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DECRIPTAZIONE BIBBIA...

 
LA SS. TRINITÀ
DI ABRAMO, DI ISACCO E DI GIACOBBE

di Alessandro Conti Puorger
 

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DIO SI PRESENTA »
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TORNIAMO AL ROVETO
Il racconto del roveto inizia così: "Ora Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, e condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio , l'Oreb." (Esodo 3,1)
Subito dopo al versetto 2 è detto: "L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava."
(Sul monte di Dio l'Oreb vedi: "Attorno al santuario vicino all'Oreb, la montagna di Dio")
L'angelo del Signore è "mal'ak" YHWH .
Ecco che, essendo il libro della Genesi più tardivo di quello dell'Esodo, è questa la vera prima volta che dal punto di vista della redazione temporale di quei libri della Sacra Scrittura della Torah esce il Tetragramma YHWH.
Pur se è la prima volta è da trovare se e quando così si definisce proprio Dio stesso o la Sua manifestazione.
In quel versetti consecutivi Esodo 3,1 e 3,2 troviamo comunque uniti i due modi principali per definire Dio, 'Elohim e IHWH.
In tale occasione l'angelo che parla da un fuoco che non si consuma in un roveto, vale a dire quanto è visibile per Mosè di Dio stesso, si presenta con quel "Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe" (Esodo 2,6)
("Lo sposo della coppia nel matrimonio, roveto ardente")

Il modo di presentarsi è speciale, "Io sono" è sintetico, il verbo essere è qui sottinteso, come in genere in ebraico.
In effetti, c'è solo "'anoki" "io" e da quel momento anche solo 'anoki nei discorsi biblici lo definisce come "Io sono" per antonomasia.

Chi può, infatti, dire "Io" come essenza assoluta, "Io sono", se non Lui.
Gli umani possono solo dire "io vivo", ma essere è molto di più.
Comporta, infatti, il concetto d'eternità!
Il termine "Io sono..." echeggia e lo sottolinea nel suo Vangelo Giovanni citando in modo particolare "Io sono", e per due volte, dando idea della sua potenza, infatti "giunta l'ora", Gesù domanda: "Chi cercate? Gli risposero: Gesù, il Nazareno. Disse loro Gesù: Sono io! Vi era là con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse Sono io, indietreggiarono e caddero a terra." (Giovanni 18,4-6)

Risulta poi che in quel versetto si ripete per quattro volte la parola Dio, ma dobbiamo vedere quali sono le lettere che usa, perché lo dice in un modo speciale.
Io sono "'anoki 'Elohe" o " 'Elohi".
Questo "'Elohe" si può pronunciare anche 'Alah, il nome con cui i cristiani di lingua araba chiamano Dio e che i musulmani dell'Islam definiscono appunto con Allah.
Nello specifico, al roveto, non è usato il termine convenzionale di prima "'Elohim" che è stato scritto anche nei capitoli 1 e 2 dell'Esodo.
Chi si presenta non è un angelo di Dio tra i tanti, ma c'è un particolare, le lettere 'El di Dio al singolare sono completate con le lettere He e Yod , quindi, "'Elohe/'Elohi", lettere che in definitiva pur se invertite sono le prime due del Tetragramma Sacro che sappiamo viene dal verbo essere, esistere.
Il radicale di "esistere" in ebraico, peraltro, è , quindi, si può vedere come esistenza, il che aiuta a concludere che proprio Lui è il Dio delle , ossia delle esistenze, proprio colui che ha creato tutto ciò che esiste.
È il vero e unico Dio che esiste!
Quel angelo di Dio allora è proprio tutto ciò di captabile di Lui da parte dell'uomo, il Dio di tutte le esistenze, il Dio appunto unico.
Proprio Lui "'Elohe" si definisce a Mosè come quello che s'è presentato e fatto conoscere da Amram padre dello stesso Mosè e dai patriarchi, Abramo, Isacco e Giacobbe.

