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TETRAGRAMMA SACRO NELLA TORAH

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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SINCRETISMI ANTICHI IN UNO SCENARIO DI MITI
L'ebraismo s'interroga in ogni generazione come rapportarsi con la cultura occidentale e in generale con le culture che incontra.
Nel Talmud si legge che Rabbì Jochanan: "Ha detto la Torah: Dio dilati Iafet e questi dimori nelle tende di Sem... (Genesi 9,27) , cioè le parole di Jefet siano nelle tende di Sem..." (Talmud Bavlì, Meghillah 8b)
Lo stesso problema si presenta al cristianesimo e direi anche all'islamismo.
Il che fa comprendere che non vi sono preclusioni a priori.
Il problema è fino a che è lecito inserire il bello di Jefet, la cultura greca allora o, direi oggi, occidentale in genere, nelle tende di Sem, cioè nell'insegnamento ebraico o cristiano o islamico visto che si chiamano tutti figli nella fede di Abramo.
Di fatto ciò è accaduto.
È però un falso problema, e si presenta solo se a monte non c'è una salda preparazione di Torah e di Talmud per l'ebreo, o una salda fede nel Vangelo per il cristiano, o una scorretta interpretazione del Corano.
È ciò che preclude a priori di poter prendere usi e comportamenti, estetica e cultura in genere, per fonderli con quelli tradizionali e ne siano parte integrante.
È possibile invece apprendere ed inserire, dopo ben filtrato e valutato se opportuno, a patto che il soggetto sia consapevole dell'appartenenza e che serva per rafforzare "le tende di Sem", dei nostri figli e dei nostri nipoti onde siano cittadini del mondo, ma soprattutto nel contempo portatori di luce e non di tenebre.

L'atto sostanziale di nascita dell'ebraismo, dice di sé la Bibbia, è l'uscita dall'Egitto, avvenuta per la maggior parte dei bibblisti nel XIII secolo a.C..
Il proto ebraismo, quello dei patriarchi, vissuti tra popoli più diversi, anatolici, sumeri, cananei, madianiti, moabiti, egiziani, s'era sviluppato facendosi strada tra le religioni più svariate e aveva inevitabilmente, per induzione, assorbito idee ed usi, ma su ciò si possono fare solo supposizioni.
I grandi miti mesopotamici, egizi e poi greci erano lo sfondo, la fornace, in cui si formavano i popoli e i progenitori degli ebrei vivevano attivamente in quegli ambienti, era: "Quando l'Altissimo divideva i popoli, quando disperdeva i figli dell'uomo, egli stabilì i confini delle genti secondo il numero degli Israeliti. Perché porzione del Signore è il suo popolo, Giacobbe è sua eredità. Egli lo trovò in terra deserta, in una landa di ululati solitari. Lo circondò, lo allevò, lo custodì come pupilla del suo occhio. Come un'aquila che veglia la sua nidiata, che vola sopra i suoi nati, egli spiegò le ali e lo prese, lo sollevò sulle sue ali. Il Signore lo guidò da solo non c'era con lui alcun dio straniero." (Deuteronomio 32,8-12)
Dell'influsso che ebbero poi le popolazioni locali sui discendenti dei patriarchi v'è però traccia nei racconti della Bibbia nel periodo della conquista della terra promessa.
Il sincretismo, vale a dire la tendenza di conciliare elementi culturali, filosofici o religiosi di culture diverse, di fatto, ebbe freno solo quando l'ebraismo passò a giudaismo, cioè al ritorno dall'esilio babilonese dopo l'editto di Ciro, 538 a.C..
Nel periodo dei Giudici l'ebraismo fu, infatti, fortemente tentato dai culti di Baal coi suoi violenti riti e Canaan cercò di conquistare i conquistatori col culto sulle alture, le feste agricole, i templi coi prostituti d'ambo i sessi e con bambini dati in sacrificio umano al dio Moloc (Levitico 18,21; 20,2-5; 1Re 11,7; Geremia 32,35).
Il tentativo di soppiantare YHWH con Baal fu sventato a stento solo per l'intervento di Elia (2Re 18,1-46).
Gli scavi nelle antiche città abitate dagli Israeliti, peraltro, sovente rivelano anche amuleti ed idoli di Asera, Astante ed Anat.
Sono segnalati dalla Bibbia stessa culti ritenuti idolatrici addirittura nel Tempio di Gerusalemme come al serpente di bronzo (2Re 18,4) e di vitelli d'oro nei santuari del Nord, introdotti da Geroboamo dopo lo scisma dei due regni per distogliere i sudditi del suo regno dal sentito vassallaggio con Gerusalemme capitale del regno del Sud.
Risultato fu un monoteismo con qualche sincretismo in cui, uniti all'idea di fondo, s'introdussero pensieri d'altre religioni, come le immagini angeliche persiane, babilonesi ed egizie.
La Bibbia, in effetti, nel suo sviluppo ci manifesta la storia di un lento svelarsi di Dio per graduale rivelazione, attraverso tempi d'oscurità; da qui le pagine violente di vicende umane tormentate e insanguinate dall'odio e dalla guerra anche in nome di Dio.
La rivelazione di Dio è progressiva ed Israele passa e si evolve per e da forme di religiosità primitiva.
Dal politeismo mesopotamico ed egiziano i patriarchi sono condotti a percepire una divinità che si mischia attivamente con la loro vita e provoca atti spontanei facendo concludere che è il "Dio dei nostri Padri, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe", ma sempre e solo lo stesso Dio.
Più che un monoteismo fu enoteismo, ossia un tipo di religiosità che comportava la preminenza di un dio sugli altri, tanto da concentrare su questi tutto il culto senza a priori negare l'esistenza di altri dèi stranieri accanto ad essa, che comunque gli sono assolutamente inferiori.
Solo al Sinai emergerà la tendenza ad una chiare scelta monoteistica col comandamento: "Non avrai altri dèi fuori di me", tendenza che però per affermarsi in ambito ebraico ebbe bisogno di secoli e secoli di storia.

