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SAN GIUSEPPE...
I SOGNI NELLA TORAH E IL MIO SOGNO
di Alessandro Conti Puorger
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SOGNI, PARLIAMONE! »
L'ONIROMANZIA NEL TALMUD - TRADIZIONI E MITI EBRAICI »
SOGNARE E SONNO CON LE LETTERE EBRAICHE »
I FRUTTI DEI PRIMI SONNI »
ELIA CI FARÀ CONOSCERE IL FUTURO »
BIBLIOMANZIA
È uso in chi fa meditazione dopo essersi preparato in un tempo di particolare tensione spirituale aprire la Bibbia "a caso" ed indagare sul brano e la frase che capita per avere una dritta per il prossimo operare o come suggerimento eventualmente da cogliere quale cura della propria situazione.
Ciò poi si può sviluppare andando a ricercare riferimenti nella stessa Bibbia che quel brano può evocare, così, ciascuno può seguire un tracciato che è biblico e nel contempo personale perché coglie, accompagna ed esalta esperienze, pensieri, desideri specifici dell'anima di chi meditando percorre quel sentiero che di fatto è stato creato col pensiero rivolto a Dio e può considerarlo nella fede una rivelazione personale della "Parola di Dio".
Non è che la Bibbia sia da prendere come almanacco d'astrologia, ma per come è conformata consente di riflettere e meditare sulla nostra vita, e può dare risposte che non troviamo altrove.
Il "tolle et lege" è una pratica patristica usata già da Agostino e non deve essere vista o vissuta con superstizione, ma come atto religioso.
Racconta Aurelio Agostino, ossia Sant'Agostino d'Ippona (354-430 d.C.) che, già maestro di retorica affermato a Milano, in un momento d'indecisione nel tempo della sua conversione, seduto nel cortile della propria casa, incerto sul da farsi accadde che trovò la risposta; questo è il racconto.
"Così parlavo e piangevo nell'amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: Tolle et lege! Tolle et lege! Prendi e leggi, prendi e leggi. Mutai d'aspetto all'istante e cominciai a riflettere con la massima cura se fosse una cantilena usata in qualche gioco di ragazzi, ma non ricordavo affatto di averla udita da nessuna parte... Tornai al luogo dove stava seduto Alipio e dove avevo lasciato il libro dell'Apostolo all'atto di alzarmi. Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: 'Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze...' Non volli leggere oltre né mi occorreva. Appena terminata, infatti, la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono." (Agostino Confessioni 8, 12, 29)
Agli inizi del suo apostolato, raccontano gli scritti su San Francesco d'Assisi (XIII secolo), si domandò cosa fare per iniziare la nuova vita?
Francesco con alcuni che lo seguivano andarono alla Chiesa di San Nicolò, vi trovarono un libro dei Vangeli, s'inginocchiarono e pregarono, poi Francesco aprì il libro e lesse in tre volte:
- "Se vuoi essere perfetto vai e vendi tutto quello che possiedi e donalo ai poveri, così avrai un tesoro in cielo";
- "Chi vuol venire dietro di Me, rinunzi a se stesso, prenda la sua croce e Mi segua";
- "Non vogliate portare per via cosa alcuna".
Francesco si voltò verso i suoi compagni e disse: Fratelli, il Signore ci ha risposto e ci ha indicato la nostra vita e la nostra regola, facciamo quanto udito.
San Francesco fu profeta, infatti, s'avverò quanto aveva letto e si formò un grande ordine religioso che tanto bene ha fatto e farà!
Fu la voce di Dio per i suoi compagni, l'Elia che doveva venire per i primi "Francescani" che così si trovarono a seguire il Cristo.
Dopo questa premessa torno ai qabbalisti che composero il "Sefer ha-meshiv" e cercavano d'evocare nei sogni potenze soprannaturali che, a parer loro, rispondevano con versetti biblici da investigare per avere una risposta.
Facevano in genere precedere la loro ricerca con un digiuno di quarantacinque giorni quale tentativo di preparazione spirituale per acquisire la conoscenza mistica e la profezia ed in un tale contesto poteva emerge un versetto, anche nel sogno, parole di un angelo, che approfondendolo poteva divenire risposta, tecnica che ha punti di contatto con l'accennata bibliomanzia.
Il pensiero di fondo che collega il tutto è che Dio c'è, parla attraverso annunciatori e questi sono suoi angeli, emissari di qualsiasi tipo che possono avere accesso all'anima dell'uomo e nei sogni poi esplicano o con parole o con scritti, ma la provenienza non sarebbe umana.
Visionari o uomini di fede?
L'angelo Gabriele così risponde ad uno di quei qabbalisti: "...su questo argomento ti annuncio in breve che quando essi (gli angeli) vogliono parlare l'uno con l'altro per una certa attività, non hanno bisogno di parlare effettivamente, ma fanno degli accenni, e si comprendono l'un l'altro per via di un potere spirituale, come tu oggi, che stai scrivendo, benché io non ti parli ma metta le mie parole nella tua bocca".
In altre parole, la rivelazione in sogno era vista come uno stato di possessione in cui "un angelo" s'impadronisce dell'anima ed il corpo umano diviene allora la veste dell'angelo, il quale a sua volta è la veste di Dio che così parla tramite la mediazione dell'angelo e poi ad altri attraverso la bocca dell'uomo.
Il ritorno al sogno per loro era ritorno all'autenticità essendo possibile incontrare Dio e, così, i segreti della Torah possono essere rivelati, o recuperati, con il che è ammesso dai suddetti qabbalisti un segreto nella Torah, scopo anche della mia ricerca, in cui di grande utilità è invece la decriptazione.
L'idea finale è trovare il Messia e, come ho dimostrato nei miei tanti articoli, non v'è versetto della Bibbia ebraica o Tenak, anche il più sorprendente di soli numeri, nomi e date, che tramite la simbologia intima delle lettere ebraica non si possa farsi risalire a Lui e ciò attua in modo integrale: "Voi scrutate (eraunate-scrutamini) le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza... Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto." (Giovanni 5,39-46)
Scrutare...è più di leggere, è bramarle, amarle, entrarci dentro. (Vedi: "Scrutatio" cristiana del testo masoretico della Bibbia")
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