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PROFETISMO DONO DEL CIELO
di Alessandro Conti Puorger

INTERPRETI DELLA DIVINITÀ
Vado subito al sodo in quanto avendo in più occasioni trattato il tema dei "profeti" del mondo della Bibbia, anche di recente in "Gli ultimi profeti", articolo che do come per letto.

In ebraico e in aramaico il "profeta" è il "navi'" , i plurali "navi'i" e "navi'im" , "profetessa" si dice "nevi'ah" e si scrive mentre "vaticinio o profezia" si scrive e si dice "nevu'ah".
Questi sono tutti termini derivati dal radicale del verbo che significa "profetare, predire, vaticinare, pronunciare oracoli", presente oltre 100 volte nei libri della Tenak degli ebrei, interamente recepita nella Bibbia cristiana, mentre "profeta, profeti e profetessa" vi si trovano per circa 280 volte.
Il profeta, se non è un impostore, quindi, "un falso profeta", è ambasciatore del Dio unico, il Signore dei signori, "l'ineffabile" IHWH ; in definitiva, il profeta è un inviato di Dio che reca la Sua parola, un Suo messaggero, spesso un Suo plenipotenziario!

Ora, ogni lettera ebraica, com'è evidenziato dalla particolare forma espressiva che presenta la grafia detta "rabbino quadrato", è anche apportatrice di un messaggio tipo icona per cui ogni parola ebraica si può guardare anche come un rebus di più figure, tante quante sono le lettere della parola stessa.
Al riguardo, si vedano:
Per la peculiarità di quelle lettere dal testo ebraico delle Sacre Scritture si possono ottenere seconde facce d'interi versetti e capitoli, sempre relativi al Messia, finalità nascosta di tutta la Tenak giudaica, come ho argomentato e presentato nei numerosi articoli del mio sito.
Guardando allora al rebus di quel radicale da destra a sinistra, come si legge l'ebraico, si ha:
  • la prima lettera del rebus è la "nun", la 14a delle 22 lettere dell'alfabeto ebraico, il numerale 50, quindi un 10 + 40, ossia l'insieme del valore numerico di una "yod" e di una "mem" = , ossia un mare, "iam" , cioè "forti acque "; nell'egiziano, infatti, è un'onda , l'energia del dio Nun, il caos primigenio, secondo gli Egizi perciò "energia", l'icona egizia appunto è un'onda d'energia. Accade ad esempio che in egizio l'uomo che saluta manda l'energia buona, ecco allora il passare a pensare a un inviato, un angelo, un apostolo, che porta un buona notizia, quindi, parla della vita angelica, ma anche dell'angelo nemico e ribelle.
    È la "nun" simile alla lettera "waw" , un bastone, ma spezzato come per aver dato un colpo energico, quindi in ha in sé un poco il senso di moltiplicare.
    In definitiva alla lettera "Nun" sono connessi significati di energia, promanare, emettere, inviato, molto e, per traslato, angelo, apostolo.
  • la seconda del rebus è anche la 2a lettera dell'alfabeto ebraico, la "bet", numerale 2; pare un padiglione di una tenda, è la pianta di una casa, infatti, di la casa, "bajit" in ebraico, è la lettera iniziale.


    Per gli egizi la "B" è il luogo dove si posa il piede.
    Alla lettera "Bet" sono perciò` connessi i significati di casa, tenda, dentro, intimo, in, luogo, posto e, per traslato, famiglia, Tempio, abitare, abitante.
  • la terza lettera di quel rebus è la a 1a dell'alfabeto ebraico, la "'alef" , numerale 1, in egiziano un falco, l'Horus.



    Alla lettera "alef" sono quindi connessi i significati di Unico, Unità, l'Unico, Unigenito, l'inizio, l'origine, l'iniziazione, il primo, il principio, l'iniziatore, l'iniziazione, il primogenito.
In conclusione quel rebus si risolve soddisfacentemente in questo modo:
  • "inviato sul posto dall'Unico ";
  • "ha l'energia dentro dell'Unico ".
Vedremo come quella lettera "nun" = sia importante nei testi sacri della Bibbia.
In genere in quel campo segnala un'energia divina che rimane positiva se accolta e demoniaca se rifiutata, com'è il caso, avvenuto secondo tradizione, per gli angeli ribelli in grado di trasmettere anche loro la loro energia negativa.
A questo punto segnalo varie parole usate con frequenza nell'ebraico biblico, molte trattate in questo articolo, tutti rebus che si possono spezzare grazie al significato grafico delle lettere ebraiche pensando all'energia che viene dal Signore e in cui assume particolare importanza la lettera "nun":
  • "'oeboen" pietra;
  • "'amen" e "'amunah" , fede; costruire;
  • "ben" figlio;
  • "bin" capire,
  • "binah" intelligenza;
  • "gan" giardino;
  • "din" giudicare;
  • "chen" grazia;
  • "iain" vino;
  • "ionah" colomba;
  • "iordan" Giordano;
  • "man" manna;
  • "Noe Noach" e guidare ;
  • "nachash" serpente;
  • "natsoer" virgulto;
  • "pinnah" angolo, spigolo;
  • "panim" e pani volto;
  • "tson" bestiame minuto;
  • "shoemoen" olio e il numerale otto "shemonoeh" .
CREAZIONE FISICA E SPIRITUALE "DIRE" E "PARLARE"
Il testo del Genesi 1 relativo alla prima "creazione" al versetto 3 la fa iniziare in questo modo: "Dio disse : Sia la luce! E la luce fu".
Dio creatore, in quel momento chiamato "'Elohim" , creò in sei tempi, detti "giorni", tutto ciò che esiste nel mondo fisico, ivi compresa dopo gli animali, per ultima, la prima coppia, l'uomo, Adamo, "'Adam", , infatti, poi il testo dice "E Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò". (Genesi 1,27)

Dio, quindi, col "dire", e in ebraico col pronunciare "vei'omer", che si può interpretare "e fu a originare la vita nel corpo - corpi ", creò, "bar'a" "da dentro il corpo originò ", come se, Dio in un parallelo antropomorfico avesse un corpo e la creazione uscisse dalla Sua bocca.

Il testo ebraico di Genesi 1 poi, per otte volte, propone , "Dio disse...":
  • Genesi 1,3 - "Dio disse: Sia la luce..." 1° giorno;
  • Genesi 1,6 - "Dio disse: Sia il firmamento..." 2° giorno;
  • Genesi 1,9 - "Dio disse: ...appaia l'asciutto..." 3° giorno;
  • Genesi 1,11 - "Dio disse: la terra produca..." 3° giorno;
  • Genesi 1,14 - "Dio disse: ci siano fonti di luce..." 4° giorno;
  • Genesi 1,20 - "Dio disse: Le acque brulichino..." 5° giorno;
  • Genesi 1,24 - "Dio disse: La terra produca esseri viventi..." 6° giorno;
  • Genesi 1,26 - "Dio disse: Facciamo l'uomo..." 6° giorno.
Questo radicale con la lettera pone in evidenza un iniziare, un originare, il che implica un susseguirsi di altro, un continuare, fino a che si completano i sei giorni della creazione, ma... dopo sei periodi si verifica una sospensione.

Dio, infatti, precisa Genesi 2,1-4, si riposò nel settimo "giorno".
Questo è lo "shabat" della creazione.
È terminata la creazione fisica!
Occorre ora la collaborazione dell'uomo per portarla a compimento...
Il creato è pronto, la casa dell'uomo è completata; è ora che Adamo vi entri coscientemente e "accenda dentro il tutto " come fanno le donne ebree in nella loro casa alla entrata dello "shabat".

Tutto quanto fino allora creato da Dio era ed è stato preparato perché il vertice della creazione, la creatura pensata e amata per cui il tutto è stato creato, accettasse volontariamente d'essere portata alla perfezione della stessa santità di Dio per poter godere a pieno della Sua esistenza.
Ora occorreva che Adamo, che non aveva chiesto di nascere, consentisse di aderire al disegno di Dio accettando di far sì che ciò potesse compiersi su di lui ed essere aiutato da Dio a vivere felice in eterno.
Che Dio desidera formare un essere particolare consegue da quel: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza..." (Genesi 1,26)

Le lettere del nome Adamo dicono anche "l'Unico l'aiuta per la vita ", sottinteso per la vita in pienezza, quella eterna.
Per iniziare a prepararlo Dio mise Adamo in una scuola ove Lui l'avrebbe istruito, il "Gan beEden" o "Paradiso Terrestre" (Genesi 2,8), un giardino, "gan" , ove "scorre l'energia ", luogo protetto, ma con ogni genere di delizie, "e'doen" , ove c'è "dell'Eterno l'energia ", perché imparasse, "lo coltivasse e lo custodisse" (Genesi 2,15).

L'uomo però alla prova deviò dal percorso e si pervertì accettando la catechesi del serpente, come accenna il "midrash" di Genesi 3, ossia i progenitori valutarono Dio un nemico della propria libertà, e ancorché creature vollero essere indipendenti dal Creatore, ergendosi a padroni assoluti della propria vita.
Nell'umanità nacque la falsa furbizia, in lui vinsero l'orgoglio con l'idea di primeggiare e la menzogna per cui si spogliò della potenziale veste di figlio di Dio e gli restò solo il ruolo di creatura perdendo la propria dignità.
In definitiva i progenitori preferirono rivestirsi di foglie di fico!
La morte entrò nel mondo col fratricidio di Caino su Abele in Genesi 4, quindi, si arrivò all'evento "diluvio" ove il Creatore propose l'idea di "alleanza".
Dio, infatti, non aveva desistito dal proprio disegno e aveva cercato tra gli uomini degli alleati, Enoch prima del diluvio, poi Noè e finalmente Abramo.

L'uomo era stato creato sulla terra, ma per divenire un essere del cielo, infatti, dice il Salmo 33 al versetto 6: "Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera " e l'intento di Dio era che gli uomini facessero parte delle Sue schiere "salissero a casa dell'Unico a vivervi ".

Dio, emettendo la propria energia, ha provocato la creazione dell'universo e la vita e quella energia secondo la stessa Sacra Scrittura pare proprio essere stata espressa ed emessa dalla sua bocca, dal Suo Verbo, la Sua Parola, con cui ha creato tutto quanto esiste emettendo il Suo soffio col "dire".