Riporto ora alcuni cenni che preludono al Tetragramma.
Pare che la divinità principale adorata dagli Habiru, i semiti a cui sono considerati appartenuti anche i progenitori degli ebrei, fosse un dio luna Yah.
La Qabbalah o tradizione ebraica da sempre sostiene che la luna è il simbolo per eccellenza del popolo d'Israele: come la luna indica di notte in che direzione è il sole, così Israele, durante il buio delle prove della vita, indica la presenza del Signore.
Al tempo di Mosè in Egitto la parola luna era Yah, dunque Yah-wah poteva essere il termine preciso per luna-crescente.
La Pasqua, strettamente legata alla luna piena, evento culminante per la liberazione del popolo, è effettivamente connessa fortemente all'ebraismo.
Abramo proveniva da Harran ove c'era il culto al dio Luna, chiamata SIN nella Mesopotamia nord-orientale e YAH in quella occidentale, mentre ad Ugarit, era chiamato YAHO.
Se poi guardiamo all'Egitto, grande influenza aveva Thot il loro dio della scrittura, e i geroglifici erano ben noti ad un egiziano come Mosè che "era un uomo assai considerato nel paese d'Egitto, agli occhi dei ministri del faraone e del popolo" (Esodo 11,3) educato come figlio di Faraone.
Per dare attendibilità alla tradizione, la scrittura ebraica deve perciò affondare le radici nell'egiziana, la più antica forma di scrittura affacciatasi sul mediterraneo.
Tenuto conto che la scrittura ebraica non era ancora nata, - o per lo meno era in mens Dei - come avrebbe dovuto essere scritto il decalogo per essere compreso da un ebreo-egiziano?
La risposta deve essere congruente con questi dati.
Anche se la critica dei testi dice che la Torah, come c'è pervenuta, fu scritta solo molto più tardi, lei stessa afferma che è figlia della prima stesura, scritta da Mosè dopo che Dio diede le tavole della legge.
In effetti, essendo la scrittura dono di Dio, che s'era preparato anche a chi rivelarla, i segni sulle tavole dovevano essere comprensibili a Mosè, congruenti con la cultura di quel personaggio, perciò con segni semplificati della cultura egiziana veicolati nel sinaitico.
Dio e non Toth, infatti, aveva provocato i geroglifici, essendo anche gli alfabeti delle scritture umane oggetto di creazione, almeno questo è il pensiero della scuola degli autori della Torah.
La Bibbia stessa attesta, perciò, che quei segni, usati da Dio, furono conservati con sacralità, ed integro fu lasciato il messaggio grafico, se vi fosse stato, in quanto il prototipo delle lettere fu conservato con le tavole nell'arca dell'alleanza (Esodo 25,21; 40,20; 1Re 8,9).

