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di Alessandro Conti Puorger
 

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L'UOMO INTEGRALE DI CORPO E DI SPIRITO
Nei libri della Bibbia, essendo l'antropologia sostenuta dalla creazione da parte di Dio in cui tutto è "molto buono", anche il rapporto sessuale col suo piacere sottolinea e cementa l'unione, voluta coscientemente per tutta la vita da tre persone, l'uomo, la donna e Dio, per la comunione, il reciproco sostegno nella procreazione e nell'educazione dei figli, ove esercitarsi ad amare quale palestra di una eterna comunione col Creatore.
Nell'ebraismo e nel cristianesimo non c'è così alcuna idea che i rapporti sessuali nell'ambito del matrimonio siano peccaminosi.
Solo una frangia minoritaria "puritana" che suppose il peccato di Adamo ed Eva e quindi la decadenza della discendenza per un peccato di sesso e non per una disobbedienza ontologica provocò una visione pessimistica della condizione umana.
Nel giudaismo dei proseliti degli ultimi secoli dell'apocalittica giudaica prima di Cristo, per il contatto con la cultura greca nel concetto di puro e impuro, s'introdusse il concetto di "porneia".
Nacquero così frange sessuofobe prima dell'era volgare come i settari di Qumran e la setta dei Terapeuti.
Nel Nuovo Testamento scritto in greco iIl termine "eros" non compare neppure una volta, ma solo quello di "agape" o "filia".
Per contro nell'Antico Testamento in ebraico, esiste un unico termine "'ahavah", amore che comprende tutti gli aspetti dell'amore, eros, libido, passione, tenerezza, amicizia, amore fraterno, filantropia, amore spirituale per Dio e per gli uomini.
La filosofia Aristotelica diffonderà una visione negativa del corpo e la traduzione dei 70 già iniziò ed espungere aspetti legati alla sessualità differenziando con termini che distinguevano in modo soggettivo quel l'unico concetto che nell'uomo ha tante sfaccettature e pulsioni.
Il peccato di "porneia" fu esaltato in negativo e la sessualità stessa fu essenza di peccato.

Nei testi della letteratura profetica e nel "Cantico dei cantici", la dimensione che oggi potremo definire erotica, ma che è un oggettivo puro semplice rapporto d'amore, fu però scelto per descrivere in modo allegorico l'intensità del rapporto tra Dio e Israele, quindi tra Dio e ogni anima e poi tra Cristo e la Chiesa.
Lo stesso giudaismo rabbinico coevo e successivo, peraltro, risente di un pensiero del genere quando osserva, se non esistesse l'istinto cattivo: "l'uomo non costruirebbe case, non si sposerebbe, non avrebbe figli e non si dedicherebbe agli affari". (Genesi Rabbah 9,7)
Cosicché quegli stessi testi talmudici sono a considerare la misteriosa necessità anche dell'istinto cattivo.
Peraltro la tradizionale ebraica è convinta che l'unione sessuale fra uomo e donna, compiuta in santità, coinvolge la divina presenza della "Shekinah".
L'unione fisica, così non allontana l'uomo dalla divinità, anzi nel pensiero rabbinico e nella mistica ebraica è strumento per chiamarla a collaborare alla procreazione.
D'altronde nel matrimonio cristiano i ministri sono l'uomo, la donna e Dio stesso e il matrimonio è elevato a sacramento di servizio per il mondo come i Santi Ordini.
L'idea di San Paolo in 1Corinzi 7,32-34 resta un consiglio per chi voglia seguire un cammino ascetico, ma di fatto non ha influito più di tanto nella teologia e quel consiglio fu assorbito dall'idea dei "voti" fatti per entrare nello stato monacale da chi ritiene che la condizione verginale sia la più appropriata per vivere il proprio rapporto con Dio.
San Paolo, peraltro, riconosce l'integralità dell'atto nel matrimonio quando dice "Non rifiutatevi l'un l'altro, se non di comune accordo e temporaneamente, per dedicarvi alla preghiera. Poi tornate insieme, perché Satana non vi tenti mediante la vostra incontinenza." (1Corinzi 7,5)
Pur tuttavia sulla scia apocalittica di Qumran e dei Terapeuti puritani sul sesso e degli influssi della gnosi greco romana nel pensiero di alcuni autori cristiani dei primi secoli si trovano anche posizione estreme (Origene, Girolamoe, Agostino), atteggiamenti completamente enucleati con la dottrina del matrimonio e la riscoperta del valore della corporeità e della sessualità da parte dell'illuminato Concilio Vaticano II.

