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ATTESA DEL MESSIA...

 
SUL TIMORE DEL SIGNORE

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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NELLE SACRE SCRITTURE EBRAICHE DELLA BIBBIA »
IL TIMORE DEL SIGNORE E IL VEDERE DIO »
NON TEMERÒ MAI - SALMO 27 e ISAIA 12 »
"TIMOR DI DIO" FUORI D'ISRAELE - ABRAMO E ISACCO E ABIMELECH »
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TIMORE DI DIO NEL CRISTIANESIMO
Ritorno per un attimo al paragrafo "Non temerò mai - Salmo 27 e Isaia 12", al primo versetto del Salmo 27 che preso alla lettera chiarisce il cambiamento epocale che si è verificato col cristianesimo.
Cercherò di chiarire questo pensiero.
Il cristianesimo è l'annuncio della venuta di Cristo e del suo tempo.
Un regime nuovo si è instaurato.
Preso radicalmente l'avvento nella storia di Dio in Gesù, vero Dio e vero uomo, porta a concludere che la speranza nella salvezza si è con Lui concretizzata.
Non c'è più maledizione, ma solo benedizione.
Il tempo che sta scorrendo è il tempo per istaurare il suo Regno d'amore sulla terra; un giudizio è in atto tra tenebre e luce.
Facevo notare in quel paragrafo che, tra l'altro, anche letteralmente, cioè per le lettere ebraiche che costituiscono quelle due parole, tra salvezza e Gesù c'è identità, come si vede chiaro dalle lettere indicate in rosso qui sotto.

Nel versetto Salmo 27,1 - Di Davide. Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura? Il Signore è difesa della mia vita, di chi avrò timore?




Propongo la dimostrazione della decriptazione di questo versetto perché troppo importante per sottacerla.

Salmi 27,1 - In un neonato si portò per aiutare il Signore . Desiderò () in un corpo stare . A portarsi in Gesù fu a vivere . Nella madre fu dall'Unico lanciato (). Da primogenito il Signore nel seno () portò . Questi a vivere () fu nella madre . Della madre fu il primogenito , il Verbo dell'Uno .

Quel versetto in definitiva porta a questa conclusione: si può temere chi ti salva? Si può temere chi ti dona la vita?
È come la mamma! Si può temere?
No, si può solo amare!
Questa è la svolta epocale, il sogno di Dio e di Adamo interrotto dal peccato.

Il "non temere" che Dio aveva pronunciato nei riguardi dei patriarchi dell'Antico Testamento lo troviamo subito all'inizio del Vangelo di Matteo rivolto a glorioso capo della Santa Famiglia: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo." (Matteo 1,20)
Il Vangelo di Luca poi lo riferisce anche a:

  • Zaccaria: "Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni." (Luca 1,13)
  • Maria: "L'angelo le disse: Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù." (Luca 1,30s)
  • Pietro: "Gesù disse a Simone: Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini". (Luca 5,10)
  • seguaci di Gesù: "Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno." (Luca 12,32)
Mosè e i profeti hanno portato le Sacre Scritture e hanno formato il popolo eletto in cui si è radicato il monoteismo e l'attesa del Messia.
Dalle Sacre Scritture la parola di Dio, come l'acqua che scende dal cielo, scendeva sul popolo nelle sinagoghe d'Israele e nelle assemblee dei proseliti, infatti così dice il profeta Isaia: "…così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata." (Isaia 56,11)
E nel libro del profeta Isaia era stato annunciato un matrimonio tra Dio e il suo popolo e tutti l'attendevano: "Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma tu sarai chiamata Mio compiacimento e la tua terra, Sposata, perché il Signore si compiacerà di te e la tua terra avrà uno sposo. Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il tuo architetto; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te. Sulle tue mura, Gerusalemme, ho posto sentinelle; per tutto il giorno e tutta la notte non taceranno mai." (Isaia 62,4-6a)
Nelle Sinagoghe si imbandiva un continuo banchetto, ma quel matrimonio non si compiva ancora!
Erano già trascorsi più di mille anni dalla liberazione dall'Egitto e l'attesa del Messia era divenuta molto forte, ma si stava perdendo allegria, un nemico s'era riaffacciato spengendo la libertà del popolo, le attese si affievolivano.
I maestri di tavola, cioè i ministranti delle sinagoghe si rendevano conto che quella parola sembrava stare perdendo mordente, stava scarseggiando il vino, ma arriva un rabbì che parla con autorità, propone la parola in modo nuovo, l'attualizza e la rende viva, dimostra con le opere, con i segni, e con la sua persona che è un giusto, muore da giusto per mano degli stranieri, viene riconosciuto che era retto, viene annunciato che è risorto e ha un tenace gruppo che l'ha seguito e che annuncia la sua morte e la sua risurrezione a remissione dei peccati di tutti, e che Dio ha mandato il suo Spirito Santo, sono tutti diventati profeti, i tempi del Messia in atto.
Quella parola, anche la più nascosta nelle stesse Sacre Scritture, ora si sta attuando, il Rabbì l'ha passata vivificata ad una piccola Chiesa nascente, Maria la madre con i suoi discepoli e inizia il miracolo della trasformazione dell'acqua in vino e imbandiscono banchetti nuovi…le nozze dell'Agnello.
Le nozze di Cana, quel miracolo con cui inizia il capitolo 2 del Vangelo di Giovanni, in effetti, pare proprio profezia dell'annuncio di una Nuova Alleanza e di un banchetto nuovo nello Spirito Santo.
Ciò che qualcuno intravedeva negli scritti e che leggeva come segreto di una storia fantastica poco credibile letta e non letta tra le lettere, l'avvento del Messia, era annunciata con forza. (Vedi paragrafo: "Chi legge doppio è brillo" in "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche".)
I detrattori avevano iniziato a dire che Gesù era un demonio, ma lui aveva premuniti, i suoi discepoli.
Come fece poi anche con i discepoli di Emmaus, Gesù aveva aperto loro l'intelligenza delle Scritture, anche evidentemente di quelle nascoste se c'erano, come penso, e al riguardo aveva detto loro: "Non li temete dunque, poiché non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato. Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna." (Matteo 10,26-28)
Nel cristianesimo il "timore di Dio" infatti è un dei sette doni dello Spirito Santo che serve per iniziare il rapporto con Lui e guidarlo alla pienezza: "Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà, Timore di Dio, perché fa parte appunto dello Spirito che caratterizza il Messia: "Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore." (Isaia 11,2)
Quel dono, appunto, come ricorda San Paolo ci serve per portare "…a compimento la nostra santificazione, nel timore di Dio". (2Corinzi 7,1)

