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IL PERDONO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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IL PERDONO, MISSIONE DEL CRISTIANESIMO
Proprio per quelle parole di Gesù risorto il perdono è la missione che ha lasciato all'assemblea raccolta nel Suo Nome, la Chiesa, quindi, a ogni cristiano.
Il cristiano, grazie al soffio dello Spirito Santo, è suo ambasciatore, quindi suo angelo, ed è chiamato a essere luce, sale e lievito per il mondo appartenendo alla Chiesa che è "Lumen Gentium" luce delle genti.
Il Simbolo o Credo degli Apostoli tra i vari articoli pone in evidenza la fede nel perdono dei peccati, come peraltro ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC) all'articolo 976.
Il perdono dei peccati si consegue per mezzo del Battesimo, sacramento attraverso cui si diviene cristiani.
La grazia del Battesimo, però, non libera dalla debolezza della nostra natura umana, ma in caso di cadute si può riottenere il dono della grazia di Dio con gli altri sacramenti, in special modo con quello della Penitenza.

San Gregorio Nazianzeno, "Oratio" 39,17 ha giustamente chiamato il sacramento della Penitenza "un Battesimo laborioso".
Sant'Agostino in "Sermo" 214,11, infatti, sostiene che "Per coloro che sono caduti dopo il Battesimo questo sacramento della Penitenza è necessario alla salvezza come lo stesso Battesimo per quelli che non sono stati ancora rigenerati."

Ogni colpa, per grave che sia, può essere perdonata dalla santa Chiesa.
Non si può escludere che un uomo, per quanto infame e scellerato, possa avere con il pentimento il perdono.
Cristo, che è morto per tutti gli uomini, vuole che, nella sua Chiesa, le porte del perdono siano sempre aperte a chiunque si allontani dal peccato. (Vedi articolo 982 del Catechismo della Chiesa Cattolica riportato nel II paragrafo di questo articolo.)

1422 - Quelli che si accostano al sacramento della Penitenza ricevono dalla misericordia di Dio il perdono delle offese fatte a lui e insieme si riconciliano con la Chiesa, alla quale hanno inflitto una ferita col peccato e che coopera alla loro conversione con la carità, l'esempio e la preghiera.

Il Sacramento della Penitenza, perché in sé tende a quegli scopi, è anche detto Sacramento della Conversione, Sacramento della Confessione, Sacramento del Perdono e Sacramento della Riconciliazione.
Il recuperare quindi, se possibile, il perdono da parte di quelli che ha offeso da parte del penitente è comunque da ricercare.
Per un cristiano cattolico cinque sono poi i precetti minimi da assolvere secondo il Compendio del CCC:

  • Partecipare alla Messa la domenica e le altre feste comandate e rimanere liberi da lavori e da attività che potrebbero impedire la santificazione di tali giorni.
  • Confessare i propri peccati almeno una volta all'anno.
  • Ricevere il sacramento dell'Eucaristia almeno a Pasqua.
  • Astenersi dal mangiare carne e osservare il digiuno nei giorni stabiliti dalla Chiesa.
  • Sovvenire alle necessità materiali della Chiesa stessa, secondo le proprie possibilità.
Queste sono le basi costitutive, ma al cristiano maturo nella fede è dato il carisma di essere messaggero del perdono.
Questo s'esplica per il fatto che nel cristiano diviene sempre più insito il desiderio di chiedere perdono, considerata la propria situazione, sempre in deficit rispetto a quanto sa essere buono e giusto, perché il perdono l'ha sperimentato proprio grazie ai sacramenti e nei fatti della propria vita.
Essendo stato perdonato, ha ricevuto la capacità interiore di perdonare, essendo stato molto amato dovrebbe poter molto amare!
Il cristiano dovrebbe tende a essere una creatura nuova che Dio continuamente rinnova e porta alla misura perfetta di Cristo.

Al riguardo, scrive San Paolo tratteggiando la missione del cristiano autentico: "...se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio." (2Corinzi 5,17-21)

Il cristiano così è tenuto ad annunciare il perdono, frutto della prima venuta nella carne di Cristo che è morto ed è risorto per il perdono dei peccati degli uomini di tutto il mondo.
A conclusione di questi pensieri sul perdono riporto la seguente pagina di sant'Agostino vescovo, tratta Dal "Commento sui salmi" sul Salmo 95,12-13 "Allora si rallegreranno gli alberi della foresta davanti al Signore che viene, perché viene a giudicare la terra".

"Venne una prima volta, e verrà ancora in futuro. Questa sua parola è risuonata prima nel Vangelo: "D'ora innanzi vedrete il Figlio dell'uomo venire sulle nubi del cielo" (Matteo 26,64).

