontri prima di un'adeguata preparazione.
Ora, quei due, la coppia Adamo, doveva essere formata per accogliere con coscienza di voler acconsentire alla propria creazione secondo il progetto di Dio e dovevano, perciò, venire preparati ad hoc.
Erano stati posti in un luogo speciale, protetto, e iniziava la scuola con l'esposizione della "Torah" che in ebraico sta proprio a significare "insegnamento".
Adamo, insomma, doveva imparare a leggere nella "Torah"!
Ecco che Dio stesso li iniziò alla lettura, come a un fanciullo, che impara con l'abecedario.
Cominciò loro a far vedere le immagini degli animali e gli insegnò le lettere per leggere e l'uomo le lesse
e li chiamò
con il loro nome, che poi in effetti sono quelli che si trovano nella "Torah" stessa.
In questo senso si possono interpretare questi due versetti: "Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati
:
in qualunque modo l'uomo avesse chiamato
ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l'uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile." (Genesi 2,19-20)
La prima coppia non doveva mangiare dell'albero della conoscenza.
Dio intendeva di evitar loro di venire istruiti su vie false e ambigue con frutti duplici dalla stessa radice, bene e male, ma intendeva istradarlo alla via della santità in modo che fosse pronto a scegliere la via giusta quando si fosse loro presentato un bivio.
Li voleva istruire sulla via dell'amore e dell'unità ed ecco che subito dopo Dio fece con l'uomo un altro passo importante che lo portava a livello superiore rispetto al maschile e femminile inteso nel senso animalesco.
Presentò loro la soluzione di un aiuto che gli fosse simile, il patto "marito - moglie" e la prima coppia fu legata da Lui con un tale patto; i due si riconobbero e si accolsero come tali come una unica nuova creatura il cui vincolo era l'amore e il servizio.