Ciò è da tenere in gran considerazione visto che è così che si definisce direttamente l'angelo del Signore e pare con ciò indicare la fusione in , in un'unità dei due Nomi e .
Da questo punto il testo lo inizia a definire col solo nome di YHWH e non di "'Elohe", infatti: "Il Signore disse..." (Esodo 3,7)
Per evitare di pronunciare il nome di IHWH i traduttori sostituiscono la parola Signore al Tetragramma, mentre gli ebrei traducono HaShem, il Nome in assoluto.
È importante sottolineare che cosa dice YHWH, la prima volta che parla con il suo vero nome.
Ecco che il primo concetto che esprime è che ha avuto misericordia, infatti: "...Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo..." (Esodo 3,7s)
Chi porta quel nome s'è soffermato sulle pene di quella gente perciò è una entità misericordiosa e non solo, è scesa per liberarlo, quindi è il redentore.
Lui è amore!
Lui stesso, ordina a Mosè d'andare ad annunciarlo al popolo in schiavitù in Egitto con la promessa che lo farà uscire.
Mosè, afferra il succo, nota differenza tra "'Elohim" e "'Elohe", come pare evidente dal versetto 13, ma sapendo che gli anziani del popolo l'avrebbero potuto prendere per visionario, "...disse a Dio ('Elohim): Ecco io arrivo dagli Israeliti e dico loro: Il Dio ('Elohe) dei vostri padri mi ha mandato a voi. Ma mi diranno: Come si chiama? E io che cosa risponderò loro?" (Esodo 3,13)
Non gli basta la prima dichiarazione che è il Dio dei padri, quel 'Elohi non è un nome proprio, è solo una definizione e Mosè invece vuole portare una testimonianza maggiore, desidera avere come una copia del documento d'identità di chi gli si è presentato, vuole il vero Nome.
C'era sul Nome un arcano, il conoscerlo era già partecipare un poco all'essenza della persona.
Dio ancora non lo rivela, ma dà ancora un definizione.
Questa fu la risposta: "Dio disse a Mosè: Io sono colui che sono!" (Esodo 3.14a)
Colui che parla da Mosè viene ridefinito , infatti:

"Dio disse a Mosè"

Ma Questi non ripete 'Elohim, ma dice in ebraico:

"'Ehiè 'asher 'Ehiè"

La traduzione alessandrina dei 70 in greco fu: "Io sono colui che sono", ma letteralmente, essendo "'Ehiè" il futuro del verbo essere è:

"Sarò colui che sarò!"

Con le lettere conferma che è l'origine dell'essere , dell'esistenze, vale a dire di tutto ciò che esiste, quindi in modo traslato è L'ESISTENTE e conferma il pensiero che sia il Dio di tutto ciò che esiste.

Qui al roveto ardente nel deserto di Madian s'apre la scoperta di un Dio personale in dialogo con l'uomo.
Non è più solo un essere misterioso, ma un Dio col quale si può dialogare, un Dio che ama e che è da amare.
Dio, il padrone del futuro, annuncia: viene da voi il futuro stesso, infatti "Poi disse: Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi." (Esodo 3.14b) che per quanto detto sarebbe Io-Sarò, quindi il futuro, e così dice appunto, "il futuro, mi ha inviato!"
Mosè è quindi il profeta per antonomasia perché annuncia il futuro e questo futuro è Dio, il padrone della storia, come porrà in evidenza il libro della "rivelazione" dei tempi ultimi, il libro dell'Apocalisse!
Ciò detto, il testo continua e dà soddisfazione al richiedente perché: " Dio aggiunse a Mosè: Dirai agli Israeliti: Il Signore , il Dio dei vostri padri, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione." (Esodo 3.15)
È qui che "'Elohi" diviene IHWH in quanto, perché non vi siano dubbi, chi parla precisa nuovamente, è proprio Lui stesso "il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe."
Il testo, di fatto, annota ancora che il "Dio" che parla lo fa è a nome di "'Elohim" cioè l'autorità in pienezza di tutti gli angeli del cielo, ma chi l'ha mandato è un cerchio più ristretto "il Dio dei vostri padri".
È questo il versetto Esodo 3,15, così, il momento dei momenti, la Sua rivelazione.
È il Signore, e la consegna del Nome è l'atto con cui riversa su Mosè lo Spirito Santo per renderlo capace di compiere la missione!
Quello di IHWH è proprio "HaShem", e come "HaShem" tradurranno in genere come ho detto gli ebrei nei propri scritti il Nome di Dio, di quel 'Elohi che si presentò ai padri, che si presenta ora e che è il futuro d'Israele e nostro.
Più avanti al versetto 18 si definisce proprio ancora YHWH e suggerisce cosa dovranno dire al Re d'Egitto "Il Signore, Dio degli Ebrei, si è presentato a noi".
"Il Signore, Dio degli Ebrei" "IHWH 'Elohe I'briim",
Implicito in questa definizione c'è che il Re d'Egitto non lo riconoscerà e per il Faraone resterà sarà solo il Dio degli ebrei.
La domanda è, ma se è il Signore, il Dio degli Ebrei, popolo che allora nemmeno esisteva, perché senza terra, senza capo, senza legge, i cui figli venivano uccisi, perché è da parlarne ed è così importante saperne di più?
Lui però è il Dio che vive nell'aldilà dove sarà l'esistenza dei viventi .

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