Ora Dio è l'Essere Assoluto che non siamo in grado d'immaginare altro che con categorie e caratteristiche umane, per cui ha provveduto alla creazione facendosi captabile, conferendo il potere alla Sua Parola, il Suo Verbo che il Cristianesimo chiama il "Figlio Unigenito", "Ben" , nel senso che in Lui "abita l'energia " propria di Dio che, quindi, è detto, Padre, "'Ab" , Padre dell'Unigenito, l'"Abba'" in modo familiare come si rivolge a Lui Gesù.
Alla creazione, quindi, ha operato quella che il Cattolicesimo definisce la SS. Trinità, Padre , Verbo o Parola e Spirito Santo .
Ecco, doveva proseguire la creazione con la parola da parte della "Parola" , in modo da forgiare nell'uomo lo spirito nel tempo disponibile della scuola della vita terrena.
Ora, se si cerca quando per le prime volte la Genesi, il primo libro della Bibbia, usa le lettere di "parola" "dabar", tradotta anche come "ordine, comando o comandamento", si trova:
  • la prima volta in Genesi 8,15 dopo il diluvio, quando "Dio ordinò a Noè: Esci dall'arca..." e questi obbedì; Noè in ebraico è il "nocchiero", da "guidare", figura di chi "l'energia racchiusa apre " o la cui "energia nelle tombe entra ", ossia di chi alla fine guiderà l'umanità redenta;
  • la seconda volta in Genesi 11,1 a Babele, "Tutta la terra aveva un'unica lingua e uniche parole ", l'uomo da solo si era dato un proprio comandamento e i suoi figli crebbero con questo, ma non era parola di Dio;
  • la terza volta in 12,4 ad Abram dopo la chiamata, "Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore..."
Si può dedurre che appena inizia l'opera di redenzione con l'istruzione dell'uomo a figlio appare il verbo e questa provoca appunto la "istruzione", in ebraico "Torah" che "a completare reca il corpo - popolo nel mondo ".
L'opera di Dio, informa il testo della Bibbia, non si è esaurita solo col "dire" della creazione fisica, ma comporta un tempo che dura fino alla venuta di Cristo per portare a compimento il piano con l'aiuto dell'uomo; infatti, mentre il mondo Dio lo crea col "dire", ossia col radicale ebraico di , al compimento provvede con la "Parola", dal radicale .

Abbiamo considerato che la creazione da parte di Dio secondo Genesi 1,1-2,4 avvenne in quei "sei giorni", finché creò "'Adam", la prima coppia, poi si riposò.
Per portare a compimento la creazione Dio avrà da attendere da parte dell'uomo il sì, intanto, come dice San Paolo in Romani 8,22 "la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto" e in 2Corinzi 1,19s afferma che il sì è intervenuto con Cristo Gesù: "Il Figlio di Dio, Gesù Cristo... non fu sì e no, ma in lui vi fu il sì. Infatti tutte le promesse di Dio in lui sono sì", Lui è l'alleanza, la "berit" fatta carne, come il cibo, "barih" per tutti in quanto "dentro il corpo fu ad entrare " e "dentro col corpo fu in croce ".

Del resto cos'è un'alleanza se non la ricerca di un aiuto?
Dio la preannunciò con l'evento del "diluvio".
Tutto ciò non perché Dio ha qualche bisogno, essendo Onnipotente, ma in quanto vuole che l'uomo non fosse un automa, ma libero, quindi, il Creatore doveva pur attendere che questi desiderasse operare secondo la Sua volontà.
Il 7° periodo o "giorno" della creazione, "il Sabato", che tutt'ora è in essere, è quello della festa in cui avviene l'alleanza, il matrimonio tra Dio e l'umanità, tempo in cui si fa vivo l'uomo nuovo, il nuovo Adamo, lo Sposo, che trova "l'aiuto che gli corrisponda" (Genesi 2,18), ossia il Messia che trova la sua Donna, la Chiesa che fa nascere figli di Dio.

Ecco, allora, che il primo uomo che nella Bibbia, nel libro del Genesi al versetto 20,7 è definito da Dio stesso "profeta", è proprio Abram "nostro padre nella fede", che Dio scelse e chiamò e rivolse a lui la sua parola .
Questi accettò la Sua chiamata e subito dopo il testo di Genesi 12,4 precisa: "Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore", ove quel "aveva ordinato", in effetti, è da intendere "secondo la parola" del Signore.
Dio aveva scelto un uomo, Abramo, per conferire la sua alleanza contro la globalizzazione del pensiero unico del mondo, quello di Babele.
Sarà questa parola "un aiuto dentro la mente - testa " per Abramo e una promessa concreta in un prossimo futuro di "un aiuto dentro col corpo " con l'incarnazione della Parola in un figlio di Abramo.
Da quel momento inizia la seconda creazione, cui partecipa l'uomo.
In definitiva si può ritenere:
  • , il dire è "madre del corpo ";
  • , il parlare è "aiuto per il figlio ".
Da quando inizia quel "parlare" della Parola ha inizio la trasmissione della fede "'amunah" , sulla terra, ossia è da intendere che "dell'Unico in un vivente l'energia entra " e da creatura si diviene figli!

La fede di Abramo si manifesterà in modo pieno e concreto nell'episodio del "sacrificio d'Isacco" (Genesi 22) ove il patriarca legò il figlio Isacco sulla legna del sacrificio, atto profetico di quando Gesù sarà inchiodato sul legno della croce.

Al riguardo il commentatore ebreo Rashi (XI secolo), ossia Rabbi Shlomo Yitzhaqi, osservò: "Come potrebbe un uomo (Abramo) di 137 anni legarne uno di 37 (Isacco), senza il suo consenso?" e il Talmud in Tankhuma' Vayera' 23 suggerisce l'idea che Isacco chiese d'essere legato per evitare che una reazione inconsulta e istintiva rendesse vano il sacrificio.
Un canto ispirato che è cantato nella notte di Pasqua, "Aqueda'", coglie questa situazione con queste parole: "Venite e vedete la fede sulla terra, un padre che sacrifica il suo unico figlio e il figlio carissimo che gli offre la gola!"

"L'angelo del Signore" fermò Abramo, fornì per l'olocausto un ariete con le corna impigliate in un cespuglio, figura di Gesù con la corona di spine, quindi "...chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte l nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce." (Genesi 22,15-18)

Invero "perché tu hai obbedito" nel testo in ebraico della Tenak è un "perché hai dato ascolto", ossia "shema't" da ascoltare .
Ogni lettera è importante per cui si può pensare come l'ascoltare Dio:
  • + + + = "accende un vivente ; si sente scelto ";
  • + + = "Il Nome agisce con una scelta ".
In definitiva ricevere il dono della fede, quindi, implica l'aver ascoltato una "parola" da parte di Dio e questa non può che uscire che dalla Sua bocca, il Verbo che suscita la "fede".
La fede nasce dall'ascolto della Parola di Dio!

In 2Corinzi 4,13s si trova questo pensiero: "Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: Ho creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò parliamo, convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi" in cui San Paolo cita il versetto 10 del Salmo 116 che la versione C.E.I. 2008 propone nella forma "Ho creduto anche quando dicevo: Sono troppo infelice", ma nel testo della Tenak come:

"Il credere è così la forza originata dalla Parola . Dall'Unico inviata è . Per agire energia è in tutti ; si è nel vivere dall'Unico aiutati ".

CRISTO, SOLE DELL'UNIVERSO
Il relazionarsi di Dio, l'Essere Assoluto, con l'uomo si adegua alle barriere sensitive umane, quindi, come abbiamo visto coinvolge il "dire" e il "parlare" il che implica una "bocca" che promani il messaggio il quale, assume oggettività di fatto, quindi, di "creazione", perché la Sua "parola" ha il potere di compiersi.
Ora, i 22 segni dell'alfabeto ebraico oltre che essere icone sono riferibile a Dio e la Torah propone che quelle lettere, tutte e solo consonanti, quindi impronunciabili di per sé, le ha pensate per l'uomo e proposte proprio Lui, il Creatore, avendole incise col proprio dito (Esodo 31,18 e 34,28; Deuteronomio 9,10) sulle due Tavole di pietra della Legge date a Mosè sull'Oreb XXXIII secoli orsono e furono il codice con cui quel "profeta" produsse le prime Sacre Scritture.

Poi il libro dei Numeri, il IV della Torah, in 12,8 riferisce che Dio stesso disse di Mosè: "Bocca a bocca parlo con lui, in visione e non per enigmi, ed egli contempla l'immagine del Signore..." ove il testo ebraico di "Bocca a bocca parlo con lui..." è: "poeh 'oel poeh 'adaboer bo" ossia .

Ecco che la lettera che riguarda la "bocca", come del resto è evidente dal suo segno, è la 17a lettera di quell'alfabeto, la "pe", = , ed ecco che dalle lettere di quel versetto, guardate come una "strip" o serie d'immagini, pare evidente l'uscita dalla prima bocca del soffio della divinità, ossia del bi-lettere che con altra vocalizzazione significa proprio "Dio", quindi, "dalla bocca uscite da Dio nella bocca (del profeta) entrano dell'Unico le parole che da dentro porterà "

Questa lettera allora può ben prestarsi a far pensare al Verbo che è bocca e voce di Dio stesso per creare con la parola, con cui offre una "nuova alleanza", una comunione completa nella carne, un corpo per accompagnare il dire con la dimostrazione e far passare dall'udire di suoni all'ascolto, "shema'" , ossia al mettere in pratica la parola, infondendo l'energia necessaria senza la quale si resta nell'ambito di creatura per "accendere nei viventi l'agire " sottinteso di figli di Dio.

Lui, il Verbo dimostra con l'esempio della croce e con l'energia che emetterà dal Suo corpo risorto "quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità" dello "amore di Cristo che supera ogni conoscenza" (Efesini 3,18s), amore totale impedito all'uomo della carne, se non viene creato nello spirito, per la paura della morte, come dice Ebrei 2,14s: "Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita."

L'energia, l'essenza che Dio emana è l'amore per tutti senza differenza di persone, per chi l'accoglie o no, per amici e nemici, l'amore che vince la morte e pare proprio potersi cogliere che il fine ultimo di Dio con la creazione è far godere della natura divina anche altri esseri, gli uomini, da Lui voluti a Sua immagine e somiglianza, appena avessero volontariamente aderito al Suo disegno.
Ora, per i fedeli delle tre religioni abramitiche - ebraismo, cristianesimo, islam - il sole è una manifestazione del creato che si presta a essere un segno che fa portare la mente Dio stesso, che con la propria energia ha provocato la creazione della vita come il sole che con le emissioni elettromagnetiche consente la vita sulla terra grazie ai raggi da cui viene energia in forma di luce e calore.
Del resto il sole ha avuto grande influenza nell'immaginario delle religioni antiche come l'egizia, i miti romani e greci che lo personificavano, l'atzeca e l'inca.


Personificazioni del sole: romana, inca e atzeca

Ora, la 21a lettera dell'alfabeto ebraico, "shin" o "sin" , graficamente si presenta come tre raggi che escono da una porzione di sole, quindi, sta a indicare una sfera di significati attinenti alle proprietà di tale astro.
Accade insomma che la lettera "shin", la 21a dell'alfabeto ebraico, iniziale della parola "sole", "shoemoesh" , come icona assume tutte le significazioni grafiche proprie di sole e come lui sorge, risorge, illumina, accende, dona il fuoco, infuoca, arde e simili concetti.
Ecco allora che il nome di Dio, usato dai patriarchi, "'El Shddai", , si può pensare anche come quegli sia l'Essere che "origina la potenza del sole in aiuto degli esseri ".
L'ebraismo è solito definire l'ineffabile IHWH come "il Nome", "ha" "Shem" per cui è intuibile che intenda dire che è Lui che "accende la vita ", Lui è il vero sole, in definitiva è "la luce della vita" e Gesù si presenta proprio come il Nome in Giovanni 8,12 quando afferma: "Di nuovo Gesù parlò loro: Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita".

