CONOSCERE IL PADRE
di Alessandro Conti Puorger
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"PADRE" NEL NUOVO TESTAMENTO
Nei libri che formano il Nuovo Testamento scritto dopo le vicende storiche di Gesù di Nazaret, abbiamo visto che per circa 360 volte si presenta la parola "padre".
Di queste 360 volte, 260 sono nei quattro Vangeli canonici e 100 negli altri scritti del Nuovo Testamento.
Nei Vangeli sono da riferire al "Padre" celeste 184 di quelle 260 volte e si ripartiscono in questo modo:
Nei Sinottici, quindi, "padre" si trova per 129 e "Padre" 67 volte per cui in pratica c'è parità tra le 131 in Giovanni e le 129 dei Sinottici riuniti.
Ci si rende conto come nel Vangelo di Giovanni in modo plateale la citazione di "Padre" presenta una frequenza superiore, ben il 175%, rispetto a quella che si presente nell'insieme dei Sinottici, infatti, si ha 117 rispetto a 67.
Emerge poi che il Vangelo di Matteo ha una frequenza di "Padre" assai ridotta, solo 4 volte, rispetto agli altri due Sinottici - Matteo e Luca.
Credo che ciò possa essere spiegato con la considerazione che il Vangelo di Marco, in pratica, è il testo delle catechesi di Pietro ai Romani ed è considerato il primo per edizione dei Vangeli; fu scritto quando le comunità cristiane stavano elaborando la propria teologia e l'annuncio era ancora asciutto.
Il termine "padre", inoltre, tra i romani era inflazionato in quanto agli imperatori, considerati divini, era attribuito quel titolo onorifico di "Pater Patriae" - "Padre della Patria" - (PP sulle monete) che l'antica Roma conferiva ai personaggi che avevano servito con onore la Repubblica.
Per quanto poi riguarda gli altri scritti del Nuovo Testamento si ha che delle 100 volte che si cita la parola "padre" 73 volte riguardano il "Padre" che sta nei cieli, il Padre di Gesù Cristo.
Se poi si va nel particolare, si ha per le:
Altre lettere:
Lettere di San Paolo:
In conclusione, gli scritti detti Giovannei - Vangelo di Giovanni (117), Apocalisse (5) e le lettere di Giovanni (16) - presentano complessivamente 138 volte la parola "Padre" rispetto alle 184 che si trova citato negli scritti dell'intero Nuovo Testamento, cioè nel 75% delle volte.
Veramente a tali scritti spetta il primato di tale riconoscimento che tanto ha influito negli sviluppi teologici del cristianesimo.
La motivazione è semplice: sono quei testi, specialmente il Vangelo, scritti per ultimi del Nuovo Testamento, per cui le comunità cristiane avevano elaborato e rivisitato i discorsi di Gesù e grazie allo Spirito Santo avevano preso atto dell'avvenuta elezione da parte del Padre per i meriti di Cristo, il Figlio Unigenito.
San Paolo ha il merito di aver chiarito il rapporto di figliolanza adottiva di Dio in Efesini 1,3-7.11 "Benedetto
Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d'amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. In lui, mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe, secondo la ricchezza della sua grazia... In lui
siamo stati fatti anche eredi, predestinati - secondo il progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà..."
Stesso pensiero si trova in Romani 8,14-17.