Che significa: D'ora innanzi? Forse che il Signore deve venire già fin d'ora e non dopo, quando piangeranno tutti i popoli della terra?
Effettivamente c'è una venuta che si verifica già ora, prima di quella, ed è attraverso i suoi annunziatori.
Questa venuta ha riempito tutta la terra.
Non poniamoci contro la prima venuta per non dover poi temere la seconda.
Che cosa deve fare dunque il cristiano?
Servirsi del mondo, non farsi schiavo del mondo, ma che significa ciò?
Vuol dire avere, ma come se non avesse, così dice, infatti, l'Apostolo... in 1Corinzi 7,29-32.
Chi è senza preoccupazione, aspetta tranquillo l'arrivo del suo Signore, infatti che sorta di amore per Cristo sarebbe il temere che egli venga?
Fratelli, non ci vergogniamo? Lo amiamo e temiamo che egli venga!
Ma lo amiamo davvero o amiamo di più i nostri peccati?
Ci si impone perentoriamente la scelta.
Se vogliamo davvero amare colui che deve venire per punire i peccati, dobbiamo odiare cordialmente tutto il mondo del peccato.
Lo vogliamo o no, egli verrà.
Quindi non adesso; il che ovviamente non esclude che verrà.
Verrà, e quando non lo aspetti.
Se ti troverà pronto, non ti nuocerà il fatto di non averne conosciuto in anticipo il momento esatto "E si rallegreranno tutti gli alberi della foresta".
È venuto una prima volta, e poi tornerà a giudicare la terra.
Troverà pieni di gioia coloro che alla sua prima venuta hanno creduto che tornerà "Giudicherà il mondo con giustizia e con verità tutte le genti" (Samo 95,13).
Qual è questa giustizia e verità?
Unirà a sé i suoi eletti perché lo affianchino nel tribunale del giudizio, ma separerà gli altri tra loro e li porrà alcuni alla destra, altri alla sinistra.
Che cosa vi è di più giusto, di più vero, che non si aspettino misericordia dal giudice coloro che non vollero usare misericordia, prima che venisse il giudice?
Coloro invece che hanno voluto usare misericordia, saranno giudicati con misericordia.
Si dirà infatti a coloro che stanno alla destra: "Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo (Matteo 25,34) e ascrive loro a merito le opere di misericordia: Perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere" (Matteo 25,35-40) con quel che segue.


A quelli che stanno alla sinistra, poi, che cosa sarà rinfacciato?
Che non vollero fare opere di misericordia.
E dove andranno?: Nel fuoco eterno (Matteo 25,41).
Questa terribile sentenza susciterà in loro un pianto amaro.
Ma che cosa dice il salmo?: "Il giusto sarà sempre ricordato; non temerà annunzio di sventura" (Salmo 111,6-7).
Che cos'è questo "annunzio di sventura?: Via da me nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli" (Matteo 25,41).
Chi godrà per la buona sentenza non temerà quella di condanna.
Questa è la giustizia, questa è la verità.
O forse perché tu sei ingiusto, il giudice non sarà giusto?
O forse perché tu sei bugiardo, la verità non dirà ciò che è vero?
Ma se vuoi incontrare il giudice misericordioso, sii anche tu misericordioso prima che egli giunga.
Perdona se qualcuno ti ha offeso, elargisci il superfluo.
E da chi proviene quello che doni, se non da lui? Se tu dessi del tuo sarebbe un'elemosina, ma poiché dai del suo, non è che una restituzione! "Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto?" (1Corinzi 4,7)
Queste sono le offerte più gradite a Dio: la misericordia, l'umiltà, la confessione, la pace, la carità.
Sono queste le cose che dobbiamo portare con noi e allora attenderemo con sicurezza la venuta del giudice il quale "Giudicherà il mondo con giustizia e con verità tutte le genti" (Salmo 95,13).


L'insegnamento del perdono di Cristo è sceso e si è incarnato nella Chiesa, prova ne è che il primo martire cristiano, il diacono Stefano, a Gerusalemme, prima di essere lapidato, mentre pregava, diceva: "Signore Gesù, accogli il mio spirito. Poi piegò le ginocchia e gridò forte: Signore, non imputar loro questo peccato. Detto questo, morì." (Atti 7,59s)

Nel cristiano non può esserci spazio per la vendetta o l'odio verso i nemici, ma solo per il perdono.
Ricordo poi San Paolo Miki giapponese membro della Compagnia di Gesù e i suoi 25 compagni, "santi martiri", crocifissi a Nagasaki nel 1597, canonizzati da Pio IX nel 1862. Prima di morire disse: "Giunto a questo istante, penso che nessuno tra voi creda che voglia tacere la verità. Dichiaro pertanto a voi che non c'è altra via di salvezza, se non quella seguita dai cristiani. Poiché questa mi insegna a perdonare ai nemici e a tutti quelli che mi hanno offeso, io volentieri perdono all'imperatore e a tutti i responsabili della mia morte, e li prego di volersi istruire intorno al battesimo cristiano". (Dalla "Storia del martirio dei santi Paolo Miki e compagni")


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