Tra l'altro qualche aspetto di misogenia per alcune affermazioni di "Qohelet" o dei "Proverbi" entrò anche nel rabbinismo mediovale, passato poi nel Chassidismo tedesco dei secoli XII-XIII e nel Chassidismo polacco dei secoli XVII e XVIII, fino agli Haredim ultra-ortodossi spariti con la Shoà che dice s'unissero attraverso un foro del lenzuolo per ridurre il piacere e non vedere le rispettive nudità.
A ciò s'oppone una visione "solare" ove quel rapporto santo in una santa unione esalta la capacità d'accrescere l'immagine di Dio sulla terra e di attrarre su di essa la presenza divina.

La proibizione contenuta in alcuni passi della Bibbia ebraica d'accostarsi a donna prima di una battaglia o per i sacerdoti, prima di celebrare atti di culto, non è da configurare in contaminazione di tipo morale, bensì in timori di depotenziamento per l'uomo in momenti che deve affrontare tali compiti nella pienezza delle forze.
Il concetto di impuro non implica connotazioni di tipo morale.
Mestruazione, polluzione, contatti con cadaveri, malattie, sono fatti incolpevole e la contaminazione deriva solo che queste rivelano un contatto diretto con entità che implica la sfera "sacra" non sotto controllo dell'uomo, cioè la puerpera, il flusso mestruale, l'atto sessuale e il sesso stesso sono connessi al "principio vitale" sentito come appartenente alla sfera del divino.

Una luce nell'ebraismo su tale situazione fu la "Lettera sulla santità" in 6 capitoli, nota anche come "Porte della giustizia" e "Il segreto dell'unione sessuale" della fine del secolo XIII attribuita al cabbalista castigliano, discepolo di Abulafia, Yosef Gikatilla (1246 ca.-1325) citata già da Menachem Recanati nella prima metà del XIV secolo. e Yeoshua' ibn Shuaib (prima metà del secolo XIV).
Segnalo di questa solo questioni essenziali dei vari capitoli:

  1. introduzione sulla chiamata di Israele alla santità;
  2. l'essenza dell'unione se compiuta al momento giusto nell'ambito del matrimonio e con la giusta intenzione, è cosa santa e un atto di "conoscenza", processo d'unione delle Sefirot maschili e femminili;
  3. sul tempo dell'unione, in quanto è da scegliere il tempo opportuno e più adatto per l'unione coniugale, cioè è la notte dello Shabbat, notte in cui Dio ricrea le anime e dona un supplemento di anima a quella dei sei giorni feriali;
  4. il cibo adatto all'unione, poco e Kasher;
  5. il potere dell'intenzione e dell'immaginazione nell'atto coniugale sentendosi in comunione con la Shekinah;
  6. la qualità dell'atto stesso nel senso che debbono correre tra loro parole, idee desiderio e passione giuste, entrambi in piena coscienza e volontà, ovviamente con grazia e senza alcuna violenza e non nel sonno, ma in piena comunione col Creatore.
L'uomo è una sintesi di spirito e corpo, non è un angelo e non è un animale, la sessualità fa parte del suo essere e Dio vide che è cosa buona che crescessero e procreassero in modo ordinato.
Tutto qui, il resto è esaltare una o l'altra componente dell'uomo, il che non è secondo la volontà di Dio.
Perciò si ama Dio con tutto se stesso anche il corpo desidera la "risurrezione della carne" di venire glorificato.
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