Ora, nella parola "sole" in ebraico, essendo = , c'è anche il bi-lettere del Nome di nomi, quello di Dio, Shem , per cui da esce il concetto "del Nome il fuoco ", ossia il sole manifesta il fuoco dell'Unico, il suo calore che è il suo amore anche geloso; infatti, Lui è l'Ardente, il "Chammah", termine sinonimo di sole, l'astro che "serve" il mondo dei viventi, come del resto dicono le stesse consonanti HM in egizio.
Gesù del resto dirà di se stesso in Luca 12,49: "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!"
La "Birkat Hachama" , l'ebraica "Benedizione del Sole", recita "Benedetto sei Tu, o Signore, nostro Dio, Re dell'Universo, artefice delle opere della Creazione" e viene pronunciata ringraziando di aver creato il sole quando tale astro completa il suo ciclo di 28 anni e l'equinozio si verifica nuovamente al tramonto del martedì, ossia nella stessa posizione che aveva quando secondo Genesi fu creato nel 4° giorno e viene detta appunto il mercoledì mattina.
Nell'Ebraismo un anno solare, infatti, è stimato a 365,25 giorni, come nel calendario giuliano, vige il ciclo solare di 28 anni.
Tale benedizione è recitata ogni 10.227 (28x365,25) giorni e l'ultima volta lo fu l'8.04.2009 (14 Nisan 5769 del calendario ebraico) che coincise con la vigilia di "Pesach".

Il sorgere giornaliero, con la sua luce e il suo calore che reca la vita è insito nel nome ebraico "shoemoesh" di "sole" "sorge , nell'acqua , risorge ", l'occidente, infatti, rispetto alla Palestina è il mare.
C'è pure il concetto che questi salva + in quanto è il radicale di "salvare" da cui, appunto, viene il nome di Mosè , infatti, col suo sorgere e risorgere ogni mattina salva con la sua luce e il suo calore dalle tenebre, dal freddo, dal gelo e in definitiva dalla morte, per cui il Cristo, "il Risorto che salva () "...dalla morte, quindi è lo "Shoemoesh" per antonomasia.
Pur se l'ebraismo rifugge dal presentare Dio con immagini, il sole serve da allegoria per far paragoni con le proprietà divine; dice, infatti, il Salmo 84,12:

"Perché sole e scudo è il Signore Dio..."

"Sole e scudo" è "shoemoesh vumagen" , quindi, il Signore "accende la vita simile () nei viventi (ossia dona la Sua vita) con lo scorrere dell'energia ".
Questa energia è la vita angelica che Lui promana, il vero pane degli angeli, la manna, "man" , le cui lettere alludono proprio alla "vita angelica " che Lui, l'Amen , il "Sì" del Padre reca col dono della fede e della stabilità, ossia "'amunah" , che porta alla vita eterna.
Precisa, infatti, Isaia in 7,9b: "Ma se non crederete, non avrete stabilità".
Questa energia = esce dal Sole dell'Universo, ossia dal volto di Cristo e sono i raggi del Suo volto.

Il libro dell'Apocalisse coglie questa realtà quando in 22,5 proclama che nella Gerusalemme celeste, la Città di Dio, "Non vi sarà più notte, e non avranno più bisogno di luce di lampada né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà"


Il Cantico delle creature di San Francesco dice del sole: "Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore, de te, Altissimo, porta significatione."

Il Corano al versetto 35 della XXIV Sura An-Nûr "La Luce" recita: "Allah è la luce dei cieli e della terra. La Sua luce è come quella di una nicchia in cui si trova una lampada, la lampada è in un cristallo, il cristallo è come un astro brillante; il suo combustibile viene da un albero benedetto, un olivo né orientale né occidentale, il cui olio sembra illuminare senza neppure essere toccato dal fuoco. Luce su luce. Allah guida verso la Sua luce chi vuole Lui e propone agli uomini metafore. Allah è onnisciente."

La luce solare che riappare ogni mattina ha colpito l'immaginario dei fedeli abramitici e fa loro presente l'immutabilità dell'amore del Creatore nei confronti del creato e la sua misericordia.

Il Salmo 27,7-9 invoca: "Ascolta, Signore, la mia voce. Io grido: abbi pietà di me, rispondimi! Il mio cuore ripete il tuo invito: Cercate il mio volto! Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto, non respingere con ira il tuo servo. Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio della mia salvezza" ove per tre volte si trova ricordato "fani" , il "volto", del Signore il quale è chiamato "Dio della mia salvezza", "'oelohei ishei'i" ossia "il mio Dio, il mio Gesù", .
Quelle lettere del "mio volto", "fani" , sono profetiche e stanno ad annunciare il "Verbo che emette l'esistenza ", per cui la lettera è vera energia di vita; del resto è eguale a 50 come lo "è vita " = 10+40 = 50.

Quei versetti assieme a tutto il Salmo li ho presentati decriptati col mio metodo in "Sul Timore del Signore" ove riportai la dimostrazione di come si ottiene il testo di secondo livello del 27,9: "Non nascondermi il tuo volto, non respingere con ira il tuo servo. Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio della mia salvezza" che qui di seguito ripeto.




La divinità dalla croce da un foro il Crocifisso per guarire () inviò . Fu la rettitudine con la madre ai viventi . Inviata fu la divinità dalla croce dal cuore . Da dentro l'originò col soffio . Dal servo retto la forza dal corpo in croce fu ad uscire . Era a stare nel Crocifisso Dio . Il Crocifisso dal cuore alla luce l'energia fu a recare . Il maledetto () che in croce si vide , questi Figlio era di Dio che nel mondo era stato ; Gesù era .

E tutto di seguito si ha:

Salmo 27,7-9 - La divinità dalla croce da un foro il Crocifisso per guarire inviò. Fu la rettitudine con la madre ai viventi. Inviata fu la divinità dalla croce dal cuore. Da dentro l'originò col soffio. Dal servo retto la forza dal corpo in croce fu ad uscire. Era a stare nel Crocifisso Dio. Il Crocifisso dal cuore alla luce l'energia fu a recare. Il maledetto che in croce si vide, questi Figlio era di Dio che nel mondo era stato; Gesù era.

A questo punto ho pensato di cercare nel testo del capitolo 1 del libro del Genesi quando e come per la prima volta si rinvenga la lettera "nun" di energia.
Ciò accade subito prima dell'inizio dell'atto creativo, nel secondo versetto e si trova in una stessa parola ripetuta due volte e questa è proprio "volto o faccia o superficie" , ma non appare esplicitamente nella traduzione in italiano che recita semplicemente: "In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: Sia la luce!..." (Genesi 1,1-3)

Siamo al momento dell'esordio, la luce "'or" , fu l'incipit, l'apertura della scena, si alzò il sipario e s'iniziò a dipanare il progetto dal titolo, "l'Unico si porta in un corpo " e che si fece una via tra le tenebre "chosheoek" .
Tenebra è tutto il resto, insomma chi non se ne rende conto vive nella cecità assoluta, per questi, infatti, ci sono solo tenebre "chosheoek" , il cui rebus suggerisce che per lui è come se fosse "nascosto il sole in un vaso ".

Nel 2° versetto di Genesi 1, come dicevo, si trova per la priva volta la lettera "nun" in "a'l fenei" ove potrebbe letteralmente essere tradotto come "...le tenebre erano sulla faccia dell'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulla faccia delle acque..." e passando ai significati grafici di quelle lettere si può anche pensare "nell'alto del Verbo l'energia c'era ".

Pare proprio che San Paolo in 2Corinzi 4,6 abbia seguito un percorso del genere e abbia proprio letto in quel modo quei due "a'l fenei" di Genesi 1,2, infatti, subito ricorda l'evento di Genesi 1,3 della creazione della luce e propone l'evento in questo modo: "E Dio, che disse: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria di Dio sul volto (quindi "a'l fenei" ) di Cristo."

Il prologo del Vangelo di Giovanni 1,5.19 al riguardo propone: "...la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta... E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce." Gesù riprese questo tema quando "...disse: Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita." (Giovanni 8,12) e poi "...chi cammina nelle tenebre non sa dove va. Mentre avete la luce, credete nella luce, per diventare figli della luce." (Giovanni 12,35s)

La lettera agli Ebrei 12,2, infine, propone all'uomo di camminare "...tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l'ignominia, e si è assiso alla destra del trono di Dio."

Fu quindi Lui, il Cristo, il Messia che suscitò il dono della fede in Abramo il primo da Lui stesso definito profeta tanto da essere considerato "padre nella fede".
Al riguardo della fede di Abramo il libro del profeta Isaia al capitolo 51 dice:
  • Isaia 51,1-2 - "Ascoltatemi, voi che siete in cerca di giustizia, voi che cercate il Signore; guardate alla roccia da cui siete stati tagliati, alla cava da cui siete stati estratti. Guardate ad Abramo vostro padre, a Sara che vi ha partorito; poiché io chiamai lui solo, lo benedissi e lo moltiplicai."
La lettera agli Ebrei al capitolo 11 dice:
  • Lettera agli Ebrei 51,8-10 - "Per fede Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso."
  • Lettera agli Ebrei 51,17-19 - "Per fede Abramo, messo alla prova, offrì Isacco e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unico figlio, del quale era stato detto: In Isacco avrai una discendenza che porterà il tuo nome. Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe e fu come un simbolo."
La lettera ai Romani poi al capitolo 4 dice che egli divenne padre della fede dei circoncisi e dei non circoncisi perché:
  • Lettera ai Romani 4,10 - "la fede fu accreditata ad Abramo come giustizia."
  • Lettera ai Romani 4,12 - per cui è padre di tutti coloro che: "camminano anche sulle orme della fede del nostro padre Abramo".
Lo stesso nome Abramo, "'Abraham" con il bi-lettere , "'ab", suggerisce che è "padre di un corpo - popolo da cui uscirà la vita " il che è poi rafforzato dal nome della matriarca Sara, "Sharah" , che a sua volta con le lettere propone il pensiero che di "illuminati un corpo - popolo uscirà ".

Per Isaia 51,1 Abramo è roccia e cava, quindi, è "il padre ove l'energia c'è " per cui da lui escono pietre vive, "'aboenei" che in terra formeranno il Tempio del Signore, quelli che "dell'Unico figli sono ".
La pietra "'oeboen" , grazie alle lettere che formano tale parola nell'ebraismo diviene, allora, un modo per alludere al passaggio della solida tradizione, quindi, sostanzialmente della fede da padre, "'ab" in figlio "ben" "con dentro l'energia " per cui i discendenti con quella tradizione anche loro avranno l'energia del padre e se si parla di fede, quella di Abramo.

Nel libro di Giobbe al capitolo 38,6s, quando il Signore gli parlò della creazione tra l'altro ebbe a dire: "Dove sono fissate le sue basi o chi ha posto la sua pietra angolare, mentre gioivano in coro le stelle del mattino e plaudivano tutti i figli di Dio?" e lì la "pietra angolare" è la "'oeboen pinnatah" e la parola angolare ricorda molto le lettere di "fenei" .