Apro ora una parentesi sul mito d'Osiride dell'antico Egitto.
Osiride comparve per la prima volta a Busiris, dove prese il posto del dio-pastore Andjeti assimilandone tutti gli attributi.
Quel sito, in effetti, era chiamato Pr wsr - Per Usir - ossia Casa di Osiride e il nome più antico fu Djedu, uno dei principali centri del culto di Osiride, ove era adorato Andjeti, divinità raffigurata attraverso il pilastro "djed" che nel mito di Osiride fu il luogo di sepoltura della sua colonna vertebrale.
Le gesta di Osiride, ormai ben note e con varie varianti espesse, si trovano nei Testi delle Piramidi ove il dio è presentato come figlio di Geb e di Nut e fratello di Iside e poi di Seth e Nefti.
Lo tratteggio rapidamente per far notare certi aspetti.
La dea Nut, cielo, s'univa di nascosto con Geb terra, ma Ra, il sole, se n'accorse e la maledì onde non c'era giorno che potesse generare figli.
Thoth giocando con la dea della luna e strappandole 1/70 parte d'ogni giorno, le sommò e ottenne 5 giorni che aggiunse ai 360 giorni dell'anno e ottenne 5 giorni fausti festeggiati come genetliaco degli dèi e in cui Nut e Geb poterono avere figli e il primo a nascere fu Osiride, poi Iside, quindi Seth e Nefti.
Osiride succedette al padre Geb, fu il signore di tutte le cose e sposò Iside, ma Seth invidioso con uno stratagemma fece morire Osiride per usurpagli il trono celeste e lo tagliò a pezzi e lo gettò nel Nilo.
Iside cercò e ritrovò il corpo del fratello/marito, li ricompose magicamente, s'accoppiò e nacque Horo che vendicò il padre.
Osiride, intanto, trasferito nell'aldilà fu il dio dei morti quindi della risurrezione.
Osiride fu così anche identificato con la luna Yah, considerato che il sole illumina il mondo dei vivi e la luna quello dei morti.
Thot era anche la divinità egizia di sapienza, scrittura, magia, misura del tempo, matematica e geometria, rappresentato sotto forma di ibis, uccello che vola sulle rive del Nilo.


Secondo la mitologia egizia, Iah era la divinità che rappresentava la luna presso l'antico Egitto e aveva la sua associazione con Thot, il sole morto (la luna).
Tra l'altro gli Egizi associavano il lungo becco arcuato dell'ibis alla luna.
Thoth fu il dio che vinse la maledizione di Ra, permettendo a Nut di dare alla luce i suoi figli da cui Osiride, quindi tra Osiride e la luna c'è stretta correlazione tanto che ne assunse anche una personificazione.
Questi, come detto, sposò la sorella Iside ed insediandosi sul trono terrestre del padre Geb governando con saggezza, aiutò il popolo d'Egitto nell'agricoltura e nell'applicazione di un governo stabile e di una religione, percorrendo la terra del Nilo e civilizzandone le genti e come luna diede calendario e tempi per seminare e raccogliere.
Tra Osiride ed Iside c'è come un'inversione di ruoli.
Prima dell'uccisione di Osiride da parte di Seth, Osiride è un dio solare e Iside lunare poi con Osiride morto Osiride è lunare.
L'altro fratello, Seth, riuscì con uno stratagemma ad ucciderlo e ne smembrò il corpo in quattordici pezzi, ma Iside riuscì a recuperare tredici dei quattordici pezzi, il quattordicesimo pezzo, il fallo, rimase però nel Nilo e dette al fiume forza fecondatrice, ciò nonostante, in modo magico Iside lo ricostruì, s'accoppiò ed ebbe il figlio Horo, destinato a vendicarsi di Seth.
I quattordici pezzi sono i 14 giorni della fase per arrivare alla luna piena e che si perdono in fase calante, onde la Luna è considerata contribuire alla potenza procreatrice del corpo femminile.
Iside, ritrovati i pezzi del corpo di Osiride dilaniato e disperso da Seth, riportò Osiride indietro dai morti, con la barca sacra.

