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RACCONTI A SFONDO BIBLICO...

 
LA VIA
E IL DISCEPOLO COL LENZUOLO

di Alessandro Conti Puorger
 

    parti precedenti:

PRIMA PARTE: LA SORGENTE DELLA VIA - IL NUOVO EDEN »
LA SORGENTE DELLA VIA - IL DISCEPOLO CHE GESÙ AMAVA »
LA SORGENTE DELLA VIA - LA QUESTIONE DEL CENACOLO »
LA SORGENTE DELLA VIA - IL GIOVANETTO DEL LENZUOLO »
LA SORGENTE DELLA VIA - MARCO DISCEPOLO ITINERANTE »

LA SORGENTE DELLA VIA
RIPRESA DELL'ITINERANZA DA PARTE DI MARCO

Cinque anni dopo Paolo e Barnaba tornarono a Gerusalemme in difesa dei pagani convertiti ai cui giudeo cristiani volevano imporre la legge mosaica per poter ricevere il battesimo (Atti 15).
La questione fu risolta in loro favore e Barnaba e Paolo dovevano tornare nelle comunità di cui erano padri nella fede accompagnati da Giuda e Sila a convalidare la decisione in favore a nome della Chiesa di Gerusalemme.
Fu così che rividero Marco nella casa del Cenacolo dove parlarono con gli anziani del, cammino.
"Dopo alcuni giorni Paolo disse a Bàrnaba: Ritorniamo a far visita ai fratelli in tutte le città nelle quali abbiamo annunciato la parola del Signore, per vedere come stanno. Bàrnaba voleva prendere con loro anche Giovanni, detto Marco, ma Paolo riteneva che non si dovesse prendere uno che si era allontanato da loro, in Panfìlia, e non aveva voluto partecipare alla loro opera. Il dissenso fu tale che si separarono l'uno dall'altro. Bàrnaba, prendendo con sé Marco, s'imbarcò per Cipro. Paolo invece scelse Sila e partì, affidato dai fratelli alla grazia del Signore." (Atti 15,36-39)
Paolo si era indurito e ci fu così la rottura con Barnaba.
"Bàrnaba, prendendo con sé Marco, s'imbarcò per Cipro. Paolo invece scelse Sila e partì, affidato dai fratelli alla grazia del Signore." (Atti 15,40)

È impossibile che Paolo non avesse grande riconoscenza per Barnaba.
Era stato lui che l'aveva presentato agli apostoli a Gerusalemme quando tutti lo sfuggivano ed erano stati colleghi per anni nella predicazione ad Antiochia e nei viaggi di itineranza.
Eppure il ripresentare a Paolo la figura di Marco è il casus belli che sembra provocare una rottura tra di loro.
C'è chi ha suggerito che il fatto di Marco fu solo la goccia che fece traboccare il vaso, ma che la vera causa fu un attrito crescente, domato dai due, attrito nato a seguito di una inversione di ruoli.
Da Barnaba capo equipe a Saulo di fatto capo équipe.
Ai Listra, infatti i pagani al vedere guarito un paralizzato "Chiamavano Barnaba Zeus e Paolo Hermes". (Atti 14,12)
Mentre prima Barnaba era l'inviato numero uno di Antiochia e da Gerusalemme, anche perché era il più anziano, a un certo punto è Paolo che pare prendere l'iniziativa, perché il libro degli Atti dice "Dopo alcuni giorni Paolo disse a Bàrnaba: Ritorniamo a far visita ai fratelli in tutte le città nelle quali abbiamo annunciato la parola del Signore, per vedere come stanno". (Atti 15,36)
Questi però sono discorsi del mondo, ma non sono credibili tra persone che vivono nella verità e che basano la propria vita sul perdono e sulla carità.
Si, forse ci fu un momento di crisi, ma poi è da pensare che Paolo e Barnaba si siano riconciliati, come considereremo più avanti.
Certo è che Barnaba era più anziano di Paolo e probabilmente ridusse l'attività d'itineranza e si ritirò per qualche anno a Cipro.

La domanda perché Marco interruppe quel viaggio con Barnaba e Saulo?
Tutto sommato ebbe il beneplacito e comunque la comprensione del cugino Barnaba che in definitiva era il più anziano dell'équipe.
Doveva essere un fatto legato o a questioni importanti familiari, ma forse nel contempo anche con qualche attinenza a precorse vicende della comunità cristiana che Paolo in quel momento non poteva comprendere preso dall'impeto della evangelizzazione.