Di questa pietra parla Isaia 28,16: "Dice il Signore Dio: Ecco io pongo una pietra in Sion, una pietra scelta, angolare, preziosa, saldamente fondata: chi crede non vacillerà" ove in quelle lettere c'è un messaggio grazie ai significati grafici:
  • pietra "'oeboen" , per cui "il Padre invierà ;
  • scelta "bochan" , dentro la grazia .
  • angolare "pinnat" , col Verbo che l'energia dalla croce uscirà ;
  • preziosa "iqorat" sarà a versarla dal corpo crocefisso .
In definitiva: il Padre invierà dentro la grazia col Verbo che l'energia dalla croce uscirà, sarà a versarla dal corpo crocefisso.

San Paolo nella lettera agli Efesini 2,19-22 parla di Gesù Cristo, il Crocefisso, come pietra angolare, infatti: "Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito."

I figli di Abramo formano il "gregge", "oe'der" del Signore, parola questa che grazie alle lettere usate allude che questo è "dell'Eterno il corpo - popolo ".
Il gregge, peraltro, è formato da bestiame minuto, in ebraico di "tson" le cui lettere, rimanendo in questa allegoria dell'energia uscita da Dio, sono "il gregge del Suo pascolo" (Salmo 24,1; 79,3; 100,3) infatti, queste lettere paiono anche suggerire che su questo "scende dall'Unico l'energia ".

Nel libro del profeta Zaccaria in 10,3.4 si trova: "...il Signore visiterà il suo gregge e ne farà come un cavallo da parata. Da lui uscirà la pietra d'angolo, da lui il chiodo, da lui l'arco di guerra, da lui tutti quanti i condottieri."
Tutte parole con le loro lettere descrivono il Cristo dei Vangeli, ossia "il Signore visiterà il suo gregge", infatti:
  • pietra d'angolo, "pinnah" ;
  • il chiodo, "iated" ;
  • l'arco di guerra, "qoeshoet milchamah" ;
  • i condottieri, "noges" .
Quelle parole dicono che quando il Signore visiterà il suo gregge accadrà che: "In persona sarà in croce , d'aiuto verserà da bere della vita il vigore ai viventi , nel mondo l'energia recherà a scorrere della risurrezione ."

IL PROFETA NELLA TORAH
Nella traduzione in italiano della Torah di C.E.I. 2008 i termini profeta e profetare si trovano espressi e commentati nei vari libri, salvo che nel Levitico, per complessive 23 volte, nei seguenti passi.

Genesi, 1 volta.
Nel libro del Genesi versetto 20,7, proprio Dio stesso definisce Abramo "profeta" nel sogno del re Abimelek in cui gli chiede di restituire la moglie al patriarca.
Dice, infatti: "Ora restituisci la donna di quest'uomo, perché è un profeta: pregherà per te e tu vivrai."
Siamo attorno al 1850 a.C. e Abramo per risiedere nel territorio di Gerar su cui regnava Abimelek aveva fatto credere che Sara sua moglie fosse la sorella (come già aveva fatto nel viaggio in Egitto in Genesi 12,10-20), in quanto, temeva che la bellezza di lei avrebbe spinto chi l'avesse desiderata a ucciderlo se avesse saputo che era il marito.
Fu così che il re fece rapire Sara, ma in sogno fu avvertito dal Signore che quella donna invece era moglie di Abramo, suo ospite, al quale dopo il sogno la restituì con ricchi doni senza essersi unito a lei.
Abramo, peraltro, aveva detto ad Abimelek solo una parte di verità, infatti, poi gli spiegherà in 20,11-13: "Io mi sono detto: certo non vi sarà timore di Dio in questo luogo e mi uccideranno a causa di mia moglie. Inoltre ella è veramente mia sorella, figlia di mio padre, ma non figlia di mia madre, ed è divenuta mia moglie. Quando Dio mi ha fatto andare errando lungi dalla casa di mio padre, io le dissi: Questo è il favore che tu mi farai: in ogni luogo dove noi arriveremo dirai di me: è mio fratello."
Si può cogliere che Abramo aveva assolto proprio alla funzione di profeta, ossia aveva certamente annunciato ad Abimelek quale era il Dio vero, l'Unico in cui credeva ed evidentemente il re ne era rimasto scosso, tanto che poi sognò il Signore e gli dette religiosamente ascolto.
Altro fatto importante da cogliere è che il profeta è intermediario efficace tra Dio e gli uomini, infatti, se chiede qualcosa Dio la concede, come si arguisce dalle parole del Signore: "pregherà per te e tu vivrai".
Queste parole nel testo ebraico sono: "Hu' veitepallel ba'deka vacheieh"

.

Tali lettere con i loro significati grafici spiegano come opera un profeta: "Nel mondo reca l'Unico , a portare è l'indicazione della bocca del Potente ; nel cuore dell'Eterno gli arde () la vita ."

Esodo, 2 volte.
1 volta profeta e 1 volta profetessa:
  • Esodo 7,1 - in particolare è importante: "Il Signore disse a Mosè: Vedi, io ti ho posto a far le veci di Dio di fronte al faraone: Aronne, tuo fratello, sarà il tuo profeta".
  • Esodo 15,20 - riguarda la sorella: "Allora Maria, la profetessa, sorella di Aronne, prese in mano un tamburello: dietro a lei uscirono le donne con i tamburelli e con danze".
Il Signore per portare fuori dall'Egitto i discendenti di Giacobbe - Israele scelse tre fratelli: Mosè , Aronne e Maria ; Mosè era il minore dei tre fratelli.
Erano di una famiglia discendente di Levi, terzo figlio di Giacobbe e di Lia.
Il loro padre era Amram , nipote di Levi e la madre era Jochebed , una figlia di Levi, infatti, si trova in Esodo 6,20: "Amram prese in moglie Iochebed, sua zia..."
Mosè e i Leviti sono chiave di volta dell'ebraismo per la scrittura ebraica.
Uno scriba Egizio, oggi, se potesse vedere la parola del nome Levi in scrittura ebraica quadrata direbbe: Non un è geroglifico della mia scuola!


Poi aggiungerebbe: io avrei disegnato così da destra a sinistra:


Lo scriba poi commenterebbe:

JED o serpente + MEDU o bastone - parola + I giunco fiorito o Essere.
Quindi spiegherebbe:
  • il gruppo serpente + bastone , quindi , è noto in quanto si usa nei templi quando un "dio" si rivolge al Faraone o viceversa; in tali casi il serpente che si legge J(gei) invece si legge JED perché essendo una abbreviazione, così è invalso l'uso, in questo caso la D, che è una mano, anche se manca, si dà per presente e IED significa "dire o pronunciare "e siccome quello che dice un "dio" come è per noi il Faraone si compie, significa "durare o essere stabile";
  • Il bastone che si legge MEDU significa anche "parola o parole", in quanto come col bastone arrivi a destinazione, con le parole giuste si aprono le porte e si arriva egualmente;
  • I commenterebbe che non è vocale, ma consonante Jod, è il giunco fiorito, lo sbocciare della vita, la natura resa visibile, l'Essere.
E lo scriba egizio in definitiva preciserebbe che lo scritto vuol dire "Dice parole dell'Essere" o "Stabili parole d'esistenza", "Dice parole di vita" e domanderebbe quale "dio" o quale Faraone parla?

A questo punto viene alla mente S. Pietro mette in evidenza che questa è proprio la prerogativa del Dio d'Israele, quando dice a Gesù: "Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna." (Giovanni 6,68)
Potremmo allora spiegare a quello scriba che è il nome del progenitore di una tribù cui appartiene il grande condottiero e profeta cui il Dio vero e unico si è rivelato e è iniziata per noi la rivelazione, perché: "...la vita si è resa visibile..." (1Giovanni 1,2) ed è "colui che è " l'Essere" che noi diciamo IHWH.

Numeri, 5 volte.
  • Numeri 11,25-29 - 1 volta "profeti" e 3 volte il verbo "profetare" nel brano che commenterò in un prossimo paragrafo in cui lo spirito profetico scende su 70 anziani d'Israele.
  • Numeri 12,5-8 - 1 volta "profeta" nell'episodio quando il Signore riprese Aronne e Maria che avevano mormorato contro Mosè e: "Il Signore scese in una colonna di nube, si fermò all'ingresso della tenda e chiamò Aronne e Maria. I due si fecero avanti. Il Signore disse: Ascoltate le mie parole! Se ci Se ci sarà un vostro profeta, io, il Signore, in visione a lui mi rivelerò, in sogno parlerò con lui. Non così per il mio servo Mosè: egli è l'uomo di fiducia in tutta la mia casa. Bocca a bocca parlo con lui, in visione e non per enigmi, ed egli contempla l'immagine del Signore."
Di questo "Bocca a bocca" ho parlato nel 1° paragrafo.

Deuteronomio, 10 volte "profeta":
  • Deuteronomio 12,2-6 - 3 volte: "Qualora sorga in mezzo a te un profeta o un sognatore che ti proponga un segno o un prodigio, e il segno e il prodigio annunciato succeda, ed egli ti dica: Seguiamo dei stranieri, che tu non hai mai conosciuto, e serviamoli, tu non dovrai ascoltare le parole di quel profeta o di quel sognatore, perché il Signore, vostro Dio, vi mette alla prova per sapere se amate il Signore, vostro Dio, con tutto il cuore e con tutta l'anima. Seguirete il Signore, vostro Dio, temerete lui, osserverete i suoi comandi, ascolterete la sua voce, lo servirete e gli resterete fedeli. Quanto a quel profeta o a quel sognatore, egli dovrà essere messo a morte, perché ha proposto di abbandonare il Signore, vostro Dio, che vi ha fatto uscire dalla terra d'Egitto e ti ha riscattato dalla condizione servile, per trascinarti fuori della via per la quale il Signore, tuo Dio, ti ha ordinato di camminare. Così estirperai il male in mezzo a te."
  • Deuteronomio 18,15-22 - 6 volte: "Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto. Avrai così quanto hai chiesto al Signore, tuo Dio, sull'Oreb, il giorno dell'assemblea, dicendo: Che io non oda più la voce del Signore, mio Dio, e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia. Il Signore mi rispose: Quello che hanno detto, va bene. Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto. Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dei, quel profeta dovrà morire. Forse potresti dire nel tuo cuore: Come riconosceremo la parola che il Signore non ha detto? Quando il profeta parlerà in nome del Signore e la cosa non accadrà e non si realizzerà, quella parola non l'ha detta il Signore. Il profeta l'ha detta per presunzione. Non devi aver paura di lui."
  • Deuteronomio 34,10 - 1 volta: "Non è più sorto in Israele un profeta come Mosè, che il Signore conosceva faccia a faccia..."
IL PROFETISMO VIENE DAL ROVETO
Abbiamo visto in Esodo 7,1 che: "Il Signore disse a Mosè: Vedi, io ti ho posto a far le veci di Dio di fronte al faraone..."
Tale pensiero è raccolto da San Paolo quando in 2Corinzi 5,20 scrive: "Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio."
Con il che conferma che gli apostoli sono "profeti".

