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LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

 
LA SPOSA IN ESTASI
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di Alessandro Conti Puorger
 

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LA MORTE DEL GIUSTO
Così, semplicemente, il libro del Deuteronomio ci dice della morte di Mosè: "Mosè aveva centoventi anni quando morì; gli occhi non gli si erano spenti e il vigore non gli era venuto meno." (Deuteronomio 34,7)
Non fu quindi una morte dovuta a vecchiaia e a malattia, ma fu un passaggio voluto da Dio.
Si addormentò e si svegliò con Lui.
Fu un premio!
Il Signore aveva fatto vedere da lontano, da Monte Nebo, a Mosè la terra ove avrebbe introdotto il popolo, ma a lui, Mosè che aveva terminato il proprio compito, ormai spettava la vera terra promessa, il cielo.
Nell'articolo "Le benedizioni di Giacobbe e di Mosè" al paragrafo "La morte di Mosè (Deuteronomio 34) ", in cui tra l'altro ho inserito con i miei criteri l'intera decriptazione del capitolo 34 del Deuteronomio, ho riportato anche due midrash che hanno elaborato e dilatato quel l'istante della morte del grande profeta.
"Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei suoi fedeli" dice il Salmo 116,15 e in relazione a questo va filtrato il versetto Deuteronomio 34,5: "Mosè, servo del Signore, morì in quel luogo, nel paese di Moab, secondo l'ordine del Signore."
I segni ebraici usati per questo versetto vanno esaminati attentamente.



Con soggetto Mosè quei segni in base a "Parlano le lettere" "si possono leggere:

"A portarsi fu da uomo illuminato tra i viventi Mosè che servì il Signore dentro la terra . A vivere lo portò dal Padre , al venir meno fu col Signore ."

Che Mosè, come Elia, fu portato in cielo, è raccontato nell'apocrifo "Ascensione di Mosè", è in linea con l'episodio della trasfigurazione raccontato dai Vangeli sinottici in cui Gesù appare con vesti sfolgoranti tra Mosè ed Elia.
C'è un commento rabbinico legato ai segni a fine di quel versetto, che s'è soffermato a considerare, pare proprio in linea col mio metodo, interpretandoli come "sopra la bocca ci fu il Signore ", come se Dio stesso l'avesse baciato.
Da questa idea fu prodotto un midrash: "Si udì una voce dal cielo che disse a Mosè: Mosè, è la fine, il tempo della tua morte è venuto. Mosè disse a Dio: Ti supplico, non mi abbandonare nelle mani dell'angelo della morte. Ma Dio scese dall'alto dei cieli per prendere l'anima di Mosè e gli disse: Mosè, chiudi gli occhi e Mosè li chiuse; poi disse: Posa le mani sul petto e Mosè così fece; poi disse: Adesso accosta i piedi e Mosè li accostò. Allora Dio chiamò l'anima di Mosè dicendole: Figlia mia, ho fissato un tempo di 120 anni durante il quale tu abitassi nel corpo di Mosè. Ora è giunta la tua fine; parti, non tardare. E l'anima: Re del mondo, io amo il corpo puro e santo di Mosè e non voglio lasciarlo. Allora Dio baciò Mosè e prese la sua anima con un bacio della sua bocca, poi Dio pianse per la morte di Mosè."

Rispetto a questo racconto Daniel Lifschitz in "Mosè lotta con la Morte" (EDB) aggiunge:

"...Rispose l'anima: Signore dell'universo, esiste forse un corpo più puro di quello di Mosè? Perciò lo amo e non voglio lasciarlo. Ti porrò sotto il mio trono celeste, insieme agli angeli, promise il Signore. Meglio per me rimanere nel corpo di Mosè che trovarmi con gli angeli, protestò l'anima. È puro tanto quanto gli angeli, benché viva sulla terra. Ti prego, lasciami nel corpo di Mosé. Dopo che il Santo, benedetto sia, ebbe udito l'anima di Mosè attestare la purezza del suo corpo, baciò Mosè, e l'anima fece l'esperienza dell'indicibile gioia della Sheckinah del Signore (l'aspetto femminile di Dio), gioia incomparabilmente più grande di quella provata rimanendo nel corpo di Mosè e tornò, senza più resistere nel seno del Santo, benedetto sia."

La morte di Mosè fu così considerata la conclusione di un'esperienza mistica, da una estasi momentanea ad una estasi eterna.
Menahem ben Benjamin Recanati, italiano, qabalista del XII secolo ebbe a scrivere: "Sappi che proprio come il frutto maturo cade dall'albero e non ha bisogno più di restarvi unito, lo stesso avviene all'unione dell'anima col corpo. Quando l'anima ha raggiunto ciò che è in grado di raggiungere, si unisce all'anima superiore: in tal modo essa rimuoverà la sua veste di polvere, si separerà dal suo luogo e si unirà alla Shekinah, questa è la morte per bacio."
In definitiva l'estasi è morte temporanea ed entrare nella vera vita.

In parallelo c'è la vita alla sequela di Cristo che, col parallelismo ora fatto del frutto, si può considerare un'estasi continua.
È già l'entrare nella vita eterna al Suo servizio, come ci suggerisce la pagina della vite e dei tralci: "Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla... Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena." (Giovanni 15,1-11)

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