A questo punto apro una parentesi.
Nella tradizione c'è a Gerusalemme il luogo della "dormizione" o del "transito" di Maria cioè della sua assunzione al cielo.
Vi è tutto un ciclo di apocrifi sulla "Dormizione della Madonna" ove si legge:

  • "...gli apostoli trasportarono la lettiga e deposero il suo corpo santo e prezioso in una tomba nuova del Getsemani";
  • in un testo in siriaco si trova "Stamattina prendete la Signora Maria e andate fuori di Gerusalemme nella via che conduce al capo valle oltre il Monte degli Ulivi, ecco, vi sono tre grotte: una larga esterna, poi un'altra dentro e una piccola camera interna con un banco alzato di argilla nella parte di est. Andate e mettete la Benedetta su quel banco e mettetela lì e servitela finché io non ve lo dica".
Sono queste Indicazioni topografiche precise che sono state confermate dal noto archeologo francescano padre Bellarmino Bagatti.
Il luogo si trovava, quindi, nell'Orto degli Ulivi.
Una grotta, che allora forse era annessa ad una casa, ove Gesù era solito sostare.
"Dopo aver detto queste cose, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cedron, dove c'era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli." (Giovanni 18,1s)
Il tutto fa pensare che un anonimo discepolo allora fosse proprietario della zona vi abbia poi accolto anche la sepoltura, ovviamente provvisoria, di Maria.
Da quanto detto in precedenza potrebbe proprio essere implicato Marco.

Quando avvenne questa "dormizio" non è noto.
Proviamo però a fare qualche conteggio.
Gesù, in effetti, nacque nel 6-7 anni prima dell'anno 1 d.C., ciò in effetti è dovuto ad una rettifica della sfasatura provocata dal calendario giuliano.
Maria, per la tradizione quando ricevé l'annuncio dell'angelo era molto giovane.
Poniamo che avesse 17 anni nel 7 a.C. al momento della nascita di Gesù e nel 43 d.C. l'epoca del viaggio di San Paolo da cui si dissociò Marco, la madre di Gesù avrebbe avuto 67 anni.
A questo punto si può pensare che quando Marco sbarcò con i compagni a Perge, in Panfìlia sulla costa sud dell'attuale Turchia abbia avuto qualche notizia da qualche giudeo che veniva da Gerusalemme, onde in modo che non poteva che essere affrettato, dovette prendere l'improvvisa decisione di tornare a casa.
L'ipotesi che propongo è che dovette proprio tornare, perché chiamato dalla madre per sistemare cose familiari, connesse però anche allo stato di salute di Maria la madre di Gesù, che stava volgendo al termine della sua vita terrena e che doveva venire sistemata in modo adeguato nella casa di campagna sul Getzemani.
Questa ipotesi rende peraltro giustizia a tutti e salva da critiche Marco.
D'altra parte è da considerare che Paolo, poi, ebbe a ricredersi su Marco, evidentemente quando fu tutto chiaro su quello che era accaduto.
Peraltro se il rientro di Marco, avesse avuto quella motivazione, era anche da conservare, per comprensibili motivi, una certa riservatezza in favore della Chiesa e vedere come si sarebbero sviluppati gli eventi.
D'altronde la Madre, Maria era un faro, ma umanamente si stava spegnendo.
Si pensi quanto avrà sofferto Barnaba che forse anche lui era combattuto a sentirsi come rifiutato da Paolo, pur tuttavia "prendendo con sé Marco, s'imbarcò per Cipro" cioè accettò la decisione di Marco e si imbarcò con lui.
Secondo questa tesi, per via mare il più rapidamente possibile, Marco tornò a casa, mentre Barnaba sembra sparire dalla scena.
Eppure dalla 1 lettera ai Corinzi di San Paolo, scritta una decina d'anni dopo, c'è questa menzione che fa intuire che in qualche modo Paolo e Barnaba si riconciliarono e ripresero la collaborazione: "Non sono forse libero, io? Non sono forse un apostolo? Non ho veduto Gesù, Signore nostro? E non siete voi la mia opera nel Signore? Anche se non sono apostolo per altri, almeno per voi lo sono; voi siete nel Signore il sigillo del mio apostolato. La mia difesa contro quelli che mi accusano è questa: non abbiamo forse il diritto di mangiare e di bere? Non abbiamo il diritto di portare con noi una donna credente, come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa? Oppure soltanto io e Bàrnaba non abbiamo il diritto di non lavorare?". (1Corinzi 9,1-6)
In questa stessa lettera al Capitolo 13 c'è il famoso inno alla carità che Paolo avrà cercato di rendere attuale nella propria vita ripensando all'episodio con Barnaba, inno che tra l'altro recita "La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d'orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta." (1Corinzi,13,4-7)
Questa lettera fu scritta dopo aver evangelizzato per oltre 1 anno e mezzo fino a metà del 52 d.C. nella città di Corinto, ove riuscì a sfar attecchire e poi prosperò una comunità.
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