La luna Yah, infatti, è maschile in egiziano

Questo è il geroglifico di Yah in cui è evidente il primo segno, il giunco fiorito, la YOD.
(Vedi: "Chi ha scritto l'Esodo conosceva i geroglifici")
Il culto di Iah era praticato nei pressi di Tebe, sulla riva occidentale del Nilo ed è entrato durante la XVIII dinastia, anche nei nomi di re e regine, con ms = "nato, sorto", come ad esempio nel nome di Ahmose, "Iah è sorto, è nato".
Questi era della stessa dinastia di Akhenaton e visse circa 100 anni prima del famoso "faraone eretico".
Akhenaton e la sposa Nefertiti, in effetti, pare che avessero pari dignità, fatto insolito tra i faraoni, nel senso che lei era co-reggente con Osiride e lui con Iside sono come il Sole e la Luna (risuona nella mente a "...immagine di Dio li creò, maschio e femmina li creò" con pari dignità).
S'è parlato che il Faraone eretico adorasse il disco solare fisico, ma forse era il Dio unico trascendente, ciò la fa suppore la somiglianza tra il famoso inno al sole scritto da quel faraone e il Salmo 104.
È la prima volta ed unica volta che ciò accade in Egitto, poi gli antichi culti ai vari dèi furono ripristinato dai sacerdoti del culto di Ra.
In quel geroglifico di YAH, che era considerato un dio morto e minore in Egitto, comunque vi sono i segni della esistenza della vita, il fiore di loto, la Yod, poi di una mano, indi la corda intrecciata, quindi il senso di chi sopravvive agendo di nascosto e questo fu l'operare degli ebrei nel periodo dopo Akenaton e fino all'esodo con Mosè.
Se connettiamo alle suddette idee l'origine del Tetragramma agirebbe di notte ed è così paragonato al sole vero spirituale.
Riporto un pensiero che ho trovato al riguardo di Rabbi Nachman di Breslov che afferma che nel Mondo Futuro, l'era messianica o la Fine dei giorni, "il Suo Nome sarà Uno" in corrispondenza al tikkun della luna, una delle rettifiche spirituali: in questo mondo così come è formato "il sole non può infatti vedere il difetto della luna". Per difetto si vuole intendere che per l'ammonizione che Dio fece ad essa quando, nei primi sei giorni della Creazione, la luna si dimostrò gelosa del sole e, dopo una discussione tra essa e Dio, venne rimpicciolita: essa "si lamentava" del fatto che vi fossero due potenze, essa stessa, la luna, ed il sole; così Dio decise di rimpicciolirla indicando comunque che entrambi sarebbero stati necessari al Mondo uno per il giorno e l'altra per la notte e che anche la luna avrebbe avuto anche il merito di servire per il conto del ciclo dei mesi secondo il Calendario ebraico.
C'è, infatti, un midrash sulla luna che la propone come uno dei due grandi luminari creati nel 4° giorno, ma si rifiutò di collaborare assieme al sole e fu da Dio notevolmente rimpicciolita.
Speranza è che all'epoca del Messia la luna, e quindi Israele avranno lo splendore che aveva prima. (Vedi: "Luna" in "Dizionario usi e leggende ebraiche - A.Unterman)

Dice, infatti, Isaia 30,26 "La luce della luna sarà come la luce del sole e la luce del sole sarà sette volte di più, quando il Signore curerà la piaga del suo popolo e guarirà le lividure prodotte dalle sue percosse."
Nell'Apocalisse 21,23 c'è un perché dice. "La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna, perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello."

Perciò mentre il popolo era schiavo in Egitto viveva nella notte, ma quello che poteva essere un dio minore vinse il dio maggiore degli egizi e divenne il sole spirituale degli ebrei. Perché?
Prima di proseguire l'esame biblico del Tetragramma mi sono, infatti, riportato al pensiero egiziano e avvicinato ai discorsi di Mosè il che è particolarmente facile proprio nel libro dell'Esodo che tratta tra l'altro di Mosè egiziano.
Si veda al riguardo:
In questo ultimo, tra l'altro, mi riferisco all'episodio del roveto ardente: "L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo al roveto. Egli guardò ed ecco; il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: voglio avvicinarmi per vedere questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia. Il Signore vide che si era avvicinato per vedere e Dio lo chiamò dal roveto e disse..." (Esodo 3,2-4a) e osservo che vi si trovano due volte Signore e fiamma e cinque volte roveto.

Fuoco: una fiamma il geroglifico egiziano è (UJA)


Ed indica "essere sano ", "essere libero".
Signore, YHWH

YHWH =YH+WH in egiziano significa:

"I miseri YH " "fa scappare WH"

Roveto in ebraico SNH; in egiziano "rivelazione"

Cartiglio bianco
Cartiglio scritto

Poi il Signore fa chinare Mosè perché si tolga i sandali; si realizza, così, in base ai geroglifici la parola "fratello" individuabile dalla biconsonante SN unita al determinativo d'un uomo (seduto) non in piedi (i sandali per chi camminava a lungo avevano parecchi legacci e per toglierli bisognava sedersi).
Nel complesso dei versetti Esodo 3,2-4 però la parola roveto è ripetuta cinque volte, una volta per "rivelazione" una volta per indicare la parola "fratello" e tre volte per indicare una quantità enorme di fratelli (tre elementi nei geroglifici è indicazione del plurale).
Il messaggio che se ne ricava è l'anticipazione di tutto lo sviluppo della storia, infatti:

Rivelazione!
Il Signore farà scappare sani e liberi i miseri fratelli.

Anche qui Dio si manifesta con una scena che parla come un geroglifico vivente, cioè la parola in ebraico è, o vuol sembrare, sottesa dal pensiero egiziano dell'autore:
  • la Bibbia vuole là iniziare ad istruirci sui messaggi criptati;
  • quando ci sono parole ripetute è l'avviso d'un messaggio;
  • nel Pentateuco, di certo nell'Esodo, vi sono letture miste ebreo-egiziane.
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