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DECRIPTAZIONE BIBBIA...

 
LA SS. TRINITÀ
DI ABRAMO, DI ISACCO E DI GIACOBBE

di Alessandro Conti Puorger
 

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L'ESPERIENZA DI ABRAMO »

L'ESPERIENZA DI ISACCO
Se si domandasse a Isacco: "qual è l'esperienza che hai avuto di Dio", cosa risponderebbe?
Potrebbe dire io ho visto "Sul monte il Signore provvede" (Genesi 22,14) e ci racconterebbe l'episodio narrato in Genesi 22.
"Dio mise alla prova Abramo" e, abbiamo imparato, qui Dio è "'Eohim" il consesso più ampio, in cui partecipano tutti gli angeli.
C'è margine allora per raccontare un midrash (il midrash è un racconto con scopo di ricerca come d'altronde implica il fatto che il radicale DRSh di MiDRSh vuol dire cercare, una specie di parabola istruttiva).
Di fatto questo racconto istruttivo, c'informa Rashi (acronimo di Rabbi Shalomon ben Isaac un davidico che visse in Francia 1040-1105, noto commentatore biblico ebreo) che riporta un midrash in cui Satana dice al Signore che Abramo fa sacrifici solo perché ha ricevuto Isacco, ma il Signore risponde che non è vero e che, su richiesta, Abramo certamente l'avrebbe offerto.
Ed ha riprova avanza la richiesta ad Abramo di sacrificargli il figlio!
"Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: Abramo, Abramo! Rispose: Eccomi! Riprese: Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, va' nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò (dirò)". (Genesi 22,1-2)

È da aprire una parentesi.
Come in cielo così in terra!
In terra fu messo alla prova Abramo.
In cielo, nel consesso degli 'Elohim, fu messo alla prova 'Elohi, Dio Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Quel "tuo unico figlio che ami", ci dice che in cielo c'è un Padre, un figlio unico, l'Unigenito e l'amore, lo Spirito Santo.
Abramo accettò la prova, non dimeno poteva fare 'Elohi davanti agli 'Elohim.

Solo la fede poté far entrare Abramo nella totale precarietà ed accettare quel "io ti indicherò" o io ti dirò così generico; d'altronde il patriarca l'aveva già fatto quando accettò la paternità di Dio e andò via da casa di suo padre per un posto "che io ti indicherò".
"Abramo si alzò di buon mattino, sellò l'asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l'olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato." (Genesi 22,3)
Due servi accompagnano al sacrificio il figlio Isacco, figura di Gesù.
Uno dei due sarà stato senz'altro il buon Eliezer e Gesù sarà accompagnato dal buon ladrone.
Il figlio, peraltro, non era più un giovinetto, era in età di comprendere, quindi, grande fu la sua fede, pari a quella di Abramo.
Per non parlare di quale sofferenza avrà avuto Sara, sua madre, quando avrà saputo della decisione del marito... era come Maria sotto la croce.
Che pensare?
Abramo così corretto l'avrà a lei di certo rivelato.
Per lei fu un colpo e forse non si riebbe, troppo era stato il dolore.
Alla fine del racconto del sacrificio di Isacco, infatti, il capitolo 23 del libro della Genesi inizia informando della morte di Sara.
"Gli anni della vita di Sara furono centoventisette: questi furono gli anni della vita di Sara. Sara morì..." (Genesi 23,1-2)
Il Talmud per questo ritiene che avendo Sara avuto il figlio Isacco a 90 anni - "E Sara all'età di novanta anni potrà partorire?" (Genesi 19,17b) - questi al momento del suo sacrificio sul monte Moria avrebbe avuto 37 anni... l'età del Cristo (nato il 7 a.C. e morto il 30 d.C.) sulla croce.
Isacco ebbe l'occasione di stare solo col padre quando: "...Abramo disse ai suoi servi: Fermatevi qui con l'asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi. Abramo prese la legna dell'olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutti e due insieme." (Genesi 22,5-6)
Isacco fu caricato del legno come Gesù della croce.
Il racconto fa trapelare che il figlio comprese cosa gli stava per capitare, perciò: "Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: Padre mio! Rispose: Eccomi, figlio mio. Riprese: Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov'è l'agnello per l'olocausto? Abramo rispose: Dio stesso provvederà l'agnello per l'olocausto, figlio mio!" (Genesi 22,7-8a)
E come nell'orto del Getzemani quando Gesù prega il Padre di allontanare da Lui quel calice amaro, ma conclude... fai secondo quello che è giusto fare come si ricava da quel "Proseguirono tutti e due insieme..." (Genesi 22,8b)
Il figlio fu condiscendente.
Poi: "Abramo costruì l'altare, collocò la legna, legò il figlio Isacco e lo depose sull'altare, sopra la legna..." (Genesi 22,9)
Sul legno come Gesù fu fissato sulla croce.
Questo legamento o "Aqedah" va appunto accostato al pensiero di "Proseguirono tutti e due insieme... di Genesi 22,8b.
Il maestro Rashi conviene che Isacco allora capì che stava per essere ucciso e accettò la propria morte... e proseguirono con cuore unito decisi entrambi che ciò che stavano per fare era proprio conveniente venisse fatto.
In "Bereshit Rabbah" 56,4 Isacco tremò e si scossero le sue membra, perché comprese il pensiero del padre suo; e non riusciva a parlare. Tuttavia si fece forza e disse al padre suo: Se è vero che il Santo, benedetto Egli sia, mi ha scelto, allora la mia anima è donata a Lui! E Isacco accettò con pace la propria morte, per adempiere il precetto del suo Creatore.
Secondo il "Midrash" al Salmo 116,6 fu anzi lui stesso a legarsi all'altare perché il sacrificio fosse perfetto.
Un canto intitolato Akedah mette appunto in bocca ad Isacco queste parole: "Legami, legami forte, padre mio, non sia che per paura io resista, e non sia valido il tuo sacrificio, e tutti e due siamo rifiutati".

