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IL PERDONO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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GIUSEPPE PERDONA I FRATELLI
È noto che i fratelli, figli delle altre mogli di Giacobbe/Israele, erano invidiosi di Giuseppe figlio di Rachele.
Giuseppe, il primogenito di Rachele, seconda moglie di Giacobbe da cui poi nacque anche Beniamino, in effetti, era il più giovane degli altri 10 figli che Giacobbe aveva avuto, sei dalla prima moglie Lia e due da ciascuna delle serve delle mogli Zilpa di Lia e Bila di Rachele.
A Giacobbe i figli erano nati in questo ordine:

  • di Lia, 1° Ruben, 2° Simeone, 3° Levi, 4° Giuda di Lia;
  • di Bila serva di Rachele 5° Dan e 6° Neftali;
  • di Zilpa serva di Lia 7° Gad e 8° Aser;
  • di Lia, 9° Isaccar, 10° Zebulon;
  • di Rachele, 11° Giuseppe e 12° Beniamino.
La Bibbia, in effetti, annota "Israele amava Giuseppe più di tutti i suoi figli, perché era il figlio avuto in vecchiaia, e gli aveva fatto una tunica con maniche lunghe" (Genesi 37,3) quindi, lo trattava come se fosse un principe e i fratelli non lo sopportavano anche per i famosi sogni che raccontava in cui appariva sempre in posizione preminente rispetto ai fratelli.
Il libro della Genesi narra in quel capitolo 37 di come avvenne il fatto per cui poi fu raccontato dai 10 fratelli più grandi a Giacobbe la bugia che Giuseppe era stato sbranato in campagna da una bestia feroce.
Giuseppe era andato per ordine del padre a vedere come stavano i fratelli al pascolo e come stava il bestiame.
Appena lo videro da lontano i fratelli decisero di ucciderlo, ma Ruben, che si sentiva responsabile essendo il maggiore, non voleva aderire a questo atroce piano, allora afferrarono Giuseppe e lo chiusero in una cisterna, quindi, Giuda, invece di ucciderlo propose di venderlo.
Passò una carovana di mercanti Madianiti e lo cedettero per 20 sicli d'argento.
Questi lo portarono in Egitto ove lo vendettero come schiavo.
Gli eventi che inizialmente a Giuseppe erano andati molto male, perché imprigionato pur innocente essendo stato accusato di tentata violenza alla padrona, per il potere che aveva di svelare i misteri dei sogni, arrivò a chiarire i sogni premonitori del faraone sui prossimi sette anni di abbondanza e sette di carestia, quindi, il destino per intervento divino si volse per lui al meglio e fu nominato vice faraone (Genesi 39-41).

Dopo i sette anni di abbondanza, venuta la carestia anche in Canaan, i fratelli di Giuseppe, salvo Beniamino che rimase col padre, su incarico di Giacobbe andarono a comprare grano in Egitto che per accortezza del vice faraone era stato accumulato negli anni di abbondanza.

Nei capitoli Genesi 42-45 è narrato come i fratelli incontrarono Giuseppe che non si fece riconoscere, ma con furbizia li costrinse a far sì che Beniamino venisse in Egitto, quindi si fece riconoscere e con grande lungimiranza e longanimità disse ai fratelli: "Io sono Giuseppe, il vostro fratello, quello che voi avete venduto sulla via verso l'Egitto. Ma ora non vi rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiù... Dio mi ha mandato qui prima di voi, per assicurare a voi la sopravvivenza nella terra e per farvi vivere per una grande liberazione. Dunque non siete stati voi a mandarmi qui, ma Dio" (Genesi 45,4-8), e il perdono era... implicito.

Il padre con i fratelli e le loro famiglie furono accolti nelle terre fertili del delta del Nilo, nel lato orientale verso il Sinai, il Gosen, ove stettero con il loro bestiame.
Quando morì Giacobbe i fratelli non si sentirono più sicuri come prima, infatti, racconta il libro della Genesi: "...i fratelli di Giuseppe cominciarono ad aver paura, dato che il loro padre era morto, e dissero: Chissà se Giuseppe non ci tratterà da nemici e non ci renderà tutto il male che noi gli abbiamo fatto? Allora mandarono a dire a Giuseppe: Tuo padre prima di morire ha dato quest'ordine: Direte a Giuseppe: Perdona il delitto dei tuoi fratelli e il loro peccato, perché ti hanno fatto del male! Perdona dunque il delitto dei servi del Dio di tuo padre! Giuseppe pianse quando gli si parlò così... Ma Giuseppe disse loro: Non temete. Tengo io forse il posto di Dio? Se voi avevate tramato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene, per compiere quello che oggi si avvera: far vivere un popolo numeroso. Dunque non temete..." (Genesi 50,15-21)

Al versetto 17 per due volte si trova la richiesta di perdono avanzata dai fratelli come comando di presentare tale domanda da parte del padre che l'avrebbe loro fatto promettere prima di morire.
Il verbo ebraico usato è lo stesso , ma nel caso specifico in entrambi le volte per l'imperfetto c'è la forma contratta "s'a" .

Interessante è come i commentatori ebrei giustificano l'inizio del brano col versetto 15: "...i fratelli di Giuseppe cominciarono ad aver paura, dato che il loro padre era morto".
Non che Giuseppe avesse manifestato qualche cenno di cambiamento d'umore nei loro confronti, ma l'ipotesi è che, mentre era solito invitarli a pranzi e a cene ove il padre Giacobbe stava a capotavola come più anziano della famiglia, ora Giuseppe era in imbarazzo e aveva molto diradato gli inviti.
Il motivo di ciò non era astio per i fratelli, ma non essendo il più anziano non poteva ora andare ancora contro il cerimoniale di corte e non sedere lui a capotavola.
In tal caso però, pensava, avrebbe riacceso il malumore tra i fratelli, mentre quando c'era il padre era comprensibile anche per gli egiziani che Giuseppe il Vice Faraone non sedesse al primo posto per rispetto del padre.
Di fatto alla richiesta esplicita di perdono Giuseppe non da una risposta, ma prende l'argomento sotto un interessante punto di vista.
Il rabbino italiano Abdia Sforno (1470-1550) esegeta biblico a tale riguardo osservò che in pratica Giuseppe avrebbe detto: "Sarei forse un giudice col potere di prendere il posto di Hashem nel verificare se il suo decreto era giusto e punire coloro che lo hanno eseguito? Voi non eravate nulla di più che i suoi agenti; sbagliaste pensando che io fossi vostro nemico, ma Hashem si è servito delle vostre azioni per portare il vero bene."

Certo è che nei fatti che accadono il credente deve pensare che Dio pur sempre è padrone della storia e che anche ciò che pare avere come primo effetto un male sarà comunque da Lui indirizzato al bene e solo Lui, Dio, è giudice supremo; d'altronde, "Chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?" (Matteo 6,27)
Gesù poi concluderà "amate i vostri nemici" (Matteo 5,44)

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