La Chiesa nascente è tutta illuminata da quel dono: "La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samarìa; essa cresceva e camminava nel timore del Signore, colma del conforto dello Spirito Santo." (Atti 9,31)

Il timore di Dio è del tutto diverso dalla paura.
È il sentimento che riconosce la presenza e la santità di Dio nella storia e nelle vicende umane e lo riconosce nelle opere del creato e nelle creature.
Il Timore di Dio fa essere umili dinanzi alla grandezza di Dio ed implica adorazione, lode e ringraziamento.
È compagno e alleato dell'amore, perché fa nascere il rispetto ed il discernimento per evitare d'operare in modo che pensiamo a Lui dispiaccia, perché nasce il desiderio di evitare atti contrari al rapporto d'amore istaurato come nei riguardi di persona amata.
Il timore di Dio si impara nel corso del rapporto con Lui: "Venite, figli, ascoltatemi, dice un salmo; vi insegnerò il timore del Signore." (Salmi 33,12) mentre la paura sopraggiunge d'improvviso con gli eventi.
Il Salmo 25 ci fa comprendere il progressivo modo d'operare di questa istruzione: "Guidami nella tua verità e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza… Buono e retto è il Signore, la via giusta addita ai peccatori; guida gli umili secondo giustizia, insegna ai poveri le sue vie. Tutti i sentieri del Signore sono verità e grazia per chi osserva il suo patto e i suoi precetti. Per il tuo nome, Signore, perdona il mio peccato anche se grande. Chi è l'uomo che teme Dio Gli indica il cammino da seguire… Il Signore si rivela a chi lo teme, gli fa conoscere la sua alleanza. Vedi la mia miseria e la mia pena… e perdona tutti i miei peccati."

Nel rapporto con Lui le stesse paure tendono a svanire come c'insegna il Vangelo; infatti, Gesù dopo aver sedato la tempesta, chiede ai suoi discepoli: "Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?" (Marco 4,40).

La prima lettera di Giovanni fa una sintesi precisa dello sviluppo del cristianesimo nei riguardi del timore di Dio perché ci introduce in un rapporto paritario col Figlio inserendoci nello stesso rapporto filiale che ha Lui stesso col Padre: "Chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed egli in Dio. Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui. Per questo l'amore ha raggiunto in noi la sua perfezione, perché abbiamo fiducia nel giorno del giudizio; perché come è lui, così siamo anche noi, in questo mondo. Nell'amore non c'è timore, al contrario l'amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell'amore. Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo." (1Giovanni 4,15-19)

Il Vangelo di Luca ci suggerisce che è quello del timore di Dio è il dono della chiave che apre la porta del Paradiso.
Uno dei due ladroni crocefissi con Gesù grazie al timore di Dio ebbe l'assicurazione dell'accesso nel Regno: "Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi! Ma l'altro lo rimproverava: Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male. E aggiunse: Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno. Gli rispose: In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso." (Luca 23,39-43)

a.contipuorger@gmail.com

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