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DECRIPTAZIONE BIBBIA...

 
LA SS. TRINITÀ
DI ABRAMO, DI ISACCO E DI GIACOBBE

di Alessandro Conti Puorger
 

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L'ESPERIENZA DI GIACOBBE - ISRAELE »

LE PERSONE NELLA NUBE
Torniamo a Mosè sull'Oreb al roveto ardente.
"L'angelo del Signore gli apparve" (Esodo 3,2)
Ad apparirgli fu il "Mal'ak IHWH".
Questi gli "Disse: Io sono il Dio ("Elohi/'Elohe" ) di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe". (Esodo 3,6)
Colui che fu prima definito come "Mal'ak IHWH" è proprio lo stesso "'Elohi/'Elohe" e subito per presentarsi ricorda sinteticamente l'esperienze che hanno avuto i patriarchi di Lui ripetendo la propria definizione.
Indica così chi lo ha mandato e lo sottolinea per 3 volte.
Viene con ciò anche autorevolmente certificato che dalla sua famiglia ebrea, visto che ne ricorda a Mosè il padre, aveva ricevuto tutte intere le tradizioni di ciò che si diceva sul proprio Dio.
Abbiamo imparato così che "'Elohi/'Elohe" è la manifestazione completa del "consiglio della corona", nel caso specifico unico come messaggero, ma Dio integrale.
Nel libro dell'Esodo questa definizione che da Dio di se stesso in Esodo 3,6 si ripeterà ancora per tre volte, quasi come un ritornello, per farla entrare bene nella mente del fedele che legge e scruta la Torah.
Oltre che in Esodo 3,6, nello stesso capitolo 3, infatti, si trova anche più avanti al versetto 3,15 quando Hashem, il Signore, disse di dare agli Israeliti quella definizione e aggiunse:

"questo è il mio nome per sempre;
questo è il titolo con cui sarò ricordato
di generazione in generazione
".

Allora questa definizione è importante e non và dimenticata, perché evidentemente contiene una chiave mnemonica, una sintesi catechetica.
La stessa frase si trova ancora in Esodo 4,5.
'Elohi è colui che così si manifestò ai patriarchi.
Tutti assieme possono testimoniare che è Padre, che è Figlio e che è Spirito Santo, perché li ha fatti crescere come figli ed amati fino a volerli far divenire un popolo, Israele, unito dalla stessa esperienza, che Dio è amore.
Si pensi che la parola "david" cioè "amore/amato" sarà poi il nome del loro Re David dalla cui discendenza attendevano, e ancora il resto non passato al cristianesimo, attende il Messia e David è l'antenato ricordato per tre volte nella genealogia di Gesù nel Vangelo di Matteo.
I Vangeli sinottici, peraltro, raccolgono questa definizione data a Mosè al roveto in Marco 12,26, Matteo 22,32 e in Luca 20,37, quindi per 3 volte.
Gesù cita "Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe" collegandolo alla risurrezione, asserendo che i patriarchi sono figli della risurrezione, figli di Dio (Luca 20,36).
Con il che asserisce appunto che l'elezione d'Israele è eterna e che la finalità di questa è portare all'uomo per grazia la divinità attraverso il dono dello Spirito Santo che ha il potere d'innestare la natura divina nell'uomo.

Gli eventi più importanti della salvezza sono sempre caratterizzati dal venire compiuti dalla divinità completa senza delegati, ma nella sua pienezza, nel senso che l'angelo del Signore è appunto la manifestazione completa di quel "consiglio della corona".
Si pensi soltanto al momento dell'apertura del mare: "Il Signore IHWH marciava alla loro testa di giorno con una colonna di nube, per guidarli sulla via da percorrere, e di notte con una colonna di fuoco per far loro luce, così che potessero viaggiare giorno e notte." (Esodo 13,21)
Era IHWH al completo, definito poi come angelo: "L'angelo di Dio, che precedeva l'accampamento d'Israele, cambiò posto e passò indietro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò indietro." (Esodo 14,19)
Subito dopo però riprecisa: "Ma alla veglia del mattino il Signore IHWH dalla colonna di fuoco e di nube gettò uno sguardo sul campo degli Egiziani e lo mise in rotta." (Esodo 13,24)
C'è un autorevole testo che derime la questione ed asserisce che quell'angelo è proprio e solo il Dio d'Israele, quindi l'"Elohi".
Quel testo è nel libro del profeta Isaia al Capitolo 63 che inizia con la visione di un personaggio misterioso, ma che per i cristiani è in tutta la sua gloria il Cristo risorto: "Chi è costui che viene da Edom, da Bozra con le vesti tinte di rosso? Costui, splendido nella sua veste, che avanza nella pienezza della sua forza? Io, che parlo con giustizia, sono grande nel soccorrere." (Isaia 63,1)
Questo personaggio, che è il "Redentore" dell'uomo: "Disse: Certo, essi sono il mio popolo, figli che non deluderanno e fu per loro un salvatore in tutte le angosce. Non un inviato né un angelo, ma egli stesso li ha salvati; con amore e compassione egli li ha riscattati; li ha sollevati e portati su di sé, in tutti i giorni del passato. Ma essi si ribellarono e contristarono il suo santo spirito. Egli perciò divenne loro nemico e mosse loro guerra. Allora si ricordarono dei giorni antichi, di Mosè suo servo. Dov'è colui che fece uscire dall'acqua del Nilo il pastore del suo gregge? Dov'è colui che gli pose nell'intimo il suo santo spirito." (Isaia 63,8-11)
È Lui stesso al completo, perché c'è il Padre, visto che si parla di figli, c'è chi salva, il Cristo, e c'è lo Santo Spirito.
San Paolo nella 1Corinzi 10,1-4 sintetizza la pienezza della divinità in Cristo, il messaggero dell'amore col Padre: "Non voglio infatti che ignoriate, o fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo."
È quello dell'apertura del mare segno del battesimo che appunto è nella Trinità completa, nel nome del Padre, del Figlio il Redentore, che assieme donano il Santo Spirito che li lega.
È, quindi, nel nome del Dio di Abramo, del Dio di Isacco e del Dio Giacobbe, il Dio dei vivi, che si viene scritti nel libro dei viventi.
Questi "sono figli della risurrezione" (Luca 20,36) e così sono tra "quelli che sono scritti nel libro della vita dell'Agnello." (Apocalisse 21,27b)
In "Spirito Santo e santità - la grazia portata dal Messia" ebbi modo tra l'altro di presentare il decriptato del capitolo 63 d'Isaia da cui estraggo e riporto quello dei 4 versetti sopra citati in quanto esplicitano la figura del Cristo.

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