C'è un particolare profetico però ancora da mettere in luce sulla figura del Cristo sul Golgota sul legno della croce, agnello senza macchia.
Riguarda il versetto Genesi 22,14.
Oggi l'ultima traduzione C.E.I. di questo versetto è più aderente al testo ebraico, che è il seguente:




perché traduce:

"Abramo chiamò quel luogo Il Signore vede; perciò oggi si dice: Sul monte il Signore si fa vedere".

Più precisa è però la traduzione del testo ebraico Tenak che si trova in Sefer Bereshit, cioè Genesi, Edizione Avisahay Namdar di Mamash è "Avraham chiamò quel luogo Hashem Yiré , dai cui oggi si dice: Sul monte HaShem apparirà ."
E IHWH apparve in Gesù di Nazaret sul legno della croce sul monte.
Quel monte è sì il Golgota, ma questo sta sul monte Sion e lì, alla fine dei tempi, tornerà Cristo risorto secondo Apocalisse 14.

Solo la grande e salda fede di Abramo di Isacco e della stessa Sara nella risurrezione può spiegare la situazione.
Abramo è figura del padre di una comunità basata sulla fede, Isacco è quella del figlio che consente che ciò avvenga e Sara soffre in attesa del compimento della promessa.
La comunità figlia, perché tutti dai lombi di Abramo nasceranno, la prima, quella che sta per diventare popolo al momento dell'uscita dall'Egitto, si trovò davanti alle stesse richieste da parte di Dio.
Il libro dell'Esodo, infatti, segnala che Dio parlava per bocca di Mosè e di Aronne e questi "Mosè e Aronne andarono e adunarono tutti gli anziani degli Israeliti. Aronne parlò al popolo, riferendo tutte le parole che il Signore aveva dette a Mosè, e compì i segni davanti agli occhi del popolo. Allora il popolo credette. Essi intesero che il Signore aveva visitato gli Israeliti e che aveva visto la loro afflizione; si inginocchiarono e si prostrarono." (Esodo 4,29-31)
Mosè ed Aronne in definitiva proposero d'uscire dall'Egitto, lasciando tutte le loro sicurezze, come Dio aveva proposto ad Abramo di uscire da Ur dei Caldei.
Poi ci fu una richiesta: "Il Signore disse a Mosè: Consacrami ogni primogenito, il primo parto di ogni madre tra gli Israeliti, di uomini o di animali: esso appartiene a me" (Esodo 13,1-2) come Dio chiese ad Abramo l'unico figlio il primogenito nato da Sara sua moglie, il figlio che amava.
Ogni Isrelita, per fede, secondo la Torah consacra il proprio primogenito a Dio, lo consegna a Lui, perché di fatto è suo e ciò ricorda il sacrificio d'Isacco.
Quindi attraverso la figura del patriarca Isacco la Torah ci istruisce sulla figura del Figlio Unigenito, l'amato dal Padre.
(Vedi: "La risurrezione dei primogeniti")

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