Mosè è sì un profeta per i suoi connazionali e fratelli adulti nella fede, ma ha la funzione di ambasciatore di Dio per il "faraone".
Questi è figura dello schiavo del Leviatan , che come ha spiegato lo scriba egizio, emetteva parole , e queste sono dei Tiniti , i fondatori della 1a dinastia faraonica a capo del regno della terra nera "Kemet", dal punto di vista del monoteismo simbolo delle tenebre visto che i suoi abitanti credevano in idoli presentati addirittura con aspetti zoomorfi.
Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, e nel condurree il bestiame "arrivò al monte di Dio, l'Oreb" (Esodo 3,1)

In ebraico "veiiabo' 'oel har ha 'Elohim Choreva", monte il cui nome significa "inciso" e significa "spada".

È un versetto pieno di tensione che apre la rivelazione che porta alla Pasqua di liberazione e di cui ho parlato in:
Il tutto avvenne in prossimità di un roveto, in ebraico "senoeh", , un arbusto spinoso che in modo incredibile e prodigioso fu sede di una fonte d'energia quella proveniente da "L'angelo del Signore" che "gli apparve" "in una fiamma di fuoco in mezzo al roveto" (Esodo 3,2).
Ancora una volta le lettere di quel nome , lette con i loro significati grafici, avvisano il tema che deve essere trattato, "attorno l'energia esce . Questo, allora, è il luogo adatto, scelto da Dio per la "chiamata", vale a dire per passare figurativamente a Mosè la "nun" che lo qualifichi profeta "nevia'" .

Per rendersi recepibile Dio deve prendere una forma captabile dagli organi sensibili dell'uomo; nel caso specifico Mosè vide una fiamma di fuoco da cui gli parlò "l'angelo del Signore" il , ossia il "messaggero" che portava "la vita del Potente Unico in un vaso - contenitore " o " la parola () dell'Unico in un vaso ".

Questo episodio in cui avviene l'invio in missione di Mosè è il prototipo di ogni invio in missione con la trasmissione di poteri da parte del Signore che invia per cui ogni inviato è come se fosse li con Mosè o andasse all'Oreb e avesse anche lui un incontro con il roveto che non si consuma in cui c'è il Signore come conferma San Paolo in 1Corinzi 10,1-4: "Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo."

Al riguardo è da ricordare che Elia, ultimo dei profeti d'Israele, dopo aver vinti e eliminati i profeti di "Baal, come narrato in 1Re 19,8-17, andò a riprendere energia proprio all'Oreb e vi ricevette il potere di passare il profetismo a altri: "...camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l'Oreb. Là entrò in una caverna per passarvi la notte, quand'ecco gli fu rivolta la parola del Signore... Che cosa fai qui, Elia? Egli rispose: Sono pieno di zelo per il Signore, Dio degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi cercano di togliermi la vita. Gli disse: Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore. Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera... ecco, venne a lui una voce... ungerai Eliseo, figlio di Safat, di Abel-Mecolà, come profeta al tuo posto."

Anche qui c'è alla fine il fuoco, ripetuto 3 volte, e uscì "Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera", che in in ebraico è:

"ve'achar ha'esh qol demamah daqqah"



Quelle lettere dicono anche "Si porterà in un fratello nel corpo a entrare l'Unico , l'accenderà , a versare porterà la potenza con sangue , con l'acqua - madre uscirà , l'aiuto verserà al mondo ."

L'uomo retto () Gesù, il cui corpo è il vaso () che contiene in pienezza () il Signore, Lui che sarà "inciso" () con una lancia al costato, vero roveto () dal suo "foro l'energia uscirà " e uscirà sangue e acqua il cui capo sarà cinto da una corona di spine, che conferma lo stare in mezzo a un roveto, mentre provvede all'invio in missione degli apostoli cui passa i propri poteri con l'energia divina, la "nun" del profetismo operante per cui ogni apostolo diviene l'emissario dello Spirito Santo che come colomba "ionah" scende su ogni cristiano in quanto "è a recare l'energia nel mondo - a entrare ".

Del resto vale la profezia di Isaia 11,1 "Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici" riferita dai cristiani a Gesù che è il virgulto, il "netsoer" da cui "l'energia scenderà dal corpo ".

Ecco che quelle parole di Esodo 3,1 "arrivò al monte di Dio, l'Oreb" che come visto in ebraico sono alla luce dei Vangeli portano alla seguente lettura: "A recare fu dentro l'Unico la divinità a entrare in un corpo per l'uscita del maledetto ; l'essere nei viventi nascostosi nei corpi da dentro uscirà ."

LA RIVELAZIONE AL ROVETO
A questo punto a commento dell'episodio del "roveto" riporto integralmente il paragrafo "L'ambasciatore di Dio" del mio articolo "Lo scettro di Dio, il bastone di Mosè e il Messia" in cui ho anche inserito la decriptazione col mio metodo di Esodo 4.

Il libro dell'Esodo al capitolo 3 nel dire della prima rivelazione di IHWH a Mosè in primo luogo mette in evidenza un roveto, "senoeh" , un fuoco, "'esh" che non si consuma e l'angelo del Signore "mala'ak" IHWH .

Questo è l'inizio del racconto: "Ora Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, e condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb. L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: Voglio avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia? Il Signore vide che si era avvicinato per vedere e Dio lo chiamò dal roveto e disse: Mosè, Mosè! Rispose: Eccomi! Riprese: Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa! E disse: Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe. Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio." (Esodo 3,1-6)

Il Signore IHWH (iniziale ) appare a Mosè in mezzo al fuoco "esh" , indi si forma la parola "aish", cioè uomo:


L'uomo, così, è un fuoco che non si consuma, in lui c'è lo Spirito dell'Essere.
Implicite sono due conseguenze:
  • l'incarnazione, ossia Dio si farà uomo;
  • la risurrezione, l'uomo non verrà consumato, vincerà la morte.
La parola roveto è ripetuta più volte per richiamare l'attenzione.
("Tetragramma Sacro nella Torah", ove c'è il capitolo "Esodo 3 decriptazione")

Fuoco: una fiamma, il geroglifico egiziano è UJA, indica "essere sano", "essere libero".


Signore, YHWH = YH+WH in egiziano può significare:
"I miseri YH " "fa scappare WH"

Roveto in ebraico "senoeh" ; SNH nei geroglifici in egiziani è "rivelazione".

Poi il Signore fa chinare Mosè perché si tolga i sandali; si realizza, così, in base ai geroglifici la parola "fratello" individuabile dalla bi-consonante SN unita al determinativo d'un uomo seduto non in piedi, ma proprio per evocare tale geroglifico c'è il comando a Mosè di togliersi i sandali che avendo parecchi legacci per toglierli bisognava sedersi.

Nei versetti Esodo 3,2-4 complessivamente la parola roveto è ripetuta cinque volte, che interpretandole in egizio una volta da "rivelazione", una volta per indicare la parola "fratello" e tre volte per indicare una quantità grande di fratelli (tre elementi nei geroglifici indica il plurale, come i nostri tre puntini... che ne sono un residuato).

Il messaggio che se ne ricava è l'anticipazione di tutto lo sviluppo della storia, infatti: Rivelazione! Il Signore farà scappare sani e liberi i miseri fratelli.

Dio qui si manifesta con una scena che parla come un geroglifico vivente, cioè la parola in ebraico è (o vuol sembrare) sottesa dal pensiero egiziano dell'autore.
Ciò porta a concludere che:
Il racconto conferma che quello è il messaggio.
Subito dopo, infatti, il racconto procede: "Il Signore disse: Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dalla mano dell'Egitto." (Esodo 3,7s)

Ed ecco l'investitura di ambasciatore: "Ora va! Io ti mando dal faraone. Fa uscire dall'Egitto il mio popolo, gli Israeliti!" (Esodo 3,10)
Mosè si preoccupa che gli Israeliti e il Faraone non gli crederanno, ma il Signore rassicura "...sarò con te..." "'oeioeh i'mmak" (Esodo3,12)

Passo oltre la questione del Nome di cui ho detto nel richiamato articolo "Tetragramma Sacro nella Torah" per andare ai segni in Esodo 4 che Dio dà a Mosè per parlare col Faraone.
Per far ciò occorre ancora riferirsi ai geroglifici.

Primo segno
Esodo 4,2-4 - "Il Signore gli disse: che hai in mano? Rispose: un bastone. Riprese: Gettalo a terra! Lo getto a terra e il bastone diventò un serpente, davanti al quale Mosè si mise a fuggire. Il Signore disse a Mosè: stendi la mano prendilo per la coda! Stese la mano lo prese e diventò di nuovo un bastone nella sua mano."
Un bastone, in egiziano MeDU, anche da solo, per l'egiziano antico è abbreviabile con "parola".
Il geroglifico che ho indicato è "medu neteru" ossia parole divine, cioè il bastone preceduto dal vessillo segno della presenza di un dio in un tempio e seguito da tre segni per indicare il plurale.
Un uomo seduto , una mano , un bastone sono, infatti, la visione plastica d'un geroglifico.

Avviene così che in questo primo colloquio Dio a Mosè spezza il geroglifico di "Parole" e "parlare": bastone + mano col determinativo di uomo seduto (come prima per tale motivo nel racconto ha fatto piegare Mosè facendogli togliere i sandali).
Con quel: "Riprese: gettalo a terra! Lo gettò a terra ed il bastone diventò un serpente..." (Esodo 4,3a) si producono nuovi geroglifici di:
  • "terra" che è come un bastone orizzontale con sotto tre granelli di sabbia corrispondente la bi consonante TA (A = "alef");
  • "serpente" che corrisponde alla lettera egizia D;
  • un geroglifico DT con terra e serpente significa "eternità, per sempre".
Mosè stava perciò per sentire e doveva poi riportare "Parole eterne" o "Parole dell'Eterno", vale a dire doveva parlare per conto di Dio.
San Pietro che poi sarà l'ambasciatore del Signore Gesù, come Mosè comprende che chi gli parla è L'Eterno, infatti: "...rispose Simon Pietro: Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio". (Giovanni 6,68s)

Accade che Mosè davanti al serpente "...Mosè si mise a fuggire." (Esodo 4,3b)

Mosè nella sua vita era fuggito un'altra volta e accadde quando fuggi dal Faraone, infatti, le stesse lettere DT con il determinativo del serpente cobra indicano proprio il serpente ureo simbolo che era sulla corona del Faraone.
Un serpente generico era SA-TA - la bi-consonante SA si rappresenta anche con una anatra - da cui con la lettera N "emanazione" deriva Satana, mentre il geroglifico dell'anatra SA con vicino il determinativo di uomo seduto significa figlio.
Questo geroglifico invece è SA'-TA'-N , ottenuto da SA'-TA' con l'aggiunta del segno , di N d'emanazione e con quel determinativo, che rappresenta la sinuosità del Nilo; si legge:

"Il figlio della terra emanazione del serpente mitologico".

Il figlio della terra d'Egitto, emanazione del serpente mitologico, è proprio il Faraone discendente dei Teniti: "Il Signore disse a Mosè: stendi la mano e prendilo per la coda! Stese la mano lo prese e diventò di nuovo un bastone nella sua mano." (Esodo 4,4)

Con quest'azione è proposto al pensiero di Mosè un altro geroglifico che indica "proclamare", dire con forza, dire con autorità, costituito dal bastone dal serpente e dalla mano.


E il Signore a questo punto precisa: "Questo perché credano che ti è apparso il Signore..." (Esodo 4,5)

Con questi segni, geroglifici viventi, dirai al Faraone di stare attento perché stai: "proclamando parole d'eternità al Faraone".
Dio così si è presentato al Mosè egiziano con alcuni geroglifici perché fosse colpito e poi fosse efficace e toccante il colloquio col il Faraone, "il grande scriba" che era estremamente sensibile alla propria sorte nell'eternità.
Il Faraone aveva sacro timore dell'eternità e davanti a "parole d'eternità" si sarebbe messo seriamente in ascolto, perché si preparava alla morte fisica curando di stare in pace con gli innumerevoli dei della cosmogonia dell'Egitto per poter poi passar con tutti i riti finali alla vita eterna tramite la mummificazione e la conservazione nella tomba che faceva costruire ed arredare con tutte le accortezze e con segni alchemici.

Secondo segno
Esodo 4,6-7 - "Il Signore gli disse ancora: Introduci la mano nel seno! Egli si mise in seno la mano e poi la ritirò; ecco la sua mano era diventata lebbrosa bianca come la neve. Egli disse: rimetti la mano nel seno. Rimise in seno la mano e la tirò fuori: ecco era tornata come il resto della sua carne."

Nel testo c'è il gesto ripetitivo di mettersi la mano in seno, e il segno del mano candida, e davanti a questo segno ci si limita a pensare al prodigioso, ma al testo non interessa tanto sorprendere col miracolo della guarigione dalla lebbra, quanto piuttosto col fatto che la mano diviene bianca come la neve, perché tale colore in Egitto faceva presente il divino, lo splendore della luce del sole, bianco accecante e della luna bianco latte, Osiride e Iside.
Gli egiziani per indicare la divinità presente, come già ho accennato avevano un segno inequivocabile che si vedeva sui templi da lontano: una bandiera bianca su di un'asta molto alta.
Questo segno era NTR da "natron", carbonato idrato di sodio, il sale bianco che serviva per conservare i corpi da imbalsamare, e il pensiero va all'energia di "Nun che segna il corpo".

In ebraico, lebbra si dice , ma in egiziano le lettere SRA"H indicano S "uomo" del dio RA, "uomo di Ra", H "in campo aperto", un suo inviato, come se il dio l'avesse investito e la pelle fosse appunto divenuta biancastra del colore della divinità e nell'ebraismo la lebbra col suo biancore era segno di persona sotto l'azione del male, perché Ra è il male assoluto.
Il potere del secondo segno dato dal Signore a Mosè è di far presente il divino a un egiziano con l'universale del sacro a questi noto.
È come se Mosè prendesse dal seno, dall'interno dei suoi abiti, scritte sulla propria pelle una missiva, la credenziale di Dio che parla al re col colore che lo rappresenta, più potente del Faraone; diveniva cioè emissario provato e credibile di Dio che annunciava.
Il bianco, sarà poi il colore delle vesti di lino dei sacerdoti ebrei, e della veste battesimale dei Cristiani, segno del vestito splendente del Cristo nella trasfigurazione e nella risurrezione.
La scena s'è andata arricchendo rispetto alla prima immagine del solo bastone, e siamo per gradi alla descrizione di un geroglifico più complesso.
Questo potere del biancore, infatti, associato al segno precedente comporta che chi riceverà il primo segno da Mosè lo dovrà ritenere: "espressione di un divino decreto" MeDU-NTR, di cui questo è il geroglifico:


Terzo segno
Esodo 4,9 - "Se non credono neppure a questi due segni... allora prenderai acqua dal Nilo e la verserai su terra asciutta; l'acqua che avrai preso dal Nilo diventerà sangue sulla terra asciutta."

La morte fisica veniva indicata dagli egiziani con le lettere MT, una civetta M e una mezza pagnotta T e come determinativo un uomo caduto inginocchiato da cui cola un fiotto di sangue dalla testa.


La vita è legata alla circolazione d'energia nel corpo, cioè alla circolazione del sangue, infatti, un altro significato di MT, ma con altro determinativo, indica vaso sanguigno, canale conduttore.
Il concetto di "puro" WA'B in egiziano contiene il segno di un'anfora che si rovescia, biconsonantica WA' (A' = avin), con il determinativo di acque. Lo stesso, con un uomo seduto con mano destra alzata indica "prete".
I termini "vittima" e "purificazione" hanno le stesse consonanti A'BW, ma due determinativi diversi, il primo l'uomo che gli esce il sangue dalla testa, l'altro un corno con anfora che versa acqua lustrale.

In definitiva, ciò che deve proporre Mosè al Faraone è una vera e propria dichiarazione di guerra per conto di Dio, cioè:
  • dire parole di vita eterna;
  • far presente Dio recando "l'espressione di un divino decreto";
  • dare un aut aut con un segno che crei timore e profetizzi la morte di quelli che risiedono sulle sponde del Nilo se non obbediranno alle parole di Dio.
Mosè deve comportarsi da ambasciatore plenipotenziario del Signore ed Aronne sarà la voce, così dice: "Parlerà lui al popolo per te: allora egli sarà per te come bocca e tu farai per lui le veci di Dio. (Esodo 4,16)

A questo punto si materializza come un nuovo bastone: "Terrai in mano questo bastone, con il quale compirai prodigi." (Esodo 4,17)

Questo è il bastone, lo scettro, di Dio!

La parola ebraica qui usata per bastone è MTh "mattoe" simile all'egiziano MeDu, infatti i suoni dell'egizio madu e dell'ebraico "mattoe" con dh e th interdentali potevano essere molto simili.

Mosè tiene in mano la parola-bastone col potere e Aronne è solo la voce.
Sul racconto di Esodo 4 la tradizione ebraica congettura d'un bastone fisicamente consegnato da Dio ad Mosè con sopra una pietra portentosa.
Dio, attesta la Bibbia, ha consegnato a Mosè la sua Parola, che in egiziano è MeDU, ma chi la porta in egiziano è il "servo" che si indica con lo stresso bastone rovesciato, bilitterale HM; e Mosè infatti è definito il servo di Dio.

MeDU = parola. HM = servo

Dopo questo colloquio: "Il Signore disse a Mosè in Madian: Và, torna in Egitto, perché sono morti quanti insidiavano la tua vita!" (Esodo 4,19)

"Mosè prese la moglie e i figli, li fece salire sull'asino e tornò nel paese di Egitto. Mosè prese in mano anche il bastone di Dio." (Esodo 4,20)

Quel bastone era destinato ad essere lo strumento dell'Esodo.
Nel Pirké Derabbi Eli'ezer si dice che questo bastone fu creato al tramonto del sesto giorno della creazione e consegnato volta per volta nel corso delle generazioni ad Adamo a Noè, ai patriarchi e così via finché fu dato a Mosè.
Sul bastone erano incise le iniziali delle 10 piaghe che Mosè ha poi provocato.
Mosè era diventato il viceré di Dio.

Aggiungo a quanto sopra che nel colloquio di Dio con Mosè prima dei segni che gli darà, gli disse che è stata ascoltata la preghiera dei figli d'Israele, in quanto i peccati degli egiziani nei loro riguardi avevano provocato l'ira del Signore.

Poi nel rivelargli il Nome IHWH disse in Esodo 3,15 a Mosè: "Dirai agli Israeliti: Il Signore il Dio dei vostri padri, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione."

Sul Nome IHWH, riporto il midrash di Shemòth Rabbà: "Mosè avrebbe detto: Ecco, d'accordo io vado dai figli d'Israele a parlare a Tuo Nome. Se mi chiedono chi mi manda, io devo sapere qual'è il Tuo Nome. Rispose il Signore: Tu dunque vuoi sapere il Mio Nome. Sappi dunque che Io sono conosciuto secondo le mie opere. Ora mi chiamo El-Shaddai, ora Shabaot, ora Elohim, ora IHWH:
  • allorché Io esercito la giustizia mi chiamo Elohim,
  • allorché combatto contro la malvagità degli uomini mi chiamo Shabaoth,
  • quando indulgo al peccato mi chiamo El Shaddai,
  • quando mostro la pietà verso il mio mondo mi chiamo IHWH.
Questo discorso calza con la lettura egiziana che abbiamo fatto di Signore, che in egiziano può significare "I miseri fa scappare" ossia aiuta i miseri!

Dio, dopo aver detto il proprio nome, disse a Mosè: "Va! Riunisci gli anziani d'Israele e dì loro: Il Signore, il Dio dei vostri padri mi è apparso, il Dio di Abramo, di Isacco, e di Giacobbe, dicendo: Sono venuto a vedere voi e ciò che viene fatto a voi in Egitto." (Esodo 3,16) ove in ebraico quel "Sono venuto a vedere voi", ossia "io vi ho visitato" è "paqod paqedatti 'oetoekoem" .

Al riguardo, dice lo Shemòth Rabbà: «Quando avrai detto loro - "paqod paqedatti 'oetoekoem"; "io vi ho visitato" vai tranquillo, non avere incertezze, non dubitare, essi ti daranno subito ascolto, perché questa è la formula loro nota e sanno che chiunque dica queste parole d'ordine è il vero Goèl (il salvatore) che il Signore ha deciso di mandare.»

Quelle, infatti, sono le parole che Giuseppe prima di morire due volte disse ai figli d'Israele in Genesi 50,24s: "Io sto per morire, ma Dio verrà certo a visitarvi e vi farà uscire da questo paese verso il paese ch'egli ha promesso con giuramento ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe. Giuseppe fece giurare ai figli d'Israele così: Dio verrà certo a visitarvi e allora voi porterete via di qui le mie ossa."

Queste parole d'ordine ripetute mi hanno incuriosito ed ho cercare il significato di PQD anche in egiziano antico, sostituendo alla Q la lettera Kh perché la Q non esiste in egiziano.
Ora, esiste PKhD e PA'KhD, entrambi indicano "il capovolgimento", "ritornare da capo", ma il geroglifico del secondo è più espressivo per la presenza d'una quaglia in volo che indica la bi-consonante P+A' (alef).
Allora, ho spezzato il radicale PA'KhD in due geroglifici:
  • PA' ha il determinativo di un'ala e indica appunto "apertura d'ala";
  • KhD con il determinativo di una barca indica "seguire la corrente".
In definitiva, la ripetizione dei due radicali fa concludere "ritornare da capo" con "apertura d'ala seguendo la corrente" con la quaglia in volo annuncia agli Israeliti che è il tempo di migrare, come fanno gli uccelli, per tornare indietro.
Per gli ebrei più sapienti, gli anziani, che conoscevano l'ebraico e l'egiziano era un messaggio chiave, non difficile da capire e rivelava che il loro Dio era sapiente in grado d'esprimere lo stesso concetto nello stesso tempo in più lingue perché parlava con segni universali.
Dio dice in ebraico "sono venuto a visitarvi" e in egiziano antico "per farvi (e)migrare e tornare a casa".
Era un criptato segreto che si tramandava come originario avviso che Aronne e Mosè avevano definito dei messaggi con gli anziani del popolo per avvertire che tutto era pronto per la partenza, tipo le frasi criptiche in lingua italiana di Radio Londra nella II guerra mondiale, preceduti da tre suoni cupi di tamburo.

La lettura di guardando le lettere ebraiche col mio metodo, dà luogo a dire: "Parla ai vertici : Il soffio rovescerà in aiuto l'ha indicato I(HWH) ", del resto Dio aveva detto a Mosè "Va! Riunisci gli anziani d'Israele e dì loro..." (Esodo 3,16), cioè, parla con i più sapienti e capiranno."

Mosè e Aronne andranno, diranno le parole che Dio aveva detto di dire e faranno i segni che Dio aveva detto di fare e quando avviene, puntuale in Esodo 4,29.31, c'è ancora come a confermarne l'esattezza, infatti: "Mosè e Aronne andarono, adunarono tutti gli anziani degli Israeliti... il popolo credette. Essi intesero che il Signore aveva visitato gli Israeliti e che aveva visto la loro afflizione; si inginocchiarono e si prostrarono."

UNA BUONA NOTIZIA
Nel 4° libro della Torah, i Numeri, in ebraico detto "Bamidbar" "nel deserto" che è la prima parola di quel del testo nella Tenak, il capitolo 1,1 articolato in 35 versetti riguarda numerosi fatti e abbiamo visto che nel brano 25-29 per ben 4 volte si trova "profeti" e "profetare", per cui l'intero capitolo potrebbe reca una profezia sui tempi a venire.

Come ho riferito in "Un seme della Torah nella Torah!", alla cui lettura rimando trattandosi di una vera e propria "Apocalisse", ove ho riportato decriptato anche tale intero capitolo 11, in effetti questo capitolo è come l'inizio di un libro nuovo, infatti, il libro dei Numeri è ritenuto diviso in tre parti, la prima e la terza separate alla fine del capitolo 10 dai versetti 35 e 36 che per alcuni rabbini sarebbero da indicazione di un libro perduto o ancora da scrivere, versetti, peraltro, indicati nella Tenak separati dal restante testo da due grandi lettere "Nun", ma ribaltate.
Tale capitolo 11 che sarebbe allora l'esordio di un nuovo libro presenta 5 parti:
  • Numeri 11,1-3 - Per le lamentele del popolo si accese l'ira del Signore e divampò un grande fuoco e quel luogo fu chiamato Taberà;
  • Numeri 11,4-9 - i lamenti riguardavano la manna e chiedevano "dacci da mangiare carne";
  • Numeri 11,10-23 - ne seguì un colloquio tra Mosè e il Signore;
  • Numeri 11,24-30 - ci fu l'effusione dello Spirito sui 70 anziani;
  • Numeri 11,31-35 - ci fu l'invio delle quaglie.
Cerchiamo il filone essenziale che li collega seguendo nel dettaglio tali parti.

Numeri 11,1-3 - "Ora il popolo cominciò a lamentarsi aspramente agli orecchi del Signore. Li udì il Signore e la sua ira si accese: il fuoco del Signore divampò in mezzo a loro e divorò un'estremità dell'accampamento. Il popolo gridò a Mosè; Mosè pregò il Signore e il fuoco si spense. Quel luogo fu chiamato Taberà, perché il fuoco del Signore era divampato o fra loro."

È menzionata per tre volte la parola "fuoco", come ho evidenziato.
Accade un qualcosa che ricorda l'evento del "roveto" di Esodo 3 di cui si è detto.

In mezzo a un grande fuoco appare il Signore che parla e ascolta Mosè e in tal modo fa ricordare la "iod" , iniziale del Tetragramma sacro di IHWH in mezzo al fuoco "'esh" , il che reca alla mente la parola uomo, il marito dell'Alleanza o "Berit" , termine che di fatto "due in un corpo sta a indicare ", ossia due si uniscono e fanno un corpo unico, la cui figura più immediata, appunto, è il matrimonio "Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un'unica carne."(Genesi 2,24)

Si accese l'ira "'ap" del Signore e divampò , ripetuto tre volte, un grande fuoco per cui quel luogo fu chiamato Taberà ove appunto c'è il terzo "divampò".
Il motivo dell'ira fu che il popolo iniziò a "lamentarsi aspramente", nel testo ebraico "kemit 'onenim ra'" , per cui appare il termine "male", ossia "ra'" , onde si arguisce che Dio "anelava () finire l'origine dell'energia dell'angelo (ribelle) essenza nei viventi del male ".
Ecco che Taberà, ossia "tabe'rah" , è la risposta del Signore a tale problematica, vale a dire pensò di "finire dentro il nemico nel mondo " e per far ciò "scelse di abitare per agire in un corpo entrandovi ", ossia decise la futura "incarnazione".
Del resto l'accendersi dell'ira "'ap" fa trasparire che "sarà a chiudere in un corpo l'Unigenito Verbo ".

Peraltro, una lettura di Numeri 11,3 è congruente con questo pensiero, infatti: "Il luogo fu chiamato Taberà, perché il fuoco del Signore era divampato fra loro".



Si ricava che: "A recarsi sarà per rovesciare dai corpi il colpevole . La putredine porterà dai viventi a uscire . Di Lui completa dentro in azione in un corpo entrerà la rettitudine , sarà dentro ad agire nei corpi , entrerà dentro i viventi il fuoco del Signore ."

Numeri 11,4-9 - "La gente raccogliticcia, in mezzo a loro, fu presa da grande bramosia, e anche gli Israeliti ripresero a piangere e dissero: Chi ci darà carne da mangiare? Ci ricordiamo dei pesci che mangiavamo in Egitto... Ora la nostra gola inaridisce; non c'è più nulla, i nostri occhi non vedono altro che questa manna. La manna era come il seme di coriandolo e aveva l'aspetto della resina odorosa. Il popolo andava attorno a raccoglierla, poi la riduceva in farina con la macina o la pestava nel mortaio, la faceva cuocere nelle pentole o ne faceva focacce; aveva il sapore di pasta con l'olio. Quando di notte cadeva la rugiada sull'accampamento, cadeva anche la manna."

La manna, dice in questo brano, aveva il sapore di "pasta con l'olio", "lishad hasshamoen" e le lettere possono spiegare: "un potente fuoco in aiuto entrerà , il Nome l'invierà " e "per il Potente il demonio uscirà bruciato nei viventi dall'energia ".

La manna era come la rugiada che in ebraico si dice "tal" e si scrive , entrambe vengono dal cielo che per un ebreo egizio era NUT da cui proviene l'energia N.
(Vedi: "La rugiada luminosa che viene dal Messia")

Accade, infatti, che il geroglifico di NUT, dagli egizi considerato una dea, è come un tavolino , la volta celeste, con sopra l'orcio NU e il pane T .


L'orcio NU è formato da N+U = II ossia due Iod; quindi l'orcio si può immaginare pieno di energia N dell'Essere Iod, pieno dell'energia divina , come un'acqua non materializzata, che è essenza del primo di tutti, il NUN.

Ora in ebraico due Iod e una N è IIN, che in ebraico che scritto da destra a sinistra diviene "iain" e corrisponde alla parola "vino", perciò per traslato l'orcio è pieno d'un vino spirituale.
Ecco che in definitiva, per gli Egizi il cielo si può immaginare come una mensa su cui sono offerti un vino celeste in un orcio e il pane T .
Così quella immagine dell'orcio-vino e della pagnotta su nel cielo era per un ebreo - egizio il segno del Dio Altissimo e tale pensiero è ben atto a suggerire spunti all'incontro di Abram con Melchisedek, in cui "Melchìsedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo." (Genesi 14,18)

Echeggiano le parole di Gesù: "Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: Prendete, mangiate: questo è il mio corpo. Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati." (Matteo 26,26-28)

Tornando al brano di Numeri 11 la domanda essenziale non detta che fanno gli usciti dall'Egitto è: tutta questa storia come finirà?

Intanto si domandano al versetto 4: "Chi ci darà carne da mangiare?", in ebraico "mi ia'ekilenu basar" richiesta che Dio prende alla lettera per cui si legge anche "tra i viventi sarà a stare l'Unico ? A tutti l'energia recherà nella carne ?"

Quelle parole furono rivolte a Gesù:

Giovanni 6,48-56 - "Come può costui darci la sua carne da mangiare? Gesù disse loro: In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda...." e prima aveva detto: "Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo."

Gesù alla mensa dell'ultima cena mette in stretta relazione:
  • il pane del cielo di NUT con il pane terreno "loechoem" e con la propria carne "bashar" ;
  • il vino del cielo di NUT con il vino "iain" della terra e con il proprio sangue "dam" .
Il termine "basar" , la carne in ebraico, pere i significati delle lettere che la compongono si può leggere "dentro brucia nel corpo ", ma le stesse lettere sono sono anche il radicale del verbo "dare, portare, riferire, proclamare annunciare buone notizie" quelle che "dentro illuminano la testa - mente ".
Il termine ebraico di "pane" "loechoem" filtrato attraverso il pensiero egizio fa venire in mente del Potente "il servo HM ", infatti HM = servo .

Numeri 11,10-23 - C'è il colloquio tra Mosè e il Signore e l'argomento essenziale è il dare a mangiare la carne al popolo!
Mosè tra l'altro è a chiedere di essere alleggerito almeno di parte dal peso che porta e in 16 e 17: "Il Signore disse a Mosè: Radunami settanta uomini tra gli anziani d'Israele, conosciuti da te come anziani del popolo e come loro scribi, conducili alla tenda del convegno; vi si presentino con te. Io scenderò e lì parlerò con te; toglierò dello spirito che è su di te e lo porrò su di loro, e porteranno insieme a te il carico del popolo e tu non lo porterai più da solo."

L'anziani in ebraico è "zaqen" e le stesse lettere suggeriscono "a questi verserò l'energia ".
Il Signore poi al versetto 23 conclude: "...Il braccio del Signore è forse raccorciato? Ora vedrai se ti accadrà o no quello che ti ho detto."



"Uscirà il forte aiuto del Signore a tutti lo verserà giù nel corpo nel tempo del mondo . In un prescelto corpo l'Unico entrerà . Nel mondo sarà a versare dal corpo la rettitudine . La Parola che è dell'Unico nei viventi la potenza originerà ."

Numeri 11,24-30 - Sono i versetti in cui ci fu l'effusione dello Spirito sui 70 anziani.
"Allora il Signore scese nella nube e gli parlò: tolse parte dello spirito che era su di lui e lo pose sopra i settanta uomini anziani; quando lo spirito si fu posato su di loro, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito. Ma erano rimasti due uomini nell'accampamento, uno chiamato Eldad e l'altro Medad. E lo spirito si posò su di loro; erano fra gli iscritti, ma non erano usciti per andare alla tenda. Si misero a profetizzare nell'accampamento. Un giovane corse ad annunciarlo a Mosè e disse: Eldad e Medad profetizzano nell'accampamento. Giosuè, figlio di Nun, servitore di Mosè fin dalla sua adolescenza, prese la parola e disse: Mosè, mio signore, impediscili! Ma Mosè gli disse: Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!"

L'ultimo di quei versetti profila il desiderio che in effetti tutto il popolo fermenti grazie allo spirito di Dio e divengano tutti profeti.

Numeri 11,31-35 - Ecco l'invio delle quaglie; questo è il racconto: "Un vento si alzò per volere del Signore e portò quaglie dal mare e le fece cadere sull'accampamento, per la lunghezza di circa una giornata di cammino da un lato e una giornata di cammino dall'altro, intorno all'accampamento, e a un'altezza di circa due cubiti sulla superficie del suolo. Il popolo si alzò e tutto quel giorno e tutta la notte e tutto il giorno dopo raccolse le quaglie. Chi ne raccolse meno ne ebbe dieci homer; le distesero per loro intorno all'accampamento. La carne era ancora fra i loro denti e non era ancora stata masticata, quando l'ira del Signore si accese contro il popolo e il Signore percosse il popolo con una gravissima piaga. Quel luogo fu chiamato Kibrot-Taavà, perché là seppellirono il popolo che si era abbandonato all'ingordigia. Da Kibrot-Taavà il popolo partì per Caseròt e a Caseròt fece sosta."

In questo racconto il Signore pare proprio spietato, promette la carne, manda le quaglie, di fatto induce il popolo a mangiarne e lo punisce gravemente.
Per poter capire c'è sicuramente un arcano da risolvere.

Guardiamo intanto alla parola quaglia "selav" e alle prime parole "Un vento si alzò per volere del Signore e portò quaglie" in ebraico:



Contiene una promessa: "Si porterà in un corpo . Porterà a chiudervi l'energia per riempire i popoli . Verrà () IHWH a recare a stare in cammino , in questi accenderà la potenza e saranno a rivivere ."

Ecco che comincia avere senso la carne "basar" che reca con le quaglie, in effetti, non è la carne in sé bensì una buona notizia .

Gli uomini pensano a mangiare e a bere, ossia alle cose della carne, ma il Signore parlava delle cose del cielo.
Nel libro del Genesi peraltro si trova questa profezia messianica: "Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l'obbedienza dei popoli." (Genesi 49,10)

Ora nel testo ebraico quel "colui al quale" è "shilo" ed è considerato uno dei nomi del Messia.

Ora le lettere ebraiche sono 22 e non 23 mentre vi sono due nomi per la 21a lettera, "shin" o "sin" distinguibili solo per un punto che tardivamente, comunque dopo il primo secolo d.C., che viene posto sulla 3a o sulla 1a fiamma.

Ecco che indipendentemente dalla vocalizzazione e possono ritenersi interscambiabili.
Si può allora ritenere che l'invio delle quaglie sia l'annuncio della profezia dell'avverarsi di una buona notizia; verrà il Signore nella carne e passerà l'energia divina a tutti gli uomini.
Per inquadrarlo in questa profezia di Numeri 11 appare ora necessario chiarire il versetto Numeri 11,34 che riporto in ebraico senza i segni di vocalizzazione.
Qui si parla più volte di "sepolcri", in ebraico "qoeboer" , il posto dove, dicono le lettere "si riversano dentro i corpi ".

Il versetto 34, infatti, recita:

"Quel luogo fu chiamato Kibrot-Taavà,



perché là seppellirono il popolo che si era abbandonato all'ingordigia"



Pensando ai fatti dei Vangeli e del Nuovo Testamento, passando alla decriptazione si ottiene qualcosa del genere: "Recheranno il prezioso Unigenito dell'Unico in croce . Risorgerà vivo nel mondo . Dalla putredine porterà i viventi fuori . Lui dai sepolcri recherà tutti ad uscire . In tutti dell'Unico porterà a entrare la rettitudine da forza per risorgere i viventi . Dai sepolcri porterà a venire i popoli fuori dai morti . All'Unico li condurrà per starvi a vivere ."

SCENDE L'ENERGIA
Dall'ebraismo la realizzazione piena di tutte le promesse della rivelazione e dell'Alleanza di cui parlano il rotolo della Torah, secondo la tradizione scritta da Mosè vissuto nel XIII secolo a.C., è stata trasferita all'attesa del Messia.
Cinque secoli dopo, nell'VIII secolo a.C., scrive il profeta Isaia in 2,3b: "...perché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore."

Sion è l'altura (quota 765 metri) ove nacque il primo nucleo della città di Gerusalemme, che ai tempi del re Davide nel 1000 a.C. divenne capitale d'Israele.

Nel nome Sion, in ebraico , essendo = , le lettere portano a pensare alla + , quindi, alla parola "ionah" che significa "colomba".
Questa fa presente l'energia divina della misericordia, segno dello Spirito Santo, che "è a recare l'energia nel mondo ", ovviamente l'energia del Dio Unico.
La colomba, nell'Antico Testamento infatti, è presente alla fine del diluvio e nel Nuovo Testamento al momento del battesimo di Gesù nel Giordano.
Il nome Sion è profetico di quanto poi avverrà nel Tempio di Gerusalemme, in cui IHWH "giù è a portare l'energia " o anche "giù è a portarsi sugli angeli ", infatti, il Signore "siede sui cherubini" (1Samuele 4,4; Salmo 99,1; 2Re 19,15; Isaia 37,16; Daniele 3,55) quelli sul coperchio o propiziatorio dell'arca che era posta nel Santo dei Santi del Tempio di Gerusalemme.

Le lettere del testo ebraico di Isaia 2,3b sono le seguenti:



e, decriptate, portano a questo pensiero risultato vero alla luce dei Vangeli:

"La retta esistenza nei viventi scenderà . Sarà portata l'energia a tutti giù dall'Unigenito in croce . La recherà dal corpo aperto da un'asta . La Parola del Signore la vita sarà nei corpi a recare . Accenderà la potenza nei viventi ."

Tutti attendevano la buona notizia della venuta del Messia e soprattutto l'apertura dei cieli e da creature di Dio l'adozione a figli per i meriti di tale personaggio che avrebbe combattuto e vinto definitivamente il male e la morte.

Nella Torah in Numeri 21,5-9 si trova un episodio che sarà poi raccolto da Gesù nel Vangelo di Giovanni dimostrando che era un annuncio messianico; si tratta di quando accadde che: "Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: Perché ci avete fatto salire dall'Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c'è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero. Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d'Israeliti morì. Il popolo venne da Mosè e disse: Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti. Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: Fatti un serpente e mettilo sopra un'asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita. Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l'asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita."

Del resto in tale occasione il Signore stesso suggerì l'adozione di un "rimedio" che... salvò dalla morte.
La problematica delle lamentele del popolo era la stessa che abbiamo già incontrato, ossia la bramosia di soddisfare le necessità del corpo, le preoccupazioni terrene nel corso di un cammino spirituale, il "cosa mangeremo? cosa berremo?" di Matteo 6,31, comportamento pagano di chi manca di fede, stigmatizzato da Gesù nel "discorso della montagna".

Il brano presenta più volte la parola "serpente", in ebraico "nechash" .
Ora, proprio il serpente fu il soggetto tentatore che provocò la tentazione ai progenitori e alla scelta che bloccò lo sviluppo spirituale dell'uomo e la sua creazione definitiva che non poteva avvenire senza il suo libero consenso.
Era quel "nachash" "l'angelo che nasconde la luce - sole " e che pare "una guida per illuminati ".
Questo serpente "nachash" e i suoi uguali i "nachashim sherafim" mordevano fino a provocare la morte tra il popolo.
La soluzione proposta dal Signore a Mosè è di farsi anche lui un serpente che chiama "sharaf" e adottata, pur se pare suggestiva a prima vista ma sembrerebbe del tutto inconcludente, fu risolutiva quando, obbedendo, Mosè fece un "serpente di bronzo" "nechash nechoshoet" e lo innalzò su "asta" "nes" .

Hanno osservato i rabbini che la parola ebraica trasformata in numeri ha il valore di 358 = ( = 300) + ( = 8) + ( = 50) pari proprio a quello del termine Messia, "Meshiach", , infatti, ( = 8) + ( = 10) + ( = 300) + ( = 40) = 358.

A questo punto la parola "bronzo" o "rame" "nechoshoet" pare proprio alludere a un serpente in croce = +, quindi al Messia crocifisso dei cristiani che, appunto, innalzato su di un asta "ha nes" , o meglio, dal suo cuore forato .
Osservo poi che l'asta "ha nes" , le stesse lettere di "roveto" e non mi pare proprio dopo quanto detto sinora che ciò sia casuale.

Ecco che nel Vangelo di Giovanni Gesù disse a Nicodemo: "Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna." (Giovanni 3,13-15)

Il profeta Gioele "IHWH è Dio" ricorda qualcosa di simile a Isaia 2,3b quando nel suo libro scrive in 3,5: "Chiunque invocherà il nome del Signore, sarà salvato, poiché sul monte Sion e in Gerusalemme vi sarà la salvezza, come ha detto il Signore, anche per i superstiti che il Signore avrà chiamato."

Gioele, peraltro, è definito il profeta della Pentecoste per la profezia contenuta nel suo libro in 3,1-4 sull'effusione dello Spirito Santo.

Quel brano di Gioele, infatti, recita: "Dopo questo, io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni. Anche sopra gli schiavi e sulle schiave in quei giorni effonderò il mio spirito. Farò prodigi nel cielo e sulla terra, sangue e fuoco e colonne di fumo. Il sole si cambierà in tenebre e la luna in sangue, prima che venga il giorno del Signore, grande e terribile."

Letteralmente dice "effonderò il mio spirito su ogni... "basar" e tutti diverranno profeti.
Un evento del genere è ricordato da San Pietro nel suo primo "kerigma" (Atti 2,14-41) attestato come avvenuto, nel giorno della Pentecoste del 30. d.C..

Quanto avvenne in tale Pentecoste è narrato immediatamente prima in questo modo in Atti degli Apostoli 2,1-13: "Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadocia, del Ponto e dell'Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e proseliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio. Tutti erano stupefatti e perplessi, e si chiedevano l'un l'altro: Che cosa significa questo? Altri invece li deridevano e dicevano: Si sono ubriacati di vino dolce."
(Vedi: "Chi legge doppio è brillo")

A ricordo del "roveto", fonte splendente della luce del Cristo da cui Dio incaricò Mosè, poi i settanta anziani e gli unti dallo Spirito Santo, nel cenacolo scendono lingue di fuoco ed ecco che i riuniti nascono come profeti in grado di far nascere altri profeti con l'imposizione delle mani e il sacro crisma fino ai cristiani di oggi, i profeti che annunciano il Signore nel mondo appena escono dal cerchio del cenacolo.
Ogni cristiano del resto è chiamato a essere testimone di ciò che ha ricevuto al momento del suo "roveto" , ossia al fonte battesimale, "il pozzo da cui l'energia esce ", grazie all'acqua e al sangue fuoriusciti dal foro del costato di Cristo, per cui i neofiti battezzati, rivestiti della dignità che aveva Adamo alle origini riconsegnata loro dal Risorto, divengono fuochi "'esh" che portano in loro l'annuncio di IHWH , quindi sono "uomini"... di Dio.

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